I LOVE PABLO ESCOBAR

DONA A COMEDONCHISCIOTTE.ORG PER SOSTENERE UN'INFORMAZIONE LIBERA E INDIPENDENTE:
PAYPAL: Clicca qui

STRIPE: Clicca qui

In alternativa, è possibile effettuare un bonifico bancario (SEPA) utilizzando il nostro conto
Titolare del conto: Come Don Chisciotte
IBAN: BE41 9674 3446 7410
BIC: TRWIBEB1XXX
Causale: Raccolta fondi

DI JUAN CARRA’
revistaanfibia.com

A Medellin, la figura del Capo del cartello colombiano più importante della storia colombiana è sempre presente. Nonostante il rifiuto della maggioranza, la sua immagine appare su T-shirt, libri, serie tv e figurine per bambini. Se si paga, si può fare un tour dei luoghi in cui ha vissuto El Patrón. Cronaca di un viaggio nella patria del Narc-Dec

Oscar Cantor abbassa gli occhi. Si leva il basco in un chiaro segno di rispetto. Si fa il segno della Croce. “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo … Amen” sussurra mentre guarda la piccola lapide nera su cui è stato inciso il nome di Pablo Emilio Escobar Gaviria.“Ogni volta che vengo faccio una preghiera al Patrón”, dice Oscar. Il gruppo di turisti stranieri che fanno il Tour Pablo Escobar a Medellin lasciano la tomba dello zar della cocaina e si avviano verso il furgone bianco che li ha portati a visitare i Giardini del Cimitero Montesacro. Lì, da dicembre 1993 è sepolto il Capo de Capos, il leader del cartello di Medellin.

Vestito di verde con una mazza da polo risistema la tomba, la zona del cuore : Oscar crede di essere il fan più fedele di Pablo Escobar. Nel 2006, ha partecipato a un percorso semi-clandestino a Medellín dove si è confrontato con un altro ragazzo per dimostrare di conoscere ogni metro quadrato, in cui ha lasciato la firma il signore della droga.
— Mi sono reso conto che ne sapevo più di lui su El Patrón… … e questo è il motivo per cui ho creato il mio tour, con l’idea di raccontare una storia di Escobar come lui si merita. —dice.

E, attraverso il finestrino di un taxi che zigzaga attraverso le strade di Medellin, ci indica la strada che porta dal centro all’entrata nel “barrio de Pablo Escobar”. Questa sarà la prima tappa del tour che presenta e vende via internet con un sito web piuttosto pacchiano.

A seconda del percorso scelto, il tour può costare tra i 261 e i 1.000 dollari. Oscar dice che la maggior parte dei suoi clienti vengono dall’estero e quello che vogliono è conoscere la storia, ma alcuni credono che l’avventura può essere più intensa: – Non manca il pazzo che crede che questo sia un giro del pappagallo – della cocaina.-

Free Image Hosting at www.ImageShack.us

A Medellin si possono acquistare non solo i tour di Pablo Escobar ma anche libretti di ogni genere, T-shirt, foto e riproduzioni di uno dei dipinti su tela che Fernando Botero fece per la morte del Capo. – La maggior parte di chi porta le magliette sono turisti. – dice Natalia, nascosta dietro una scrivania, piena di merci con il logo del patrón, ma parla a voce bassa, come se non volesse che i suoi commenti sulla figura di Escobar siano ascoltati.

Ci sono ricordini della Vergine Maria Ausiliatrice e del Bambino Divino e anche di Pablo Escobar mentre parla a un microfono su uno sfondo di biglietti verdi e una didascalia che dice: El Patrón.

“Non dovrebbero vendere certi prodotti, dice Maria, una colombiana sui cinquanta anni, con i capelli corti e la delicatezza delle paisa, sembra che in questo paese non ci si renda conto del danno che ci ha fatto quel topo di fogna.”

Molti attribuiscono questa mania che ha preso a tutti per il capo alla serie televisiva su Escobar, El Patrón trasmessa dal Canale Caracol dal Lunedì al Venerdì alle 21 che ha fatto una audience del 26,9%. Secondo un sondaggio condotto dalla rivista “15 Minutos”, il successo del serial ha diversi motivi: il mito di Escobar, il valore storico della serie, la caratterizzazione dei personaggi e la produzione. Per altri colombiani, questa serie non fa altro che evidenziare la parte peggiore e nella storia di Medellin.

“Per la serie “peor todavía!” Non ne parliamo affatto! Con tanta buona letteratura di scrittori famosi in tutto il mondo, ci fanno vedere queste cose … noi siamo tutti arci-stanchi di sentire queste solfe…”

Alla serie televisiva poi si è aggiunta l’edizione delle figurine con i personaggi che si sono intrecciati con la vita di Escobar. L’arrivo delle figurine ha generato una condanna diffusa sulle reti sociali. Comunque oggi, i ragazzini colombiani possono scambiarsi le figurine di Pokemon, di Superman o di Pablo Escobar Gaviria.

Oscar approfitta del suo giro del quartiere per incontrarsi con un gruppo di studenti di Comunicazione dell’Università di Antioquia. Si erano messi d’accordo per un appuntamento perché la guida del Tour escobariano sia presente in una testimonianza su Pablo che stanno facendo come supporto alla documentazione mediatica sul Capo.

Appena scende dal taxi, saluta il gruppo di operatori, sembra trovarsi bene a parlare davanti alla macchina da presa. Ci dice che non è la prima volta che lo fa e che spesso ha concesso interviste per i suoi fan e che lo chiamano anche giornali e riviste straniere per chiedergli dei commenti.

Uno dei ragazzi sistema la fotocamera sul cavalletto, controlla la luce e chiede di spostare lo schermo per lasciare in ombra il volto di Oscar. Il fan di Escobar si ferma con un sorriso stanco, mentre il problema tecnico si sta risolvendo. La scena è perfetta. Dietro Oscar, c’è una un parete verde muschio dove si legge in blu : “Barrio Pablo Escobar. Aquí se respira Paz!”. Due effigi del Patrón sono ai lati della scritta di benvenuto.

Sopra, una statua del Santo Bambino di Atocha guarda verso il barrio.

Alla fine degli anni ’70, un gruppo di persone che non aveva un posto dove vivere si sistemò nella discarica Moravia, a nord della città. Escobar acquistò un terreno nella parte alta del quartiere di Loreto e ci costruì case per 5.000 persone. Oggi, per decisione dei vicini, il quartiere porta il suo nome. Qui, Oscar sembra un attore. Respira, beve acqua e gesticola. Un ragazzo della troupe dice: “Tre, due, uno … registriamo”.

Il sabato 2 settembre del 1989, un camion bomba fece saltare in aria la sede del giornale El Espectador a Bogotá. Il giornale era diventato il bersaglio del Cartello di Medellin nel dicembre 1986, quando assassinarono il direttore, Guillermo Cano.
Fidel Cano, nipote di Guillermo e attuale direttore del giornale, dice che furono El Espectador e suo zio a smascherare Escobar davanti alla pubblica opinione. E che per questo diventarono obiettivi militari del Capo.

Il martedì successivo all’esplosione, che causò un morto e la distruzione dell’edificio del El Espectador, il gioco enigmistico Dónde está Javier, quello in cui grandi e piccini cercavano il personaggio in un formicaio di persone, non fu pubblicato. Oscar, che aveva sette anni, tornò da scuola e cercò il gioco nel giornale. Suo padre lo avvertì che non c’era. Oscar non capiva perché..
Io che facevo i capricci perché volevo la mia rubrica… fino a che papà mi disse ” vai, vai a vedere cosa sta succedendo nel paese”. Da quel momento iniziai a leggere su Pablo Escobar.

Più tardi, alle letture su mafiosi come Pablo Escobar e i suoi picciotti si sommarono i documentari e i racconti dei vecchi. Per 23 anni, Oscar venne cullato in una specie di culto ibrido che a tratti pare un insolito fanatismo, nato dalle letture e dall’idealizzazione..

Pablo Escobar è il nome che divise in due la storia della Colombia. E lo ammiro perché è partito dal basso ed è arrivato ad avere tutto. Be’, chiaro che il denaro corrompe, e l’errore che lo ha infangato è stato volersi buttare in politica che è l’ambiente più corrotto che ci può essere in America Latina. E’ lì che si è danneggiato… io lo ammiro per l’astuzia, la furbizia, la malizia che ha avuto per arrivare ad avere tutto… come altre persone, come Steve Jobs o Bill Gates… vengono dal basso e hanno ottenuto tutto. Questo è ciò che più ammiro in una persona…

Una passeggiata nel quartiere Pablo Escobar non è altro che un percorso per stretti corridoi di mattoni e case in dislivello. E’ forse il luogo di tutta Medellin in cui la figura del Padrone rimane più vivida. Lì alcuni abitanti, soprattutto quelli che riuscirono a ricevere la casa dalle mani dello stesso Pablo, hanno i loro altari di candele con la figura di Escobar vestito da Robin Hood, o ritratti di Pablo accanto alla immancabile immaginetta di Maria Auxiliadora, il Divin Bambino o la Vergine del Carmen. Alcuni stencil con il volto di Escobar adornano le pareti della zona. Molti dicono di aver conosciuto Pablo. L’immagine del “Robin Hood Paisa”, come riuscirono a chiamarlo i media dell’epoca, continua a vivere in questi vicoli..-

Alonso Salazar, autore di La Parabola di Pablo (una delle biografie sul personaggio) e sindaco di Medellin dal 2011, dice che l’idea che Escobar continui ad essere ammirato dai settori popolari è relativa: “Escobar è più vivo al di fuori di qui, che dentro. Ci sono dei fatti che vengono volontariamente amplificati dall’ambizione di una produzione audiovisiva o le esigenze di una storia… La televisione va sempre nello stesso quartiere, più o meno nelle stesse case, dove stanno sempre le stesse signore con un altare di candele con l’immagine di Escobar. E’ il quartiere che ha costruito per tirare fuori la gente dall’immondezzaio. Ci sono persone che lo ammirano e lo appoggiano, ma non è né frequente né normale”..

Fidel Cano, attuale direttore de El Espectador, dice che è possibile che ci siano settori popolari che continuano a rappresentare positivamente la figura di Escobar. “E’ gente che è stata dimenticata dallo Stato e relegata dalla società per anni. E se arriva uno e da loro una casa, non si mettono a chiedersi da dove arrivano i soldi. Quello che resta è l’immagine di un ricco che si è ricordato di loro.”.
Oggi la figura di Escobar mantiene forza anche in alcune persone degli strati alti. “Rappresenta anche la immagine di un “duro”, un “cinghiale”… del tipo che riuscì a sottomettere il paese, i gringos, che sono quelli che alla fine usano tutta la droga… -dice Cano-. Rappresenta come una specie di sogno americano, l’uomo che ottenne tutto venendo dal basso”…

La seconda tappa del tour proposto dal pubblicitario Oscar Cantor ha un “plus”. Non si viaggia soli con lui, si fa accompagnare da un minibus con posti per una quindicina di persone. L’organizzazione di questa seconda tappa dipende direttamente da Roberto “Osito (orsacchiotto, ndt)” Escobar, fratello di Pablo, un altro anello della catena di comando del Cartello di Medellin, motivo per cui si è fatto 14 anni di carcere..
Pochi giorni dopo aver iniziato a promuovere il tour, Oscar stava lavorando al computer quando squillò il telefono: – Salve, parla Nicolás Escobar, figlio di Roberto Escobar. E’ lei che si occupa del tour di Pablo Escobar?.
Oscar rimase muto. Dall’altra parte del cavo c’era il nipote di Pablo. Sembrava inquieto..
Mi spaventai e dissi: cazzo mi sono messo nei guai con la famiglia. Però poi mi incontrai con loro e no. Sono delle persone molto molto gentili. Mi contattarono e mi invitarono alla casa museo, e iniziammo a lavorare insieme..
Oscar dice che Roberto sa che lui è il “fan numero uno” di Pablo e crede che per questo lo abbiano incluso nel progetto come una specie di guida esterna che porta la gente in visita. In più, Oscar si occupa del merchandising: le sue doti di pubblicitario gli permisero di disegnare una linea di camicie con la faccia e le scritte di Escobar, come Argento o piombo (argento o piombo) o Los extraditables..
Una delle più vendute è “Io amo Escobar”..
.

Alle 13 in punto, il furgone bianco guidato da Jaime, vecchio amico della famiglia Escobar Gaviria, comincia il giro per gli hotel di Medellin in cerca di turisti stranieri. Un’ora dopo irlandesi, scozzesi, inglesi e olandesi occupano i posti a sedere del furgone e si preparano a godersi il percorso. Un piccolo schermo LCD scende dal tetto mentre Jaime fa partire il DVD. Appare la faccia di Pablo in bianco e nero. Inizia il documentario che permetterà ai turisti di “entrare in tema”. Doris, la guida bilingue che ne sa più di lingue che della storia di Escobar, comincia a spiegare l’itinerario. La prima fermata sarà in avenida El Poblado per vedere l’edificio Dallas. Lì, sopra un muro, in blu e nero, dei graffitari hanno scritto: “Pablo vive”..

Doris spiega che in quel luogo il Cartello di Cali mise una autobomba per uccidere Pablo. Racconta anche che nel parcheggio dell’edificio c’era la collezione di auto di Escobar. I turisti ascoltano la storia senza sapere che quello che sta dicendo la donna non è vero. Il Dallas fu fatto saltare in aria con due cariche da cinquanta chili di dinamite il 19 aprile 1993. Ma le auto esplosero il 13 gennaio 1988, quando una macchina caricata di esplosivi distrusse la fortezza di Escobar. Il Padrone era uscito pochi minuti prima dell’esplosione. Così nacque la guerra aperta tra il Cartello di Medellin e quello di Cali..

Oscar non si accorge dell’errore storico, o fa finta di niente. Si concentra sulla sua seconda lattina di Pilsen..
Quindici minuti dopo, il gruppo arriverà al cimitero Jardines Montesacro, sull’autostrada a sud, a 12 chilometri dal Monaco. E’ il municipio di Itagui, a sud di Medellin. Il lotto, di proprietà della famiglia Escobar, ospita sette corpi di familiari ed amici e ha un prato più alto e buio dell’erba del cimitero. E’ circondato da un piedistallo di lastre nere, e adornato da uno stemma romano bianco. Fino a lì arrivarono giorno dopo giorno colombiani e turisti da tutto il mondo. Molti si fanno la foto con la lapide del Padrone, con il mazzolino di margherite appassite..

A sinistra c’è la tomba di Pablo. I primi anni c’era una lapide con un epitaffio: “Fino a quando esisterà il cielo, esisteranno i tuoi monumenti, e il tuo nome sopravviverà con il firmamento”. Poi il colore della lapide cambiò a nero, e il testo a una frase di Confucio: “Quando vedi un uomo buono cerca di imitarlo, quando vedi un uomo cattivo esamina te stesso”. Oggi, sulla lapide si legge solo il nome del suo proprietario..

Nello stesso lotto del cimitero c’è Fernando, fratello minore di Pablo, morto in un incidente stradale. Anche la madre, doña Hermilda Gaviria de Escobar. Alla estrema destra, il padre, la lapide di Abel de Jesús Escobar Echeverri. Poi anche una zia acquisita e uno zio. Ma la lapide seguente non è di un familiare. Alvaro de Jesús Agudelo, dice il piccolo rettangolo di marmo nero. El Limón. La guardia del corpo di Pablo che morì quel 2 dicembre mentre cercava di coprire la fuga del Padrone su un tetto. Con quell’atto eroico si guadagnò compagnia per la vita eterna..
Tutti i corpi riposano a Montesacro. Verso est si vede Envigado, una delle città dello stretto Valle del Aburrà. Lì negli anni settanta Escobar iniziò la sua vita criminale.

Roberto “Osito” Escobar, fratello di Pablo, scende da una Renault Twingo grigia. Lo accompagna la moglie. E’ magro. Ha un berretto con visiera in testa, camicia blu, pantaloni grezzi; scarpe in tono. Ha 65 anni e porta in viso i segni della guerra. Il figlio maggiore esce a riceverlo..
Il 18 novembre 1993, mentre era detenuto nel carcere di massima sicurezza di Itagui, aveva ricevuto una lettera bomba inviata da alcuni ex membri del Cartello di Medellin. Era rimasto mezzo sordo e cieco da un occhio. Per questo nonostante i trapianti di cornea cammina a tentoni, senza farsi aiutare, ma con cautela..
Sembra sia l’attrazione principale del tour Pablo Escobar. Padre intellettuale della creazione della casa museo sul fratello, Roberto riceve i turisti con simpatia e si permette di fare una corte scherzosa alle donne del gruppo. Ma niente giornalisti. Per fare foto o filmare dentro la casa bisogna pagare 4 mila dollari..

Osito iniziò a lavorare con Oscar poco dopo essere uscito di prigione. Fermo davanti al contingente di stranieri e con l’aiuto della sempre disponibile Doris, il fratello di Pablo Escobar da il benvenuto e inizia una recita provata mille volte. Abbracciando una delle ragazze del gruppo, Roberto dice che se ne andrà in viaggio con lei, che non potrà venire nessun altro, ma che come consolazione gli altri potranno scegliere il mezzo su cui viaggeranno. .
Preferite un sottomarino, un elicottero o una navicella spaziale?
Doris traduce la risposta e il coro non si fa aspettare:
Spaceship..
Roberto muove alcuni passi e a tentoni sposta una piccola libreria, che gira sopra a un perno e lascia vedere una delle piccole spiagge della casa. Poi offre a chi lo vuole il permesso di scattare foto all’interno del nascondiglio..
.

L’impronta di Pablo Escobar a Medellin non è rimasta solo nei suoi luoghi di appartenenza. La città e l’intera società sono attraversate dal passo del Capo dei Capi.

Forse la frase dell’architetto Jorge Pérez, docente all’Università Pontificia Bolivariana, può servire per comprendere la complessità dell’eredità di Pablo Escobar nella società: “Buenos Aires è cresciuta tenendo gli occhi puntati sull’Europa, Medellin l’ha fatto con Miami e Las Vegas”. La frase è la sintesi di un modello estetico che porta il marchio del narcotraffico. Negli anni 90, le fortune incommensurabili dei nuovi ricchi cominciavano a rendersi visibili. La trasformazione estetica di Medellin e la sua società procedeva a pieno motore con il combustibile dei dollari di ogni carico di cocaina che riusciva ad arrivare negli Stati Uniti..

“Napoli”, “Monaco”, “Monterrey”, “Obelisco” e “Ovni” (UFO nelle lingue latine, ndt) sono alcuni dei nomi con cui i narcos battezzavano le proprie magioni ed edifici. Nel suo testo Architettura e narcotraffico in Colombia, il professore della Escuela del Habitat della Universidad Nacional de Colombia, Luis Fernando Gonzáles Escobar, dice: “Nell’architettura degli anni 80 sono presenti molti principi estetici del Nar-decó. (…) Questo stile si regge sullo stridente e l’esotico, la luminosità e gli oggetti personali – l’engalle-, l’ampolloso ed esagerato, la ostentazione e la esagerazione, per quello che rappresenta in termini di kitch e ‘mané'”..
.

A Medellin, le conseguenze dello “stile narco” si vedono anche nell’estetica femminile. Basta fermarsi in un centro commerciale per vederne l’eredità: donne con stivali alti e tacchi a punta, pettinature da parrucchiera, vestiti corti e stretti e molto, molto silicone..

“A partire da quel mondo che aveva un’impronta meramente materiale, iniziò uno sfruttamento aggressivo della donna come oggetto -dice Blanca Lucía Echavarría, professoressa di Disegno Stilistico dell’Università Pontificia Bolivariana-. L’estetica si basava nell’avere un aspetto tale da produrre piacere ad un altro, tale da soddisfare quella posizione ideale che il denaro vuole comprare, attraverso una donna dalle misure perfette”. Le donne che aspiravano a diventare amanti dei luogotenenti del cartello di Medellin dovevano avere i capelli biondi, e il corpo voluttuoso. Molte volte, i sicari pagavano interventi radicali di chirurgia plastica..
.

Oscar ha in mano la piantina del parco a tema che divenne il Parco Napoli, una delle fattorie di Pablo Escobar. Qui si vedono zebre, ippopotami, cavalli e rinoceronti. C’è anche un elicottero, con il numero 20, e nella spiegazione dice: “ingresso alle vie di fuga”. Un impianto audio riproduce senza mai fermarsi il suono dell’elica e il rumore delle mitragliatrici. Così gli amministratori rappresentano simbolicamente il luogo dove nacquero le strade che Escobar usava per scappare se la polizia arrivava a Napoli..

blank

Oscar cammina per un sentiero di ciottoli e indica i dinosauri, a grandezza naturale, che ruggiscono gutturali. Uno dei tanti miti su Escobar dice che il parco giurassico arrivò a Hacienda Napoles dopo una chiacchierata tra Juan Pablo, il figlio del narco, e suo padre..
Che animale vuoi che mettiamo nello zoo?- gli avrebbe chiesto il Capo..
Dinosauri..
E Pablo l’ha fatto..
Così si muoveva Escobar. Come dice uno dei motti delle magliette di Oscar: Argento o piombo. Il motto di Pablo. Con l’argento (plata, in Sudamerica si usa per indicare i soldi, ndt), tutto era possibile. Tutto e tutti avevano un prezzo. Se no, pallottola. Ma per quanto denaro avessero i nuovi ricchi, le famiglie tradizionali non avrebbero permesso loro di comprarsi il loro status sociale.

“Pablo Escobar cercò con tutti i suoi mezzi e le sue forze di farsi accettare negli alti strati della società – dice un cartello della mostra installata nelle rovine della casa di Hacienda Napoles. La corrida fu una delle strade. Siccome non fu mai accettato del tutto in quell’ambiente, fece costruire la sua arena e vi portò i migliori toreri e la parte di società che riuscì a comprare”. Il testo si riferisce ad una enorme foto che mostra una tribuna al completo. Pablo è in piedi. Saluta il torero che si avvicina alla tribuna montando a cavallo.

I turisti escono dalla porta principale. Anche se giura di non arrivare ad adorarlo come un dio perché “fu anche malvagio”, durante il tour Oscar si è comportato come un fanatico. Non riuscì a evitare di farsi delle foto nel soggiorno che Pablo a volte usava per cenare. L’ammirazione per il capo narcos gli si vede da lontano. Sta pensando di tatuarsi Pablo Escobar su un braccio. Non vuole essere banale, non vuole che tutto il mondo si accorga dell’emblema che ha scelto. Si farà disegnare un personaggio popolare, con le armi in mano.

Chi lo riconosce saprà che è Escobar… gli altri vedranno solo uno zombie.

Juan Carrá
Fonte: http://www.revistaanfibia.com
Link: http://www.revistaanfibia.com/cronica/i-love-pablo-escobar-
9.09.2012

Traduzione per www.comedonchisciotte.org cura di PUNDAMYSTIC

ISCRIVETEVI AI NOSTRI CANALI
CANALE YOUTUBE: https://www.youtube.com/@ComeDonChisciotte2003
CANALE RUMBLE: https://rumble.com/user/comedonchisciotte
CANALE ODYSEE: https://odysee.com/@ComeDonChisciotte2003

CANALI UFFICIALI TELEGRAM:
Principale - https://t.me/comedonchisciotteorg
Notizie - https://t.me/comedonchisciotte_notizie
Salute - https://t.me/CDCPiuSalute
Video - https://t.me/comedonchisciotte_video

CANALE UFFICIALE WHATSAPP:
Principale - ComeDonChisciotte.org

Potrebbe piacerti anche
Notifica di
7 Commenti
vecchi
nuovi più votati
Inline Feedbacks
View all comments
7
0
È il momento di condividere le tue opinionix