DI CARLO BERTANI
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Così è il cielo di Liguria di questi tempi post-elettorali, mentre la gente aspetta un segno dalla bufera che la gente stessa ha scatenato: come bambini, hanno tirato il sasso nell’acqua e non s’aspettavano una simile tempesta. I marosi sono saliti alti, hanno lambito le porte austere del potere ma ogni fenomeno è oramai globale e, dunque, fino alle lontane coste della Pomerania e della Normandia s’è avvertito il mugghio dell’onda.
Attoniti, tutti gli spettatori attendono – come in teatro – che entri in scena il deus ex machina, l’attore protagonista che ha il compito di sciogliere i nodi ed incantare la gente seduta nell’attesa del suo monologo: quando inizia, sembra quasi di cadere nel riposo del dopo-orgasmo, quando i nervi si distendono ed anche l’aria è cheta, rispettosa, complice.
Già, ma non avviene: l’attore tarda, gli altri attori in scena manifestano segni di nervosismo, guardano oltre le quinte sperando di scorgere un’ombra mentre faticano a mantenere un minimo d’attenzione nel pubblico.
Già, così sembra questa strana crisi di governo successiva alle elezioni: senza Papa, senza Presidente (non sono mica le ferie estive, eh, Napolitano?) con un Presidente del Consiglio azzoppato (meglio così) ed un Consiglio dei Ministri oramai proiettato verso il dopo, pronto per il rompete le righe. La Fornero aspetta: ha già prenotato il volo per Monaco di Baviera.
“E noi siamo tutti in fila davanti al bagno, e noi siamo tutti qui ad aspettare un segno…” cantava Francesco de Gregori: già, un “segno”. Quale potrà essere?
Dopo i “prego”, “dopo di lei” e “s’accomodi” delle primissime ore dopo il voto, presto si è precipitati nel solito: “niente”, “così non va”…eccetera…per finire nel classico dei classici, il “vaffa”.
Ciascuno ha paura di perdere quel poco che gli è rimasto, oppure il molto che ha guadagnato: partiamo proprio da quest’ultimo, da Grillo.
Il “no” al governo con Bersani è stata una rinuncia molto travagliata ai piani “alti” del M5S: perché, in fondo, rinunciare a tenere il PD sulle corde, accordandogli la fiducia per poi centellinare il voto favorevole guardando con la lente d’ingrandimento ogni proposta di legge poteva sembrare pagante. Parigi val bene una messa, sempre tenendo conto che il M5S guarda alle prossime, inevitabili elezioni.
In questo rischiosissimo gioco, però, deve aver pesato come un macigno la riflessione che – varato un governo – dopo non è così facile abbatterlo. In altre parole, cosa fare quando – poniamo per il voto sull’Afghanistan – il PD (solo per questa volta, giuriamo, non accadrà più…) avesse accettato l’inevitabile voto favorevole del PdL? Sono rischi che un movimento che si affaccia alle aule parlamentari non si può permettere.
C’è sempre, però, una altro piatto della bilancia: Grillo sta agendo con troppa sicumera. Consiglierei prudenza.
Il plebiscito che Grillo ha ricevuto non è radicato: è in gran parte un voto di protesta, “volatile”, e non è detto che “nessuna azione” sia la miglior risposta. Va bene che ci siano degli illustri precedenti – l’ideogramma vergato a lettere cubitali sulla Piazza Tien An Men significa proprio questo – e Craxi, per un certo periodo, se ne innamorò e lo fece suo.
In fin dei conti, le prossime elezioni potrebbero non vedere quella progressione aritmetica che Grillo s’aspetta: potrebbero, al più, confermare o incrementare di poco il suo “share” perché ci potrebbero essere nuove conferme ma anche molte disillusioni per l’inattività dei suoi parlamentari.
Quali promesse potrà fare durante la prossima campagna elettorale, che non siano desuete? Gli italiani sono un popolo stanco, che cerca sicurezze, parole chiare, programmi precisi: le adunate oceaniche possono andar bene, ma dopo bisogna dimostrare che si conoscono approfonditamente le soluzioni ai problemi.
Lasciamo per un attimo Genova e risaliamo verso l’Appennino, valichiamolo e ci troviamo nell’ameno borgo di Bettola, che non è molto distante da S. Ilario.
Lì c’è un uomo che di guai ne ha fin sopra i capelli: se il vento gli sradicasse una porzione di tetto al massimo direbbe “Va beh…” senza aggiungere la bestemmia di rito.
A forza di parlare per enigmi – io non ho ancora capito chi sono il giaguaro da smacchiare e le bambole da pettinare – s’è avvitato su se stesso, ha compiuto una giravolta, è inciampato ed è caduto.
Credeva di vincere alla grande, poi di andare dal suo amico Monti e dirgli “Vieni qui e siediti al Ministero dell’Economia ma…va mo là…non fare mica i tuoi soliti scherzi da prete eh?”. Invece gli tocca smacchiare un Grillo, che è troppo piccino per essere smacchiato e troppo grande per non incazzarsi se lo tocchi col solvente. Un disastro.
Rivolgersi dall’altra parte nemmeno se ne parla: ho già abbastanza guai per tirarmi Berlusconi in casa.
Ma è all’interno che ci sono i guai maggiori: il PD ha una vera preferenza per le beghe interne. Fanno congressi, fanno le primarie, le parlamentarie e votano su tutto: alla fine, arrivano alle elezioni politiche stremati e si chiedono, devo votare per Bersani o per Renzi? No, errore di elezioni, e perdono anche la strada per andare a casa.
Dopo, si disfa tutto: Veltroni ricorda che, quando aveva perso con il 33%, Bersani lo aveva disarcionato. Adesso che lui ha perso qualche milione di elettori cosa dovremmo fargli? Baffino dice tante cose ma non dice nulla: sono il più bravo ed il più bello della nidiata, se non avessi bombardato Belgrado oggi sarei Presidente della Repubblica, Santo Patrono, quasi Dio. E tutto per una barca…maledette le barche ed il mare che ti stordisce…
Il più scaltro, però, è Renzi il quale sta tenendo un comportamento perfetto:
“Niente giri di parole: il centrosinistra le ha perse. La vittoria numerica alla Camera non è sufficiente e lo sappiamo. E non si dica: ‘Ah, gli italiani si sono fatti abbindolare, non ci hanno capito’ come ha detto qualche solone dei nostri in tv nelle ore della debacle. Gli italiani capiscono benissimo i politici: casomai non sempre accade il contrario.”
…
“Io ho combattuto Bersani a viso aperto quando non lo faceva nessuno, guardandolo negli occhi. Non lo pugnalo alle spalle, oggi: chiaro?” (1)
Così, si accredita di parecchi punti: lui lo aveva detto…rimane a fare il sindaco di Firenze…non pugnala nessuno…insomma, il cavaliere senza macchia e senza paura, che concede l’onore delle armi allo sconfitto.
Renzi sa bene che l’attuale situazione può generare al massimo un governicchio “balneare” (se ci arriva) perciò alza la posta sicuro di poterlo fare: via al programma di Grillo, basta con i rimborsi (discutibile l’idea delle case) e via discorrendo.
E in questo modo inchioda Grillo, perché sono offerte difficili da declinare: la metà del M5S ed il 66% del PD sono a favore di questa ipotesi. L’ipotesi di un governo col PdL non supera il 2% in entrambi i fronti.
Domanda rivolta a Grillo: sarebbe così sicuro di farcela contro Renzi? Sappiamo benissimo che Renzi fa parte della cosiddetta “destra” del PD, che è un liberista convinto, eccetera…ma, oggi, le elezioni premiano l’immagine che si riesce a comunicare. Vedi Bersani.
E veniamo al terzo incomodo, messer Berlusconi da Arcore, che fa le corna e prega perché i nuvoloni, sulla sua testa, aumentano.
Questa volta non si tratta più di Olgettine: oggi si sono mossi i servizi, nella persona di Sergio De Gregorio. Se volete dare un’occhiata al bellissimo curriculum del senatore, un concentrato di “Nulla res” e di militaria, l’indirizzo è in nota (2).
Perché De Gregorio decide di “cantare” quello che tutti avevamo capito già nel 2006? (Nessuno aveva capito come facesse ad essere con Di Pietro, ma questa è un’altra faccenda).
Perché questo è un ordine giunto “express” dalla Germania: il Cav vuole uscire dall’euro? Calma…
Torniamo indietro.
Alle elezioni del 2006, Forza Italia si presenta in alleanza con la Lega, UDC e AN. E con i “NO-EURO”: sorpresi, vero?
I “NO-EURO” dell’epoca erano quattro giovanotti con gran voglie di carriera parlamentare, i quali si presentarono ad una conferenza di Mimmo de Simone e gli fregarono il programma sul reddito di cittadinanza e la critica all’euro.
Poi, si recarono da Berlusconi (che imbarcava tutti, basta vincere) – ebbero un colloquio di dieci minuti – ed entrarono nell’alleanza: per quanto mi ricordo, nessuno fu eletto ma presero comunque dei voti. Col programma scritto da un inconsapevole de Simone!
Mimmo fu messo in guardia da me, che telefonai ad Angelo Quattrocchi (Malatempora) per spiegare l’inganno: almeno, si risparmiarono il suo nome.
Qual è la vera posizione di Berlusconi sull’euro?
E’ una ricatto che il Cav tiene nel cassetto – come tenne i “NO-EURO” – per contrattare sempre qualcosa con l’Europa: vuoi un salvacondotto dai suoi numerosi “incidenti” giudiziari, oppure la salvezza delle sue aziende, dai debiti, ecc. Di uscire veramente dall’euro, manco ci pensa.
Ecco, allora, l’UE (leggi: Germania) che ha più paura del possibile ricatto di Berlusconi (adunate, campagne televisive, ecc) che – per ora – delle minacce di Grillo: non è questione di antipatie o una vendetta della Merkel, ma la constatazione che il Cav – soprattutto col suo potere mediatico – può far danni all’Europa. Danni che, se non sarà proprio messo in un angolo, si guarderà bene dal fare: come sempre, quando ci sono dei ricatti politici, si fa fatica a distinguere il ricattato dal ricattatore.
Casca a fagiolo – parlando di ricatti – Sergio de Gregorio: fu probabilmente ricattato (sicuramente pagato) nel 2006 ed oggi si ripropone la partita, con un de Gregorio messo probabilmente al muro dai servizi ed obbligato a raccontare tutto.
Solo che il reato in oggetto è “attentato alla Costituzione” che prevedeva, in origine, una pena “non inferiore a 12 anni” il quale è stato “alleggerito” di recente portando la pena a “non inferiore a 5 anni”: da chi? Ma da Silvio Berlusconi, no! In previsione del reato, si cautelò anzitempo con la legge 85/2006 del 24 Febbraio 2006, proprio prima delle elezioni politiche.
Se ci sono ancora dei dubbi, c’è l’intercettazione telefonica con Saccà dove Berlusconi ammette – per questioni di attricette – di voler “riconquistare la maggioranza al Senato”.
Questo è un carico da novanta: non c’è da stupirsi, al punto cui è giunta la “guerra” con la Magistratura. E di questo Berlusconi dovrà tener conto: non bastano le manifestazioni di piazza, qui la questione è seria e si rischia grosso.
Paradossalmente, chi ha meno problemi è il vero perdente: Mario Monti, che ha portato al collasso gli ultimi resti della DC e di AN. Ed è anche quello che ha più probabilità di rimanere alla Presidenza di un Governo senza più maggioranza. Questo è un segreto di Pulcinella: è l’intendimento di Napolitano.
L’uomo del colle – non a caso è rimasto a lungo in Germania – ha tutta l’intenzione di riproporci il governo delle banche: già, ma con quale maggioranza?
Monti e Berlusconi, da soli, non bastano: l’obiettivo – sempre che Grillo ed il PD non trovino una soluzione – è quello di sfruttare una più che possibile scissione del PD (ve li vedete Grillo e Fioroni assieme?) per fare una nuova maggioranza “centrista” con i voti di Berlusconi. Ci sono i numeri? Al Senato probabilmente sì, alla Camera bisognerà vedere di che entità sarà la scissione, che non sarà capitanata da Renzi.
Il piano era già stato steso prima delle elezioni: i “transfughi” (Binetti, ecc) verso l’UDC mai più immaginavano di non essere eletti. Più che il successo di Grillo, ciò che li ha fregati è stata la tenuta di Berlusconi: se avessero ragionato un po’ di più, avrebbero capito che le maggiori sofferenze agli italiani le ha propinate Monti, soprattutto con il lavoro, le pensioni e l’IMU.
Con un risultato migliore si poteva, grazie ai transfughi dal PD, mettere insieme una maggioranza gradita alle banche: se non sarà possibile, Mario Monti gestirà al meglio (per loro) un governo senza maggioranza, ovvero senza più decreti legge approvati nottetempo.
Per questa ragione, prima di mandare tutto all’aria, consiglierei Grillo e Bersani di consultarsi ancora, alla luce che – fra sei mesi – uno scontro fra Renzi ed il M5S potrebbe non generare quella grande vittoria attesa da Grillo: gli italiani s’innamorano rapidamente, ed altrettanto rapidamente lasciano l’amato/a.
Soprattutto se si dà l’impressione d’impotenza e di “blocco psicologico”, come attualmente stanno dando gli eletti del M5S – “dirà tutto Casaleggio”, “aspettiamo che Grillo c’informi” – lo “share” cala rapidamente: negli italiani che li hanno votati, s’insinua il dubbio che siano dei ragazzi di belle speranze e basta.
Voi che avete puntato tutto sulla comunicazione – ragazzi – oggi state perdendo punti proprio in quel settore, dove Renzi v’aspetta, forte della sua giovane età, dell’esperienza e dell’appoggio del partito (dopo Bersani, il nulla).
Qualcuno ha proposto l’esempio del Belgio, rimasto un paio d’anni con un governo per la “normale amministrazione” ed un parlamento litigioso: ci sono delle similitudini con l’Italia, ma anche molte differenze.
Senza stare a fare la storia comparata delle due nazioni, ricordiamo solo che il Belgio è finito in quella situazione con un quadro legislativo abbastanza integro: l’Italia?
Dopo il duplice passaggio di Berlusconi e, soprattutto, di Monti è stata fatta tabula rasa d’ogni diritto, d’ogni “leva” che ancora potrebbe risollevare il Paese: è una pietosa balla che Monti abbia salvato l’Italia (lo dico per quelli che ancora hanno dubbi), Monti l’ha affossata.
L’Italia dovrebbe affrontare una “normale amministrazione” con il falso in bilancio depenalizzato, che consente ogni truffa senza nessuna pena?
Con le leggi sul lavoro ancora inasprite dalla Fornero, mediante le quali non ci sono più diritti, si vende e si compra il lavoratore come una bestia, non si pagano straordinari perché c’è lo spettro del licenziamento e chi li pretende è fuori?
Con la “nuova” legge sulle pensioni, che non assomma i contributi delle “gestioni separate”, porta l’età della pensione verso un livello abnorme – verso i 70 anni, oggi siamo a 67, perché la Fornero non ha abolito la precedente legge Sacconi, con i suoi incrementi di tre mesi in tre mesi – che impedisce qualsiasi ricambio generazionale?
Con l’IMU e la TARES le quali si “mangiano” – anno per anno – il valore della tua abitazione: mentre paghi il mutuo, devi anche pagare una sorte d’affitto allo Stato, altrimenti vendi e vai sotto un ponte?
Questa sono le “riforme” italiane, mentre in Francia il salario minimo di legge (un edile, una commessa, un operaio appena assunti) è di 1.300 euro. Per legge.
Quindi, un eventuale governo “per l’ordinaria amministrazione” riceverebbe da Monti (sempre che non sia Monti stesso) un’eredità coi fiocchi: tutte le leggi per governare – in “ordinaria amministrazione” – sono il peggio delle leggi liberticide che si possano immaginare, in un quadro d’economia che fa paura.
Infine, l’unica buona notizia: si sta facendo strada – fra la gente, non nei palazzi – un nome per il prossimo inquilino del Colle: Stefano Rodotà, un uomo integerrimo, sapiente giurista e, soprattutto, un fine intellettuale che ha poco da invidiare a Pasolini. Per questo è stato tenuto nell’ombra: c’est normale.
Stabilita l’indisponibilità di Dario Fo, è la miglior candidatura che ho sentito: altrimenti, le alternative sono Gianni Letta e Giuliano Amato. Fate voi, vecchi e nuovi parlamentari: ma sarebbe già un bel segno d’inversione di rotta.
Carlo Bertani
Fonte: http://carlobertani.blogspot.it
Link: http://carlobertani.blogspot.it/2013/03/giorni-di-nuvole.html
3.03.2013
(1) Fonte: http://www.tmnews.it/web/sezioni/top10/20130301_151826.shtml
(2) Vedi : http://it.wikipedia.org/wiki/Sergio_De_Gregorio