DI ISRAEL SHAMIR
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Gerusalemme è prima di tutto un simbolo, e uno potente; il riconoscimento americano della sovranità ebraica sulla città santa è un segno della vittoria finale dell’ebraismo sul cristianesimo, e bisogna dolersene profondamente. Riccardo Cuor di Leone e Tancredi non capirebbero questa resa della città per cui hanno combattuto, ma i tempi sono cambiati. I cristiani di una volta non si riferivano agli ebrei come ai loro “fratelli maggiori”. Quel che è iniziato con gli americani che dicono “Saluti stagionali” invece di “Buon Natale” si è concluso con questo vergognoso atto di negazione di Cristo.
I palestinesi non saranno in grado di salvare la città. La Terza Intifada non arriverà ancora, nonostante la sfacciata dichiarazione Trump, e nonostante l’appello di Hamas per un’escalation, e probabilmente non arriverà presto, a meno che gli israeliani non la provochino. Migliaia di uomini e donne hanno protestato durante la settimana passata; alcuni sono stati fucilati da soldati israeliani, tra cui un doppio amputato nella sua sedia a rotelle. La Palestina non è tuttavia esplosa di rabbia. Per un lettore abituale dei miei articoli, la silenziosa risposta palestinese alla provocazione americana non è una sorpresa. Recentemente ho scritto che non è mai stato così bello, la Palestina ha ora una serie di modeste prosperità, un boom edilizio, turistico e di ristoranti, e non è probabile che vada a morire per una dichiarazione, ancorché odiosa.
I palestinesi di Gerusalemme Est stanno meglio di altri palestinesi: non hanno cittadinanza ma possono muoversi più o meno liberamente sull’intera Palestina, inclusa la “vecchia Israele”. Sono pragmatici e patriottici. Si considerano i guardiani della loro eredità, compresi i grandi santuari di al Aqsa e del Santo Sepolcro. Se e quando gli ebrei toccheranno i santuari, risponderanno in forze, come accaduto lo scorso agosto quando Israele ha cercato di limitare l’accesso alla moschea.
Ma la decisione del presidente Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale dello stato ebraico non li ha accesi. Nessuno sano di mente aveva dubbi sui sentimenti americani. Gli americani sono per Israele, è un’ossessione nazionale. Così ora hanno dichiarato Gerusalemme una capitale ebraica. E prima, quando avevano mandato i loro ambasciatori, tutti ebrei, tutti devoti sionisti, tutti “Israel Firsters” – era tanto diverso?
Trump non è diverso dai suoi predecessori. Tutti i presidenti americani hanno dichiarato Gerusalemme come l’eterna capitale unita e indivisibile dello stato ebraico. Obama lo ha fatto, e così Bush. È vero, l’hanno detto durante la campagna elettorale, ed hanno evitato di ripetere il mantra mentre erano alla Casa Bianca, ma non l’hanno mai ripudiato.
Novanta senatori su cento hanno approvato la dichiarazione di Trump. Dieci si sono astenuti, probabilmente non essendo in grado di supportarlo per alcun motivo. Eppure, è stata una decisione molto approvata. L’establishment politico americano è completamente filo-israeliano, sia liberali che fondamentalisti, repubblicani e democratici, da Sanders a Bannon; lo sapevamo e ora Trump l’ha fatto capire forte e chiaro. Ha fatto quel che la gente voleva. Ecco perché è stato eletto: per realizzare la tua volontà, non quella di un altro che ti dice di saperlo meglio.
Perché voi americani lo volete? L’America sta lavorando alla sua veste di Città Luminosa sul Colle, la Nuova Israele del Destino Manifesto. Questo grande paese non vuole semplicemente diventare un altro grande paese, vuole guidare l’umanità e riformare il mondo secondo la propria forma ed immagine. L’America è messianica da molto tempo e questa abitudine è difficile da cacciare.
Sotto il guscio di uno yankee dalla testa dura, c’è un fanatico dispensazionalista con la bibbia Scofield Reference sotto il braccio in attesa della guerra di Gog e Magog contro Israele. Basta guardare questo sito, solo uno dei tanti che prevedono la guerra tra Israele da una parte, Iran e Russia dall’altra, con gli Stati Uniti dalla parte di Israele ma lontani fino al momento della Seconda Venuta. Questo è folle, ma tali credenze scorrono forti e spiegano il comportamento folle (cercare guerra con l’Iran, bombardare Babilonia ed appoggiare Israele) meglio di un calcolo tra pro e contro.
L’amore, o meglio l’ossessione per Israele, fa parte di questa Gestalt. Sebbene i battisti del Sud ed i liberali orientali appaiano diversi, hanno la stessa impronta originale dei padri fondatori, dei puritani e dei pellegrini. Questa Gestalt esce fuori inaspettatamente. L’attuale lotta contro le molestie è solo un’altra espressione dello zelo puritano: i fondamentalisti citano la Bibbia, i liberali si appellano alla donna i cui diritti non dovrebbero essere violati.
Questa è l’unica spiegazione plausibile di tali lamentele sul New York Times: “Samantha Holvey, ex concorrente di Miss USA, ha detto che Trump ha guardato lei ed altre donne nei camerini”.
Per una persona sana, è evidente che una che partecipa a Miss USA sia lì per essere ammirata e desiderata da una moltitudine di uomini. Per un fanatico puritano, “chiunque guardi ad una donna per desiderarla ecc.”, solo guardarla con desiderio (= occhiataccia) è un peccato. Uno zelota di Boston del 1650 approverebbe l’attuale persecuzione degli uomini desiderosi.
La differenza tra democratici de-cristianizzati illuminati che votano Clinton in Vermont e repubblicani fondamentalisti cristiani che votano Trump in Mississippi è minima, nella razionalizzazione dei loro sentimenti e azioni. Entrambi trovano sbagliato il corteggiamento, anche se lo spiegano in modo diverso. Questo è il motivo per cui così tanti politici americani si suicidano dopo esser sati accusati di un non-reato non perseguibile, come desiderare una 17enne tanti anni prima.
Nelle relazioni estere è lo stesso. I discendenti liberali dei puritani della costa est vogliono andare e uccidere persone all’estero per salvare le donne di colore dall’essere rapite da uomini di colore in Afghanistan; i fondamentalisti vogliono distruggere Babilonia. In entrambi i casi sono motivati da zelo messianico e dal desiderio di trasformare il mondo.
Sarebbe meglio per gli americani dimenticare per un po’ il Medio Oriente, Babilonia, Israele, Gog e Magog. Forse Trump realizzerà anche questo, accettando pienamente la volontà popolare. Dopotutto, ha delle buone ragioni per fare ciò che ha fatto. È il distruttore della falsità nella sua lotta contro il Congresso. Il Congresso costringeva i presidenti a certificare il buon comportamento dell’Iran ogni sei mesi; Trump si è rifiutato di farlo, e il mondo non è venuto giù. Il Congresso costringeva i presidenti a posticipare la mossa dell’ambasciata di Tel Aviv ogni sei mesi; Trump si è rifiutato di farlo, e il mondo non è venuto giù. Un’altra falsità dell’establishment politico è stata distrutta.
Con la sua azione, probabilmente ha guadagnato un po’ di tempo e ha rinviato il suo impeachment. Gli ebrei non sono famosi per la loro gratitudine, accettano ogni buona azione come qualcosa che comunque meritavano, ma comunque c’è una possibilità che non lo abbandoneranno subito.
Paradossalmente, la dichiarazione di Trump ha avuto molti buoni effetti. Il presidente degli Stati Uniti può dire, come Mefistofele, “io faccio parte di quella forza che vuole sempre il male e sempre crea il bene”. Il presidente ha rifiutato di sostenere la vecchia maliziosa pretesa americana di fare da intermediario neutrale. Ha rivelato i veri sentimenti dell’establishment statunitense verso il Medio Oriente, musulmani e cristiani, cioè totale disdegno. Ha indebolito il bestiale Mohammed Bin Salman d’Arabia. Ha riportato la Palestina nell’agenda mondiale dopo una lunga sospensione. Ha dato all’Europa la possibilità di riconquistare la sua indipendenza. Ha fatto un altro passo nel disfare l’insostenibile impero americano, e anche questo deve essere accolto favorevolmente.
Trump ha resuscitato il morente accordo di riconciliazione tra Fatah ed Hamas. L’accordo era in stallo: Fatah chiedeva sempre di più, Hamas ha iniziato a perdere la pazienza. Il più grande ostacolo era l’aiuto degli Stati Uniti: gli americani non volevano sovvenzionare Hamas. Dato che l’aiuto non viene comunque, questo ha smesso di essere un ostacolo. La dichiarazione di Trump ha incoraggiato ambo le parti ad accelerare le trattative.
The Donald ha permesso agli europei di dire quello che pensano veramente su di lui, e con buone ragioni. La sua dichiarazione ha mobilitato Erdogan, che ha chiesto un vertice degli stati musulmani. Istanbul è stata la sede del Califfato per seicento anni circa, dal 1362 al 1924, e ora Erdogan ha una valida pretesa per questo grande titolo. Denunciando gli israeliani e relativi tirapiedi americani, il presidente turco ha acquisito molta autorità ed influenza.
Uno ha bisogno di un arabo per tradire gli arabi, e questo lavoro è stato preso dal moccioso di Riyadh. MBS, quando non tortura e ricatta i parenti, nega Palestina e Gerusalemme. È lui che ha proposto e concordato con Jared Kushner di cedere Gerusalemme nel cosiddetto “accordo del secolo”. MBS ha cercato di costringere il presidente palestinese Mahmoud Abbas a firmare o l’accordo o le dimissioni. Abbas si è rifiutato categoricamente.
Il miglior giornalista sul Medio Oriente, David Hearst (il suo libro The Gun and the Olive Branch è un eccellente manuale per la storia moderna della Palestina), ha notato che nell’Arabia Saudita pesantemente censurata, dove un tweet sbagliato può mandarti in prigione per anni, è stata molto incoraggiata la negazione la Palestina e Gerusalemme.
Il romanziere e scrittore saudita Turki al-Hamad ha twittato: “La Palestina non dovrebbe più essere considerata la prima causa araba. La casa (Palestina) ha un Signore (Dio) che la proteggerebbe se venisse abbandonata dai suoi abitanti (palestinesi)”. Hamzah Muhammad al-Salim, scrittore ed analista economico, ha twittato: “Una volta fatta pace con Israele, diventerebbe la prima destinazione turistica degli arabi”. L’ex direttore del canale televisivo al-Arabiyah, Abd al-Rahman al-Rashid, ha scritto: “È ora di riconsiderare il concetto di trattare con Palestina e Israele”. Muhammad al-Sheikh ha detto: “La questione palestinese non è la nostra…”.
Questi sentimenti sono stati promossi da MBS e, sulla base di essi, ha proposto a Trump il suo “accordo”. Ora, penso, l’accordo è morto, e probabilmente MBS seguirà Anwar as-Sadat, il presidente egiziano che ha stretto un accordo con Israele ed è stato assassinato. I prìncipi sauditi hanno già iniziato una litania di discorsi per Gerusalemme e per la Palestina.
La dichiarazione di Trump è stata un grande dono per l’Iran. Dopo che i sauditi, i più grandi nemici della Persia, hanno rivelato la propria doppiezza, gli arabi avranno una visione nuova e positiva dell’Iran. Sciita o sunnita, l’Iran ha dimostrato la sua costante devozione alla causa di Gerusalemme e Palestina, e verrà ricompensato.
Il presidente Putin ha buone ragioni per ringraziare Trump per la sua dichiarazione. La Russia è un attore importante in Medio Oriente e, dopo il tradimento americano della Palestina, è probabile che diventi un mediatore ricercato negli affari intra-arabi. Possiamo aspettarci che i futuri negoziati tra Israele e Palestinesi saranno gestiti dai russi, con l’assistenza delle Nazioni Unite.
È possibile, anche se non certo, che Trump abbia dato il colpo di grazia al paradigma dei due stati, all’idea stessa di partizione. Saeb Erekat, il principale negoziatore palestinese, ha affermato che ora è il momento di passare alla soluzione ad uno Stato, che è molto preferibile.
L’unico stato non sarà “ebreo”, e per me va bene. Non esiste uno stato francese per i soli francesi puri, ma la Francia è lo stato per tutti i suoi abitanti; non c’è più uno stato islamico, ma la Siria per tutti i siriani, siano essi musulmani, cristiani o aderenti ad altre fedi. Non c’è dunque neanche motivo di avere uno stato ebraico. Lasciate che sia Israele/Palestina per tutti i suoi abitanti.
Se curerà la fascinazione americana con Sion e le fantasie sull’Estasi, questo sarà il miglior contributo di Trump all’umanità.
Est o ovest?
Se gli sforzi per spartire la Palestina continueranno, tuttavia, quale potrebbe essere il futuro di Gerusalemme?
Gli ebrei dicono che tutta Gerusalemme è loro.
Gli americani sono d’accordo con gli ebrei, come sempre.
Gli europei non sono d’accordo con gli americani e gli ebrei, e si riservano un proprio giudizio.
L’Autorità Nazionale Palestinese (PNA) afferma che Gerusalemme Est dovrebbe essere palestinese, mentre Gerusalemme Ovest potrebbe anche essere ebraica.
Nell’aprile di quest’anno, il Ministero degli Esteri russo ha dichiarato che Gerusalemme Ovest sarà la capitale di Israele, mentre Gerusalemme Est dovrebbe essere la capitale della Palestina.
Questa settimana, il vertice dell’Organizzazione della cooperazione islamica (OIC) si è riunito ad Istanbul, l’ultima sede del Califfato, ed ha dichiarato Gerusalemme Est la capitale della Palestina. La dichiarazione è stata approvata da 54 nazioni, rappresentanti miliardi di musulmani.
Sembra giusto: Gerusalemme Ovest agli ebrei, Gerusalemme est agli arabi. O no?
Ho vissuto per alcuni anni a Gerusalemme, in un palazzo arabo a due piani, costruito in pietra bianca di Gerusalemme su un bel giardino verde. I muratori degli anni ’20 sapevano come vestire la pietra: non avevamo bisogno di aria condizionata nemmeno nelle giornate estive più calde; le case mantengono il calore nei freddi inverni montani. I soffitti erano alti, le finestre si aprivano sui giardini che avevano rigogliosi nespoli ed alberi di limoni, i pavimenti piastrellati con ceramiche policrome armene.
Questa zona di Gerusalemme è stata creata e popolata da cristiani palestinesi di origine araba, armena, greca, tedesca. È il primo immobile della città dichiarata dagli americani come la capitale eterna del 70enne stato ebraico. L’area che ho descritto non è a Gerusalemme Est; è ad ovest, la parte migliore dell’ovest. La residenza del presidente israeliano è proprio dietro l’angolo.
Nessuno però discute della sua appartenenza ad Israele. Gerusalemme Ovest è fuori discussione, solo Gerusalemme Est è in discussione. Questo è il più grande successo degli ebrei israeliani e dei loro sostenitori americani, e, come è spesso vero, i risultati più importanti non vengono riportati perché appaiono ovvi.
Ma potremmo andare oltre ciò che si legge sul New York Times ed apprendere la verità offuscata. A ragione, Gerusalemme dovrebbe essere internazionalizzata.
L’intera Gerusalemme era stata dichiarata un corpus separatum, un organismo separato, sotto la giurisdizione internazionale, dalla stessa risoluzione ONU (181 (II) 1 / del 29 novembre 1947) che richiedeva la creazione di uno stato ebraico e uno arabo in Palestina. Agli ebrei non è importato ed hanno preso possesso di Gerusalemme Ovest nel 1948, espellendo la sua popolazione cristiana e musulmana. Le Nazioni Unite hanno rifiutato di riconoscere il dominio ebraico su Gerusalemme Ovest (303 (IV) del 9 dicembre 1949). La città dovrebbe essere posta sotto un regime internazionale permanente, governato dall’ONU.
Nel 1967, gli ebrei presero il controllo di Gerusalemme Est. Questa volta non cacciarono la popolazione cristiana e musulmana, ma non venne loro data la cittadinanza israeliana. Da allora, la gente di Gerusalemme Est vive come ospite nella propria città. Hanno i diritti di residenza, ma se viaggiano all’estero per studiare o lavorare, la perdono e non possono tornare.
Gerusalemme est ed ovest hanno una cosa in comune: entrambe sono illegalmente occupate dallo stato ebraico. Differiscono nel fatto che la popolazione originaria dell’Occidente è stata espulsa, mentre la popolazione dell’Est è stata privata dei propri diritti. Questa differenza non trasforma Gerusalemme Ovest in un legittimo possedimento israeliano. L’espulsione di massa e la pulizia etnica non dovrebbero essere premiate con un riconoscimento internazionale. Trump effettivamente ha fatto un buon passo unendo in una sola frase le due parti di Gerusalemme illegalmente occupate.
Gli ebrei (col sostegno americano) ci hanno fatto dimenticare che anche Gerusalemme Ovest è occupata illegalmente. (Noam Chomsky ha scritto a lungo a riguardo, descrivendo Israele e Stati Uniti come il vero “Fronte di Rifiuto”. Hanno respinto le originarie risoluzioni Onu relative alla conquista e all’espulsione del 1948, ed hanno tentato di limitare la discussione alla conquista del 1967. Ci sono riusciti: persino gli amici della Palestina discutono i territori del ’67, lasciando il ’48 come roba vecchia).
Ma i palestinesi sanno e ricordano, di come sono stati cacciati dalle proprie case e di come gli ebrei ci si siano trasferiti. Qualunque sia il futuro politico di Gerusalemme, questo esproprio dovrebbe essere rovesciato. I Gentili hanno restituito agli ebrei le proprietà che avevano perso durante il tumulto in Europa; ora è il momento giusto per ridare agli arabi, ai tedeschi ed ai greci di Gerusalemme Ovest la proprietà Gentile rubata.
Israel Shamir ([email protected])
Fonte: www.unz.com
Link: https://www.unz.com/ishamir/jerusalem-in-my-heart/
16.12.2017
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di di HMG