DI DELIO BERARDI
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Ve lo ricordate quel che dicevano i gufi prima delle elezioni? “Roma sarà la tomba dei Cinque Stelle”.
Mi pareva anzitutto uno slogan qualunquista, indice di quella rassegnazione profonda che cova tra la gente comune, quel disincanto paralizzante tinto di realismo per cui…”tanto non cambierà nulla”. E la qual cosa mi riportava ad una icastica frase di Mussolini alla fine dei suoi giorni: “Governare gli italiani non solo è impossibile, è inutile”.
A poco più di due mesi sembrano avverarsi le più fosche previsioni.
Prendo la migliore, per quanto brutale, illustrazione che trovo sui media, quella del Corriere.it di ieri:
«La giunta capitolina perde pezzi. La sindaca Virginia Raggi – su parere dell’Anac – revoca la nomina alla capo di gabinetto Carla Raineri e nel giro di pochi minuti si dimette anche l’assessore al Bilancio Marcello Minenna. Il terremoto si consuma nelle prime ore di giovedì, ma nel pomeriggio si registra un’altra scossa: lascia pure l’amministratore unico di Ama, Alessandro Solidoro, che si era insediato meno di un mese fa, il 4 agosto, in pieno caos rifiuti e dopo settimane di scontro tra il suo predecessore Daniele Fortini e l’assessora all’Ambiente Paola Muraro. Via, infine, i vertici Atac, il direttore generale Marco Rettighieri e l’amministratore unico Armando Brandolese».
Io devo essere franco: non ho capito molto in questa girandola di dimissioni a catena di assessori e manager, di dichiarazioni e controdichiarazioni. Forse è colpa mia… o forse no.
La sensazione apparente è di una faida da basso impero, tipicamente romana appunto.
Al di là del merito e dei motivi degli scontri nella e attorno alla giunta Raggi, quel che non riesco a capire è chi sia al comando del vascello 5 Stelle, e quale sia la sua rotta. Forse è anche per questo che non riesco a capire. Seconda, brutta sensazione: queste faide non riguardano solo la cupola degli amministratori, per ipotesi “quinta colonna” del nemico, ma hanno infettato il gruppo dirigente del Movimento, che scopriamo non solo diviso, ma sbrindellato. |
I cinque dimissionari |
Voglio essere quindi indulgente, voglio dare retta al sospetto che si tratti di sordide imboscate del vecchio ciarpame politico corrotto per azzoppare la Raggi, sputtanare M5S e quindi fermare la sua avanzata.
Poi, però, mi riviene il dubbio: ma se fosse davvero così, perché i 5 Stelle non lo dicono? Perché non passano al contrattacco? Perché non denunciano il complotto ed i suoi artefici?
Abbiamo invece la Raggi che con fare candidamente doroteo ci dice che …tutto va bene madama la marchesa, che non c’è alcuna crisi!
So bene anche io che amministrare una metropoli in una condizione a dir poco drammatica, è ardua impresa. Ma questo lo si sapeva per Dio! E allora, o sei attrezzato, o hai idee chiare sul da farsi, sul necessario radicale repulistiti, su chi mettere ai posti di direzione (è a dir poco ingenuo avere assunto dei manager profumatissimamente stipendiati per poi scoprire che ti giocano contro), oppure è meglio che non ti fai avanti strombazzando che tutto sarà messo a posto con la bacchetta magica della …”onestà” e in forza della propria auto-sufficienza. Un’auto-sufficienza dimostratasi una pia e consolatoria illusione.
Delio Berardi
Link: http://sollevazione.blogspot.it/2016/09/i-cinque-stelle-affogano-nella-palude.html
2.09.2016