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GEOINGEGNERIA: TEST DELLE ACQUE

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A cura di Bosque Primario
Il 30 Ottobre 2012
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DI NAOMI KLEIN
www.nytimes.com

Ho passato quasi vent’anni su un tratto di costa scoscesa della British Columbia, chiamata Sunshine Coast. Questa estate, ho avuto un’esperienza che mi ha ricordato perché amo questo posto, e perché ho scelto di avere un figlio in questa parte del mondo tanto scarsamente popolata.

Erano le cinque del mattino e il nostro bambino di tre settimane ci aveva appena svegliato. Mio marito ed io ci siamo alzati e guardando l’oceano, abbiamo avvistato due imponenti pinne nere dorsali: orche, gli squali assassini.

Poi altre due. Non avevamo mai visto una orca sulla costa, e mai sentito parlare di una loro venuta così vicino a riva. Nel dormiveglia, ci sembrava come un miracolo, come se il bambino ci avesse svegliato per essere sicuro di non farci perdere questa rara visita.

L’ipotesi che questo avvistamento fosse dovuto solo ad un caso fortuito è stata smentita un paio di settimane fa quando ho letto il rapporto di un esperimento bizzarro fatto al largo nell’oceano delle isole di Haida Gwaii, diverse centinaia di chilometri da dove abbiamo scoperto le orche che nuotavano.

In quel posto, un imprenditore americano, Russ George, ha  scaricato 120 tonnellate di polvere di ferro da una barca da pesca che aveva preso in affitto: il suo piano era quello di creare una fioritura di alghe che avrebbero dovuto catturare anidride carbonica e in questo modo combattere i cambiamenti climatici (1).

Mr. George è uno dei tanti aspiranti geoingegneri, sempre in aumento, che sostengono che certi interventi tecnici su larga scala e ad alto rischio, potrebbero cambiare radicalmente gli oceani e cieli, e in questo modo ridurre gli effetti del riscaldamento globale. Oltre al sistema di Mr. George che serve a fertilizzare l’oceano con il ferro, ci sono altre le strategie di geoingegneria che includono il pompaggio di aerosol di solfato nell’atmosfera superiore per imitare gli effetti di raffreddamento di una grande eruzione vulcanica e lo “sbiancamento delle nuvole ” per far in modo che riflettano maggiormente i raggi del sole verso lo spazio.

I rischi sono enormi. La fertilizzazione dell’oceano potrebbe provocare zone morte e maree tossiche. Varie simulazioni hanno previsto che mimando gli effetti di un vulcano si potrebbe interferire con i monsoni in Asia e in Africa, minacciando potenzialmente la disponibilità dell’acqua e la sicurezza alimentare di miliardi di persone.

Fino ad ora, queste proposte sono state usate per lo più come modelli e simulazioni al computer e per articoli scientifici. Ma con l’avventura nell’oceano del signor George, la geoingegneria è decisamente scappata dai laboratori. Se il resoconto di Mr. George sulla sua missione è veritiero, la sua azione ha creato una fioritura di alghe su un’area marina di una dimensione grande come la metà del Massachusetts ed ha attratto una vasta gamma di vita acquatica, tra cui le balene che arrivano “a dozzine.”

Quando ho letto delle balene, ho cominciato a chiedermi: potrebbe essere che le orche che ho avvistato si stessero avviando verso quel buffet di pesce “all-you-can-eat” che si era creato intorno alla fioritura del signor George?  La possibilità, per quanto possa essere improbabile, ci invita a dare uno sguardo su una delle inquietanti ripercussioni della geoingegneria: una volta che cominciamo deliberatamente ad interferire con i sistemi climatici della terra – sia con un filtro per il sole o con la concimazione del mare – tutti gli eventi naturali possono iniziare ad assumere un sfumatura innaturale.  Un’assenza che poteva sembrare un normale avvicendamento ciclico nei modelli di migrazione o una  presenza straordinaria che ci era sembrata come un dono miracoloso, diventano improvvisamente sinistri, come se tutta la natura fosse stata manipolata dietro le quinte.

La maggior parte dei rapporti che riguardano il signor George come geo-ingegnere lo presentano come una “canaglia”. Ma ciò che mi preoccupa, dopo aver fatto molte ricerche su questo argomento, durate due anni e che serviranno per un libro di prossima pubblicazione sul cambiamento climatico, è che degli scienziati ben più accreditati, sponsorizzati da enormi capitali, sembrano pronti a intervenire concretamente sui complessi e imprevedibili sistemi naturali su cui poggia la vita della terra – con un enorme potenziale di conseguenze imprevedibili.

Nel 2010, il presidente della commissione parlamentare per la scienza e la tecnologia ha raccomandato di incrementare le ricerche di geoingegneria e il governo britannico ha cominciato a spendere denaro pubblico in questo settore.

Bill Gates ha buttato milioni di dollari nelle ricerche di geoingegneria. Ha investito nella società Intellectual Ventures, che sta sviluppando almeno due importanti strumenti di geoingegneria: la “StratoShield,” un tubo lungo 19 miglia di palloncini pieni di elio sospesi che dovrebbero bloccare le particelle di biossido di zolfo nel cielo e uno strumento che può presumibilmente smorzare la forza degli uragani.

L’appello è facile da capire. La Geoingegneria ci presenta la allettante promessa di correggere il cambiamento climatico per permetterci di mantenere il nostro stile di vita basato sull’uso estenuante delle risorse della terra, a tempo indeterminato.

Ma poi viene una paura. Ogni settimana sembrano arrivare novità climatiche terrificanti: dai rapporti sugli strati di ghiaccio che si sciolgono prima del previsto a quelli sugli oceani che diventano sempre più acidi, molto più rapidamente del previsto. Allo stesso tempo, il cambiamento climatico è diventato un argomento tanto lontano dall’agenda politica da non essere stato nemmeno menzionato una volta durante uno qualsiasi dei tre dibattiti tra i candidati presidenziali. C’è da meravigliarsi se molta gente spera che sia arrivato il momento di “rompere il vetro in caso di emergenza”, mettendo in atto quella opzione che gli scienziati hanno già cotto a puntino nei loro laboratori?

Ma con tutti questi geo-ingegneri-canaglia a piede libero, forse è arrivato il momento buono per chiederci tutti insieme, se vogliamo veramente percorrere questa strada della geo-ingegneria. Perché la verità è che la geo-ingegneria è di per sé un affare-canaglia. Per definizione, tutte le tecnologie che influenzano gli oceani e la chimica dell’atmosferica influenzano tutti.

Malgrado ciò è impossibile raggiungere qualcosa che somigli ad un consenso unanime per autorizzare questi interventi. Né potremmo avere un consenso informato e consapevole dal momento che non possiamo- e i geo-ingegneri non possono – conoscere i veri rischi a cui andiamo incontro, almeno fino a quando queste tecnologie, che alterano l’equilibrio del pianeta, non avranno prodotto i loro effetti  concreti.

Mentre i negoziati sul clima alle Nazioni Unite partono dal presupposto che i paesi devono dare una risposta comune a un problema intrinsecamente di tutti, la geo-ingegneria si muove da una prospettiva molto diversa. Con una spesa ben al di sotto di un miliardo di dollari, una ” alleanza di volenterosi”, un singolo paese o anche un nababbo, potrebbero decidere di prendere in mano il controllo del clima. Jim Thomas della  ETC, un gruppo di controllo ambientale, la spiega così: “La Geoingegneria dice: “Noi  lo faremo, e voi ne affronterete gli effetti (nel bene o nel male).'”

La cosa più spaventosa di queste proposte è che le proiezioni mostrano che molte delle persone che potrebbero essere le più danneggiate da queste tecnologie hanno già subito o sono sproporzionatamente vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico. Immaginate questo: l’America del Nord decide di immettere zolfo nella stratosfera per ridurre l’intensità del sole – nella speranza di salvare le sue coltivazioni di mais – nonostante la possibilità reale di dare il via a violente siccità in Asia e in Africa.

In breve, la geoingegneria potrebbe darci (o dare ad alcuni di noi) il potere di far emigrare una enorme parte dell’umanità per sacrificare certe zone,  semplicemente accendendo un interruttore virtuale.

Le conseguenze geopolitiche sarebbero agghiaccianti. Il cambiamento climatico sta già rendendo difficile sapere se gli eventi che prima credevamo fossero “atti di Dio” (un’ondata di caldo eccezionale a marzo o un Frankenstorm a Halloween) ancora li dobbiamo considare tali. Ma se si comincia ad armeggiare con il termostato della terra – trasformando deliberatamente il colore dei nostri oceani in verde scuro per assorbire il carbonio e sbiancando il cielo nebbioso per deviare i raggi del sole –stiamo alzando il livello della nostra influenza sulla natura . Una siccità in India dovrà essere vista – credendoci o non credendosi- come una decisione consapevole messa in atto da ingegneri da un’altra parte del pianeta. Quella che una volta era sfortuna potrebbe essere interpretata come una trama malefica o come un attacco imperialista.

Ci saranno altre conseguenze che potranno portare cambi viscerali alla vita. Uno studio pubblicato la scorsa primavera su Geophysical Research Letters  ha scoperto che se si inietta aerosol di zolfo nella stratosfera il cielo non solo diventa  più bianco e significativamente più luminoso, ma saremmo anche soggetti a tramonti. “vulcanici” più intensi.

Ma che potrebbe succedere con questi cieli  iper-reali ?   Ci riempierebbero di stupore – o ci lascerebbero solo con un vago disagio ? Ci sentiremmo allo stesso modo quando vedremo delle belle creature selvatiche attraversare le nostre strade inaspettatamente, come è successo alla mia famiglia questa estate? In un noto libro sul cambiamento climatico, Bill McKibben ha avvertito che ci troviamo di fronte alla “Fine della Natura”.  Nell’era della geoingegneria, potremmo doverci confrontare con quella parte di noi che non crede più ai miracoli.

Mr. George e i suoi esperimenti che alterano il mare ci offrono la possibilità per un dibattito pubblico su un problema sostanzialmente assente durante tutto il ciclo elettorale: Quali sono le soluzioni reali per il cambiamento climatico? Non sarebbe meglio cambiare i nostri comportamenti – e ridurre l’uso dei combustibili fossili – prima di cominciare a giocherellare con le regole che sono alla base del sistema del ciclo vitale?

A meno che non cambiamo decisamente rotta, ci possiamo aspettare di sentire molti altri rapporti sugli  Scudi-solari e su altri avventurieri dell’oceano come il signor George, che con il suo exploit di scaricare tonnellate di ferro, ha fatto molto più che verificare una tesi sulla fertilizzazione dell’oceano: ha verificato anche la reazione delle acque per i futuri esperimenti di geoingegneria. Se a giudicare dalla risposta in sordina che c’è stata fino ad ora, i risultati del test di Mr. George sono chiari: i geoingegneri vanno avanti con cautele ma non si fermeranno, questi maledetti.

Naomi Klein è autore di “The Shock Doctrine:. L’ascesa del capitalismo dei disastri”

Fonte: http://www.nytimes.com
Link: http://www.nytimes.com/2012/10/28/opinion/sunday/geoengineering-testing-the-waters.html?pagewanted=all
28.10.2012

Traduzione per www.ComeDonChisciotte.org a cura di ERNESTO CELESTINI

Nota :

http://topics.nytimes.com/top/news/science/topics/globalwarming/index.html?inline=nyt-classifier

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