DI LUCAS WHITEFIELD HIXSON
Procedure insicure, fughe di radioattività,
ecco perché si anima il dibattito sul futuro nucleare del Giappone
L’industria nucleare giapponese
si fida sin troppo dell’opinione pubblica che in fondo non è ben informata di quello che sta facendo, oppure è troppo indaffarata per impedire che il pubblico si ricordi della sua storia controversa?
L’11 marzo del 2011 è stata dichiarata la prima emergenza nucleare in Giappone dopo il disastro alla
centrale nucleare di Fukushima. Gli eventi verificatisi in serie nelle centrali nucleari giapponesi non sono certo episodi isolati, e neppure
la questione della sicurezza e dei controlli è cosa nuova.
Il Giappone ha importato il suo primo
impianto nucleare commerciale dal Regno Unito nel 1966, e ha completato il primo reattore proprio nel 1970. Anche se alcuni lodano il Giappone per la sua “buona reputazione ” sulla pubblica sicurezza, l’industria nucleare in Giappone è stata sinora un barometro di disgrazie per la nazione giapponese.
Gli aspetti fondamentali del programma nucleare del Giappone rimangono dopo quarant’anni ancora nascosti da sotterfugi. In questi decenni, gli incidenti nucleari hanno avuto un impatto irrilevante sulle politiche del governo, mentre i disastri
sull’isola hanno continuato ad aumentare per dimensione e pericoli portati alla salute pubblica.
Mentre da un lato si dichiara ai quattro venti che fino a quando i controlli saranno adeguati l’energia nucleare è sicura, pulita e incredibilmente potente, le strutture e i controllori hanno sempre schivato la responsabilità di eseguirli, persino quella di effettuare controlli di routine.
Se i cittadini giapponesi stanno assistendo al riemergere di un comportamento fitto di dinieghi, di insabbiamenti e di collusione burocratica tra l’industria e il governo, ciò dovrebbe chiarire le idee dell’opinione pubblica sul pericolo portato dal programma nucleare giapponese.
Sono stati pubblicati molti articoli
e libri sulla scoperta della corruzione, della collusione e degli insabbiamenti da parte dei funzionari e degli operatori degli impianti negli anni ’80 e ’90. Alcuni hanno dato notizia di un numero di incidenti e
di malfunzionamenti ai reattori o difetti alle strutture nucleari giapponesi.
Non solo gli operatori erano a conoscenza dl problema, ma anche i dati
forniti furono scrutinati, e si trattava solo della punta dell’iceberg
nucleare.
Tra gli incidenti figurano quello di
Tokaimura, l’esplosione di vapore a Mihama, le conseguenze del terremoto
nel mare al largo di Chūetsu e gli insabbiamenti dopo gli incidenti
al reattore di Monju, solo per nominarne alcuni. La costruzione di nuovi
impianti è incrementata durante gli anni ’80 e ’90, ma alla meta
degli anni ’90 il programma nucleare giapponese era piagato da una
serie di scandali che sono stati sempre nascosti nel decennio successivo.
Le lamentele non vengono prese
in considerazione
Nel 1999 dopo una serie di piccoli
incidenti nucleari in Giappone, un cittadino del posto riferì ai giornalisti:
“Siamo davvero preoccupati, spero che introdurranno un sistema
dove le informazioni vengano rese pubbliche e noi, i residenti, potremmo
vivere senza preoccupazioni.”
Dopo lo scandalo di Tokaimura un sondaggio
di un quotidiano mostrò che il 74% delle persone era cauto nei
confronti dello sviluppo dell’energia nucleare in Giappone, ma al
tempo stesso il governo affermò di essere sempre impegnato nell’energia
nucleare.
In questo momento alcuni sondaggi indicano
che più dell’80% dei giapponesi sono contro il nucleare e non
si fidano delle informazione del governo sulle radiazioni.
Nella società giapponese e in
quella di altri popoli, c’è la preoccupazione che una volta che molti
cittadini perderanno fiducia nella sicurezza del nucleare, non potrebbe
più venire ripristinata. Il governo giapponese e le agenzie di controllo
hanno appena iniziato a ricostruire quella fiducia, ma la tendenza a
calmare la dialettica del pubblico è ancora perfettamente al suo posto.
Il budget dell’energia nucleare
si è rapidamente ingigantito dalla sua nascita
Il programma nucleare giapponese nacque
nel 1954, quando il Giappone destinò 230 milioni di yen per l’energia
nucleare. Fino al 2008 i ministeri giapponesi e le agenzie hanno sempre
richiesto un aumento del budget che ha sorpassato i 490 miliardi
di yen, nello sforzo di spingere il programma nucleare giapponese a
livelli senza precedenti nella storia umana.
Al contrario, Bank of America Merrill
Lynch (BAML) ha riportato che le richieste di risarcimento
a TEPCO potrebbero ammontare da 122,5 ai 134,8 miliardi di dollari nei
prossimi due anni.
La battaglia per recuperare il sostegno
della gente
Di recente, il Primo Ministro giapponese
Kan ha fatto un commento su un futuro libero del sistema energetico
giapponese libero dall’energia nucleare. L’affermazione del Primo
Ministro è stata prontamente chiarita da altri funzionari che sono
stati rapidi nell’evidenziare che non ci sono progetti immediati per
cessare l’energia nucleare in Giappone, e che le restrizioni verranno
poste in essere per un periodo di tempo limitato.
Dopo l’incidente di Tokaimura, il
governo giapponese ha dovuto far fronte alle critiche internazionali
per come ha gestito il disastro. Nel 1999 l’ex Primo Ministro giapponese,
Keizo Obuchi, (in carica dal 30 luglio 1998 al 5 aprile 2000) promise
di intensificare i controlli sulle strutture nucleari del paese dopo
un incidente a un impianto di riprocessamento del combustibile provocato
da un’infrazione al protocollo di sicurezza. Poi disse: “Trovare
misure preventive è il modo per recuperare la fiducia del pubblico
per l’energia nucleare”.
Il governo di Ibaraki ordinò
a JCO di sospendere tutte le attività di riprocessamento dell’uranio
fino a che la sicurezza dell’impianto non fosse stata garantita. Molti
esperti all’epoca avrebbero considerato le autorità di allora non
informate, o addirittura negligenti se si considerano le regolamentazioni
dell’impianto.
In seguito ai fatti, le autorità
giapponesi furono istruite per fare accertamenti sulla sicurezza e stabilirono
che le misure di sicurezza nell’industria dell’energia nucleare
dovessero essere scrutinate per prevenire futuri incidenti. Il Primo
Ministro, Keizo Obuchi, disse che sarebbero stati fatti controlli in
tutte le infrastrutture nucleari del paese, e si impegnò nell’intensificare
i controlli.
Nel dicembre dello stesso anno, il
Parlamento giapponese approvò una nuova legge per la quale la
responsabilità primaria del governo era quella di istituire immediatamente
un centro per la gestione delle crisi per le evacuazioni e altre misure
di sicurezza nel corso di disastri nucleari. La legge imponeva agli
operatori degli impianti nucleari di comunicare immediatamente un qualsiasi
incidente al primo ministro, che sarebbe stato in grado di convocare
le forze armate se fosse stato necessario.
Ma pochi anni più tardi, il Primo
Ministro giapponese Junichiro Koizumi (in carica dal 26 aprile 2001
al 19 novembre 2003) iniziò a citare sempre più spesso il
futuro dell’energia nucleare in Giappone. Il Primo Ministro Koizumi
affermò che il governo giapponese avrebbe intrapreso sforzi “più
vigorosi” per convincere l’opinione pubblica della necessità dell’energia
nucleare.
Non ci sono vere scuse se la rotta non cambia
La segretezza è sempre stata
una caratteristica onnipresente nell’industria nucleare, specialmente
in Giappone, dove i cittadini sono riluttanti nel manifestare il proprio
disaccordo sulle cose. Il sistema sociale giapponese favorisce un atteggiamento
riservato, che rende più facile nascondere le informazioni per
un lungo periodo di tempo.
La piaga degli incidenti, degli insabbiamenti
e degli scandali hanno demolito la fiducia nella sicurezza di questo
tipo di produzione energetica. Il governo giapponese è stato criticato
duramente per la supervisione lassista e per e risposte ritardate ai
disastri nucleari.
Alla IAEA, che fa ispezioni alle centrali
nucleari solo su richiesta o dopo l’accettazione di un’offerta ufficiale,
è stato più volte rifiutato l’accesso negli anni ’80 e ’90.
Dopo sporadici accessi in alcuni reattori, nel 2008 un esperto della
IAEA, nel corso di una riunione del Gruppo di Sorveglianza e Sicurezza
del Nucleare al G8, avvertì che i terremoti sarebbero stati un “problema
serio” per le centrali nucleari giapponesi.
Il governo giapponese comprese che
dopo gli eventi devastanti e le rivelazioni degli anni ’90 c’era
il bisogno di ricostruire la fiducia del pubblico. Questi sforzi sono
sempre stati sminuiti dalle accuse secondo cui il governo non riusciva
neppure a dare un’occhiata ai residenti delle zone vicine alle centrali,
per non parlare dell’interna popolazione nazionale.
Gli
“schiavi” nucleari e gli “zingari” sono a rischio
Nel 1999 fu scoperto che molti impianti
stavano mettendo la vita dei lavoratori temporanei non addestrati a
rischio. Gli intermediari del lavoro, o le agenzie di lavoro temporaneo
stavano cercando di assumere un numero sempre maggiore di persone senza
casa per svolgere lavori pericolosi come pulire i reattori nucleari.
Ai lavoratori fu permesso di lavorare un turno in una centrale nucleare,
e poi fare ore straordinarie nello stesso giorno in altre stazioni dei
reattori, esponendosi a dosi di radiazione potenzialmente letali.
L’utilizzo dei lavoratori temporanei
nelle strutture nucleare è considerata una questione spinosa e non
è stata molto dibattuta in Giappone. Molti hanno troppa paura di parlare
per i loschi figuri che sono coinvolti nel reclutare i senza casa e
gli altri lavoratori temporanei.
Matsumoto-san, un uomo senza fissa
dimora che vive in un parco di Tokyo, ha svolto un lavoro di pulizia
per tre mesi alla centrale nucleare di Tokaimura vicino al luogo dove
era avvenuto l’incidente. Ha detto di essere stato esposte a condizione
pericolose: “Noi toglievamo la polvere e avevamo dei sensori che
scattavano quando i livelli di radiazione erano troppo alti, ma i supervisori
ci dissero di non preoccuparci, anche se stavano suonando. Sono venuto
via quando ho iniziato a sentirmi male.” L’azienda dove lavorò
Matsumoto-san si è rifiutata di pagare un risarcimento, dicendo che
non c’erano prove che la malattia fosse collegata al lavoro svolto.
Yukoo Fujita, professore di fisica
alla Keio University ha trascorso anni avvisando i lavoratori
temporanei mettendo poster fuori dagli impianti e aiutando le persone
che successivamente si ammalavano. Descrive il loro lavoro come “una
forma moderna di schiavitù”. Molti lavoratori ricevono sol un
addestramento superficiale sulla sicurezza e non hanno idea di quanto
il loro lavoro sia pericoloso, secondo gli insider di quest’industria.
Più della metà degli impianti
giapponesi hanno ammesso di aver falsificato i propri
report per più di trent’anni
Il futuro dell’energia nucleare in
Giappone potrebbe anche causare maggiori proteste tra i gruppi internazionali
e impedire la futura produzione e lo sviluppo dell’energia energia
nucleare. Le denunce internazionali sono giunte dopo una sfilza di manifestazioni
di rabbia e di fiducia tradita, e viene spesso combattuta con dati ingannevoli
o quanto meno mal presentati, prodotti nello sforzo di ridurre lo stato
d’ansia.
Una debolezza evidente dei controllori
nucleari giapponesi è che compaiono solo a disastro avvenuto,
e quando i loro tempi di risposta e l’accuratezza delle informazioni
vengono messi sotto la lente di ingrandimento. Molti incidenti sono
stati non denunciati per anni, e questo fatto fu confermato nel 2006.
La NISA richiese che le compagnie rivelassero
qualsiasi infrazione nella sicurezza non denunciata che non era stata
ancora scoperta alla fine di marzo del 2007. Molti non furono sorpresi
che sette delle dodici aziende pubbliche ammisero di aver falsificato
le registrazioni per più di trent’anni.
La centrale nucleare di Shika della Hokuriku Electric Power Company
Un esempio di insabbiamento che fu
rivelato nel marzo del 2007 risale a quando Hokuriku Electric Power
Company rivelò che nel giugno del 1999, nel corso di un’ispezione,
avvenne un evento critico al reattore 1 alla centrale nucleare di Shika.
Questo evento è stato tenuto
nascosto e non è stato fatto sapere né al pubblico, né al governo
giapponese. Il 5 giugno 2007 il presidente della Commissione sulla Sicurezza
del Nucleare face un’ispezione al deposito delle barre, ai macchinari
per la trasmissione e valutò che l’evento fu dovuto ai risparmi dell’azienda.
Mentre l’insabbiamento era ancora
in corso, i cittadini del posto nel 1999 citarono in giudizio Hokuriku
Electric Power Company, lamentandosi che il Reattore 2 appena realizzato
non era stato costruito con standard sufficienti per resistere ai terremoti,
ma quando la corte distrettuale di Kanazawa riuscì a valutare le prove,
l’impianto era già stato costruito.
Malgrado gli scandali, le coperture
e le leadership in continua rotazione, gli impianti negano il declino
della sicurezza
Una ricerca governativa pubblicata
appena dopo l’incidente di Tokaimura del 1999 rivelò che 15 delle
17 strutture nucleari in Giappone avevano misure di sicurezza inadeguate.
Lo studio, del Ministero del Lavoro, rivelò, in particolare, che non
c’erano sufficienti controlli sulla salute a causa dell’esposizione
alle radiazioni, malgrado venisse richiesto dalla legge.
Dopo l’incidente di Tokaimura nel
1999, è stato stimato che almeno 700 persone che hanno lavorato nell’industria
nucleare giapponese potrebbero essere decedute per l’esposizione a
livelli pericolosi di radioattività. È abbastanza evidente che c’era
una scarsa attenzione per la sicurezza prima dell’evento critico.
Nell’aprile 2003, dove aver ammesso
che i report sulla manutenzione, tra gli altri, erano stati falsificati
e aver avviato un’indagine interna, TEPCO negò che gli errori di
procedura avessero causato un qualsiasi declino negli standard di sicurezza.
“Sono davvero rammaricato per
l’incidente e non mi posso scusare per questo”, disse il presidente
di Tepco, Nobuya Minami, nel corso di una conferenza. Minami si dimise
nell’ottobre del 2003, e il direttore, il vice-presidente e due consiglieri
furono costretti a licenziarsi in tutta fretta.
Dopo le dimissione degli alti funzionari
e il verdetto di colpevolezza per l’incidente da livello sei di Tokaimura,
TEPCO e il governo giapponese si mossero con impazienza per il rapido
riavvio dei dieci reattori nucleari, affermando che la domanda dei consumatori
doveva essere soddisfatta.
L’incidente di Tokaimura – JCO
Prima del 2000, l’incidente più
grave avvenuto in Giappone avvenne a Tokaimura, dopo che alcuni lavoratori
non addestrati avevano mischiato in un secchio di acciaio una dose di
uranio otto volte superiore a quanto dovuto. Più di 400 residenti nei
pressi dell’impianto, oltre ai lavoratori, furono contaminati per
aver utilizzato uno standard illegale nella trasformazione dell’uranio.
Dopo l’incidente vennero curate più
di cinquanta persone per le esposizioni alle radiazioni eccessive, tra
cui 45 lavoratori alla centrale, 3 vigili del fuoco, e 7 cittadini che
lavorano nel vicino campo da golf. Secondo l’Agenzia per la Tecnologia
e la Scienza giapponese, gli esami su due persone tra quelle che erano
più vicine alle perdite suggerirono che erano stati sottoposti a radiazioni
“equivalenti all’esposizione di una bomba atomica”, e altri
116 lavoratori hanno ricevuto dosi più basse pari o maggiori di 1 mSv.
Inizialmente il management di
JCO, la ditta privata che gestiva l’impianto di Tokaimura, si prodigarono
del dare la colpa ai lavoratori che aveva ignorato i protocolli. I funzionari
affermarono che i lavoratori avevano provocato l’incidente avendo
versato troppo uranio nel contenitore.
Molti scettici hanno evidenziato che
la compagnia stava usando un sistema nel quale la creazione della “massa
critica” di materiale poteva anche non avvenire. I risultati delle
indagini mostrarono che uno dei lavoratori era stato esposto a un livello
di radiazioni ben più alto di quanto i funzionari dell’ospedale avevano
comunicato. È stato anche riferito che i lavoratori non avevano mai
ricevuto addestramento adeguato.
Malgrado i proclami ufficiali, i
difetti delle procedure di sicurezza sono già stati nascosti
Nell’agosto del 2004, furono scoperte
delle fratture nel cemento del reattore 4 di Hamaoka 4. Tutto questo
fu rivelato dopo che una persona rivelò che le ispezioni scorrette
erano una pratica standard. In aggiunta a questo, la testimonianza
di un ex tecnico responsabile ai design di sicurezza alla centrali
nucleari Hamaoka nella Prefettura di Shizuoka rivelò che i dati dei
test vennero manipolati e falsificati quando furono costruiti i primi
reattori.
Nella causa legale del 2005, uno dei
tecnici responsabili dei design di sicurezza alla centrali nucleari
di Hamaoka nella Prefettura di Shizuoka spiegò il perché alterò i
dati di sicurezza per nascondere i difetti progettuali: “Avevo figli
e non v’era abbastanza tempo.”
Più di trent’anni prima lavorò
per la Toshiba, che costruì i reattori di Chubu Electric Power Company.
È stato accusato di aver falsificato e alterato i dati dei test sulla
sicurezza in seguito alle prove per i terremoti. Il tecnico in pensione
ha descritto come i dati dei test venivano semplicemente esclusi dal
report, dei modo che la costruzione potesse andare avanti. Se i
dati fossero stati resi pubblici, non c’era modo che i reattori potessero
essere costruiti.
Il test rivelò che quando vennero
realizzati vari test per le vibrazioni, i dati mostrarono che il progetto
non poteva sopportare un forte terremoto. Vennero fatti diversi tentativi
per rafforzare la struttura, ma i test mostravano ancora criticità.
Malgrado questo, la costruzione proseguì e l’edificio venne completato
nel 1971.
La centrale nucleare di Hamaoka
– Chubu Electric Power Company
“Il capitale accumulato dalle radiazioni”
è un libro scritto da Minoru Konagaya, pubblicato nel 2006. L’autore
ha utilizzato il modello dell’incidente di Chernobyl per dimostrare
che i meltdown ai cinque reattori di Hamaoka potrebbero uccidere più
di otto milioni di persone, e portare l’economia nazionale a un punto
fermo.
“Entro otto ore i forti venti
occidentali potrebbero portare la nuvola di radiazione su Tokyo”,
ha detto Konagaya, 36 anni, un ingegnere civile che era parte della
delegazione parlamentare che ha indagato il guasto al sistema di raffreddamento
di emergenza di Hamaoka nel 2001. L’impianto era stato progettato
per reggere a un terremoto di magnitudo 8,5. Le colline di sabbia alte
fino a 15 metri di altezza fornivano una difesa contro uno tsunami alto
fino a 8 metri, ma Hamaoka al momento manca di un frangiflutti in cemento.
Gli incidenti riportati alla centrale
nucleare di Hamaoka
1991, 4 Aprile – Un abbassamento
alla fornitura di liquido refrigerante all’Unità 3, con spegnimento
automatico
2001, 7 novembre – Incidente per
una vampata in una conduttura dell’Unità 1
2001, 9 novembre 9 – Incidente per
la perdita di refrigerante all’Unità 1
2002- Nel corso di un’ispezione indipendente,
fu scoperto che i 16 segni di fessurazione nelle condotte per il vapore
erano note all’azienda, che decise di non comunicarle alle autorità
della Prefettura
2002, 24 maggio – Perdita di acqua
all’Unità 2
2004, 21 febbraio – Principio di
incendio all’Unità 2 nella stanza al di sopra della stanza delle
turbine.
2004, agosto – Problema all’Unità
4 con falsificazione dei dati da parte dell’azienda
2005, 4 novembre – Incidente per
perdita dalle condutture all’Unità 1
2005, 16 novembre – Perdita da una
tubatura esterna all’Unità 3 per corrosione
2005, 16 novembre – Nel combustibile
esausto dell’Unità 1 è stato trovato materiale proveniente dall’esterno
2006, giugno – Danneggiamento alle
pale della turbina dell’Unità 5
2007, marzo – L’azienda ha ammesso
almeno 14 casi di pratiche gestionali scorrette
2009, 11 agosto – Le unità 4 e 5
(le uniche ancora operative) si sono automaticamente spente a causa
di un terremoto
2011, 6 maggio 6 – Il Primo Ministro
Naoto Kan ha ordinato la chiusura delle Unità 4 e 5 e che l’Unità
3 non debba essere riavviata
2011, 15 maggio – 400 tonnellate di
acqua di mare sono state rinvenute nel condensatore del vapore della
turbina all’Unità 5
2011, 20 maggio – Sono state rinvenute
tubazioni danneggiate nel condensatore dell’Unità 5 e l’operatore
stima che circa 5 tonnellate di acqua di mare siano entrate nel reattore
stesso.
Le lezioni non apprese dovranno
ancora ripetersi
Mentre vari operatori stavano falsificando
i dati e mascherando i rischi per la sicurezza, fino al Grande Terremoto
di Tohoku nel marzo del 2001 continuare ad asserire pubblicamente che
avevano sovra-progettato i loro reattori per poter sopportare una sisma
di qualsiasi livello. Il terremoto di Kobe nel 1995 fu spesso usato
come esempio.
Satoshi Fujino, responsabile alle pubbliche
relazioni al Centro Informativo della Cittadinanza sul Nucleare di Tokyo,
ha spiegato che le radici dei problemi nell’industria nucleare giapponese
hanno due criticità: l’inadeguatezza dei controlli del governo e
la tendenza del management di quest’industria a nascondere
gli errori. Fujino ha detto che il processo della valutazione della
sicurezza, che ha luogo prima della costruzione dell’impianto, era
estremamente carente, e le ispezioni eseguite in un secondo tempo erano
“molto disordinate”.
Centrale nucleare di Mihama – Kansai
Energy Nuclear Company
Al contrario di quanto sostenuto dall’industria,
nel 2004 la manutenzione e gli standard di sicurezza nell’impianto
della Prefettura di Mihana sembravano tutto meno che sovra-progettati
o sicuri. Cinque lavoratori sono deceduti e altre sette feriti da una
vampata di vapore e dall’acqua bollente uscite da una perdita alle
tubazioni per il raffreddamento.
L’agenzia di stampa giapponese Kyodo
ha riportato che la polizia aveva ipotizzato che una negligenza dei
lavoratori nelle misure di sicurezza mentre era in corso la preparazione
per l’annuale ispezione di controllo. KEPCO, che gestisce l’impianto
di Mihama, fu costretta ad ammettere che l’incidente era dovuto al
fatto che la conduttura non era stata controllata da quanto fu installata
nel 1976.
Alcuni articoli pubblicati dopo l’incidente
di Mihana ricordarono al pubblico che quelli che stavano “cercando
di ottenere vantaggi” dall’incidente per schierare l’opinione
pubblica contro il programma nucleare del Giappone stavano fuorviando
i cittadini, e che l’incidente non doveva essere considerato “serio”.
Malgrado i decessi, non ci furono rilasci di radioattività e per questo
l’IAEA non si reagì con forza.
“L’incidente alla centrale nucleare
di Mihama non è collegato al programma per i combustibili nucleari”
argomentò un titolo sulla prima pagina in un quotidiano diffusissimo,
lo Sankei Shimbun.
“Non dobbiamo alimentare i timori
della gente sulla sicurezza sugli impianti di energia nucleare per reagire
in modo eccessivo all’incidente. L’incidente non avrà impatto sulle
attività delle altre centrali nucleari del Giappone”, era scritto
nel titolo dello Yomiuri Shimbun, il maggiore quotidiano del
Giappone.
Yoshihiro Kinugasa, un sismologo di
punta, è un funzionario molto controverso nella storia nucleare giapponese. Nel 1988, prima di un’ispezione per la concessione dell’autorizzazione alla struttura gestita dalla Japan Nuclear Fuel Service Ltd., Kinugasa consigliò di togliere la parola “attivo” da una descrizione di un difetto presente nell’impianto, come mostra un documento dell’azienda. In questo si può vedere come stesse ufficialmente rimproverando i suoi superiori.
La carriera di Kinugasa è continuata
nel corso degli anni ’90 nella commissione che si occupava della concessione delle licenze per l’industria nucleare giapponese, che convalidò uno studio realizzato prima della costruzione del sito di Kashiwazaki. Il report evidenziava tre linee di faglia, ciascuna lunga meno di 10 chilometri, appena sotto la lunghezza che i controllori ritenevano pericolosa.
La centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa è di proprietà e viene gestita da TEPCO, ed è il primo impianto nucleare ABWR. È il generatore di energia più grande al mondo per potenza elettrica netta.
Un decennio più tardi, Kinugasa
era nella commissione di controllo che approvò il secondo reattore
alla centrale Shika della Hokuriku Electric dopo le faglie ravvicinate
furono stimate inferiore ai dieci chilometri di lunghezza.
Nel 1999 i cittadini di Shika fecero
causa, richiedendo la chiusura del secondo reattore dell’impianto:
“Non ci fidiamo delle rassicurazioni dell’azienda secondo cui
le faglie sono separate”, disse Tetsuya Tanaka, 64 anni, un rappresentante
del 135 querelanti: “Mettono i soldi davanti alla sicurezza.”
Nel 2005 Kinugasa non stava più
lavorando nella commissione di controllo, in quel periodo aveva saltato
il fosso e pubblicato uno studio con gli ingegneri della Hokuriku
Electric in cui aveva respinto le accuse dei cittadini riguardo
l’insicurezza dell’impianto. Il documento aveva ignorato un congresso
amministrativo a cui avevano partecipato i geologi del governo in cui
si affermò che le piccole faglie entro i cinque chilometri l’una
dall’altro dovevano essere considerate parte di un’unica fessurazione.
Malgrado il report, nel marzo
del 2006 il tribunale ordinò alla compagnia di chiudere il secondo
reattore, citando “l’inadeguatezza” della progettazione antisismica.
Anche se l’appello all’Alta Corte di Nagoya consentì di tenere
in funzione l’impianto, fu poi chiuso quattro mesi più tardi dopo
che furono scoperte lesioni nelle turbine.
“Kinugasa era sicuramente il principale
esperto specializzato nello studio delle linee di faglia alla commissione
per le approvazioni della NISA”, ha detto Haruo Yamazaki, un professore
della Tokyo Metropolitan University che una volta prese posto
nel gruppo della commissione per la sicurezza nucleare che esaminò
le approvazioni delle licenze rilasciate dai precedenti controllori:
“Dieci anni fa erano presenti davvero pochi specialisti delle linee
di faglia”.
“O Kinugasa è un incompetente
o lo ha fatto di proposito”, ha detto il sismologo dell’Hiroshima
Institute of Technology, Takashi Nakata: “Io pendo che l’abbaia
fatto intenzionalmente, cercando di indovinare il numero fortunato”.
“Le stesse persone scrivono le
regole, fanno le perizie e approvano le ispezioni”, ha detto Nakata,
che siede nella commissione di indagine sul terremoti del Ministero
della Scienza: “I controllori fotocopiano i resoconti degli operatori”.
Centrale nucleare di Kashiwazaki
Kariwa – Tokyo Electric Power Company
Nel 2007 un terremoto colpì al mattino
nei pressi dell’impianto Kashiwazaki Kariwa di TEPCO nella prefettura
di Niigata. I lavoratori sul posto cercarono di spegnere un incendio
a un trasformatore, mentre l’acqua contaminata da una vasca di raffreddamento
trovò la strada per il mare a fiotti, visto che i tamponi isolanti
non erano mai stati installati. Dopo la scossa il Ministro del Commercio,
Akira Amari, riferì che i controllori non avevano correttamente analizzato
lo studio della Tokyo Electric quando il sito venne approvato
nel 1974.
Venne citato un ex consigliere della
città: “La cosa per cui abbiamo allertato tutti per trentatre
anni è avvenuta”, ha detto Takemoto, 57 anni, la cui casa è a tre
chilometri di distanza dai sette reattori della centrale nucleare: “Tutte
le nostre abitazioni sono collassate, ma siamo molto più preoccupati
per l’impianto”.
Il 7 dicembre del 2007, Tokyo Electric,
la più grande compagnia giapponese, ha affermato che sapeva da
uno studio del 2003 che una faglia sottomarina vicina a Kashiwazaki
Kariwa avrebbe potuto provocare un terremoto di magnitudo 7.
Gli incidenti riportati alla centrale
nucleare di Kashiwazaki Kariwa
Nel maggio del 2000, l’Unità 6 è
stato spenta per precauzione dopo che vennero rilevate concentrazioni
in aumento di iodio nel circuito di raffreddamento.
Il 12 giugno 2004, la pressione in
un condensatore dell’Unità 1 iniziò a diminuire. I gestori ridussero
la potenza, e la pressione del condensatore si stabilizzò, dopo di
che l’unità fu mantenuta in esercizio a una potenza inferiore pari
a 800 MW per un certo periodo di tempo.
Il 4 febbraio del 2005 l’Unità 1
fu spenta manualmente a causa di una fuga di vapore al piano sottostante
la stanza della turbina.
Il 3 luglio del 2005 il reattore dell’Unità
5 si fermò per un blocco alla turbina, provocato da un calo di pressione
nel condensatore (i blocchi alle turbine avvengono per proteggere la
turbina).
Il 26 maggio del 2006 TEPCO e la Chūbu
Electric Power Company pubblicarono un report in seguito alla
rottura delle barre di controllo in afnio.
Il 12 luglio del 2006 fu scoperto che
un lavoratore era stato esposta alle radiazioni al di sopra del limite
di legge di 0,8 in un giorno, avendo ricevuto 1,03 millisievert.
Il 16 luglio del 2007 un terremoto
al largo della costa di Chūetsu provocò seri danni a parti dell’impianto,
causando piccolo fughe radioattive, lo spegnimento completo e miglioramenti
per l’antisismica.
Il 20 settembre del 2007 prese fuoco
un condizionatore d’aria temporaneo sul tetto dell’impianto, ma
non ci furono pericoli di fughe radioattive.
Il 22 maggio 2008 TEPCO annunciò
che gli standard per la resistenza ai terremoti dovevano essere incrementati
di un fattore 5 e il lavoro per il rafforzamento dei reattori sarebbe
dovuto iniziare a giugno.
Il Primo Ministro Koizumi portò
la centrale di Kashiwazaki all’attenzione del pubblico nel 2001, quando
respinse i progetti di TEPCO per usare il combustibile MOX nella centrale
nucleare. Un portavoce di TEPCO, Takashi Kurita, disse che la compagnia
non avrebbe insistito nel suo progetto di introduzione del MOX contro
i voleri dei residenti, ma aggiunse che TEPCO avrebbe cercato di vincere
queste resistenze.
Il combustibile Nucleare MOX in
Giappone
Dopo che la Francia decise di chiudere
il suo reattore Superphoenix dopo una sequela di problemi, il Giappone
era rimasta l’unica nazione che stava ancora sviluppando i reattori
nucleari autofertilizzanti. Gli alti costi di gestione uniti ai problemi
che avevano tormentato il reattore di Monju dal 1995, misero pressione
sull’industria per trovare un combustibile alternativo. Fu scelta
una miscela di uranio e plutonio riciclato dal combustibile nucleare
esausto, chiamata MOX. Il combustibile MOX sarebbe stato riciclato negli
impianti presenti in Francia e nel Regno Unito, e poi rispedito in Giappone.
La centrale nucleare di Tokaimura
Prima del marzo 2011, la città
di Tokaimura era nota soprattutto per aver ospitato uno dei peggiori
incidenti nucleari del Giappone, ma ce ne erano stati molti altri che
avevano colpito i lavoratori e la comunità locale.
Nel marzo del 1997, scoppiò un
incendio alla centrale nucleare di Tokaimura, provocando l’esposizione
alle radiazioni di 37 lavoratori. Nell’agosto dello stesso anno, furono
rinvenute perdite radioattive da 2.000 fusti in acciaio.
Nel settembre del 1999, in un’altra
struttura vicina all’impianto di processamento dell’uranio, trentacinque
lavoratori furono contaminati dalle radiazione dopo che un incendio
non fu spento correttamente, provocando un’esplosione.
Fu poi descritto come un “classico
caso di errore umano”, ma più di 400 residenti di Tokaimura
furono contaminati dopo che i lavoratori avevano provocato un evento
critico per aver utilizzato standard illegale nella trasformazione dell’uranio.
La causa della perdita – rintracciata
alle 1035 ora del posto (0135GMT) – non fu subito resa nota. Il direttore
dell’ufficio di Tokyo della compagnia, Makoto Ujihara, disse che i
lavoratori avevano comunicato alle altre squadre nell’impianto che
“avevano visto una fiamma blu che saliva dal combustibile”
e soffrirono di nausea.
Due dei lavoratori, Hisashi Ouchi e
Masato Shinohara, morirono in un secondo tempo in ospedale. Shojiro
Matsuura, direttore della Commissione per la Sicurezza del Nucleare,
disse che “i lavoratori non erano a conoscenza dei pericoli e non
hanno rispettato le regole”.
Il portavoce della JCO riportò
subito dopo il disastro: “Stiamo ancora cercando di capire cosa è
successo esattamente, ma crediamo che l’uranio ha raggiunto il punto
critico”.
The incidente avvenne mentre i lavoratori
stavano preparando un piccolo lotto di combustibile per il reattore
sperimentale autofertilizzante della Jōyō. Le procedure standard prevedevano
l’utilizzo di un massimo di 2,3 kg di uranio in ogni procedura per
prevenire un incidente grave. I fatti emersi hanno dimostrato che i
lavoratori stavano mischiando 25 libbre di uranio arricchito invece
delle 5 previste. Non solo l’uranio aveva un grado di arricchimento
più alto di quello usato fino a quel momento, ma i lavoratori avevano
tentato di usare secchi di acciaio per mischiare la soluzione di uranio,
invece dei contenitori di sicurezza prescritti dal governo.
Avvenne così una reazione a catena,
il calore intenso portò a un eccesso di pressione all’interno del
contenitore e alla susseguente esplosione. L’edificio non era stato
progettato per contenere le radiazioni, e i gas radioattivi furono dispersi
nell’atmosfera.
I livelli di radioattività all’impianto
di processamento del combustibile nucleare di Tokaimura erano 15.000
volte più alte del normale. Tre lavoratori furono portati all’ospedale,
dopo uno dei lavoratori vomitava in continuazione, mostrando già i
sintomi dell’esposizione alle radiazione. Centinaia di residenti delle
vicinanze dell’impianto danneggiato furono evacuati. Greenpeace riferì
che il numero delle persone esposte alle radiazioni durante l’incidente
era certamente più alto rispetto alle stime ufficiali.
Le autorità furono costrette
ad avvisare migliaia di residenti nei pressi della stazione nucleare
di rimanere in casa, di evitare le verdure coltivate sul posto e di
lavarle dalla pioggia. “Una situazione di questo tipo non è mai
stata provata dalla nostra nazione” , disse il Primo Segretario
del Governo, Hiromu Nonaka, in una conferenza stampa convocata in emergenza:
“Ci sono preoccupazioni sulla radioattività presente nelle aree circostanti.”
Greenpeace evidenziò che l’incidente
si verificò solo un giorno prima della consegna, da parte di una nave
battente bandiera britannica, di 495 libbre di una miscela di ossido
di uranio di plutonio (MOX) all’impianto di Takahama, nel centro del
Giappone. “L’incidente odierno a Tokaimura conferma i nostri
timori, la cultura della sicurezza in tutto il Giappone è in crisi
profonda e l’uso pericoloso del plutonio nel reattori non farà altro
che aumentare le probabilità di una catastrofe nucleare”, disse
Shaun Burnie, un’attivista di Greenpeace International.
Il Primo ministro Keizo Obuchi criticò
duramente la JCO, un’azienda con sede a Tokyo, evidenziano le
leggerezze e lo scarso addestramento dei lavoratori, oltre alla mancanza
di adeguati protocolli per le emergenze.
Dopo il disastro, il Primo Ministro
Obuchi visitò le aree colpite, e dopo che fu terminata la polizia
giapponese fece irruzione negli uffici di JCO raccogliendo le informazioni
che sarebbero state usate successivamente contro l’azienda. Dopo il
raid, in seguito alla pubblica umiliazione e alle conseguenti azioni
legali, JCO fu costretta ad ammettere di aver cambiato il manuale delle
procedure senza la necessaria approvazione del governo, nel tentativo
di velocizzare il processamento.
L’agenzia di stampa Kyodo, citando
una fonte anonima della Science and Technology Agency, riferì
che il governo aveva pianificato di revocare la licenza alla JCO “per
la gravità dell’incidente”. Hideki Motoki della JCO cercò di
distrarre l’opinione pubblica affermando che la compagnia sapeva che
i suoi standard non erano adeguati alle disposizioni di legge,
ma che non era certo che le
violazioni avessero provocato
l’incidente.
Hisashi Ouchi fu il primo lavoratore
a morire per le radiazioni dopo il disastro di Tokaimura. La causa fu
provocata dalle lesioni multiple agli organi dopo che Ouchi ricevette
una dose di radiazione di 17.000 volte superiori al consentito.
Gli esperti dissero che le violazioni
davano un esempio della scarsa attenzione dell’azienda per la sicurezza.
Queste informazioni si aggiungono al catalogo di incompetenza e standard
permissivi che sono stati scoperti dalle indagini successive all’incidente.
I residenti delle aree limitrofe cominciarono
a manifestare le proprie paure e la propria rabbia, soprattutto per
la mancanza e per la qualità delle informazioni rilasciate dalle autorità.
L’insegnante di inglese Toshio Tadokura
ha detto di non aver sentito niente fino a che il vicepreside del suo
collegio fece un annuncio sei ore dopo che si era verificata la perdita.
“Sono molto, molto arrabbiato”, disse ai media: “Tante
persone, me compreso, potrebbero essere state esposte agli effetti del
nucleare per quasi sei ore prima di aver sentito di dover chiudere le
finestre. Non so quali saranno gli effetti sulla mia salute. La televisione
ci ha dato un numero da chiamare per le indicazioni sanitarie, ma non
riesco a raggiungerlo.”
Il dottor Philip Badzell, un cittadino
britannico, che vive nei pressi nel sito nucleare, ha ricevuto la notizia
dagli amici in Inghilterra: “Le prime informazioni che abbiamo
ricevuto sulla situazione furono alle 4 di mattina da un amico preoccupato
che mi ha chiamato da Londra. Viviamo a circa 50 chilometri di distanza
dall’impianto e fino ad ora non abbiamo ricevuto né avvertimenti
e neppure la più piccola informazione.”
Ninja, un ventiquattrenne che vive
a 300 chilometri di distanza dall’impianto, ha espresso lo sbigottimento
di molti per la mancanza di conoscenza della propria sicurezza: “Sono
preoccupato del modo con cui il governo giapponese gestisce la questione
in pubblico. Siamo sicuri oppure no? Se sapete qualcosa di quello che
succede da queste parti, per favore fatecelo sapere.”
Neil Smith, un residente di venticinque
anni, ha espresso il suo sgomento sull’accuratezza dei notiziari locali:
“Anche se le foto che metti a disposizione mostrano un danno evidente
al tetto dell’edificio dove è avvenuto l’incidente, quelle presenti
nei giornali giapponesi usciti oggi e addirittura le riprese aeree nel
notiziario di questa sera della NHK non fanno vedere alcuna lesione.
Presumibilmente stanno tutti usano vecchie fotografie.”
Il governo giapponese ha citato in
giudizio gli operatori dell’impianto di processamento dell’uranio
a Tokaimura. Sei persone sono state arrestate in relazione all’incidente.
Tra di loro l’ex gestore dell’impianto Kenzo Koshijima e un vicegestore
incaricato delle operazioni del processamento.
Tutti e sei i lavoratori sono stati
ritenute responsabili per il disastro di Tokaimura. Kenzo Koshijima
fu condannato alla spesa di 4.000 dollari e al carcere per tre anni.
Gli altri, compreso un ferito sopravvissuto all’incidente, sono stati
messi in libertà condizionata per tre anni.
L’ex presidente di JCO, Hiroharu
Kitani, fu condannato per aver violato le procedure della centrale nucleare.
Nel marzo del 2000 le autorità giapponesi hanno revocato la licenza
di esercizio a JCO.
La centrale nucleare di Tsuruga
La centrale nucleare di Tsuruga ha
visto la sua dose di incidenti, un refrigerante del reattore si è dispero
nel dicembre del 1995, provocando la chiusura del reattore per un anno,
e come al solito nessuna fuga radioattiva fu riportata a seguito di
quell’incidente.
Il 13 luglio del 1999 al mondo furono
ricordati i pericoli insiti nell’energia nucleare dopo che una rottura
in una tubazione provocò la fuoriuscita di 90 tonnellate di acqua radioattiva.
Il reattore coinvolto nel guasto aveva iniziato la propria attività
nel 1987.
Il livello delle radiazioni nella fuga
d’acqua era 11.500 volte superiore ai limiti di sicurezza, un incremento
sostanziale rispetto alla quantità di 250 volte che era stata comunicata
in un primo momento. L’enorme differenza tra i dati comunicati ha
fatto sì che molte persone pensassero a un insabbiamento.
Dopo una successiva ispezione, la
Japan Atomic Power Company ha scoperto una frattura lunga 8 centimetri
nell’impianto per l’energia nucleare di Tsuruga, che ha causato
un’inondazione di acqua radioattiva nella struttura.
La tubazione faceva parte di un sistema
utilizzato per rimuovere le impurità dal circuito primario di
raffreddamento e per controllare la temperatura. Il liquido di raffreddamento
è diventato radioattivo a causa del contatto diretto con il reattore
nucleare.
Anche dopo la chiusura del reattore,
i funzionari furono messi in allarme perché la radioattività
continuava a uscire. Dopo 14 ore convulse per la difficoltà delle
operazioni di spegnimento, la stanza era abbastanza fredda per farvi
entrare i lavoratori, per indagare e fermare la perdita.
Il ministro dell’Industria e del
Commercio giapponese, Kaoru Yosano, ha detto che verranno svolte indagini
che giungeranno alle cause: “Se questo incidente sia avvenuto a
causa di un guasto inatteso o per la disposizione dell’impianto, dobbiamo
condurre un’indagine accurata per scoprirne la causa.” All’epoca,
l’industria nucleare giapponese forniva circa un terzo dell’elettricità
della nazione.
La centrale nucleare di Mihami
– Prefettura di Fukui
Nell’agosto del 2004, del vapore
e acqua in ebollizione stavano spillando da una turbina nei pressi del
reattore numero 3. Furono inizialmente riportati almeno quattro feriti
e più di dieci persone ebbero delle ustioni. Almeno uno dei feriti
è in condizioni gravi, con l’80% del corpo ustionato. La Kansai
Electric Power Company, che gestisce l’impianto di Mihama, ha
detto di aver interrotto la produzione di energia alle 3:28pm (0628
GMT), e che stava ancora indagando le cause dell’incidente.
Il ministro per il Commercio giapponese,
Shoichi Nakagawa, che è responsabile per le politiche sul nucleare,
si è scusato giovedì per l’incidente: “Non dobbiamo abbassare
la nostra fiducia per le politiche dell’energia nucleare. Siamo intenzionati
a indagare la causa e assicurarci che non accada di nuovo.”
Il vice-direttore dell’impianto della
KEPCO, Akira Kokado, disse che la compagnia era stata informata dagli
appaltatori privati nell’aprile 2003 che le condutture di raffreddamento
che avevano ceduto necessitavano di un accurato controllo di sicurezza
e che erano una minaccia per la sicurezza. Fu più tardi confermato
che la tubazioni di raffreddamento era stata pericolosamente corrosa
dai suoi originali 10 mm di spessore fino a solo 1,4 mm. L’azienda
comunicò che la tubazione non fu più controllata perché non ci si
aspettava che venisse corrosa così rapidamente, e non era stata testata
dal 1976.
“Abbiamo fatto ispezioni visive,
ma non abbiamo mai fatto test agli ultrasuoni, che possono misurare
lo spessore della tubatura in acciaio”, ha detto il portavoce Haruo
Nakano.
L’agenzia di stampa giapponese Kyodo
citò le fonti investigative, riportando che la polizia credeva che
KEPCO non avesse rispettato gli standard di sicurezza consentendo ai
lavoratori di effettuare un’ispezione annuale mentre l’impianto
era ancora in esercizio.
Il portavoce della polizia, Fuminaga
Miyamoto, disse che gli ispettori della polizia furono accompagnati
dalle autorità regionali e nazionali appena arrivati all’impianto
il giovedì: “La polizia sta indagando l’azienda per sospetti
di negligenza che hanno provocato un decesso.”
L’azienda reiterò che non c’erano
state fughe dall’impianto, e che non c’era pericolo ai residenti
del posto. I funzionarono che l’incidente era stato causato da una
mancanza di liquido refrigerante, provocando l’uscita del vapore dalle
turbine.
Sempre a Mihama, una perdita di liquido
refrigerante dal reattore 2 nel 1991 fece attivare una campagna giapponese
contro la costruzione di nuovi reattori.
La centrale nucleare di Ohi
– Fuikui
Nel Marzo 2006, a un incendio divampò
ferendo due persone, ma i resoconti iniziali stabilirono che non c’era
stata fuga di radioattività. La centrale di Ohi è gestita dalla
Kansai Electric Power Co. (KEPCO). Anche se la struttura per il
contenimento dei rifiuti è collocata tra i due reattori, KEPCO riferì
che i due generatori non erano stati interessati e che stavano operando
come al solito. KEPCO disse che la vampata poteva essere partita da
una zona dove la cenere è stivata in barili di acciaio.
Ikuo Muramatsu di KEPCO disse che il
fumo aveva ritardato l’ingresso dei pompieri per due ore. Un funzionario
della prefettura disse che la struttura di contenimento dei rifiuti
aveva una quantità molto scarsa di rifiuti radioattivi.
“Non c’è stato impatto sull’ambiente
e abbiamo verificato che gli impiegati non fossero venuti a contatto
con radiazioni insolite”, così l’agenzia di stampa Reuters citò
le parole dell’anonimo funzionario.
La centrale nucleare di Shika
Nel marzo del 2006, un tribunale ha
ordinato la chiusura del reattore allora più giovane, per rischi alla
sicurezza. I residenti avevano intentato una causa nel 1999, quando
iniziò la costruzione del secondo più grande reattore del paese.
Le persone del posto dissero che il
reattore 2 era stato costruito usando linee guide sulla sicurezza ormai
datate. Denunciano che sarebbero stati in pericolo di gravi incidenti
perché nei pressi di una faglia tettonica, dove gli esperti del governo
avevano già fatto presente la possibilità di un terremoto di magnitudo
7,6.
Il 18 giugno del 1999, nel corso di
un’ispezione, fu praticata un’inserzione di emergenza di una barra
di controllo all’Unità 1. La barra doveva essere inserita nel reattore,
ma a causa di un errore nell’esecuzione della procedura, furono tolte
tre barre invece di una. Nei successivi quindici minuti, il reattore
raggiunse lo stato critico. Questo evento non è stato rivelato fino
al 15 marzo del 2007, dopo che è stato rintracciato nelle registrazione.
Un tribunale di ordine inferiore aveva
ordinato la chiusura dell’intero impianto, ma quella decisione fu
rivista all’alta corte di Nagoya. L’azienda fece richiesta al governo
della Prefettura di Ishikawa e alla città di Shika per il riavvio dell’Unità
1. L’unità fu riaccesa l’11 maggio 2009 e ridivenne operativa il
13 maggio.
Le centrali nucleari giapponesi
Chūbu Electric Power Company (CHUDEN)
Chūgoku Electric Power Company (Energia)
Hokkaidō Electric Power Company
(HEPCO)
Hokuriku Electric Power Company (RIKUDEN)
Kansai Electric Power Company (KEPCO)
Kyūshū Electric Power Company
(Kyūshū Electric)
Shikoku Electric Power Company (YONDEN)
Tōhoku Electric Power Company (Tōhoku
Electric)
The Tokyo Electric Power Company (TEPCO)
Alcuni incidenti degni di nota:
1981: circa trecento lavoratori sono
stati esposti a un eccessivo livello di radiazioni dopo una spaccatura
a una barra di combustibile nel corso delle riparazioni alla centrale
nucleare di Tsuruga.
Dicembre 1995: la perdita di sodio
ai reattori autofertilizzanti della centrale nucleare di Monju. L’azienda
di stato Donen fu scoperta per aver nascosto spezzoni di videotape che
evidenziavano notevoli danni al reattore.
Marzo 1997: l’incendio e l’esplosione
all’impianto di riprocessamento nucleare di Tokaimura, nord est di
Tokyo. Trentasette lavoratori esposti a basse dosi di radiazione. Donen
più tardi ammise di aver inizialmente soppresso le informazioni sull’incendio.
1999: un malfunzionamento al sistema
di prelievo del carburante nella centrale nucleare della Prefettura
di Fukui avviò una reazione nucleare incontrollata e un esplosione.
Settembre 1999: l’incidente critico
alla struttura di produzione del combustibile di Tokai. Centinaia di
persone sono state esposte alle radiazioni, tre lavoratori hanno ricevuto
dosi sopra i limiti di legge, due dei quali sono morti.
2000: tre dirigenti di Tokyo Electric
Power Co. Sono stati costretti alle dimissioni dopo che nel 1989
la compagnia ordinò a un impiegato di editare le riprese che mostravano
le crepe nelle condotte per il vapore della centrale nucleare che dovevano
essere mostrati ai controllori.
Agosto 2002: l’avvio di uno scandalo
per le falsificazioni che poi ha portato alla chiusura di tutti e 17
i reattori nucleari di Tokyo Electric Power Company; i funzionari di
Tokyo Electric avevano falsificato i rapporti delle ispezioni e cercarono
di nascondere le fessurazioni nel mantello protettivo dei reattori in
13 delle 17 unità.
2002: Due lavoratori sono stati esposti
a una piccola quantità di radiazioni e hanno avuto piccole ustioni
durante un incendio all’impianto nucleare di Onagawa nel nord del
Giappone.
9 agosto 2004: quattro lavoratori sono
deceduti in seguito a un’esplosione di vapore alla centrale Mihama-3;
l’indagine conseguente ha rivelato gravi mancanze nelle ispezioni
sistematiche alle centrali nucleari giapponesi, che ha portato a un
severo programma di ispezioni.
2006: una piccola quantità di
vapore radioattivo è stato rilasciato dall’impianto Fukushima
Dai-ichi ed è uscita dalla struttura.
16 Luglio 2007: un forte terremoto
(6,8 della scala Richter) ha colpito la regione dove è situata
la centrale nucleare Kashiwazaki-Kariwa di Tokyo Electric e l’acqua
radioattiva si è rovesciata nel Mare del Giappone; ancora nel marzo
2009, tutti i reattori erano ancora chiusi per la verifica ai danni
e le riparazioni; l’impianto con le sette unità era la più grande
centrale di energia nucleare al mondo.
Fonte: http://en.m4.cn/archives/19904.html
17.07.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE