DI VALERIO LO MONACO
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E dunque anche la Spagna si avvia risolutamente verso il fallimento. Chiariamoci: la Spagna è tecnicamente già fallita per il semplice motivo che se non fosse occorsa la Banca Centrale Europea a comperare i suoi titoli di Stato, avrebbe di fatto “portato i libri in tribunale”, per sua stessa ammissione, visto che si trova nell’impossibilità di pagare anche i minimi servizi pubblici.Ora, dire che si avvia verso il fallimento significa supporre – con ragionevole approssimazione – che il percorso sarà grossomodo il medesimo della Grecia. Per ora si prevede un aiuto da 100 miliardi, diviso in tranche, sul quale già è piovuto il diktat della Germania: nessun aiuto se non in cambio di piani di risanamento.
Tra un po’, vedremo, si inizierà a parlare di default selettivo, di haircut, e alla fine di possibile uscita dall’Euro. Stessa storia già vista, e storia preannunciata almeno da chi, dal momento in cui è scoppiata la crisi attuale, ha saputo, voluto, e continuato a osservare la realtà con gli occhi aperti e la mente lucida.
Dal punto di vista prettamente comunicativo, è oltremodo semplice rilevare, anche solo guardando qualsiasi telegiornale o leggendo una qualunque delle cronache economiche riportare dai quotidiani di massa, come il tutto si stia ancora una volta spostando in modo fraudolento. I servizi giornalistici iniziano con la notizia della Spagna in crisi, sull’orlo del default, e quindi passano ai piani di salvataggio per le Banche spagnole.
Il discorso, anche intuitivamente, non fila, come si vede: se a essere in crisi è la Spagna, intesa come Stato che non riesce a pagare i propri debiti, e intesa come una situazione sociale al collasso, il passaggio logico secondo il quale debbano essere le Banche – che sono soggetti privati – a beneficiare del salvataggio con denaro pubblico è ridicolo. È criminoso, a dire il vero. Perché si lascia percepire all’opinione pubblica che l’eventuale salvataggio del Paese passi necessariamente da quello delle Banche, che hanno l’unico elemento di consonanza nel fatto di risiedere sul suolo iberico.
Al di là degli aspetti comunicativi, ad ogni modo, la situazione si sta verificando per come era prevista, e gli altri paesi d’Europa non potranno che trarne effetti malefici, con ulteriori speculazioni sullo spread e i titoli di Stato. Come abbiamo scritto giorni addietro, agosto sarà rovente.
Suggeriamo un ulteriore bagno di realismo: sta fallendo la Spagna, dopo la Grecia. Non la Bulgaria, la Serbia o la Croazia, senza nulla togliere a questi paesi, ma la Spagna. Madrid e Barcellona, dopo Atene e Salonicco.
C’è ancora qualcuno in giro che la sente di scommettere sulla certezza che l’Italia, che Roma e Milano, non potranno seguire la stessa sorte?
Valerio Lo Monaco
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20.07.2012
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