DI JOSEPH CANNON
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(nota: questo è un articolo importante. Anche se non ho fatto ricerche originali “sul campo”, ho messo insieme il materiale pubblicato in modo da rivelare i veri autori di questo crimine. Non leggerete niente altrove sulla complicità del governo israeliano).
Da dove vengono i reni ?
Parlo dei reni offerti da un “organista” chiamato Izzy Rosenbaum. L’FBI l’ha scovato in un’inchiesta per corruzione incentrata sulle ricompense elargite ai politici del New Jersey (e fin qui niente di sensazionale) e di riciclaggio di denaro sporco da parte di prominenti rabbini:
l’inchiesta ha anche scoperto Levy Izhak Rosenbaum di Brooklyn, che è accusato di cospirare per mediare la vendita di un rene umano per un trapianto. Secondo la denuncia Rosenbaum avrebbe fatto da intermediatore nel traffico di reni per 10 anni.
“Il suo lavoro era di adescare persone vulnerabili per convincerle a cedere un rene in cambio di $ 10 000 dollari, che avrebbe poi facilmente rivenduto a $ 160 000 dollari”, ha detto Marra.
Marra è l’avvocato americano coinvolto nel caso. Resoconti di notizie come quella sopracitata hanno portato il pubblico a credere che i “donatori” fossero sia consenzienti che rimborsati, e che questa operazione fosse puramente privata. Ma sufficienti prove indicano che la questione è di gran lunga più problematica.
I reni sono stati “donati” da vittime non consenzienti sotto tiro.
Il governo israeliano ha diretto il macabro schema di Rosenbaum.
I maggiori ospedali americani hanno deliberatamente partecipato al complotto.
Prima di arrivare alle prove, poniamoci due semplici quesiti: a chi appartenevano esattamente i reni che sono stati presi? E quale medico estrarrebbe un rene da un paziente sano?
Nella denuncia viene citato Rosenbaum che dice ad un agente sotto copertura: “Sono quello che si definisce un mediatore”.
Le autorità federali hanno detto che se l’operazione fosse stata reale, sarebbe stata il capitolo più recente della carriera decennale di Rosenbaum come intermediario illegale. In ciascun caso prelevava un campione di sangue da un prospettivo ricevente e lo dava ad un socio di una società assicurativa che lo poteva far analizzare in un laboratorio senza destare sospetti. Il campione veniva poi inviato in Israele, dove venivano pagate le persone necessarie a trovare un donatore compatibile.
“Predava sulle persone vulnerabili” ha detto il vice procuratore distrettuale americano Mark McCarron.
Secondo le autorità Rosenbaum organizzava poi il volo del donatore a New York, visto compreso. Una volta che il donatore era arrivato negli Stati Uniti, Rosenbaum aiutava a fabbricare una relazione tra donatore e ricevente — una storia che entrambi ripetevano durante i colloqui con i medici. I due potevano fingere ad esempio di essere soci in affari, oppure amici molto legati appartenenti ad una stessa congregazione religiosa.
“Gli ospedali sembravano essere allo scuro”, ha detto McCarron.
Come vedremo, dovremmo prendere quest’ultima affermazione con un pizzico di sale, e uno bello grosso.
Un’attenta lettura dell’effettivo atto di accusa contro Rosenbaum (pdf) è angosciante. Rosenbaum ha vuotato il sacco (per così dire) con un informatore sotto copertura che fingeva di essere un potenziale acquirente di organi. Durante questi colloqui, un agente dell’FBI fingeva di essere il segretario dell’acquirente.
Diamo una scorta ad alcuni estratti presi dall’accusa. “UC” si riferisce all’informatore, il cui vero nome è Solomon Dwek.
UC ha chiesto all’imputato ROSENBAUM come potesse fare l’imputato ROSENBAUM a procurarsi un rene per lo zio di UC, e l’imputato ROSENBAUM ha spiegato che l’imputato ROSENBAUM poteva inviare un campione ematico dello zio di UC in Israele per trovare un potenziale donatore compatibile. L’imputato ROSENBAUM ha aggiunto “se lo vuoi organizzare più rapidamente allora io, ti porto il donatore qui… è l’ospedale l’autorità che decide se è compatibile o meno. Non io, né tu, né lui, né nessun altro”.
L’imputato ROSENBAUM ha poi spiegato che sarebbe stato necessario fabbricare una sorta di relazione tra il donatore e il ricevente. L’imputato ROSENBAUM ha dichiarato “mettiamo insieme qualcosa — la relazione. L’ospedale chiede quale relazione c’è tra” il donatore e il ricevente. L’imputato ROSENBAUM ha proseguito “allora ci mettiamo dentro una relazione, amici, o vicini, o soci d’affari, qualsiasi relazione”.
L’imputato ROSENBAUM ha spiegato che non era un chirurgo e che una volta che avesse portato un donatore consenziente in questo paese “è fuori dal mio controllo”. Ha aggiunto che “mi occupo del [donatore] dopo, anche dopo l’operazione”. In risposta all’insistenza su quest’ultimo punto, l’imputato ROSENBAUM ha spiegato “lo sistemo da qualche parte”, per prendersi cura del donatore. L’imputato ROSENBAUM ha inoltre dichiarato: “gli devi fare da babysitter come con un bambino perché potrebbe avere o meno un problema di lingua.” L’imputato ROSENBAUM ha spiegato il processo della ricerca di un donatore in Israele e ha dichiarato “ci sono persone lì che stanno male… una delle ragioni per cui costa molto è che bisogna pagare della gente per assisterli tutto il tempo”.
11. L’imputato ROSENBAUM ha indicato che tra coloro che dovevano essere pagati c’erano il donatore e i medici in Israele che avrebbero visitato il donatore, ed ha inoltre aggiunto che c’erano delle spese cui far fronte per la preparazione della documentazione per il visto e per il pagamento delle spese del donatore mentre era negli Stati Uniti.
L’unica prova che il donatore fosse consenziente è venuta da Rosenbaum, che aveva i seguenti motivi per mentire:
1. doveva alleviare la coscienza del potenziale ricevente.
2. doveva giustificare la grande somma di denaro coinvolta.
3. doveva proteggere gli ospedali e i donatori coinvolti in questa operazione. Rosenbaum capiva di essere impegnato in un’attività rischiosa, e che anche se fosse stato preso lui, avrebbe dovuto comunque fornire la copertura per gli ospedali o il chirurgo invischiati in questa attività ignobile.
Abbiamo le prove che i donatori fossero stati obbligati? Sì. In effetti abbiamo la testimonianza di una testimone:
Nancy Scheper-Hughes dell’università della California, Berkeley, aveva ed ha tuttora le idee molto chiare in merito al ruolo di Rosenbaum nel gruppo.
“È l’intermediario principale di una rete di trafficanti internazionali” ha detto.
Le sue fonti comprendono un uomo che ha iniziato a lavorare con Rosenbaum credendo che aiutasse le persone in disperata necessità. L’uomo ha poi iniziato a vedere i donatori o per l’esattezza i venditori, che arrivavano in aereo dai paesi poveri come la Moldavia.
“Ha detto che era orribile. Queste persone venivano portate lì senza neanche sapere quello che dovevano fare e volevano tornare a casa e piangevano” ha detto la Scheper-Hughes.
L’uomo ha definito Rosenbaum un “delinquente” che tirava fuori la pistola per cui aveva apparentemente anche un porto d’armi e diceva ai venditori, “Sei qui. Un affare è un affare. Adesso ci dai un rene oppure non torni più a casa”.
(la Moldavia, per inciso, è un piccolo stato al confine con l’Ucraina).
La Scheper-Hughes, che sta scrivendo un libro su questo argomento, è andata all’FBI nel 2002. Hanno respinto le sue prove. Il ministero degli affari esteri [americano] ha pubblicato una relazione nel 2004 che definiva il traffico di organi una “leggenda urbana”. In contrasto le autorità di altri paesi hanno agito sulla base dei suoi indizi e hanno fatto degli arresti.
La Scheper-Hughes ha avuto più fortuna in Brasile e in Sud Africa, dove le forze dell’ordine hanno corroborato le sue scoperte ed hanno agito con determinazione.
Ma il gruppo ha continuato ad operare altrove. La Scheper-Hughes ha visitato i villaggi in Moldavia dove “il 20% degli uomini venivano contattati via siphone per diventare venditori di reni nello stesso schema”.
Dobbiamo ora fermarci per riconsiderare le dichiarazioni fatte da Rosenbaum all’informatore dell’FBI. Come può qualsiasi persona razionale che lavora in un ospedale bersi la storia che i riceventi — ebrei americani — andassero in chiesa insieme ai Brasiliani e gli Africani?
Qui si può vedere una lezione dell’eroica Nancy Sheper-Hughes. Il video dà anche il suo riassunto, che è davvero eccellente. La sua testimonianza ad un sottocomitato della Camera è qui
Brian Lehrer della NPR [National Public Radio] ha intervistato la Scheper-Hughes stamattina. Segue un estratto:
avevo incominciato a districare un’enorme rete — una rete criminale che realmente sembra e puzza come una specie di mafia. La sede principale di questo schema piramidale era in Israele, con intermediari in Turchia; a New York city; a Philadelphia; a Durban; a Johannesburg; a Recife, in Brasile; in Moldavia — dappertutto. E ho utilizzato le mie capacità investigative etnografiche per andare di stato in stato e cercare di unire i puntini.
Alla fine sono arrivata a capire che Isaac Rosenbaum era il capo intermediario per Ilan Peri in Israele, che è in pratica il boss dell’operazione e che è un tipo sfuggente. Gli Israeliani hanno cercato di incastrarlo e arrestarlo. Hanno cercato di prenderlo per evasione fiscale ed è scappato in Germania. Credo che sia ritornato in Israele.
Un cinico potrebbe postulare che Peri ha quello che il Mossad chiamerebbe un “cavallo” che tira per lui. (“Cavallo” è un termine colloquiale israeliano che sta ad indicare un pezzo grosso che offre aiuto in segreto). Sebbene abbia lasciato molte poche tracce pubbliche, Peri e le sue operazioni sono menzionate nella seguente storia del 2004.
Questo affascinante articolo della Agence-France Presse ci offre delle informazioni esclusive. Un ufficiale dell’esercito in pensione di nome Geldaya Tauber Gady era stato arrestato in Brasile per aver partecipato a questo traffico internazionale di organi. (Sospetto che le informazioni della Scheper-Hughes — che erano state prese seriamente in Brasile — abbiano portato all’arresto di Gady).
Ha detto in tribunale che il Governo Israeliano aveva finanziato l’operazione. E non solo quello:
Gady ha detto alla Corte che un funzionario del governo israeliano, identificato solo come Ilan, l’aveva messo in contatto con un intermediario in Brasile…
La testimonianza di Gady in tribunale ha messo il caso Rosenbaum in una luce del tutto diversa.
La copertura mediatica in America ha portato il pubblico a credere che il traffico di reni di Rosenbaum fosse unicamente una questione di arricchimento personale. Ma un ex ufficiale israeliano ha dichiarato sotto giuramento che è il governo israeliano a gestire questo giro, e che il capo del gruppo — “Ilan” è ovviamente Ilan Peri — funge da agente di tale governo.
(Ora mi chiedo: il governo israeliano era coinvolto nel riciclaggio di denaro sporco condotto attraverso le sinagoghe del New Jersey?)
Francamente credo che la Scheper-Hughes sappia tutto sulla testimonianza di Gady e delle relative implicazioni per il caso Rosenbaum. Probabilmente ha deciso di non dire niente per non perdere credibilità con i media americani.
L’intervista di Lehrer con la Scheper-Hughes prosegue fornendo più dettagli delle sue scoperte in Moldavia. Lì, nei villaggi molti giovani hanno riferito che gli era stato detto che avrebbero potuto trovare lavoro come imbianchini in altri paesi (Stati Uniti compresi). Una volta arrivati nel nuovo paese, sono stati costretti a donare un rene.
Secondo l’informatore della Scheper-Hughes dentro l’organizzazione di Rosenbaum, dei Russi confusi e disorientati sarebbero stati fatti arrivare in aereo a New York dagli intermediari israeliani che li avrebbero obbligati sotto tiro a “donare” i reni.
Sheper-Hughes: mi hanno detto i nomi degli ospedali, ed erano i nostri migliori ospedali!
Brian Lehrer: e sapevano, professore, che effettuavano prelievi di reni da persone non consenzienti che venivano sfruttate e minacciate?
Sheper-Hughes: la mia opinione è, come facevano alcuni di loro a non averlo saputo? La gente che arrivava, alcuni di loro non parlavano la stessa lingua, erano poveri, disorientati…
Noi abbiamo regole. Abbiamo i comitati di coordinazione dei trapianti. Abbiamo linee guida etiche. E non lasciamo entrare la gente così, dalla strada.
Prosegue nominando il Mount Sinai Hospital, contro cui ha prove videoregistrate. Ha portato la registrazione all’attenzione [della trasmissione tv] 60 Minutes, che non l’ha mandata in onda. Più avanti nell’intervista, fa riferimento alle operazioni eseguite presso l’Albert Einstein Medical Center. Il Mount Sinai dice che i suoi donatori di reni “sono sottoposti ad un’approfondita valutazione al fine di tutelarne la sicurezza e il benessere”.
Nel corso degli anni in molti hanno accusato Israele di trafficare gli organi dei Palestinesi. I Palestinesi stessi non hanno dubbi che tale pratica sia diffusa.
Sfortunatamente molti dei siti internet che divulgano le accuse del furto di organi da parte degli Israeliani mostrano spesso un’innegabile impronta antisemitica. Molte delle allegazioni che ho letto appaiono in effetti false. (Scarterei ad esempio tutte le affermazioni che si rifanno alle fonti così tristemente famose come La Voz de Atlan). Ma prima di categorizzare tutte le accuse come fantasie considerate che: così recentemente, nel 2004, il ministero degli affari esteri [americano] ha ufficialmente denunciato come mitica l’affermazione che negli Stati Uniti avviene il traffico di organi. Come sappiamo adesso il “mito” aveva una base nella realtà.
Le accuse istintive di antisemitismo non dovrebbero scoraggiarci dal condurre una ricerca candidamente e senza pregiudizi sull’operato di Israele. Farei notare che chi parla di traffico di organi in India e in Cina non viene accusato di odio razzista nei confronti degli Indiani o dei Cinesi.
Questo libro online è ben scritto e cita fonti attendibili, compresa la Scheperd-Hughes. Le note finali attribuiscono la storia che segue al rispettato autore David Yallop:
Cisgiordania, 8 febbraio 1988
Il diciannovenne Khader Elias Tarazi, un Palestinese cristiano, è andato a fare spesa a Gaza. Al suo ritorno con due buste sulla sua bicicletta, ha attraversato una strada vicina ad una manifestazione dove delle persone che lanciavano sassi scappavano dai soldati dell’esercito israeliano. I soldati hanno afferrato Khader colpendolo alla testa e sul corpo con dei manganelli. I padroni dei negozi hanno urlato che Khader non c’entrava niente, ma i soldati gli hanno rotto un braccio e una gamba. Hanno continuato a picchiarlo per poi buttarlo nel portabagagli della loro jeep, ammanettandolo quando aveva ormai perso conoscenza al paramotore anteriore. Sono partiti frenando di colpo continuamente, per cui ha subito ulteriori fratture compresa la frattura della colonna vertebrale e alcune fratture del cranio, inoltre il viso continuava a sbattere sul portabagagli.
Il medico israeliano della prigione militare di Gaza si è rifiutato di assistere Khader a causa dei seri traumi che aveva subito e dell’insufficiente documentazione sanitaria. È stato portato nel carcere di Ansar Two e gettato in una tenda che poteva contenere da trenta fino a quaranta prigionieri. Gli altri prigionieri palestinesi urlavano che doveva essere portato in ospedale e le guardie gli hanno risposto obbligandoli a spogliarsi e a stare fuori al freddo invernale. Khader è morto nella tenda ed è stato successivamente portato al Soroka Hospital a Beer Sheva e pronunciato morto.
La madre di Khader era fuori della prigione dove gli ufficiali israeliani negavano di avere un prigioniero con il suo nome. In seguito hanno ammesso che era dentro, ma hanno detto che doveva essere stato molto ammalato quando era uscito a fare la spesa perché adesso era morto.
Gli ufficiali israeliani si sono rifiutati di riconsegnare il corpo ed è stato trasferito all’ospedale di Abu Kabeer, ufficialmente per l’autopsia. La signora Tarazi ha detto a David Yallop che in quel periodo molti degli organi sono stati illegalmente asportati dal corpo.
Non è stata fatta alcuna inchiesta sulla morte e alla famiglia Tarazi è stato detto che se continuavano a chiedere un’indagine stavano cercando guai. Cinque mesi dopo i soldati e la polizia segreta sono entrati nell’abitazione dei Tarazi a mezzanotte, hanno picchiato il fratello e il padre di Khader e hanno sbattuto il fratello di Khader nel carcere di Ansar Three.
Yallop è anche la fonte del seguente [resoconto]:
Cisgiordania, 30 ottobre 1998
Mentre dei Palestinesi cattolici uscivano dalla messa si sono trovati di fronte l’esercito israeliano e hanno cominciato a tirargli contro i sassi. Il diciannovenne Iyad Bishara Abu Saada è rimasto ucciso da un proiettile di plastica che gli ha perforato un’arteria addominale. Per il corpo si è ripetuto lo stesso sinistro inseguimento. Le persone in lutto hanno evitato gli Israeliani e Iyad è stato sepolto alcune ore dopo. Per certi versi prevedibilmente, gli Israeliani hanno sparato canister di gas lacrimogeno nella casa della famiglia quattro giorni dopo. La signora Saada ha detto a Yallop che la pratica di rubare gli organi era comune ed ha fatto i nomi degli ospedali arabi e israeliani dove ha detto che venivano asportati gli organi. Ha detto che i medici accompagnati dai soldati, offrivano grandi somme di denaro ai genitori di chi veniva ucciso.
Mary Barrett, identificata come una giornalista fotografica di Boston (non so altro di lei) ha scritto questo articolo nel 1990.
Il dott. Abu Ghazalch attribuisce a diversi fattori la diffusa ansietà per i furti di organi che ha preso piede a Gaza e in Cisgiordania dall’inizio dell’intifada nel dicembre 1987. “Ci sono indicazioni che per una ragione o per un’altra gli organi, in particolare gli occhi e i reni, vengono asportati dai corpi durante il primo anno o il primo anno e mezzo. C’erano proprio troppi resoconti da parte di persone credibili perché non stesse succedendo niente. Se a qualcuno viene sparato alla testa e torna a casa in una busta di plastica senza organi interni, che cosa deve presumere la gente?”
Il dottore ha proseguito affermando che dal 1990 c’erano “meno incidenti che puntano in quella direzione”. Tra l’altro, il resoconto menziona il dott. Yehuda Hiss, accusato più recentemente di coltivare senza il permesso gli organi di soldati israeliani deceduti.
Secondo una storia che è stata pubblicata su Ha’aretz (una fonte non aperta alle accuse di antisemitismo), le autorità rumene hanno accusato un’agenzia di adozione israeliana di fare parte di una cospirazione per il traffico globale di organi.
L’ambasciata rumena in Israele ha chiesto e ricevuto dal Ministero per il Lavoro e gli Affari Sociali, un elenco di tutti i bambini nati in Romania che sono stati portati in Israele per essere adottati negli anni più recenti. I funzionari rumeni stanno cercando di stabilire se tutti questi bambini sono arrivati in Israele con tutti gli organi nel corpo.
Per finire, la storia di una donazione volontaria di organi da parte di un Palestinese.
Nel 2005 nella città di Jenin, le forze della difesa israeliana hanno sparato ad un bambino palestinese di nome Ahmed Khatib uccidendolo. Suo padre ha acconsentito alla donazione di vari organi del bambino per salvare la vita ad altri bambini, sia ebrei che arabi. Un’offerta umana e generosa. Tuttavia il padre di una ragazza ebrea la cui vita è stata salvata ha detto che non avrebbe mai permesso a sua figlia di diventare amica di un arabo — per paura delle “cattive influenze”.
(Spero che i miei lettori contribuiscano a portare l’attenzione su questo articolo. Normalmente non chiedo agli altri di avere dei link ai miei articoli, ma in questo caso devo farlo).
Joseph Cannon
Fonte: http://cannonfire.blogspot.com
Link: http://cannonfire.blogspot.com/2009/07/butchers-hidden-truth-about-israels.html
25.07.2009
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MICAELA MARRI
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