DI PEPE ESCOBAR
Asia Times Online
Il messaggio del Segretario di Stato degli Stati Uniti Hillary “Siamo venuti, abbiamo visto, lui è morto” Clinton al Pakistan è stato essenziale; fate progressi col gasdotto IP (Iran-Pakistan) e vi rovineremo finanziariamente.
Islamabad, con la sua economia in rovina, di stanza nella terra delle interruzioni dell’elettricità e spasmodica per l’energia, ha cercato di discutere. Il più alto funzionario del Ministero del Petrolio e delle Risorse Naturali, Muhammad Ejaz Chaudhry, ha rimarcato che l’IP da un 1,5 miliardi di dollari, lungo 2.775-km, è assolutamente cruciale per la sicurezza energetica del Pakistan.Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. La Clinton ha evocato sanzioni “particolarmente dannose“, legate all’iniziativa di Washington per isolate l’Iran a ogni costo e alla campagna senza esclusione di colpi per costringere in particolare India, Cina e Turchia a interrompere le importazioni di petrolio e gas iraniani.
Visto che Washington è stato impotente a contrastare le mosse del Pipelinestan nell’Asia Centrale – isolando l’Iran e bypassando la Russia – ora è inferocita per impedire in tutti i modi la fondamentale integrazione tra Asia Sud Occidentale e Meridionale, dall’enorme giacimento di gas iraniano South Pars al Belucistan pakistano e alle province del Sindh.
IP, va ricordato, era in origine l’IPI da 7 miliardi di dollari: Iran-Pakistan-India, noto anche come il “gasdotto della pace”. L’India ha svicolato nel 2009 dopo le molestie infinite delle amministrazioni di George W Bush e poi di Barack Obama; all’India è stato offerto l’accesso alla tecnologia per il nucleare civile.
La Cina, da parte sua, sta ancora valutando la possibilità di estendere l’IP fino al porto di Gwadar, per poi attraversare il nord del Pakistan a fianco della strada del Karakorum per arrivare a Xinjiang. La Cina sta già aiutando Islamabad a costruire reattori nucleari civili, per lo sviluppo della sua politica di sicurezza energetica.
ICBC, la più grande banca cinese e primo prestatore mondiale, aveva già le funzioni di consigliere finanziario dell’IP. Ma poi, contemplando le (sanzioni) avvertenze, ha iniziato a “mostrare meno interesse” quando Islamabad ha deciso di dare un’accelerata. ICBC è davvero uscita? Non esattamente. Almeno secondo il portavoce del Ministro pakistano del Petrolio, Irfan Ashraf Qazid: “ICBC è ancora impegnata nel progetto e le trattative sono tuttora in corso.”
Una mega-banca come ICBC, con una miriade di interessi globali, potrebbe essere cauta nello sfidare la macchina sanzionatoria di Washington; ma si possono trovare altre opzioni finanziarie, ad esempio negli accordi con altre banche o a livello governativo con Cina o Russia. Il Ministro degli Esteri pakistano Hina Rabbani Khar è stato molto chiaro. Il Pakistan ha terribilmente bisogno che il gas cominci a fluire dal dicembre 2014.
Islamabad e Teheran si sono già accordate sui prezzi. Il tratto di 900 km iraniano dell’IP è già costruito; quello pakistano sta per iniziare, con la tedesca ILF Engineering. L’agenzia di stampa iraniana IRNA ha riferito che il Pakistan ha annunciato che l’IP è ancora attivo; prevedibilmente, la versione dei media occidentali vedrà i cinesi spaventati e in ritirata.
IPC, c’è nessuno?
Per Washington l’unico modo di procedere è con un altro stratagemma del Pipelinestan, il perennemente inguaiato TAPI (Turkmenistan-Afghanistan-Pakistan-India). Anche assumendo che riesca a trovare i finanziamenti, anche assumendo che i Talebani prenderanno la loro parte (e questo fu il motivo per cui le trattative tra loro e le amministrazioni di Bill Clinton e poi di Bush hanno fallito), e anche assumendo che non verrà ciclicamente bombardato dai mujahideen, il TAPI potrebbe essere pronto, ottimisticamente, per il 2018. E Islamabad semplicemente non può attendere così a lungo.
Come previsto, la campagna anti-IP di Washington è stata incessante, inclusa, naturalmente, la guerra ombra. Islamabad è convinta che la CIA, l’agenzia di intelligence indiana RAW, il Mossad israeliano e il britannico MI-6 abbiano attivamente cospirato per far sì che una sorta di Grande Belucistan si separasse dal governo centrale. Hanno, alla maniera libica, finanziato e armato i combattenti beluci. Non perché amino il loro spirito indipendente, ma per balcanizzare il Pakistan.
Ad aggravare la furia di Washington, l’Iran “isolato”, a proposito, sta per iniziare l’esportazione di altri 80.000 barili di petrolio giornalieri verso il Pakistan, e ha già impegnato 250 milioni di dollari per il tratto pakistano dell’IP.
Quest’ultima cosa potrebbe diventare molto, molto più orribile. Washington non sarebbe frenata nei suoi intenti di schiacciare l’IP. Per l’Iran sotto pressione e un’economia pakistana strangolata – così come quella cinese –, tutto questo ha a che fare con la Rete di Sicurezza Energetica Asiatica.
ICBC potrebbe esserne uscita, più o meno. Ma l’intera faccenda potrebbe diventare ancora più succulenta se Pechino decidesse di entrare in azione, trasformandolo da IP a IPC. Washington avrà le palle per sfidare l’avanzata di Pechino?
Fonte: War, Pipelineistan-style
14.02.2012
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE