I nuovi progetti, tra cui il
film su bin Laden di Kathryn Bigelow, mostrano una pressione sempre maggiore sui produttori per accontentare i militari
DI DAVID SIROTA
www.salon.com
Ieri ho scritto un lungo articolo sul
Sunday Washington Post
per parlare del lascito a lungo termine di “Top Gun“,
un film che ha compiuto venticinque anni quest’estate. Tutto ciò
fa parte di un mio
resoconto prolungato non
ufficiale sui contatti tra militari e intrattenimento, che ho avviato qualche anno fa come parte
di una ricerca per il mio libro Back to Our Future“.
Per troppo tempo i media hanno
ignorato la relazione tra Hollywood e il Pentagono. Essendone a conoscenza,
mi ero immaginato che il mio articolo sul Washington Post sarebbe
svanito nell’etere. Invece, a mia sorpresa, è uscito nella stessa
settimana che il Los
Angeles Times e il Wall Street Journal hanno fornito nuovi dettagli sconvolgenti sul
modo in cui la losca relazione tra Hollywood e il Pentagono stia plasmando
i nuovi standard per la propaganda finanziata dal governo.Hollywood complice come sempre
Intanto, sia il Times che il
Journal ci dicono che la collusione tra i militari e Hollywood –
ci sono anche casi di funzionari del Pentagono che correggono le sceneggiature
– è di nuovo sulla cresta dell’onda, con i nuovi programmi televisioni
e film progettati per celebrare i Navy SEALs. Tutto ciò ci offre
una testimonianza aggiornata del fatto che i maggiori registi di Hollywood
sono sempre più che lieti di modellare ideologicamente i propri film
nella direzione a favore della guerra e del settore militare che il
Pentagono pretende in cambio della possibilità di utilizzare le attrezzature
belliche pagate dai contribuenti.
Il Journal, ad esempio, cita
il regista Peter Berg riferire che il suo prossimo tributo cinematografico
ai SEALs è stato approvato dai dirigenti dello studio in accordo al
Pentagono proprio perché il progetto evita ogni sfumatura sulla politica
della guerra. “L’idea di una bella storia di combattimenti vecchia
maniera, in cui il messaggio è chiaro – noi sosteniamo questi uomini
– era per loro un gran richiamo”, ha riferito, affermando che
il suo film sarebbe stato “un tributo sfrenato al coraggio (dei
SEALs).”
Allo stesso modo, il Times riporta
che, dopo aver analizzato quanto sia inappropriata la collusione tra
Hollywood e il governo per un film che glorifica la missione per assassinare
Osama bin Laden, la regista Kathyrn Bigelow ha pronunciato una propria
difesa, ripetendo che il suo film non oserà sollevare una qualsiasi
delle domande
spinose che il Pentagono
non vuole che vengano poste, tipo se la missione era “solo per
uccidere” e se bin Laden poteva essere catturato. “(La missione)
è stata un trionfo americano, eroico e imparziale, e non ci sono argomenti
per suggerire che il nostro film raffiguri questa enorme vittoria in
altro modo”, sono le sue parole, riassicurando platealmente i funzionari
del Pentagono che lei ha in mente di produrre esattamente quello che
loro desiderano.
Si tratta, ovviamente, dell’effetto
Top Gun in piena attività. Grazie all’accesso, così cruciale
per i registi, alle dotazioni belliche del Pentagono – pagate dai contribuenti
– e che il Pentagono concede in base alla fedeltà dei produttori al
messaggio pro-militarista, registi come Berg, Bigelow e altri sanno
che devono “ottenere la cooperazione [dei militari] o scordarsi
di fare il film”, come ha ben descritto un regista ai tempi di
Top Gun. “Ottenere la cooperazione” significa avere intenzione
di trasformare prodotti per l’intrattenimento apparentemente apolitici
in veicoli totalmente ideologici a favore della propaganda militarista.
Il
Pentagono si sta muovendo per realizzare film
Naturalmente, questo effetto Top
Gun è stato la norma per un lungo periodo e il fatto che sia più
forte che mai non è una gran rivelazione, quanto lo è invece l’altra
parte dell’articolo del Journal, che descrive come il Pentagono
stia cambiando tattica per realizzare il processo di propaganda. Esatto,
invece di aspettare che gli studi di Hollywood adattino i progetti di
collaborazione come hanno fatto in passato, gli ufficiali militari ora
stanno facendo offerte per pubblicizzare il reclutamento grazie a film
fintamente apolitici. Per far questo il Pentagono ora sta utilizzando
i soldati delle forze speciali, pagate dai contribuenti, in veste di
attori. Come riporta il Journal:
Nel
2008 il Navy Special Warfare ha invitato un gruppo di compagnie di produzione
per sottoporre proposte per un progetto di un film
(che) avrebbe glorificato il ruolo dei
SEALs. Gli obbiettivi: intensificare le iniziative per il reclutamento
[…] Il progetto offriva ai produttori l’accesso ai
SEALs così come alle strutture militari.
I
Bandito Brothers di Los Angeles hanno iniziato a fare la spola con
Coronado, in California, il luogo che ospita la base di addestramento
dei SEALs nei pressi di San Diego,
per realizzare interviste con la macchina da presa.
Hanno inizialmente pianificato di realizzare tutto con un copione, poi
hanno ingaggiato gli attori per impersonificare i
SEALs […] (Ma) quando le storie sui
SEALs sono state raccontate di fronte alla camera,
i produttori iniziarono a domandarsi se era il caso di fare dei provini
per interpretare i marinai.
Dopo aver preso una
decisione di gruppo per partecipare, avendo stabilito che il progetto
serviva per il bene dei SEALs, la Marina obbligò
formalmente i marinai a farvi parte.
Quindi, non solo i produttori compiacenti
riescono a ottenere l’accesso ai materiali bellici pagati dai contribuenti,
ma ora riescono a ottenere un sussidio ulteriore sotto forma di soldati
in carne ed ossa, anch’essi pagati dal contribuente, a cui viene ordinato
di fare anche gli attori. Ancora una volta possiamo dedurre che i produttori
di Hollywood riusciranno ad avere queste possibilità fino a che avranno
intenzione di produrre film utili per “incrementare le iniziative
per il reclutamento”, senza porre domande sulla guerra e sul militarismo.
I militari considerano la guerra
come un “prodotto” da vendere
L’intensificarsi delle relazioni
tra militari e intrattenimento, come descritto dal Times e dal
Journal, solleva di nuovo la domanda fondamentale: perché il Pentagono
è sempre così desideroso di usare Hollywood come macchina di propaganda?
La risposta è semplice: in un periodo in cui sempre più statunitensi
stanno mettendo in dubbio i principi fondamentali del militarismo (ad
esempio, le spese per la difesa che mettono a rischio il bilancio, le
guerre e le occupazioni infinite, eccetera), gli ufficiali militari
hanno una gran voglia di reindirizzare l’opinione pubblica in una
direzione a favore del militarismo, e sanno che la cultura popolare
è lo strumento più efficace per raggiungere questo scopo. Perché
la cultura popolare? Perché gli spettatori non pensano che i film e
gli spettacoli alla TV siano ideologici. Ciò significa che il filtro
psicologico degli spettatori di film e di TV verso la propaganda è
spento, rendendola in questo modo sempre più convincente.
Questo è il motivo per cui (come ho riportato in precedenza) il Pentagono ha sponsorizzato il nuovo film
“X-Men”, per poi usarlo per produrre una pubblicità per il
reclutamento che descrive la vita del soldato come sana, divertente
ed eccitante quasi fosse un supereroe. Come ha indicato il Journal,
è incredibilmente efficace:
Gli
spot sono andati in onda nei cinema e i sondaggi realizzati con i ragazzi
dai 17 ai 24 anni che uscivano dal teatro hanno rilevato che le persone
che avevano visto l’annuncio avevano il
25% di probabilità in più di considerare possibile entrare nell’esercito
rispetto a quelli che non lo avevano visto,
secondo l’Ufficiale capo addetto al marketing per l’arruolamento,
Bruce Jasurda.
“Ci viene chiesto tutte le volte,
‘Perché fate pubblicità?’”, dice Jasurda. “Siamo una
nazione in guerra da undici anni, ossia […] il periodo più lungo
in cui l’esercito degli Stati Uniti sia mai stato utilizzato in conflitti
di una certa importanza. L’esercito è sempre presente, la nazione
è sempre stata coinvolta, più a lungo di quanto sia mai successo in
passato […] Questo è il motivo per cui facciamo pubblicità. Vogliamo
assicurarci che le persone comprendano appieno la natura di questo prodotto.
L’esercito è sempre l’ultimo acquisto che viene preso in considerazione.”
Questo è esattamente il modo
in cui il Pentagono considera il militarismo: è una “merce ”
che deve essere venduta grazie alle opere della cultura popolare che
rendono accettabile la guerra e che, allo stesso tempo, aumentano il
numero degli arruolati.
La minaccia posta dalla relazione
tra militari e intrattenimento al Primo Emendamento
Senza dubbio il Pentagono e i suoi
apologhi vorrebbero farci credere che gli ufficiali delle forze armate
hanno tutto il diritto di usare gli armamenti di proprietà pubblica
per poter irradiare la cultura popolare di propaganda militarista. Nei
loro discorsi, sentiremo dire che è nelle prerogative istituzionali
del Pentagono difendere la propria immagine, la propria missione e il
proprio “prodotto”. E questa logica potrebbe funzionare se
il Pentagono fosse un’azienda privata. Ma, lasciando da parte tutte
le amenità su Halliburton e i contractors privati, il Dipartimento
della Difesa non è un’azienda privata.
Invece, anche se è un tabù
dirlo ad alta voce, anche se troppo spesso verrai apostrofato come traditore
anti-patriottico solo per aver menzionato la questione, rimane un fatto
indiscutibile che tutti gli aerei e i carri armati e le navi militari
sono finanziate dai nostri dollari. E, per questa ragione, non sono
beni privati di qualche spin doctor militare, sono solo beni
nostri. Di conseguenza, quando il governo decide di garantire o di negare
l’accesso pubblico a queste proprietà in base all’inclinazione
politica-ideologica di una persona, sta praticamente scavalcando i diritti
del cittadino fissati dal Primo Emendamento.
Il giornalista David Robb, autore di
“Operation Hollywood“, ha spiegato succintamente quest’aspetto
del Primo Emendamento in una precedente intervista rilasciata a Mother Jones:
“Il Primo Emendamento
non dà solo alla gente il diritto di parola;
fondamentalmente, impedisce al governo di favorire una forma di parola
rispetto a un’altra. Nel 1995 abbiamo avuto il caso famoso della Corte
Suprema, “Rosenberger contro la University of Virginia”, che dice:
“La discriminazione contro la parola a causa del suo messaggio
è da ritenersi incostituzionale. È assiomatico che il governo non
possa regolamentare la parola basandosi sul contenuto inerente al messaggio.
Nell’ambito della parola e dell’espressione dei cittadini, le regole
del governo non possono favorire una persona che parla rispetto a un’altra.”
E questo è quello (che il Pentagono)
sta facendo tutti i giorni.”
Il modo per comprendere a pieno perché
tutto questo è inaccettabile è quello di considerare esempi simili.
Immaginate se l’amministrazione Obama non permettesse a un giornalista
di Fox News di partecipare a un comunicato stampa della Casa
Bianca. O immaginate se l’amministrazione Bush non avesse concesso
a un giornalista della MSNBC di far parte degli organi di stampa
sull’Air Force One. In entrambi i casi l’oltraggio sarebbe
evidente e i soggetti perseguitati potrebbero a ragione sostenere che
il governo non ha alcun diritto di garantire o di negare l’accesso
a una proprietà pubblica sulla base delle convinzioni politiche di
un cittadino.
Questo non vuole dire che il Pentagono
non possa o non debba essere coinvolto nel mondo del cinema. Ma serve
solo a confermare quello che J. Hoberman della New York University
disse al Boston Globe nel 2004: “Se
il Pentagono vuole entrare nel business dell’affitto delle
attrezzature per i film, dovrebbe essere disponibile a chiunque voglia
affittare e sia in grado di farlo. È il nostro esercito. Se ti puoi
permettere le tariffe dovresti essere di grado di prendere in affitto”
indipendentemente dalla tua ideologia politica o dalla affiliazione
politica.
Visto che questo non è lo standard
– perché il settore militare usa aggressivamente le nostre proprietà
per una propaganda belligerante – l’economia dell’industria dell’intrattenimento
è scorrettamente incline verso progetti che glorificano il militarismo.
E tutto ciò condiziona il nostro approccio verso la guerra. Solo quando
riusciremo a cambiare questo complesso militar-ricreativo e a
riconoscere le profonde connessioni tra la cultura popolare e il militarismo
potremmo sperare di avere un approccio e una politica per la sicurezza
nazionale più pragmatici e meno bellicosi.
Fonte: The Pentagon’s strengthening grip on Hollywood
29.08.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE