Nonostante siano due regioni cardine negli equilibri nazionali, poco risalto nei giorni scorsi, forse per un risultato che già appariva scontato, è stato dato dalla stampa mainstream alle elezioni regionali di Lombardia e Lazio del 12 e 13 febbraio. Sembra quasi che piaccia alle grandi Redazioni, che sfornano articoli su articoli ogni giorno, non dare troppo spazio al tema, al fine di poter scrivere poi successivamente che l’astensionismo ancora una volta ha segnato un nuovo record, confermando quel trend iniziato anni fa di totale scollamento tra i cittadini e la politica a tutti i livelli, comunale/regionale/nazionale.
D’altra parte non è che il mondo del dissenso abbia fatto molto per opporsi a questa deriva apolitica che si è imposta, anzi. Ovunque oramai i sostenitori del “deve crollare tutto” per “creare nuove istituzioni” si moltiplicano e spadroneggiano nel dibattito, schernendo coloro che, al contrario, sostengono che è proprio questa mancanza di interesse del popolo nei confronti della politica ad aver permesso il dilagare dell’autoritarismo. Per questi ultimi sperare nel crollo sociale non è il massimo a cui bisognerebbe aspirare, soprattutto quando al momento, stante l’attuale livello di parcellizzazione del dissenso (gruppi, gruppetti e una moltitudine di leader autoreferenziali), le “nuove istituzioni” non hanno visto neanche lontanamente le prime fondamenta.
Accade così che, mentre gli oppressi si fanno la guerra tra loro per decidere chi tra i distruttori di istituzioni e i riparatori delle stesse hanno ragione, come se non si potesse strategicamente lavorare sui due fronti contemporaneamente, la nostra Repubblica va avanti con i suoi riti e le sue modalità, garantendo nel frattempo a chi viene eletto, nonostante lo scarno numero di voti ricevuti (rispetto al totale degli aventi diritto), di poter legittimamente governare, e prendere decisioni anche per conto di chi ha preferito evitare la fatica di mettere una X su una scheda…meno male che a breve si passa direttamente al voto digitale da casa [sigh!].
Fatta questa premessa, necessaria per inquadrare e commentare il risultato elettorale di due regioni in cui il primo partito si conferma quello degli astensionisti – in Lombardia ha votato solo il 41,67% e nel Lazio solo il 37,2% degli aventi diritto – passiamo alla descrizione di come è andata la corsa alla poltrona di presidente di regione.
Lazio
Come sottolinea il titolo dell’articolo, sia al nord che al centro, il partito della premier Meloni ha avuto la meglio, e di conseguenza il centrodestra, confermandosi primo schieramento tanto a livello nazionale quanto a livello regionale.
Nel Lazio Fratelli d’Italia ha ottenuto il 33,62% dei voti quadruplicando Lega e Forza Italia, entrambe vicine all’8,5% . Un risultato che ha permesso alla coalizione di governo di poter imporre il proprio candidato Francesco Rocca come nuovo Presidente della Regione con il 53,88% dei voti totali.
Non male il risultato ottenuto dall’alleanza centrosinistra – Terzo Polo, che si assesta al 33,5%. A fare la voce grossa nell’improvvisata coalizione (uniti qui, divisi in Lombardia) il PD, che ottiene il 20,25%. Segue Azione – Italia Viva con il 4,87%, subito sopra alla lista civica D’Amato Presidente.
Debacle del Movimento 5 Stelle e della sua candidata giornalista Rai Donatella Bianchi, che ottiene solo il 10,76% dei voti. Il partito guidato da Conte conferma una tendenza che vede i 5S non aver mai fatto il salto di qualità quando si tratta di imporsi a livello regionale, nonostante al momento, secondo i sondaggi sul gradimento degli italiani, dovrebbero essere il primo partito d’opposizione in Italia.
Lombardia
Situazione molto simile rispetto alla regione Lazio nei macro-risultati anche se con differenze all’interno dei vari schieramenti.
Come detto, anche in questa regione il partito di Via della Scrofa si conferma leader della coalizione di centrodestra con il 25,18% del gradimento, garantendo la vittoria finale del presidente uscente Attilio Fontana, eletto con il 54,67% dei voti. Maggiore il distacco tra Lega e Forza Italia, appaiate invece nel Lazio, con il partito di Salvini che si aggiudica il 16,53% dei voti, contro il 7,23% dei berlusconiani.
Secondo posto per il candidato proposto dall’alleanza centrosinistra – Movimento 5S (uniti qui, divisi nel Lazio) Pierfrancesco Majorino con il 33,93%. A uscire sicuramento meglio dall’incontro dei due partiti d’opposizione il PD con il 21,82% del gradimento elettorale, tristemente fermo al 3,92% il M5S, di pochissimo sopra al Patto Civico – Majorino Presidente che prende il 3,82%.
Sull’ultimo gradino del podio con il 9,87% delle preferenze Letizia Moratti, candidata del Terzo Polo, “coraggioso” nel decidere di correre in solitaria. Analizzando il risultato notiamo la come vera vincitrice sia la stessa candidata, capace con la sua lista civica di ottenere più voti di Azione – Italia Viva…magra consolazione.
Prossime elezioni regionali
Ricordiamo che oltre a Lombardia e Lazio, nel 2023 si rinnoverà il consiglio regionale anche di Friuli Venezia Giulia e Molise. Le date fissate per le elezioni in Friuli sono il 2 e 3 aprile, ancora da decidere invece per il Molise. In autunno inoltre ci saranno le elezioni provinciali per la Provincia autonoma di Trento.
Polis
Di questi risultati, di cosa rappresentano per gli equilibri nazionali, e di tanto altro parleremo nella puntata numero 11 di Polis – Primo piano sulla politica, che andrà in onda domani sera, mercoledì 15 febbraio. Non mancate!
Massimo A. Cascone, 14.02.2023