I DIRITTI DEI BAMBINI NEGLI USA

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blankDI SHARON SMITH
CounterPunch

Gli USA sono l’unico Stato membro delle Nazioni Unite, ad eccezione della Somalia, a non aver ratificato la Convenzione della ONU del 1989 sui Diritti del Bambino. Nel febbraio del 2001, George W. Bush contestò esplicitamente la “linea d’azione basata sui diritti umani” – che, tra le altre cose, proibisce di processare ed incarcerare bambini come fossero adulti perchè le loro menti sono troppo immature per formare una “intenzione delittuosa”.

Gli USA sono assolutamente soli nella loro corsa a sentenziare bambini all’ergastolo, senza possibilità di libertà condizionale, e detengono più del 99% dei giovani che stanno attualmente scontando questa pena in tutto il mondo. Secondo uno studio condotto nel giugno 2005 da Human Rights Watch e Amnesty International, gli USA avevano all’epoca 9.400 prigionieri che stavano scontando pene di ergastolo per crimini commessi prima dell’età di 18 anni, dei quali 2.225 senza libertà condizionale. Di questi, un 16% aveva tra i 13 ed i 15 anni al momento di commettere i crimini. Più di 100.000 bambini sono attualmente incarcerati nelle istituzioni locali di detenzione e nei riformatori statali di tutto il paese. I sostenitori della “tolleranza zero” vorrebbero farci credere che la quantità è aumentata vertiginosamente perchè la nazione è piena di predatori adolescenti che commettono abobinevoli crimini senza precedenti. Ma le statistiche smentiscono questa spiegazione. Il tasso di detenzione per omicidio da parte dei giovani scese da 2,234 nel 1990 a 1,006 nel 2000, un calo di quasi il 55%. Nonostante questo, durante lo stesso periodo, la percentuale dei bambini che ricevettero sentenze di ergastolo senza libertà condizionale più che triplicò salendo dal 2,9% al 9%.

Durante l’ultimo decennio, troppi bambini sono stati ammanettati e arrestati, spinti dentro le volanti della polizia, schedati, incarcerati e condannati per crimini risultanti da incidenti così comuni come baruffe nei giardini infantili, risse nei cortili delle scuole o attivazioni di allarmi antincendio – che in altri tempi sarebbero stati puniti, nel peggiore dei casi, con una visita all’ufficio del direttore. Ora una bizza di un bambino di sei anni o poco più può giustificare un’accusa per un delitto maggiore. Troppo spesso si vedono bambini ammanettati, con i due polsi in una sola manetta.

Il mese scorso, la piccola Desre’e Watson di Avon Park, Florida, fece le bizze a scuola e fu arrestata ed accusata di aggressione contro un funzionario scolastico (un delitto maggiore), alterazione di una funzione scolastica e resistenza contro un agente delle forze dell’ordine (entrambi reati).

L’arresto di Desre’s non è niente di straordinario in Florida. Nel dicembre del 2000, il St. Petersburg Times scriveva: “Attualmente, bambini di 6-7 anni vengono ammanettati, incarcerati e schedati con precedenti criminali permanenti. Più di 4.500 ragazzi sugli 11 anni ed anche meno furono accusati di crimini in Florida durante l’anno fiscale che terminò a giugno”.

Il quotidiano continuò: “Bambini di soli 7 anni passano la notte in centri di detenzione. Ragazzi di soli 10 anni vengono detenuti per un anno o più. E in rari casi, i bambini entrano nel sistema giuridico ad età ancora minori, come un bimbo di 5 anni di St. Petersburg accusato quest’anno di furto con effrazione, e, incredibilmente, nel sud della Florida, un sospettato di delitto di incendio di età prescolastica che dovette a 3 anni seguire un programma di diversione prima del giudizio”.

Nel dicembre 2001, dopo aver arrestato un autistico di 10 anni, che interruppe una lezione di educazione speciale, Rick Hord, del Dipartamento di Sheriff di Okaloosa, Florida, giustificò le sue azioni dichiarando: “Non c’è dubbio che avevamo di fronte a noi tutti gli elementi di un delitto maggiore”.

E non tutti i bambini vengono trattati allo stesso modo! La razza e la classe sociale fanno la loro parte. Come segnalò The Times, “esiste, tra gli arresti dei bambini, una gran differenza secondo la razza – differenza che si fa più acuta man mano che l’età dei bambini diminuisce”. I giovani soggetti ad arresti a “tolleranza zero” sono in tutta la nazione maggioritariamente neri e latini. Nel 2000, secondo il Centro di Giustizia Giovanile della Scuola di Diritto dell’Università di Suffolk (JJC), i bambini afro-statunitensi, che compongono solo un 15% della popolazione giovanile degli USA, reppresentavano un 46% degli incarcerati. Un 52% di questi casi finì davanti ad un tribunale penale adulto. I bambini neri sono incarcerati a un tasso di cinque volte quello dei bianchi, mentre i bambini latini statunitensi nativi sono collocati in istituzioni riformatorie due volte e mezzo più dei bianchi.

Shaquanda Cotton, di quindici anni, fu liberata da una prigione del Texas il 31 marzo, dopo aver compiuto un anno di una possible sentenza di sette. La causa fu aver dato uno spintone ad una maestra ausiliare nella sua scuola. Cotton affermò che l’ausiliare la spinse per prima, quando cercò di entrare a scuola dopo la campanella di inizio. Era passata prima a farsi dare dall’infermiera della scuola una medicina prescrittale per trattare un suo disordine iperattivo causante un deficit di attenzione. Tre mesi prima della condanna di Cotton per l’incidente dello spintone, lo stesso giudice condannò una bambina bianca di 14 anni a un periodo di libertà vigilata per aver interamente bruciato la sua casa.

Queste disparità razziali non si limitano agli stati del sud. Il JJC informò nel 2003: “Mentre la criminalità giovanile in Massachusetts è diminuita costantemente durante gli ultimi otto anni, il tasso al quale i giudici stanno ordinando la detenzione dei giovani è aumentato di un 40%. La frazione dei giovani minori detenuti è aumentata annualmente dal 2001 sia per i ragazzi (da un 57% a un 60% nel 2003) sia per le ragazze (da un 49% a un 54%).

Nell’aprile 2005, Maribel Cuevas, di 11 anni, partecipò ad un bisticcio davanti casa sua a Fresno, California, e tirò una pietra ad un gruppo di ragazzi che gliela aveva precedentemente scagliata addosso, ferendo in fronte Elijah Vang, di 8 anni. Anche se i genitori di Vang non sporsero denuncia, la polizia arrestò la bambina di 8 anni e la portò in un centro di detenzione giovanile per un delitto maggiore di aggressione – trattenendola per cinque giorni prima che venisse liberata con la condizione di portare una cavigliera elettronica che controllava i suoi movimenti.

“Se si fosse trattato di un quartiere di classe media o alta, il risultato sarebbe stato molto diverso,” disse il reverendo Floyd Harris Jr. ai giornalisti dopo aver organizzato una veglia di 100 persone per appoggiare Maribel. “La polizia in questa città non ha lo stesso rispetto per la gente di colore”. Martìn Cuevas, padre di Maribel, commentò: “Non avrà mai fiducia nella polizia dopo quel che le è stato fatto”. E con buone ragioni!

I genitori che si difendono dall’ingiustizia razziale si trasformano spesso in obiettivi per la polizia locale. Il mese scorso, Gerard Mungo Jr., di 7 anni, fu arrestato ad East Baltimore per essersi seduto su una motocicletta da cross, parcheggiata davanti casa sua. Le moto da cross sono illegali a Baltimore. Però, come commentò l’editorialista del Baltimore Sun, Gregory Kane: “c’è un articolo sul Sun di agosto 2002, che dice che la polizia stava detenendo passeggeri diretti a lavoro che circolavano con grossi scooters– proibiti anch’essi le moto da cross nel 2000 – e confiscando i loro veicoli. Questo si chiama trattenere e confiscare, non arrestare i guidatori. L’arresto fu riservato al ragazzo nero di 7 anni di un quartiere povero di East Baltimore..”.

Gerard stette ammanettato per due ore ad una panchina del commissariato mentre la sua moto, che i genitori gli avevano appena regalato per il suo settimo compleanno, veniva confiscata.

Meno di due settimane dopo, la madre di Gerard, Lakisa Dinkins, fu arrestata in dubbie circostanze. Gerard disse ai giornalisti, mentre attendeva di essere liberato: “hanno portato via la mia mamma perchè io ero stato in TV”. Il bambino è troppo giovane per comprendere che sua madre fu scelta per difendere i suoi diritti. Ebbe l’audacia di chiedere al superiore dell’agente di polizia che arrestò Gerard che approvasse il suo arresto (quel che egli fece). E solo poche ore prima del suo arresto, 100 attivisti avevano realizzato una protesta contro l’arresto del bambino davanti casa sua. Quello stesso pomeriggio, la polizia buttò giù la porta di casa della sorella di Dinkins, si suppone alla ricerca di un “sospetto per droga”. Non trovarono droga ma la polizia riunì, nonostante tutto, tutti gli 11 membri della famiglia nella sala per continuare l’interrogatorio. Sembra che uno dei poliziotti riconobbe la madre di Gerard. Lei lo sentì dire al suo superiore ‘Ho la donna il cui figlio di sette anni fu arrestato per essersi seduto su una moto da cross’, ‘Quindi mi arrestarono’, disse.

Dinkins non fu accusata di alcun crimine. Simili tattiche sono utilizzate per intimidire attivisti, però sembrano aver avuto l’effetto contrario in questo caso. “Se vogliono la guerra, Guerra sarà,” dichiarò ai giornalisti Marvin “Doc” Cheatham, presidente della Associazione Nazionale per il Progresso della Gente di Colore di Baltimore, mentre aspettava che liberassero Dinkins dal carcere. “Se questo è per noi l’equivalente dell’ incidente di Rosa Parks, ed è quello di cui ha bisogno la gente per svegliarsi, che ben venga”. [Rosa Parks è la donna che si rifiutò di cedere il suo posto a sedere sull’autobus ad un bianco, dando inizio al boicottaggio degli autobus di Montgomery, Alabama. Diventò un’icona del movimento per i diritti civili e ispirò il film “THE LONG WALK HOME” (in Italia chiamato “Il colore Viola”) n.d.t.]

Sharon Smith è autrice di “Women and Socialism” e di “Subterranean Fire: a History of Working-Class Radicalism in the United States”. Per contattarla scrivete a: [email protected]

Fonte: http://www.counterpunch.org/
Link: http://www.counterpunch.org/sharon04252007.html

25.04.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di VALERIA TADDEI

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