Di Katia Migliore per ComeDonChisciotte.org
Il Governo Meloni è sotto la bufera MES, e non pare azzardato dire che ne sia a rischio la tenuta.
La lettera del MEF presieduto da Giorgetti, quota Lega, che di fatto spinge verso la ratifica della riforma del MES, ha completamente scombinato i piani di Palazzo Chigi, che del Fondo voleva, e vuole tuttora, farne una sorta di moneta di scambio in Europa a favore della modifica del Piano di Stabilità. Qualcuno della Lega si è affrettato a dichiarare, nelle ultime ore, che i Parlamentari sono pronti a eseguire gli ordini di Meloni. Ma si tratta, nella sostanza, di prendere tempo, mentre molti osservatori danno per scontata la ratifica da parte dell’Italia. Le pressioni straniere sono molteplici, e la nostra classe politica come al solito non sembra essere in grado di prendere delle decisioni che siano effettivamente a favore degli interessi della nostra Nazione. In barba ai proclami elettorali sovranisti. Ma è bene ricordare perché la ratifica del MES sia nella sostanza il suicidio del nostro Paese.
Il Meccanismo europeo di stabilità (European Stability Mechanism, ESM, o anche Fondo salva-Stati) viene istituito mediante un trattato intergovernativo nel 2012, a cui aderisce anche l’Italia dell’allora Governo Monti, sotto la Presidenza di Giorgio Napolitano. Nasce con la funzione di concedere assistenza ai paesi membri che trovino temporanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato, alla fondamentale condizione che il loro debito pubblico sia considerato sostenibile. Il fondo è gestito dal Consiglio dei governatori formato dai ministri finanziari dell’area euro, da un Consiglio di amministrazione e da un Direttore generale, oltre che dal commissario UE agli affari economico-monetari e dal presidente della BCE nel ruolo di osservatori.
Il MES ha un capitale sottoscritto di circa 700 miliardi, di cui 81 sono stati versati. L’Italia ha sottoscritto il capitale per un contributo totale di 125,3 miliardi, versandone “appena” 14,3.
Nel gennaio del 2021 viene promossa una riforma che prevede la possibilità per il MES di fornire una rete di sicurezza finanziaria al Fondo di Risoluzione comune per le banche. Comprensibile cambiamento di fronte: la situazione dei mercati e le crisi bancarie negli Usa, in Svizzera (Credit Suisse) e la posizione di alcuni istituti tedeschi hanno alzato il livello di allarme anche in Europa dove, con il continuo aumento dei tassi di interesse, le cose potrebbero complicarsi ulteriormente: il MES avrebbe dunque la funzione di salvagente per le banche.
E qui sorge il primo problema. Perché a fronte di un grosso debito da risolvere per le banche estere l’Italia sarebbe costretta a tirar fuori il mancante per arrivare alla quota di contributo prevista, ovvero 111 miliardi, per pagare i loro creditori. In sette giorni, si badi bene, se richiesto. Semplificando: pagare i loro debiti coi soldi nostri.
Quindi in pratica il MES consiste per lo Stato aderente nell’impegnarsi ad avvallare pro quota una cambiale in bianco, a discrezione di terzi, indebitandosi per pagare a condizioni da definire. Da altri, s’intende. Non in Italia, naturalmente.
Se infatti una grande banca tedesca o francese dovesse essere in difficoltà, i rispettivi governi potrebbero decidere di mettere il costo in comune, via MES. Come con la Grecia, ricordate? I crediti inesigibili verso Atene delle banche tedesche e francesi vennero ripianati con l’EFSF (European Financial Stability Facility), “antenato” del MES, finanziato anche con 40 miliardi di soldi nostri, presi agli Italiani da Monti con IMU e Fornero.
Il Fondo salva-Stati concede le sue linee di credito «a condizionalità semplificata» solo ai Paesi che hanno rispettato il 3% del deficit/Pil e sono sotto il 60% di debito/Pil nei due anni precedenti. Perciò l’Italia non potrebbe mai accedervi. Quindi per Roma sarebbero aperte solo le porte delle linee di credito «a condizionalità rafforzata», cioè l’Euro-Troika composta da MES, Bce e Commissione in casa una volta richiesta l’assistenza, politiche di austerity annesse.
Fedriga: “Ratificare il Mes non vuol dire usarlo”.
Altro problema: non dipende dall’Italia attivare il MES. Tu consegni le chiavi di casa a qualcuno, quel qualcuno si sente in diritto di entrarci quando vuole. Perciò, ad esempio, se le banche estere si dovessero indebitare per finanziare le banche ucraine o fondi che investono in Ucraina, poi l’Italia potrebbe essere costretta a coprire pro quota i loro debiti, attingendo ancora una volta ai risparmi degli italiani.
Il MES è “un meccanismo che ha bisogno di essere ratificato da tutti i Paesi”. La Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola
Non è così. Oggi è pienamente in vigore un Trattato ratificato dal nostro Parlamento a luglio 2012, che consente a tutti gli Stati dell’Eurozona di accedere a due linee di credito (una precauzionale, l’altra a condizioni rafforzate). Ricordiamo che quella a condizioni rafforzate, “alla greca”, è connessa al programma di aggiustamento macroeconomico che metterebbe in ginocchio lo Stato che ne usufruirebbe. Il Trattato, va ribadito, è pienamente attivo, non sospeso da alcuna ratifica, che riguarda solo la riforma attuata nel 2021, peraltro già firmata dal nostro Paese. Pertanto, la narrazione per cui è necessario che anche l’Italia ratifichi il “nuovo” MES altrimenti gli altri Stati non vi possono accedere, è una bugia bell’e buona: la non entrata in vigore del trattato modificato, infatti, non implica un’estinzione del MES, che continua a esistere e continua a operare in base al testo originario. In definitiva, un eventuale no dell’Italia non cancellerebbe la presenza del MES dal quadro della governance europea.
Insistere continuamente da parte delle autorità su questo punto significa ammettere implicitamente che sta per saltare qualche banca europea e bisogna ricorrere all’estremo strumento di salvataggio. Scommetteremmo su qualche grande banca tedesca al limite del default che aspetta solo la ratifica per aprire il vaso di Pandora del dissesto finanziario.
La questione del #Mes “si risolve inserendola in uno SCENARIO AMPIO” che prende in considerazione anche il “completamento dell’unione bancaria e il ritorno del patto di stabilità. Bisogna RAGIONARCI BENE, non sono dettagli”. Così il ministro per gli Affari europei, Raffele Fitto
Come accennato all’inizio dell’articolo, pare che si stia facendo largo una posizione negoziale che vede il Mes come merce di scambio per ottenere modifiche al Patto di Stabilità. Il governo italiano punterebbe all’esclusione degli investimenti per digitale e green. Ricordiamo, più o meno un mese fa:
“Il Mes e la nuova governance europea sono stati invece i temi principali discussi tra Giorgetti e il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe nel corso di un colloquio dove il ministro ha rinnovato la disponibilità al dialogo sul trattato se introdotto in una cornice di modifiche già avanzate dall’Italia, in particolare l’esclusione temporanea di alcune spese per gli investimenti in ambito digitale e per la transizione green, compresi quelli del Pnrr”.
Praticamente un suicidio. Barattare un Patto di Stabilità leggermente meno recessivo con uno strumento che sembra fatto apposta per far collassare il nostro Paese, è a dir poco da autolesionisti. Il MES non dovrebbe entrare in alcun pacchetto negoziale che ci riguardi.
Nei giorni scorsi, alla riunione della Commissione Esteri della Camera, che stava esaminando un disegno di legge di autorizzazione alla ratifica proposto dalle opposizioni, il Governo non si è presentato e la maggioranza non ha partecipato al voto, senza sottolineare il fatto che la Commissione Esteri aveva ricevuto un parere scritto del Ministero dell’Economia ampiamente favorevole alla ratifica.
Appare possibile che il 30 giugno il Governo chieda un rinvio della discussione nelle aule parlamentari a dopo la pausa estiva, e che la maggioranza ovviamente approvi questo rinvio.
In un passato non troppo remoto, numerosi e autorevoli esponenti di Fratelli di Italia e della Lega avevano criticato il MES identificandolo come un malefico strumento che avrebbe introdotto politiche di austerity, la “troika” che avrebbe condizionato le scelte di politica economica italiane. Da qui le prese di posizione della stessa Presidente del Consiglio o di esponenti di Governo oggi che in varie occasioni hanno tentato di collegare la ratifica italiana del MES al negoziato in corso sulla riforma del Patto di Stabilità, per giustificare questo scellerato cambiamento di visione.
“Non ha senso ratificare la riforma del MES se non sai cosa prevede il nuovo Patto di stabilità”.
Così dichiarava Giorgia Meloni al Forum in Masseria un paio di settimane fa. Ma tanto il MES quanto le proposte di riforma del Patto di Stabilità si fondano su un’«analisi di sostenibilità del debito pubblico». Un organismo tecnico, infatti, è chiamato a valutare la compatibilità delle politiche economiche con lo stato delle finanze e a stabilire se l’accesso a un prestito di emergenza non sia “meglio gestibile” attraverso una ristrutturazione totale del debito pubblico.
Ma quindi la nostra Premier, dichiaratasi per anni “patriota e sovranista”, accetterebbe di farsi privare di un’importante fetta di potere delegandola ai tecnocrati europei?
Di Katia Migliore per ComeDonChisciotte.org
FONTI
https://www.mef.gov.it/inevidenza/Giorgetti-a-Niigata-partecipa-al-G7-finanze/
https://www.lastampa.it/economia/2023/06/23/news/fedriga_mes_pnrr_ue-12872668/.
https://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/radiocor/economia/dettaglio/mes-fitto-dibattito-avanti-in-parlamento-scenario-ampio-con-unione-bancaria-e-patto-stabilita–nRC_23062023_1354_372111488.html
https://www.ansa.it/nuova_europa/it/notizie/rubriche/politica/2023/06/23/metsola-il-mes-ha-bisogno-di-essere-ratificato-da-tutti_62c67238-d64b-4ad4-b644-dc189eb36b12.html#:~:text=ratificato%20da%20tutti%27-,Metsola%2C%20%27il%20Mes%20ha%20bisogno%20di%20essere%20ratificato%20da%20tutti,i%20cittadini%2C%20inclusi%20gli%20italiani%27&text=(ANSA)%20%2D%20BRUXELLES%2C%2023,forum%20ANSA%20svoltosi%20a%20Roma.
https://ilmanifesto.it/perche-la-questione-mes-chiama-in-causa-la-natura-delleuropa