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La Redazione

 

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Enrico Letta: bocciato all’esame di economia

Il segretario del PD tenta di farci credere che il caro-prezzi è addebitabile a Putin e alla guerra che sta conducendo. Questo per coprire le responsabilità del governo Draghi, che vede nel suo partito un cieco sostenitore.
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Il 12 Aprile 2022
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Enrico Letta: bocciato all'esame di economia

Di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani), ComeDonChisciotte.org

Sinceramente, credo che nessuno di noi, fino al tweet di Enrico Letta, di pochi giorni fa, sarebbe potuto andare così lontano con la fantasia da immaginare che la politica fiscale del nostro governo fosse decisa direttamente dal presidente russo Vladimir Putin.

Evidentemente questa fantasia fa parte del bagaglio tecnico dell’attuale segretario del partito democratico ed ex premier, nonché nipote dell’eminenza grigia Zio Gianni. Poi, passare dalla fantasia alla realtà e dall’incompetenza alla malafede, il passo è breve e facile anche da provare per chi mastica un po’ la materia.

Ma, andiamo subito a vederlo questo tweet, che in poche righe condensa tutti i sentimenti peggiori che un uomo dotato di onestà intellettuale possa provare a metabolizzare:

 

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Lasciando perdere le consuete frasi di propaganda politica fra destra e sinistra, che in modo trasversale (tipico dei poteri profondi), governano abbracciati il nostro paese da anni, in spregio al voto elettorale ed al principio di democrazia su cui si fonda il nostro paese – mi voglio concentrare su queste precise e concise parole:

 

E’ bene essere chiari. Gli unici aumenti che subiamo e rischiamo di subire hanno un solo responsabile, #Putin e la sua guerra. Non si provi a #rivoltarelafrittata. Non lo consentiremo.

 

Per farvi capire quanto il concetto di questa frase sia completamente falso, a livello di scienza economica, non vorrei ripartire da zero ed essere ancora pesante, con spiegazioni e concetti già espressi più volte.

Queste affermazioni di Letta, si smontano in pochi secondi con una semplice risposta:

 

“Putin non è il nostro Presidente del Consiglio e non è, assolutamente, responsabile della politica fiscale del governo italiano”

 

Come vi ho detto più volte, il livello dei prezzi e l’inflazione sono direttamente collegate alla spesa pubblica dei governi. O meglio, a quanto i governi sono disposti a spendere per comprare un determinato bene, servizio e/o prestazione la lavorativa.

Quindi, gli attuali rincari nel settore energia (dovuti per lo più alla speculazione), che colpiscono imprese e famiglie, sono perfettamente gestibili dal nostro governo tramite una adeguata politica fiscale.

Il governo può agire in vari modi e con soluzioni più o meno forti ed invasive a seconda della gravità della situazione e dell’impatto che tale fenomeno inflattivo, si calcola possa avere nel nostro sistema economico, che di per se è già disastrato ed in recessione da anni.

Si può andare da misure che stabiliscono un “tetto massimo” al prezzo dell’energia, fino ad arrivare alla nazionalizzazione delle compagnie del settore – che permetterebbe al governo, se necessario in ultima ratio – anche di poter fornire l’energia addirittura sotto costo, qualora la sopravvivenza del nostro sistema economico lo richiedesse, naturalmente.

Le portata delle parole di Letta, in spregio all’onestà intellettuale ed al popolo italiano che lui dovrebbe rappresentare, è ancora più grande se pensiamo alle dichiarazioni/confessioni che pochi giorni fa, Draghi ha rilasciato in conferenza stampa ai giornalisti esteri e che vi ho già riportato per intero nel mio recente articolo (La drammatica ammissione di Draghi: i pagamenti esteri in dollari ed euro avvengono per imposizione dei paesi occidentali):

 

Non ha assolutamente più senso che l’energia elettrica, prodotta attraverso l’idroelettrico con le cascate, che non costa nulla perché quegli impianti sono stati già ammortizzati da tanto tempo, venga venduta al prezzo del gas. Questo assicura dei profitti colossali alle società produttrici di energia, oltre quelli abbastanza significativi se non colossali, che hanno attualmente gli importatori di petrolio e di gas

Mario Draghi 31/03/2022

 

Quindi, mi faccia capire Professor Letta: il governo italiano lascia che chi gestisce questo settore possa liberamente fare profitti colossali, approfittando delle posizioni di monopolio che il governo stesso ha messo saldamente nelle loro mani e la colpa di tutto questo sarebbe di Vladimir Putin?

Ma un minimo di vergogna risiede ancora nell’animo di questi personaggi? Per quanto ancora credono che tutti gli italiani si possano bere ogni loro falsità?

E’ veramente vergognoso, ascoltare queste parole non dall’uomo della strada, ma da un ex premier, professore universitario ed oggi capo del principale partito di sinistra italiano. Un partito che per sua natura e valori dovrebbe difendere i lavoratori e le loro famiglie.

Io non faccio e mai farò politica, sono un economista ed intendo rimanere tale, ma se a cotanta falsità e disonestà intellettuale ci siamo ormai abituati con i  vari Salvini, Renzi e Di Maio, ancora più grave è riscontrarla in colui che si presenta come estremo difensore delle classi più deboli.

Ma non è tutto, l’indice di Letta puntato su Putin, contrasta anche con la realtà contrattuale, stante il fatto che Gazprom sta rispettando gli impegni, in fatto di prezzi, presi a suo tempo. Di contro, sono proprio le stesse compagnie energetiche italiane ed i poteri che le conducono ad essersi venduti i contratti in essere per marginalizzare due volte sulla pelle degli italiani.

Tutto questo ci sorprende, anche se poi andando a vedere la storia di Enrico Letta, tutto torna ad essere chiaro ed in linea con quanto dichiarato nel tweet.

Ricordiamolo chi è Enrico Letta, il profeta dell’euro, quello pronto a morire per Maastricht:

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Enrico Letta, già membro della commissione per l’Euro 1994-1997, ha persino scritto un libro intitolato: “Euro sì. Morire per Maastricht” (Laterza 1997), in cui afferma che vale la pena di morire per l’Euro e Maastricht come nel 1939 valeva la pena di “morire per la Polonia” e che …non c’è un Paese che abbia, come l’Italia, tanto da guadagnare nella costruzione di … una moneta unica….” e…”abbiamo moltissimi imprenditori piccoli e medi che … quando davanti ai loro occhi si spalancherà il grandissimo mercato europeo, sarà come invitarli a una vendemmia in campagna. E’ impossibile che non abbiano successo…il mercato della …moneta unica sarà una buona scuola. Ci troveremo bene…” [1]

Non c’è che dire, a rileggere oggi queste parole, i profeti lo radierebbero immediatamente dalla categoria.

O non capiva dove si stava andando – ed allora è un pessimo economista (come confermato oggi dal suo tweet) – oppure voleva che le cose andassero così – e allora è in palese conflitto di interessi con l’intera nazione. In realtà, egli non solo non aveva avvertito cosa avrebbe comportato Maastricht, con la politica dei cambi fissi, con i vincoli di bilancio, con la deregulation bancaria, ecc. – non solo non aveva lanciato l’allarme, ma ha sempre spinto in quella direzione, professando un’obbedienza rigida, fino alla morte, verso quelle illuminate riforme – alle quali pare abbia addirittura contribuito a pianificarle.

Siamo seri: come si fa a non sapere che, se si blocca l’aggiustamento dei cambi tra alcuni paesi imponendo una moneta unica, e li si priva degli strumenti monetari macroeconomici (regolazione del money supply, fissazione dei tassi), inevitabilmente si generano squilibri della bilancia dei pagamenti che crescono fino a determinare lo svuotamento di capitali e industrie e lavoratori qualificati a danno dei paesi meno competitivi e a vantaggio di quelli più competitivi, aumentando irreversibilmente anziché annullare il divario tra gli uni e gli altri.

A meno che non si costituisca e si faccia funzionare un governo federale con un bilancio federale che provveda alla redistribuzione dei surplus, la moneta euro e le economie degli stati membri non possono funzionare.

E come fa a non sapere, che non può funzionare una banca centrale unica che non risponda ai singoli governi, priva della facoltà di finanziarli direttamente, ed avente come unico fine istituzionale, quello di proteggere il potere di acquisto della moneta.

Non è credibile che l’enfant prodige Enrico non sapesse tutte queste cose e neppure non leggesse quegli economisti normalmente dotati e normalmente liberi che le preannunciavano. Perciò quando scriveva “Morire per Maastricht” non poteva, non avere in mente questo esito infausto a cui siamo giunti, in particolare riguardo all’Italia.

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Letta è cresciuto nella scuola economica di Andreatta (autore di quella riforma monetaria che gettò il debito pubblico italiano nelle grinfie della vorace speculazione internazionale, facendolo raddoppiare in rapporto al PIL nel giro di pochi anni), nonché di Prodi (autore, con Draghi, della deregulation bancaria del 1999, che ha consentito alle banche di giocare nella bisca dei mercati speculativi coi soldi dei risparmiatori) – di cui fu anche sottosegretario alla Presidenza del consiglio.

Enrico è inoltre membro di organismi di area Rockefeller  quali l’Aspen Institute e la Trilateral Commission – è anche frequentatore del Bilderberg – ossia dei fari illuminanti della finanziarizzazione, della liberalizzazione (o pseudo-liberalizzazione, se consideriamo che la fiscalizzazione dei danni da frode non rientra certo nel liberalismo), della globalizzazione dell’economia e del mondo intero. Ovvero tutto quel mondo che prefigura il nuovo ordine mondiale, che tutti indicano come il Grande Reset.

Quindi, se tiriamo le somme fino al ormai famoso tweet, la diffidenza nei suoi confronti è radicale, non solo come economista, ma anche come statista, come cristiano e come uomo di sinistra.

Di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani), ComeDonChisciotte.org

NOTE

[1] Nexus Edizioni

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