Guerra russo-ucraina: l’allargamento del fronte

La quinta battaglia di Kharkov

Big Serge
bigserge.substack.com

Ci sono alcune regioni del mondo che sembrano destinate, per il crudele capriccio della geografia e del caso, a essere perenni campi di battaglia. Spesso queste terre devastate si trovano al crocevia di interessi imperiali, come nel caso dell’Afghanistan o della Polonia, e sono state più volte calpestate da eserciti che andavano da una parte o dall’altra, oppure sono semplicemente afflitte da una governance eternamente instabile o da insanabili conflitti etnici. A volte, tuttavia, è la logica peculiare delle operazioni militari a portare la violenza nello stesso luogo, più e più volte. Una di queste famose vittime è la grande città industriale di Kharkov, nell’Ucraina nord-orientale.

Nata come modesta fortezza nel XVII secolo, Kharkov ha avuto il destino di svolgere un ruolo insolito nella Seconda Guerra Mondiale. La città era diventata una sorta di simbolo di frustrazione per gli eserciti sovietici e tedeschi che si combattevano: era il luogo che entrambi gli eserciti volevano raggiungere, ma che non riuscivano a prendere e tenere. Nel 1941 la città era stata catturata nelle fasi finali della colossale invasione tedesca dell’URSS ed era rimasta occupata per tutto l’inverno. Nel 1942, i dintorni della città erano stati teatro di un’enorme battaglia quando i tedeschi avevano lanciato un’offensiva da Kharkov esattamente nello stesso momento in cui l’Armata Rossa progettava un’offensiva verso di essa. L’anno successivo, la città era stata brevemente riconquistata dall’Armata Rossa mentre inseguiva le armate tedesche in ritirata da Stalingrado, prima di passare nuovamente di mano dopo un tempestivo contrattacco tedesco. Infine, negli ultimi giorni di agosto del 1943, i sovietici avevano definitivamente ripreso la città, iniziando la loro inesorabile marcia verso Berlino.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, nessuna grande città era passata di mano così tante volte come Kharkov, che era stata teatro di almeno quattro importanti battaglie. La crudeltà del destino aveva trasformato Kharkov in una sorta di punto culminante reciproco, il punto sulla mappa oltre il quale entrambi gli eserciti avevano ripetutamente trovato difficoltà ad avanzare.

Dicono che la storia non si ripeta, ma faccia la rima [Citazione di Mark Twain, N.D.T.]. La posizione strategica di Kharkov, come grande centro urbano che blocca l’ansa interna del fiume Donets settentrionale, non è cambiata molto negli ottant’anni trascorsi dall’ultima volta che i sovietici e i tedeschi avevano combattuto nelle foreste di questa zona e l’Oblast di Kharkov sta diventando ancora una volta la corda di un mortale gioco di tiro alla fune. L’area era stata brevemente invasa dall’esercito russo nelle prime settimane dell’Operazione Militare Speciale e i russi vi avevano stabilito una linea difensiva per coprire l’avanzata sul saliente di Lugansk. Più tardi, nello stesso anno, Kharkov era diventata la scena del più importante successo militare degli ucraini, quando avevano superato le sottili difese russe ed erano arrivati fino al fiume Oskil. Ora i russi sono tornati, lanciando un nuovo attacco nell’Oblast di Kharkov il 10 maggio. In città si sente ancora una volta il rombo del cannone .

Il fronte settentrionale

Capisco l’impulso a disegnare “grandi frecce”, come si dice in gergo. Molti sono frustrati dal ritmo della guerra e dalla natura posizionale dei combattimenti, e quindi l’apertura di un nuovo fronte da parte della Russia sembrerebbe un’opportunità per sbloccare la linea del fronte e ripristinare le operazioni mobili. Penso che questo sia sbagliato per diverse ragioni e, più in generale, penso che sia ancor più sbagliata l’idea che i russi stiano facendo una sorta di avanzata seria su Kharkov. In realtà, è vero il contrario: è probabile che i russi cercheranno di evitare di combattere nelle vicinanze di Kharkov. Dall’altra parte dello spettro ci sono quelli che etichettano la nuova offensiva come una “finta”, il che è sbagliato sia come fraintendimento della nomenclatura militare che delle intenzioni russe.

Innanzitutto, chiariamo cosa sia una “finta” e vediamo come essa non si applichi affatto all’operazione russa di Kharkov. Una finta si riferisce ad una manovra ingannevole o distraente progettata per disturbare il processo decisionale del nemico o per portarne le forze fuori posizione. Non è quello che sta accadendo qui, per due motivi. In primo luogo, l’operazione Kharkov è un attacco reale che coinvolge forze russe significative. La Russia ha attualmente due corpi d’armata in quest’area di operazioni – l’11° e il 44°, insieme a elementi della 6° Armata d’Armi Combinate e della 1° Armata corazzata della Guardia. Si tratta di un raggruppamento molto forte: gli ucraini, come risposta, sono ovviamente costretti a spostare le proprie forze e lo fanno non perché sono stati ingannati, ma perché i russi costituiscono una seria minaccia che giustifica una risposta. In secondo luogo (come vedremo tra poco), si tratta di un’operazione che ha la possibilità di fungere da supporto alle operazioni della Russia sul fronte di Oskil (intorno a Kupyansk).

In altre parole, non si tratta di un inganno o di una finta, ma di un vero e proprio fronte che costringe l’Ucraina a riallocare le proprie risorse. Estendendo il fronte, [i russi] stanno attirando le riserve ucraine e le stanno fissando sul posto – ne parleremo più avanti. Ma il nuovo fronte è molto più di una semplice distrazione.

Per avere un quadro della situazione può essere utile guardare una mappa schematica dell’area. Ci sono ovviamente molti ottimi mappatori, come Kalibrated e Suryiak, che fanno un ottimo lavoro di geolocalizzazione delle operazioni belliche e di demarcazione delle linee del fronte, ma un inconveniente che accomuna tutti è l’utilizzo di Google Maps come base, che può far apparire il tutto piuttosto disordinato. In questo caso, una visione più minimalista può aiutarci a capire cosa sta succedendo.

In questo momento, le operazioni russe sono dirette a due città vicine al confine: Volchansk e Lypsti. Vediamone il significato.

La prima cosa da notare è che Volchansk si trova sulla sponda orientale del fiume Donets, cioè sul lato di Kupyansk e non su quello di Kharkov. La spinta iniziale russa è riuscita a tagliare Volchansk dalla riva occidentale del fiume e questo significa che la via principale per le forze dell’AFU per arrivare alla città è l’arteria che corre verso nord e che attraversa il fiume a Staryi Saltiv. Tuttavia, l’11 maggio i russi sono riusciti a distruggere il ponte di Staryi Saltiv. C’erano solo due ponti sul Donets nel raggio di 30 miglia da Volchansk; uno è stato fisicamente bloccato dai russi dopo la cattura del villaggio di Staritsa, e l’altro è distrutto. La Russia ha anche colpito diversi ponti secondari sul fiume Volchya, impedendo agli ucraini di spostare in modo efficiente le riserve ai fianchi di Volchansk.

Questo ha messo l’AFU in una vera e propria difficoltà. Per far arrivare i rinforzi a Volchansk, sono costretti a seguire un percorso tortuoso (attraversando il Donets vicino a Chuguiv) e a percorrere una strada ben sorvegliata, dove sono estremamente vulnerabili al fuoco russo. In sostanza, Volchansk è diventata uno spazio di battaglia isolato dove le riserve ucraine possono essere martellate durante la marcia di avvicinamento. Le perdite ucraine geolocalizzate da LostArmor lo confermano, con i mezzi distrutti concentrati sulla strada principale di avvicinamento.

I riscontri geolocalizzati di LostArmor mostrano l’aumento delle perdite ucraine sulla strada per Volchansk.

Questo ha trasformato Volchansk in uno spazio di battaglia molto ben delineato, con la Russia che è riuscita a biforcare parzialmente il fronte lungo il fiume Donets. Nel frattempo, l’avanzata russa su Lyptsi ha un importante ruolo di supporto, in quanto consentirà all’artiglieria a tubo russa di arrivare a tiro della città di Kharkov.

L’Ucraina deve ovviamente difendere questo fronte. La maggior parte delle forze russe in questo raggruppamento sono ancora di riserva, ed è molto chiaro che l’AFU non può semplicemente permettere ai russi di aprirsi gratuitamente una porta sul retro per Kupyansk. Tuttavia, nel breve termine, per l’AFU questa è una difesa costosa, perché la disposizione dello spazio di battaglia e le corsie di avvicinamento [obbligate] per le loro riserve permettono alla Russia di combattere un’efficace battaglia di interdizione. L’esercito ucraino, semplicemente, non ha un accesso stradale adeguato a Volchansk per poter tenere la città a lungo.

In sintesi, la riapertura del fronte settentrionale non segna un cambiamento qualitativo nella condotta della guerra, ma crea un forte stress per l’AFU. La Russia non sbloccherà improvvisamente il fronte e non comincerà con le operazioni mobili. Questa è ancora la stessa guerra degli ultimi due anni, con combattimenti posizionali metodici e capacità di attacco paralizzanti. Ma il fronte di Kharkov serve una serie di interessi russi e sostiene i seguenti obiettivi:

1. Allungare il fronte lateralmente per indebolire la forza ucraina e attirare le riserve dell’AFU.

2. Combattere una battaglia di interdizione, colpendo le forze dell’AFU mentre si dispiegano sulla sponda orientale del Donets e degradando la capacità dell’Ucraina di sostenere le proprie difese.

3. Mettere l’AFU intorno a Kharkov sotto il fuoco dell’artiglieria a tubo.

4. Più a lungo termine, sfruttare il fronte isolando il raggruppamento ucraino intorno a Kupyansk.

L’aspetto più importante di tutto questo, tuttavia, è la capacità di costringere gli ucraini ad impegnare risorse preziose *e* poterle distruggerle in modo efficiente, costringendoli ad alimentare le unità in un’area di combattimento isolata sulla sponda orientale del Donets. La capacità dell’Ucraina di generare nuove forze e fornire rimpiazzi sta raggiungendo i suoi limiti, con la mobilitazione che copre forse solo il 25% delle perdite. Budanov ha lamentato l’assenza di riserve e l’Ucraina ha iniziato a implorare il dispiegamento di addestratori militari occidentali per accelerare la mobilitazione e il dispiegamento.

Per la Russia, quindi, è molto importante impedire all’Ucraina di utilizzare al meglio le proprie risorse, il che significa attirare il maggior numero possibile di mezzi dell’AFU in battaglie ben strutturate. Kharkov sarebbe un esempio ideale, con un significativo punto di pressione operativamente aperto, in modo che l’AFU sia costretta a incanalare le forze in una fornace. L’apertura di un ulteriore fronte a Sumy avrebbe un effetto simile.

Il problema più grande per l’Ucraina, dal punto di vista della generazione di forze, è la crescente dipendenza da un piccolo gruppo di brigate di prima linea, che vengono costantemente spostate sul fronte per spegnere gli incendi e per far fronte a compiti di combattimento urgenti. L’esempio più noto è quello della 47a Brigata meccanizzata, che era stata al centro della fallita controffensiva ucraina di Zaporizhie prima di essere spostata ad Avdiivka, dove era stata al centro della feroce, ma fallimentare, difesa ucraina. Ora, la 47° è sempre più incapace di combattere e il tentativo malriuscito di ritirarla dalla linea per un necessario riallestimento ha portato alla disfatta di Ocheretyne, dove le forze russe hanno sfruttato un vuoto incolmabile nella linea ucraina.

La riapertura del fronte di Kharkov crea un’altra emergenza che risucchia queste unità di prima scelta. La 93esima brigata meccanizzata è già stata inviata nell’area di Volchansk – o almeno, alcuni elementi di essa, dato che alcune unità della brigata sembrano ancora combattere intorno a Chasiv Yar nel Donbass. In totale, il nuovo fronte di Kharkov sembra aver assorbito quasi 30 battaglioni ucraini, pari a quasi il 10% della forza di prima linea dell’AFU (sulla base della stima di 33 divisioni equivalenti di cui avevo parlato qui).

Il punto più generale è che la generazione di forze nettamente superiore della Russia le permette di accelerare l’esaurimento della potenza di combattimento dell’Ucraina in due modi. In primo luogo, allargando il fronte può creare un numero sempre maggiore di punti caldi che costringono ad un rapido rimescolamento delle principali unità ucraine; in secondo luogo, la semplice estensione del fronte attivo può costringere l’Ucraina ad alimentare più rapidamente il fronte con personale appena mobilitato.

Il pasticcio di Ocheretyne ne è il miglior esempio. Questo settore era originariamente sotto il controllo della 47° Meccanizzata – un tempo una risorsa di primo piano, ora un guscio vuoto. Quando il tentativo di sostituire la 47° ritirandola dal fronte era andato terribilmente male, come aveva fatto l’AFU a colmare la lacuna? Facendo entrare di corsa la 100ª Brigata meccanizzata, un’unità costituita meno di un mese prima e che non aveva ancora ricevuto le armi pesanti tipiche di una formazione meccanizzata.

Questo tipo di emergenze si sommano ad un’erosione continua della potenza di combattimento presente e futura dell’AFU; mantenere per mesi la 47° in un combattimento ad alta intensità ha degradato una risorsa critica e il conseguente squarcio nella linea ha costretto l’AFU a inviare prematuramente in combattimento una brigata embrionale, bruciandone il futuro.

In condizioni come queste, diventa francamente insensato tracciare il percorso dell’Ucraina sul terreno. Un esercito che si trova in un costante stato di reazione alle emergenze può continuare solo per un po’ prima di smettere di reagire del tutto e un esercito che è costantemente costretto a spostare le sue brigate migliori e a schierare unità impreparate per tamponare le falle non potrà mai riguadagnare l’iniziativa. Non ha la capacità di accumulare risorse e rimane in uno stato permanente di reattività e di terribile, terribile agitazione. In definitiva, si tratta di un esercito con gravi limitazioni di risorse e nessuna capacità di conservarle.

In effetti, stiamo assistendo ad un’inversione di tendenza rispetto agli eventi dell’autunno 2022, quando l’esercito russo era stato costretto ad accettare un accorciamento radicale del fronte, ritirandosi dalla riva occidentale di Kherson e venendo espulso dall’oblast’ di Kharkov. In quel caso, era stata la Russia ad avere una generazione di forze inadeguata. La differenza è che la Russia ha una marcia in più – una mobilitazione non sfruttata e un’economia di guerra che le dà la prospettiva di un aumento a lungo termine della potenza di combattimento. L’Ucraina non ha una marcia in più. Inoltre, l’Ucraina non ha la capacità di accorciare il fronte. La Russia era stata in grado di ritirarsi da ampi settori dello spazio di battaglia per allocare in modo più efficiente le risorse. L’Ucraina non può farlo, perché rinunciare a settori del fronte significherebbe lasciare che l’esercito russo si apra la strada su ampie zone del Paese. La Russia ha la capacità di accorciare e allargare il fronte a suo piacimento, l’Ucraina no. Questa asimmetria strategica fondamentale è semplicemente la realtà di un Paese ormai sopraffatto che combatte sul proprio territorio.

È possibile che la Russia allunghi ulteriormente il fronte con un’incursione simile nell’oblast’ di Sumy – in ogni caso, è altamente improbabile che si assista ad un serio sforzo per catturare Sumy o Kharkov. Lo scopo principale di questi fronti sarà quello di fissare in loco le riserve ucraine e limitare la capacità dell’Ucraina di reagire su altri fronti. Questa guerra non sarà vinta o persa a Kharkov, ma nel Donbass, che rimane il teatro decisivo.

Attualmente sembra che ci troviamo nella fase preparatoria di un’offensiva estiva russa nel Donbass, che (probabilmente, tra le altre cose) sarà caratterizzata da una spinta russa sulla città di Konstyantinivka. Si tratta dell’ultima grande area urbana che impedisce l’avanzata verso Kramatorsk-Slovyansk da sud (ricordando che queste due città gemelle costituiscono l’obiettivo finale della campagna russa nel Donbass). Vediamo brevemente come si presentano le linee di contatto e di avanzata su questo fronte.

Lo sviluppo dell’avanzata russa è già abbastanza chiaro ed è stato facilitato dal temporaneo collasso ucraino che ha permesso alla Russia di catturare Ocheretyne in pochi giorni. Konstyantinivka (circa 70.000 abitanti prima della guerra) si trova al centro di un’avanzata russa a tenaglia da Ocheretyne e dall’area di Bakhmut, e l’operazione russa che si sta delineando qui promette diversi vantaggi importanti.

L’avanzata russa da Ocheretyne avrà come obiettivo l’autostrada che collega Konstyantinivka e Pokrovsk. Quest’ultima città è uno degli snodi di transito più importanti del Donbass (la mappa mostra la ragnatela di autostrade che la attraversano, come i raggi di una ruota). Vista la natura di Pokrovsk come hub operativo, la Russia non ha bisogno di catturarla per renderla sterile; semplicemente trasformare Pokrovsk in una città di prima linea, con le forze russe che controllano le autostrade verso est, sarà sufficiente a neutralizzarla e ad ostacolare i rifornimenti ucraini nella regione. Ocheretyne serve anche come rampa di lancio per avvolgere parzialmente (o forse completamente) le difese di Toretsk-New York.

Toretsk e New York sono entrambi insediamenti pesantemente presidiati e molto ben fortificati. Sono sotto il controllo dell’esercito ucraino fin dal 2014 e, di conseguenza, sono tra le posizioni meglio fortificate sulla mappa. La Russia punterà chiaramente ad evitare un assalto frontale ed è ben posizionata per farlo. Può avanzare da Ocheretyne e Klischiivka e avvicinarsi obliquamente all’agglomerato di Toretsk, portandolo in una sacca di fuoco e costringendo l’Ucraina a decidere se destinare risorse alla sua difesa.

In breve, mi aspetto che la Russia inizi un’operazione estiva con Konstyantinivka come centro di gravità, con l’obiettivo di catturare Chasiv Yar da usare come piattaforma di lancio contro il fianco settentrionale di Konstyantinivka, interrompendo al contempo l’autostrada per Pokrovsk con un’avanzata da Ocheretyne. Il movimento, concentrato su Konstyantinivka, aggirerà naturalmente la posizione di Toretsk.

Operazioni estive russe previste, asse di Konstyantinivka.

Tenete d’occhio il premio, come si suol dire. Il fulcro delle operazioni russe continua ad essere l’avanzata verso Kramatorsk e Slovyansk, nonostante le nuove estensioni del fronte a Kharkov (e potenzialmente a Sumy). Allargando il fronte, tuttavia, la Russia sta sinergizzando in modo potente due delle asimmetrie critiche di questa guerra: il fatto che l’Ucraina deve difendersi su tutti i fronti (la Russia no) e che l’esercito russo dispone di ingenti riserve (l’Ucraina no). L’AFU non ha il lusso, di cui aveva goduto la Russia nel 2022, di potersi ritirare da ampi settori del fronte. È obbligato a rispondere a tutto, a costo di denudare la propria forza e di svuotare le proprie posizioni in altri settori.

Lo scossone ai posti di comando

L’estensione del fronte russo ha coinciso con due importanti eventi politici abbastanza strani, un’elezione che si è svolta e una che non si è svolta. Vladimir Putin è stato velocemente rieletto a Presidente della Russia e – nonostante tutte le lamentele sui media statali e sulla cultura politica regolamentata della Russia, gli osservatori occidentali hanno dovuto ammettere a malincuore che la guerra in Ucraina ha effettivamente rafforzato la popolarità di Putin. Contemporaneamente, il mandato legale di Zelensky è scaduto dopo l’annullamento delle elezioni ucraine, apparentemente a causa dello stress della guerra.

La rielezione di Putin ha portato quasi immediatamente ad un sostanziale riassetto della leadership della sicurezza nazionale russa, seguito da una serie di arresti attualmente in corso nel corpo degli ufficiali russi. Consideriamo brevemente il significato di questi cambiamenti.

La mossa principale, ovviamente, è stata la sostituzione del Ministro della Difesa Sergei Shoigu con Andrei Belousov. Belousov è un economista e un tecnocrate di professione, che in precedenza deteneva il portafoglio dello sviluppo economico. Shoigu è stato spostato alla segreteria del Consiglio di Sicurezza dello Stato, un ruolo ancora significativo, e sarà responsabile del coordinamento degli organi di sicurezza della Russia. Il fatto che Shoigu mantenga un ruolo di rilievo significa che la sua rimozione dal Ministero della Difesa non è del tutto una bocciatura, ma Belousov è stato chiaramente introdotto per un motivo particolare.

Andrei Belousov

Il problema di fondo, in quanto tale, è che la spesa russa per la difesa è aumentata drasticamente mentre permangono problemi di corruzione (in particolare negli appalti). Non è il caso di idealizzare ingenuamente lo Stato russo: la corruzione, pur essendo certamente calata rispetto ai disastrosi anni ’90, rimane una spina nel fianco del buon governo, come in quasi tutti gli Stati post-sovietici.

Il problema evidente per la Russia è che la posta in gioco è, ovviamente, molto più alta in tempo di guerra e l’aumento del bilancio della difesa rende più difficile controllare queste perdite. Allo stesso tempo, la Russia ha bisogno di tracciare una politica militare-industriale sostenibile mentre la spesa per la difesa è cresciuta fino a circa il 7% del PIL. Da qui la scelta di Belousov, un uomo noto per essere un vero devoto e credente dello Stato, che vive uno stile di vita modesto e che è considerato essenzialmente impervio alla corruzione. L’avvio quasi istantaneo di un’epurazione ad alto livello di ufficiali del Ministero della Difesa, accusati di corruzione, segnala un simile cambiamento di rotta.

C’è però un altro aspetto di questi arresti anti-corruzione che viene trascurato. La maggior parte delle analisi occidentali considera questi arresti come una “purga” di stampo staliniano, forse un tentativo di Putin di rimuovere i “lealisti di Shoigu” dal ministero della Difesa. In questo quadro, Putin – come Stalin – avrebbe paura di un centro di potere rivale controllato da Shoigu e avrebbe cercato di neutralizzare questa minaccia immaginaria cambiando incarico a Shoigu e arrestando i “suoi uomini”. Io credo che la spiegazione sia diversa e più diretta. Putin ha parlato ripetutamente del suo desiderio di promuovere un nuovo gruppo dirigente russo composto da collaudati veterani della SMO in Ucraina. Dietro il particolare linguaggio politico russo c’è un’ovvia verità: per la prima volta nell’era post-sovietica, la Russia ha un crescente bacino di ufficiali esperti e temprati in battaglia da promuovere. Gli ufficiali arrestati rappresentano una classe di carrieristi da tempo di pace, cresciuti in modo morbido e corrotto grazie alla generosità del Ministero della Difesa. Sotto Belousov, è chiaro che il Ministero della Difesa deve essere rifatto con una leadership composta da comandanti collaudati in Ucraina. Vogliono un apparato di difesa più snello e risparmioso, guidato da ufficiali promossi in tempo di guerra. Chi può biasimarli?

La squadra di Putin punta chiaramente a mettere l’economia di guerra su una base sostenibile, il che significa controllare i costi, economizzare le risorse e dare un giro di vite alla corruzione. Ci sono, tuttavia, alcuni segnali contrastanti su come potrà avvenire tutto questo. Belousov è noto per essere un sostenitore del ruolo dello Stato come motore della politica industriale – alcuni hanno interpretato questo come una transizione verso un’economia di guerra perenne, con la spesa militare come motore economico critico nel lungo periodo. Secondo me è vero il contrario. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha osservato che la spesa per la difesa della Russia è salita a livelli che non si vedevano dalla fine dell’era sovietica e ha parlato della necessità di monitorarla. Peskov ha osservato che “è molto importante mettere l’economia della sicurezza in linea con l’economia del Paese” – in pratica una dichiarazione ufficiale che la spesa per la difesa è molto più alta di quanto il governo vorrebbe nel lungo periodo.

L’immagine che ho in mente è quella di una spesa per la difesa che aumenta in modo incontrollato, mentre la Russia dà il via alla sua economia di guerra, con Shoigu che supervisiona una sorta di grande abbuffata. Belousov viene ora chiamato a tagliare e risparmiare; in quanto tecnocrate civile, non è legato a nessuna delle cricche militari-industriali e avrà il contrappeso politico necessario per gestire la fase di taglio.

In parte si tratta di un procedimento abbastanza standard: un nuovo management per una fase di ristrutturazione; qualcuno abbastanza distaccato da effettuare tagli spassionati. Negli Stati Uniti, ad esempio, dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’amministrazione Truman aveva effettuato una serie di cambiamenti di personale ai vertici nel tentativo di smobilitare rapidamente dall’economia di guerra e riportare le spese sotto controllo. Il Segretario alla Difesa Louis A. Johnson, ad un certo punto, aveva addirittura ipotizzato l’abolizione totale del Corpo dei Marines. La differenza nel caso della Russia, ovviamente, è che si trova ancora in uno stato di guerra. Normalmente si potrebbe ritenere poco saggio cambiare cavallo a metà strada, ma la squadra di Putin ritiene chiaramente che la situazione sul campo sia abbastanza favorevole (con Gerasimov che mantiene il suo posto di capo di Stato Maggiore) e che la necessità di contenere le spese sia abbastanza pressante da sentirsi a proprio agio nel mettere un economista a capo di un apparato di difesa in tempo di guerra.

Suonare il rock nel mondo libero

Mentre Putin riorganizzava il suo gabinetto e dava il via ad arresti di alto profilo con l’accusa di corruzione, a Kiev si svolgeva un altro tipo di spettacolo. Il Segretario di Stato americano Antony Blinken era in città e dilettava gli spettatori con il suo talento musicale preternaturale, suonando successi come “Rockin in the Free World“.

Il “mondo libero”, come si considera il blocco atlantico, rimane fondamentale per il conflitto ucraino, in quanto motore materiale e fiscale della capacità dell’Ucraina di rimanere in lotta. A parte il Cremlino, il governo americano è l’attore decisivo in Ucraina e la posizione della politica americana è sempre tra le nostre principali considerazioni.

Un vero tipo in gamba.

Credo che valga la pena riflettere sul modo in cui la politica americana è cambiata nei confronti dell’Ucraina. Lentamente ma inesorabilmente, gli Stati Uniti hanno superato tutte le limitazioni che si erano autoimposti sugli aiuti all’Ucraina. Ora sembra assurdo, ma non molto tempo fa il Pentagono era stato irremovibile sul fatto che i carri armati americani non sarebbero stati inviati a Kiev. C’erano state esitazioni simili sui caccia F-16 e sui sistemi ATACM. Tutti questi limiti sono stati alla fine superati. Siamo arrivati al punto che quando Washington dice che un sistema è off limits, significa che l’Ucraina deve solo aspettare ancora qualche mese.

Ora siamo arrivati a un punto in cui uno degli ultimi tabù americani rimasti – l’uso di armi occidentali per attaccare il territorio russo prima della guerra – viene messo in discussione, con i Repubblicani del Congresso e il Segretario di Stato Blinken che sollecitano l’amministrazione Biden a dare il via libera.

Questo sembra essere stato stimolato almeno in parte dal nuovo fronte russo di Kharkov, e dal fatto che la leadership ucraina si è lamentata di non essere in grado di interrompere i preparativi bellici russi a causa delle regole americane che vietano di colpire il territorio russo. Questo, ovviamente, non è vero: l’Ucraina ha colpito l’oblast’ di Belgorod per molti mesi e si è persino detta orgogliosa di aver “portato la guerra a casa” della Russia. Siamo intrappolati in una dicotomia narrativa in cui ci si vanta regolarmente del successo del programma di attacchi dell’Ucraina contro obiettivi nelle retrovie strategiche russe, eppure dobbiamo credere che ai russi sia stato permesso di insediarsi indisturbati nell’operazione di Kharkov perché l’AFU non è autorizzata a sparare all’interno della Russia. È quantomeno strano.

Ad ogni modo, i precedenti dimostrano che il governo americano cede inesorabilmente ad ogni richiesta ucraina, se gli si concede abbastanza tempo. Abrams, F-16, ATACM – l’Ucraina finisce sempre per ottenere ciò che chiede. Sembra probabile che, tra non molto, arriverà la benedizione formale americana per accelerare gli attacchi all’interno del territorio russo. Saranno colpite strutture all’interno della Russia. La risposta del Cremlino lascerà senza parole e farà infuriare i suoi sostenitori su Internet.

Il problema per l’Ucraina è che tende a concentrarsi in modo maniacale su “grandi voci” simboliche che non migliorano la sua più ampia crisi strategica. La licenza di lanciare ATACM contro obiettivi all’interno della Russia non è una panacea per il problema più grande dell’Ucraina. L’Ucraina ha già dimostrato di essere in grado di colpire le risorse strategiche russe – installazioni navali, radar e batterie di difesa aerea. I successi dell’Ucraina in questi attacchi si sono susseguiti mentre l’Occidente ne ha rafforzato la capacità di attacco con Storm Shadows, ATACM e altro. Eppure, l’Ucraina continua a cedere terreno nel Donbass a causa una carenza sempre più grave di risorse di prima necessità per la guerra, come la fanteria.

La traiettoria della guerra suggerisce che il blocco NATO farà tutto ciò che è in suo potere per sostenere le capacità di attacco dell’Ucraina e che l’Ucraina continuerà a dare la caccia ad obiettivi strategici di alto profilo, anche se continuerà ad essere fatta a pezzi nel teatro critico, che è il Donbass. Quando l’AFU sarà finalmente stata espulsa dalle sue ultime roccaforti lungo la linea – perdendo Kramatorsk e Slovyansk, schiacciata fuori dall’Oblast di Donetsk meridionale e costretta a tornare sulla sponda occidentale dell’Oskil – la tentazione di Kiev sarà quella di incolpare l’Occidente – che ha dato troppo poco, troppo lentamente e troppo tardi. Questa è una bugia che non deve essere lasciata passare. Il blocco NATO, praticamente senza eccezioni, ha dato all’Ucraina tutto ciò che aveva chiesto. Solo che non è servito.

Big Serge

Fonte: bigserge.substack.com
Link: https://bigserge.substack.com/p/russo-ukrainian-war-widening-the
25.05.2024
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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