DI G.P.
Ripensare Marx
Quel furbastro di Luca Cordero di Montezemolo si è dato alla filantropia, del resto i soldi che distribuisce “a cuor leggero” sono frutto di un cospicuo “bonifico” statale recante la firma del Governo Prodi, con causali plurime che vanno dalla mobilità lunga, alla rottamazione, al cuneo fiscale ecc. ecc.. Peccato però che questa beneficenza non vada a saldare il conto che languisce da giugno, ben più salato, del rinnovo contrattuale per i metalmeccanici.
Se facciamo qualche “conticino” vediamo subito che quest’operazione costerà alla FIAT 3 milioni al mese (30 euri di aumento per 75mila dipendenti), ma evidentemente il gioco vale la candela. Ovvero, potrebbe trattarsi della solita iniziativa a doppio fine: “addolcire” le relazioni industriali a livello aziendale prima di arrivare al nocciolo della tenzone (il rinnovo contrattuale, per l’appunto) e, al contempo, indebolire il potere di contrattazione dei sindacati giocando sulle loro divisioni. In pratica, i sindacati chiedono aumenti per il settore che, a seconda delle specializzazioni, si aggirano tra i 100 e i 117 euri lordi (quindi più un terzo di quanto elargito dalla casa torinese con l’ultima “trovata”). La FIAT punta ad una revoca dello sciopero del 30 ottobre, e con questi 30 euri vorrebbe evitare che l’eventuale prolungamento delle trattative finisca per esacerbare troppo gli animi, con astensioni a catena dal lavoro.
Naturalmente, Montezemolo e l’ad di FIAT Marchionne spazzano il campo dalle “dietrologie” e fanno derivare tanta generosità dal fatto che i conti del gruppo sono migliorati e che gli operai hanno diritto a partecipare agli utili rinvenienti dalla rinascita della casa automobilistica (a tal proposito, altri 600 euri lordi saranno “donati” in busta paga ai lavoratori Ferrari per la recente conquista del campionato del mondo di Formula 1).
Ma vi è anche un segnale politico nell’azione di Montezemolo & c. perché le maestranze Fiat sono tra quelle che hanno risposto con un secco niet al protocollo di Luglio sul walfare. E siccome il presidente della Fiat è stato il primo sponsor di quell’infausto accordo…
La Fiat sta facendo una vera e propria campagna pubblicitaria sul suo risanamento, ed ora mette sul banco anche i risultati record con i quali ha chiuso il terzo trimestre, raddoppiando l’utile dei primi 9 mesi rispetto all’anno passato. Eppure, nonostante tanta prosopopea il mercato resta piuttosto scettico sul titolo facendolo precipitare di 4 punti percentuali. Potrebbe essere un caso ma date le ultime vicende, con il gruppo che si è rifiutato di mostrare i bilanci consolidati all’organismo che vigila sul mercato borsistico americano e con la stranezza di non scorporare mai i dati del settore auto da quelli dei veicoli commerciali, qualche dubbio continua ad aleggiare nell’aria. Altrettanto strane sono pure le esose richieste di Montezemolo e soci alla Regione Sicilia (sono stati offerti da quest’ultima 75milioni di euri) per l’ammodernamento dello stabilimento di Termini Imerese, alle quali vanno ad aggiungersi quelle rivolte a Roma (che da par suo offre 250milioni). Diciamo che un’azienda rinnovata nello spirito e nei conti dovrebbe agire in ben altro modo e togliersi dalla testa il vizio di chiedere la questua allo Stato.
In più, sembra che per il prossimo futuro la programmazione potrebbe perdere di fluidità visto che le idee cominciano a scarseggiare e che i concorrenti hanno affilato i denti.
Questo non fa che rafforzare la nostra tesi per cui o alla Fiat riesce l’operazione politica di blindare i suoi legami con il governo (a prescindere da chi siederà sullo scranno più alto di palazzo Chigi, resti Prodi o arrivi qualcun altro) oppure l’anno prossimo ci sarà da ridere, con i favolosi bilanci di questa fase che potrebbero perdere molti rattoppi (per esempio, le numerose “pezze” derivanti dagli aiuti statali). Del resto anche la Parmalat era un’azienda “fiorente” poco prima di collare a picco.
G.P.
Fonte: http://ripensaremarx.splinder.com/
25.10.07