QUELL’ITALIA SOTTRATTA AGLI ITALIANI E QUEGLI ITALIANI SOTTRATTI A SE STESSI
DI ANTONELLA RANDAZZO
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L’italiano sembra possedere capacità interiori molto elevate, che se utilizzate possono distinguerlo per coraggio morale, potenzialità creative e bisogno di agire con onestà e correttezza.
Lo so, forse qualcuno sta pensando che stia vaneggiando: diversi italiani possono avere una sorta di inclinazione a compiangersi, credendo che altri, inglesi, francesi o statunitensi, abbiano qualcosa in più di loro. E’ celebre la frase “soltanto qui può accadere questo”, alludendo ai tanti paradossi che accadono nel paese del sole.
Come è stata creata questa tendenza autodenigratoria nell’animo italiano?
Capire la realtà italiana è impossibile senza capire il sistema coloniale che è stato innestato da tempi immemori, e le persecuzioni che sono state da sempre rivolte ai nostri illustri connazionali, ovvero a molti di coloro che hanno manifestato il “genio” italiano senza timore.
Molti italiani non conoscono la loro stessa storia e la quantità di illustri compatrioti perseguitati e talvolta uccisi per il loro coraggio e talento.
Non si tratta di sciovinismo, ma di riconoscere le notevoli risorse dell’animo italiano, manifestate dai tanti italiani che hanno avuto un ruolo importantissimo su questo pianeta, dimostrando altissime qualità morali e coraggio nello sfidare l’attuale sistema criminale.
Gli esempi possono essere tanti.
E’ stato un italiano, Enrico Mattei, a sfidare per la prima volta le grandi corporation petrolifere, al fine di poter avere libertà nell’approvvigionamento delle risorse energetiche. Si è trattato di italiani, Falcone e Borsellino, quando per la prima volta nella Storia gli intrecci tra le mafie internazionali e le grandi banche stavano per essere smascherati. Si è trattato di italiani quando la tecnologia stava per approdare a nuovi e importanti orizzonti, o quando la scienza oltrepassava il limite della fisica di Newton.
Molti grandi italiani potevano cambiare in meglio il futuro del paese, se non fossero stati contrastati ferocemente dal gruppo dominante. Spiega il giornalista Mario Pirani:
“Enrico Mattei… e Adriano Olivetti… (uniti) dalla concomitante e anticipatrice scommessa sull’importanza decisiva della politica energetica, … e di quella elettronica… personalità controcorrente, di diversa estrazione e provenienza, ma che avevano in comune la rara capacità di precorrere i tempi e d’intuire l’evolversi di processi destinati di lì a poco a ingigantirsi. Eppure il loro disegno non poté compiersi… Se l’ostilità di banchieri, finanzieri, imprenditori e politici che fecero mancare l’indispensabile supporto alla triplice impresa, quando anche non la silurarono apertamente, non si fosse manifestata con tanta virulenta determinazione, non sarebbe forse possibile immaginare un solido approdo ‘giapponese’ in chiave europea, del miracolo economico italiano, tale da incardinare in solide fondamenta il nostro futuro economico”.(1)
Esistono esseri umani talmente geniali da suscitare stupore, a cui non è stato permesso di attuare i loro progetti o di raggiungere la notorietà come altri personaggi assai meno talentosi.
Il matematico italiano Gregorio Ricci Curbastro elaborò la matematica che servì ad Einstein per proseguire le sue ricerche.
Di questo studioso, sconosciuto ai più, ha parlato Fabio Toscano nel libro “Il genio e il gentiluomo”, nel tentativo di dargli, almeno in parte, quella fama che meriterebbe. Ma non bisogna illudersi: mentre Einstein godrà in perpetuo di una straordinaria notorietà, il nostro Curbastro rimarrà pressoché sconosciuto. Eppure nel 1916 Einstein si sarebbe rivolto al collega Marcel Grossmann per ricevere aiuto dato che non riusciva ad andare avanti nelle sue ricerche. Grossmann gli segnalò la matematica del “calcolo differenziale assoluto” elaborata da Ricci Curbastro, che all’epoca insegnava matematica all’Università di Padova.
La stessa teoria della relatività non sarebbe opera di Einstein ma di un italiano, un matematico autodidatta di nome Olinto De Pretto. La rivelazione è stata fatta dal giornale inglese “Guardian” nel 2007. Nel novembre del 1903, De Pretto pubblicò un articolo dal titolo “Ipotesi dell’etere nella vita dell’Universo”, in cui diceva che “la materia di un corpo contiene una quantità di energia rappresentata dall’intera massa del corpo, che si muovesse alla medesima velocità delle singole particelle”. Il professor Umberto Bartocci, docente di Storia della matematica all’Università di Perugia, spiega che soltanto per un difetto nell’impostazione la teoria del De Pretto non sarebbe stata capita. Solo nel 1905, lo studioso svizzero Michele Besso avrebbe avvertito Einstein del fatto che la sua teoria era stata elaborata due anni prima da De Pretto, ma a quest’ultimo non fu mai attribuito alcun merito.
Bartocci dedicò alla questione un libro dal titolo “Albert Einstein e Olindo De Pretto – La vera storia della formula più famosa del mondo” (pubblicato nel 1999 da Andromeda), in cui spiega: “De Pretto non scoprì la relatività però non ci sono dubbi sul fatto che sia stato il primo ad usare l’equazione e questo è molto significativo. Sono anche convinto che Einstein usò le ricerche di De Pretto, sebbene questo sia impossibile da dimostrare”.
Molti altri italiani non hanno avuto l’onore e la fama che meritavano.
L’imprenditore Adriano Olivetti attuò il sistema dei consigli di gestione, permettendo la partecipazione dei lavoratori alla gestione aziendale e l’invenzione del primo computer.
Nel 2008 sono state organizzate diverse commemorazioni in occasione del centenario della nascita della storica azienda Olivetti. Pochi sanno del progetto innovativo elaborato da Adriano Olivetti. Egli, ingegnere chimico, sentiva di avere un importante compito nello sviluppo dell’azienda. Per questo motivo porterà avanti una notevole ricerca, a cui dedicherà ben 18 anni di vita, fino alla tragica morte avvenuta mentre andava da Milano a Losanna su un convoglio ferroviario, la notte del 27 febbraio 1960.
Adriano voleva cambiare le strategie industriali, a tal punto da renderle moderne, ovvero tecnologicamente avanzate. La Olivetti, nel 1959, acquisterà un’industria americana, la Underwood, e produrrà il primo grande elaboratore italiano, l’Elea 9003.
L’Elea 9003 è stato il primo calcolatore del mondo che operava in multiprogrammazione, permettendo a più utenti di operare in parallelo, riducendo i tempi di attesa dei risultati.
Nei primi anni Sessanta, l’ingegner Piergiorgio Perotto realizzava un calcolatore elettronico personale innovativo. Nel ’65, in contrasto con le prospettive poste in essere dall’azienda, nasce Programma 101 (detto Perottina), il primo computer della storia.
Grazie ad Adriano, la Olivetti diventò un esempio per gli imprenditori di tutto il mondo, offrendo un modello di imprenditoria che armonizzava lo sviluppo delle potenzialità umane e l’esigenza di innovazione tecnologica. Tale modello sarà osteggiato dall’elitè statunitense, che vedeva nello spazio dato ai lavoratori e nei progressi tecnologici non controllabili un pericolo al suo potere.
Per questo motivo, Adriano Olivetti dovrà subire una serie di persecuzioni e l’ostracizzazione dell’establishment industriale.
Dopo la sua morte, l’azienda attraverserà un periodo di crisi, e il gruppo di potere finanziario e industriale mirerà a limitare fino a sopprimere l’iniziativa della divisione elettronica Olivetti, senza trovare ostacoli politici.
In seguito all’acquisto dell’azienda Underwood, la Olivetti si era indebitata, e questo permetterà al gruppo di potere finanziario di indurre, nel 1964, il Comitato di Risanamento e il Consiglio di Amministrazione a cedere l’intero settore elettronico dell’Olivetti alla General Electric. Nel 1967 la Hewlett Packard versò 900.000 dollari all’Olivetti, per aver violato il brevetto del Programma 101 (il programma di creazione del primo computer) con il suo modello HP 9100. Un dollaro simbolico fu vers
ato dall’Olivetti all’ingegner Piergiorgio Perotto, che fu l’inventore del primo personal computer della storia.
Le tante invenzioni degli italiani spesso non sono valse ad affermare il genio italiano e a contrastare la scarsa capacità innovativa del nostro paese. Si tratta di un limite posto dal gruppo dominante al fine di condizionare la crescita di un paese che potrebbe sfuggire al controllo qualora fosse lasciato libero di svilupparsi come potrebbe.
Oggi come ieri, attraverso le risorse finanziarie e il controllo politico ed economico, al nostro paese non è permesso un vero e proprio sviluppo. Basti pensare al caso della tecnologia relativa alle energie solari (centrali solari termiche), che il fisico italiano Carlo Rubbia sta mettendo a punto all’estero, in paesi come la Spagna e la Germania, poiché non gli è stato permesso di farlo nel paese del sole.
Anche da recente si è fatto onore un eroe italiano, trattato da mascalzone da alcuni media, pur avendo salvato la vita a diverse persone.
Si tratta di Giampaolo Giuliani, inventore di un metodo atto a prevedere i terremoti attraverso il monitoraggio del Radon che fuoriesce dalla crosta terrestre. Questo metodo potrebbe essere perfezionato e reso assai più efficace di quanto non sia attualmente. Spiega Giuliani:
“(All’Aquila) E’ successo che delle tre stazioni che fino al momento del sisma stavano funzionando, e funzionavano bene, una indicava come vettore la posizione dell’epicentro dell’evento che abbiamo avuto. Le altre due stazioni denunciavano il grado sismico dell’evento, ed è da una in particolare, quella più vicina all’epicentro, che si capiva che qualcosa di disastroso stava avvenendo… Certo, la nostra è una ricerca sperimentale. Sicuramente abbiamo una notevole mole di dati che ci permettono di avere informazioni anche scientifiche sul comportamento del Radon che ancora oggi non sono ben conosciute. Non solo, ma questo sistema ci ha dato garanzia, non ultima l’evento che abbiamo subito, che un forte evento può essere in qualche modo allarmato con un certo margine di anticipo… Abbiamo tentato dal 2002-2003 di avere un supporto da tutte le comunità scientifiche: dall’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) alla Protezione Civile… Ci siamo sottoposti a test di funzionamento ufficiali… Tutte le richieste di collaborazione che abbiamo fatto ci sono state rigettate perchè tutti i tecnici che avrebbero in qualche modo dovuto guardare, vedere che cosa stavamo ottenendo, ci dicevano “I terremoti non possono essere previsti. Non potranno mai essere previsti, quindi quello che lei sta studiando non serve!”… Dalla Russia, dalla Germania, dalla Romania, dagli Stati Uniti, dal Giappone… I professori delle università di tutto il mondo mi hanno detto: “Non sei solo in questa storia. Quello che stai facendo è vero. Anche noi, che osserviamo e misuriamo le stesse cose che stai osservando tu, abbiamo gli stessi riscontri e gli stessi risultati. Vai avanti!”… Ci siamo pagati tutto da soli in questi dieci anni. Ci rimboccheremo le maniche, rimetteremo in moto tutto, porteremo avanti la nostra ricerca, metteremo in piedi le altre due stazioni che dovevano nascere, e con cinque stazioni forse riusciremo ad evitare, se dovesse ricapitare domani, un disastro del genere. Forse riusciremo ad evitare che ci possano essere così tanti morti, …perchè molti di questi potevano in qualche modo essere salvati”.(2)
Le persecuzioni in cui Giuliani è incorso e il grado ossessivo con cui nei media ufficiali gli “esperti” ripetevano “i terremoti non si possono prevedere”, fanno perlomeno insospettire. Nei giorni in cui tutte le reti televisive si occuparono costantemente del terremoto dell’Aquila, nei programmi più seguiti non ci fu ospite nessuno scienziato che la pensasse diversamente rispetto alle fonti ufficiali. Eppure moltissimi scienziati sono convinti che possano essere messe a punto tecniche atte a prevedere i terremoti. Ad esempio, il professore di Fisica all’Università di Bari, Francesco Biagi, spiega: “I sistemi per prevedere un terremoto già esistono, è che mancano i soldi per perfezionarli… Nel 2005 abbiamo presentato un progetto alla Regione per l’installazione di 25 centraline per il rilevamento di radon e stazioni radio a bassa frequenza (alcune anche nel Gran Sasso). Per un punto siamo stati esclusi dalla graduatoria e le prime centraline sono state disattivate”.(3)
Quello che i mass media volevano nascondere è che non si investono soldi per salvare vite umane. L’intero sistema non è incentrato sulla vita e sulla crescita sociale e civile, ma sulla miseria e sulla morte, che sono funzionali a tenere in piedi il potere di un gruppo di criminali. La morte può persino accrescere il loro potere, specie quando viene spettacolarizzata e diventa un mezzo per stornare l’attenzione da più pericolosi eventi.
Sta di fatto che chi ha seguito l’avviso di Giuliani si è salvato, mentre molti di coloro che hanno seguito la voce ufficiale di “tornare nelle proprie abitazioni” sono morti.
Spiega una reduce residente a Poggio Picense (AQ), Stefania Pace:
“Quella sera, la sera del 5 aprile, verso le 20.30 ci siamo messi a cena ed è arrivata una scossa di terremoto. Ho acceso il computer, ho guardato il grafico e mi sembrava fuori da ogni ragionevole parametro, perchè raggiungeva picchi altissimi e ho addirittura ipotizzato che fosse rotto il rivelatore. Ho chiamato Giuliani, che al momento non era davanti al computer, e che dopo avere controllato mi ha confermato che la concentrazione di Radon era molto alta, e che avremmo dovuto aspettarci una scossa… La protezione civile assicurava che era tutto sotto controllo, la situazione era normale, non c’erano allarmi. Al chè la maggior parte delle persone che erano lì fuori sono rientrate, perchè la gente si fida della protezione civile. Io invece ho richiamato Giuliani, prima dell’una, e lui mi ha detto che ci sarebbe stata una scossa più forte. Mi ha detto che avrei dovuto restare in macchina, di non rientrare. Io e la mia amica Patrizia abbiamo pensato che era il caso di avvertire tutte le persone che erano rientrate… Anche perchè ci trovavamo in località Il Colle di Paganica, un posto dove ci sono tutte case vecchie, in pietra, magari mai ristrutturate, per cui si sarebbero sbriciolate come poi è avvenuto. La mia amica e suo marito hanno cominciato a fare su e giù per i vicoli, cercando di tirare fuori le persone dalle case, suonando tutti i campanelli. Molte di loro si sono anche arrabbiate, perchè dicevano “Ma come! La protezione civile ci ha detto di rientrare, e tu adesso ci chiami e ci fai uscire di nuovo di casa?”… Alle tre c’è stata la scossa. Abbiamo visto le case che ci si sbriciolavano davanti agli occhi, i fili della corrente prendere fuoco. Un inferno, ma le persone che erano lì con noi erano vive. Giuliani, indirettamente, ha salvato molte vite. Anche se lo hanno messo a tacere in questo caso è riuscito a dare un allarme e a salvare tantissime persone. Tutte quelle persone gliene sono grate, compresa me… La protezione civile ha sempre cercato di non creare allarme, ma in realtà l’allarme c’era. Bastava soltanto far uscire le persone di casa almeno dai centri storici per non causare tutte quelle vittime… passava il messaggio: ‘Non date retta ai ciarlatani! I ciarlatani dicono che prevedono i terremoti, e invece i terremoti non si possono prevedere’. Questo ci fa capire quanto l’informazione sia stata in qualche modo complice di tutte queste morti… La gente si è fidata. Sbagliando, si è fidata!”(4)
Racconta Giuliani: “Il 5 aprile, alle 20.00, constato che la situazione è fortemente anomala, e vado a scaricare i dati alla scuola Edmondo De Amicis. Incrociando i dati, verso le 22.00 o le 23.00, vedo che la situazione si sta evolvendo verso una situazione catastrofica, un forte evento. Non so chi avvisare. Tantissimi nell’aquilano che conoscono la mia tecnica e i nostri studi osservano i grafici su internet che denunciano una situazione piuttosto allarmante, e pr
endono autonomamente la decisione di abbandonare le case e passare la notte fuori. Io invece ho vissuto una situazione drammatica perchè vedevo montare un evento disastroso e non sapevo cosa fare… Avevo subito pressioni: anche se avessi visto un evento catastrofico non avrei dovuto allertare e dirlo a nessuno! … vedevo il Radon che continuava a salire, il tempo di continuare a fare i calcoli nella speranza di avere sbagliato qualcosa, … Tante persone che non hanno avuto la possibilità di saperlo, trecento persone, sono morte. Ma se fosse stata data la segnalazione… forse… avrebbero potuto essere salvate molte persone in più.”(5)
In molti illustri cervelli italiani non c’è stato soltanto ingegno artistico o scientifico, ma anche quella nota umanistica che ha irradiato un senso di crescita civile, umana e sociale, ben al di là del puro profitto e interesse personale. Molti grandi italiani, famosi o sconosciuti, hanno portato un contributo importantissimo in molti settori, evidenziando non soltanto l’idea del genio creativo italiano, ma anche del cuore grande che gli esseri umani possono avere.
In Italia gli innovatori sono talvolta come eroi incompresi. “Nemo propheta in patria”, e come profeti resi impotenti devono vivere una vita difficile, sottomettendosi alla cultura dominante che li costringe ad imitare modelli di scarsa qualità, rinunciando ad utilizzare le proprie risorse. Paradossalmente, oggi l’imprenditoria italiana è costretta ad essere prigioniera della sindrome che le fa preferire tutto quello che proviene d’oltreoceano, attuando una tendenza esterofila.
Ovviamente, tutto questo non è liberamente scelto e voluto dalla maggior parte degli imprenditori italiani, ma è frutto dell’attuale sistema di potere oppressivo, che, oltre al controllo sulla politica e sulle finanze, esige anche il controllo sulla ricerca, anche a costo di ridurre un paese creativo come il nostro in un vassallo dalle poche speranze di indipendenza e sviluppo.
Antonella Randazzo
Fonte: http://lanuovaenergia.blogspot.com/
Link: http://lanuovaenergia.blogspot.com/2009/04/gli-eroi-perseguitati-del-paese-rubato.html
22.04.2009
Articolo correlato “L’Italia è una colonia?”
http://www.disinformazione.it/italia_colonia.htm
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NOTE
1) Prefazione di Mario Pirani in Italo Pietra, “Mattei. La pecora nera”, Gruppo Editoriale l’Espresso, Roma 2006, p. 11.
2) http://www.byoblu.com/post/2009/04/19/Appello-alle-mafie-finanziate-Giuliani!.aspx#continue
3) http://www.byoblu.com/post/2009/04/17/Linformazione-assassina.aspx#continue
4) http://www.byoblu.com/default.aspx
5) http://www.byoblu.com/post/2009/04/15/Il-cacciatore-di-terremoti.aspx#continue
BIBLIOGRAFIA
Batstone David, “Salviamo l’anima delle aziende”, Etas, Milano 2005.
Gallino Luciano, “La scomparsa dell’Italia industriale”, Einaudi, Torino 2003.
Gallino Luciano, “L’impresa responsabile. Intervista su Adriano Olivetti”, Ed. Comunità, 2000.
Novara Francesco, Rozzi Renato, Garruccio Roberta, “Uomini e lavoro alla Olivetti”, edizioni Bruno Mondadori, Milano 2005.
Perotto Pier Giorgio, “Programma 101. L’invenzione del personal computer: una storia appassionante mai raccontata”, Sperling & Kupfer, Milano 2000.
Soavi Giorgio, “Adriano Olivetti. Una sorpresa italiana”, Rizzoli, Milano, 2001