DI SERGIO DI CORI MODIGLIANI
Libero pensiero
Falsità, deliri narcisisti, faziosità, come necessaria premessa introduttiva nel presentare al pubblico italiano il pensiero del premio nobel per l’economia 2012, Alvin Roth.
Falsità, deliri narcisisti, faziosità: questo, attualmente, è lo stato dell’arte in questo cielo d’autunno italiano, in rete, su facebook, nel dibattito squallido della società civile italiana.
A differenza del 2011 quando, fondamentalmente, sui social networks c’era una spaccatura frontale tra i grandi sostenitori di Berlusconi & co. e i fieri oppositori democratici del cavaliere, oggi si è andati a finire nel buco culturale prodotto dalla TMM (Trappola Mediatica Montiana), laddove si alligna la mala pianta del pensiero unico omologato, che produce falsità, disinformazione e alterazione della realtà. A quei tempi (era un anno fa ma sembra davvero un’altra epoca, e infatti lo era) lo schieramento di ambo le parti sembrava compatto al proprio interno, e un qualunque osservatore avrebbe addirittura potuto pensare che i partecipanti di entrambe le fazioni stessero usando delle argomentazioni razionali, logiche, ben strutturate.
Da una parte avevamo coloro i quali un giorno sì e un giorno no spiegavano come l’Italia stesse andando a meraviglia, come non esistesse nessuna crisi, come non ci fosse alcun problema sociale e come il paese stesse crescendo alla grande con i conti a posto, un’economia lanciata verso il progresso, e una battaglia contro la criminalità organizzata che era stata vinta (basterebbe citare tra questi Roberto Maroni e Giulio Tremonti, tanto per nominare i primi che mi sono venuti in mente, gli stessi che, oggi, sono alla guida trionfante della cosiddetta opposizione a Mario Monti e ogni giorno spiegano agli italiani, malati cronici di Alzheimer socio-politico.culturale, come stanno le cose e che cosa sia necessario fare per rimettere le cose a posto. Intendendo qui per “rimettere a posto”, l’attuazione di un apparente cambiamento epocale il cui fine consiste nel mantenere intatto lo status quo: gli stessi che hanno devastato e distrutto la nazione sono coloro che oggi si propongono come la nuova alternativa (campo dei moderati indignati) proprio perché sono i migliori garanti del non cambiamento.
Dall’altra parte, invece, nello schieramento opposto, la totale mancanza di idee mista a un livello inaudito di corruzione esistenziale, aveva ideato la strategia cibernetica del nemico satanizzato, per cui veniva giustificato ogni obbrobrio, qualsivoglia nefandezza, qualunque esempio privato di corruttela, ma soprattutto ogni privilegio derivante da rendita (sia finanziaria o politica o mediatica) a condizione che si dicesse sempre la frasetta magica “Berlusconi deve fare un passo indietro”, passepartout salvifico che avrebbe, magicamente, salvato la nazione, il paese, le esistenze individuali di ogni cittadino.
Poi si è verificato il miracolo tanto atteso.
Berlusconi ha fatto un passo indietro ed è venuta fuori la novità: Mario Monti.
Dopo un mesetto, preso atto che non soltanto non sarebbe cambiato nulla ma che la situazione sarebbe peggiorata inevitabilmente, allora il nemico satanizzato è diventato Mario Monti in coppia con Mario Draghi. In tal modo, l’intero campo della destra e dei moderati poteva godere di un impensabile salvacondotto verso la promozione sociale, politica e culturale, perché avevano la possibilità di far passare il discorso antagonista creando l’epica populista dell’identificazione in Monti come principale responsabile del dissesto italiota.
Questo fatto, automaticamente –e in maniera subliminale perversa- consentiva ai responsabili della distruzione nazionale di potersi presentare come i nuovi antagonisti salvatori, mettendoli al riparo da qualunque tipo di recriminazione, dando quindi la stura a un totale consociativismo e a una totale falsificazione della realtà. (valga come esempio utile per tutti la scelta della Lega Nord di votare contro l’arresto dell’onorevole Cosentino, allo stesso tempo presentandolo ai propri gonzi votanti come esempio di lotta per i diritti civili, dato che il vero nemico era Mario Monti e l’Europa).
La cosiddetta opposizione si comportava nello stesso identico modo. Valga per tutti l’impossibilità di far cadere la Regione Lombardia per il rifiuto di Penati a dimettersi o la dichiarazione dell’esangue Fassina del PD dell’aprile 2012 “deve essere chiaro a tutti che la nostra posizione riguardo la politica di Mario Monti corre su un binario parallelo molto chiaro: appoggiamo in parlamento il governo, ma si tratta di un appoggio puramente tattico; strategicamente lo combattiamo e ci opponiamo”.
Questo stato di caos e confusione ha prodotto una specie di melma dove i codici si sono mescolati, dove il Senso è stato abolito, e dove è stato gonfiato, alimentato, e annaffiato il peggior aspetto dell’etnia italiana: il tifo religioso.
L’euro non si tocca, aboliamo l’euro, salviamo le banche, fermiamo le banche, al rigore non c’è alternativa, al rigore c’è un’unica alternativa (la mia o quella del mio gruppo o setta di appartenenza), ecco i nomi dei veri poteri forti, i poteri forti non esistono, ecc.,ecc.
La nuova particolarità di questa situazione (come avviene sempre nelle situazioni di “caos al basso” quando non esiste nessun programma culturalmente solido a livello strutturale) è stata quella di creare nuovi accorpamenti non più nel nome delle proprie idee, dei propri bisogni reali, delle autentiche esigenze di cambiamento, bensì di aggregati retorici di una nuova ideologia anti-ideologica, completamente priva di argomentazioni ponderate, sorretta da visioni apocalittiche di stampo complottista (a ciascuno il proprio Totem) sostenuta dalla cupola mediatica asservita che ha ben costruito la nuova religione italiota adatta ai tempi: il tecnicismo economico e la mercatizzazione dell’immaginario collettivo nazionale. E così, gli italiani – come collettivo- da furiosi sostenitori del Berlusca o validi moralisti che ne denunciavano gli squallidi festini, si sono trasformati nelle due uniche categorie socialmente accettabili: economisti e aspiranti economisti.
Il trionfo di Mario Monti.
Non è certo un caso che i due libri più importanti (regolarmente usciti, pubblicato da ottime case editrici, ben distribuiti e offerti a tutti) siano caduti nel totale silenzio collettivo.
La vera censura, oggi, consiste nel silenzio delle masse.
La vera censura, oggi, consiste nella mancanza di curiosità intellettuale.
I due libri, usciti entrambi nel tardo 2011, non a caso (il che li rendeva entrambi utilissimi strumenti) erano stati scritti da uno dei più grandi psichiatri italiani con almeno 40 anni di esperienza nell’affrontare il disagio psichico sociale collettivo (il settentrionale Prof. Vittorino Andreoli “Il danaro in testa” Rizzoli editore di Milano) e da un eccellente sociologo, competente esperto nell’analisi dei sistemi sociali complessi (il meridionale Prof. Franco Cassano “L’umiltà del male” Laterza editore di Bari). Due testi davvero utili, entrambi però con una terribile aggravante: non parlavano né di economia né di monete, né di spread né di sovranità, né di finanza né di teorie economiche salvavita. Parlavano dell’esistenza autentica, nostra.
Ma gli italiani se n’erano andati da un’altra parte: ad azzuffarsi con la bava alla bocca nel nome di teorie economiche, di teorie monetarie, di teorie finanziarie, di tecniche economiche, tecniche finanziarie, tecniche di mercato: il cavallo di battaglia dell’oligarchia finanziaria planetaria.
La massa ha pertanto assorbito il principio pubblicitario marketing di berlusconiana memoria e l’ha fatto proprio. Ormai Berlusconi e i suoi avevano vinto nell’immaginario collettivo inconscio (questo vuol dire avere il denaro in testa) e il Male, qui inteso come manipolazione subdola di coscienze fragili, perché troppo esposte per la mancanza di strumenti culturali, ha potuto con tranquillità incunearsi abbattendo ogni principio etico, ogni sbarramento culturale, ogni opposizione politica (questo vuol dire che il Male è sempre umile) trovando un humus fecondo nella nuova religione sociale del nostro tempo italiano. Con enorme soddisfazione della criminalità organizzata che vedeva finalmente spostato il pericoloso baricentro dalla lotta contro le mafie alla lotta contro “entità astratte multiformi” (la BCE, le banche, i colossi finanziari, i superpoteri, quelli dietro a, ecc.).
La lotta contro entità astratte è una meraviglia da sempre auspicata dai mafiosi. Loro temono la lotta contro i criminali in carne e ossa, la lotta contro associazioni criminali reali (magari una modesta srl.), la lotta contro gruppi criminali piccoli e anonimi e, ciò che temono più di ogni altra cosa in assoluto è la manifestazione che esiste lo Stato di Diritto e il rispetto della Legge: il loro unico nemico temuto.
E così, il montismo è diventato la prosecuzione del berlusconismo nella sua variante tecnocratica di obnubilamento delle coscienze, appiattendo una realtà che è stata trasformata nella clownerie attuale: la corrida degli economisti e l’affanno narcisista di chi li rincorre sventolando teorie economiche.
Nel nome di questa pappa si è costruito un nuovo fronte del pensiero unico omologato. Al posto dei glutei a go go della valletta di turno ben sostenuta dai politici sono venuti fuori economisti esperti nella vita delle persone. La gente, poveretta, ignara dell’andamento delle cose, è passata così dal gossip idiota e avvilente all’incorporazione del Sé come numero, aliquota, grafico in percentuale, incorporando poco a poco un’idea mercatista della vita basata sul principio religioso di totale asservimento acritico di questa o quella teoria economica. E la depressione sociale ha cominciato a dilagare perché il Numero ha sostituito l’Essenza Umana. La “teoria” ha sostituito la “narrativa esistenziale”.
Casalinghe, disoccupati, pensionati senza più ambizioni, giovani sbandati ai quali nessuno offre una bussola di riferimento autentico basata sulla comprensione psico-sociale dell’esistenza, manigoldi di varia razza, marpioni provinciali, furbi neolitici riciclati alla meno peggio come neo-profeti della nuova moda montiana, hanno messo in piedi questo autentico delirio che ha dilagato sul web in tutte le salse possibili e immaginabili.
Non esiste nessun paese d’occidente in cui gli economisti abbiano assunto un ruolo dominante nel dibattito così come è avvenuto in Italia. Seguendo le campagne elettorali in Olanda, Venezuela, Irlanda, Usa, nazioni molto diverse tra di loro, ho assistito a scontri, confronti, dibattiti, polemiche, zuffe, diatribe, legate tutti a temi (alcuni di natura locale) che si riferivano alla autentica posta in gioco: lo scontro sociale in atto tra le forze progressiste che mettono al centro del proprio programma “l’idea di Essere Umano” e le forze della conservazione oligarchica che mettono, invece, al centro del proprio programma “l’idea astratta” (che sia la Nazione, la Sovranità, il Debito Pubblico, la Moneta, il Popolo, la Teoria, è irrilevante; ciò che conta è spingere gli accorpamenti fuori dal contesto esistenziale degli individui). Gli italiani non parlano più di sé, usano ormai slogan religiosi che si rifanno a presupposte teorie economiche (e il sistema gongola), discutono di astrazioni giuridiche (e la criminalità organizzata gongola) e vivono di falsità nate sull’onda di esplosioni narcisiste. Siamo finiti dentro a un delirio pericoloso.
Ma c’è una novità.
E il ministro degli interni Anna Maria Cancellieri lo sa benissimo e ce lo ha pure detto.
E’ la persona (come essere umano) più attendibile e –per nostra fortuna- fra le più per bene dell’attuale governo in carica.
La novità consiste nel fatto che, finalmente, i militanti sbugiardano il direttivo.
I militanti della Lega Nord impongono con la forza ai propri dirigenti la linea del partito.
Il Falso degli ultimi due giorni consiste in ciò che la cupola mediatica asservita ha definito “la Lega Nord stacca la spina”. Non è vero. E’ Falso. E’ vero il contrario.
Le cose sono andate nel seguente modo: sei ore dopo l’avvenuto arresto dell’assessore alla casa della regione Lombardia, Roberto Maroni da bravo marpione al silicio ha capito subito che per lui era scattata la possibilità di sostituire Formigoni, in modo tale da poter proseguire in totale tranquillità “la gestione della regione Lombardia esattamente come prima”.
Hanno convocato una riunione immediata tra Alfano, Berlusconi, Maroni, Formigoni che è durata cinque ore all’incirca, alla fine della quale hanno trovato un accordo totale. Formigoni, uomo politicamente abile, ha accettato diverse concessioni: ha capito il momentaccio. Finita la riunione, il management leghista se n’è ritornato a casa felice leccandosi i baffi all’idea della quantità di posti, aziende, appalti, sarebbero passate nelle loro mani nel nuovo governo. E qui si è verificato un fatto inatteso quanto importante.
Ad eccezione di uno sparuto gruppo dei consueti cinici opportunisti, la base leghista ha dato la sua opinione. Migliaia e migliaia di e-mail, telefonate, sms, centinaia di fax hanno comunicato agli esterrefatti Maroni e Salvini che non volevano nessun accordo.
Per tutta la notte deve essersi abbattuta sulla Lega Nord una gigantesca ondata di indignazione (la brava gente che ha votato per la Lega Nord pensando di essere rappresentata) al punto tale da costringere Maroni a dover comunicare alla Cancellieri ciò che stava accadendo, costringendola ad avvertire Monti e Berlusconi.
Le fonti sono attendibili perché vengono dal basso, dal territorio leghista lombardo. Alle sei del mattino si era creata una situazione per cui un alto numero di persone aveva spiegato che si sarebbero presentate davanti alla Regione Lombardia e avrebbero occupato la sede del consiglio regionale. Alla fine, il management della Lega ha ceduto e all’alba hanno cambiato posizione in preda a uno stato di totale disperazione, perché la maggior parte di quei messaggi chiariva anche che non avrebbero mai più votato di nuovo per loro.
E così, Matteo Salvini annuncia in pubblico, sorprendendo Formigoni (poche ore dopo l’accordo) che non c’è più nessun accordo, tradendo il patto sancito poche ore prima.
Allo stesso tempo, chiedendo elezioni ad aprile per risparmiare 50 milioni di euro.
Tre ore dopo la Cancellieri dichiara “tenendo presente l’attuale situazione devo affermare che siamo in una vera tangentopoli, anzi, è molto peggio di quella del 1992, per via della crisi”.
Ma la Cancellieri sa benissimo che anche nel 1992 c’era la crisi, e se vogliamo fare i conti della spesa, la crisi economica italiana del 1992/1993 era almeno dieci volte peggio di quella di oggi. Basti pensare (dedicato agli amanti dell’economia finanziaria) che nel 1993 lo spread tra bpt italiani e tedeschi (oggi è intorno ai 360 punti) aveva raggiunto la cifra di 780 e l’Italia stava sull’orlo del default (ma nessuno lo diceva ufficialmente); ce lo ha spiegato dieci anni dopo, con precisione, dati, documenti e notizie, una fonte attendibilissima, il prof. Giuliano Amato, il quale veramente sa tutto perché lui fu chiamato a metterci una pezza immediata subito. Tra l’altro riuscendoci. Adesso vedremo come andrà a finire. P
erché Formigoni si sente tradito (e ha ragione) e siccome è molto più forte di tutti, sa benissimo che se si va alle elezioni subito la Lega Nord perde tutto il proprio bacino elettorale e lui può rivincere, anche se si fa un partito da solo.
Perché se Formigoni parla (cosa che non accadrà mai) non soltanto cade la Lombardia, ma crolla l’occidente, dato che la sua organizzazione, la memento domini, è stata diligentemente al servizio della famiglia Bush per tutto il periodo di inizio millennio, realizzando per conto terzi una serie di operazioni finanziarie di dubbia provenienza. Come è stato raccontato a suo tempo nel 2004 dal New York Times e in Italia dall’abile giornalista investigativo Gianni Barbacetto. Staremo a vedere come andrà a finire.
La vera notizia non è quella che ci hanno dato i media. La vera notizia è un’altra:, così descritta nel mio quotidiano politico surrealista: “La Lega Nord chiude l’accordo con Formigoni e il Celeste passa il bastone del comando. La base dei militanti insorge e minaccia la segreteria costringendo addirittura il prefetto ad intervenire.
E così, Maroni e Salvini si arrendono all’evidenza ma chiedono tempo: hanno bisogno di almeno sei mesi per ricucire lo strappo con i loro elettori inferociti. Formigoni non ci sta. Vuole la rivincita. E la rivuole subito”.
Tra qualche giorno in Italia ci saranno i raduni della economy new age, quella che è diventata la religione mediatica dei social networks, la Modern Money Theory, denominata la MMT.
Centinaia di bravi ragazzi, persone in buona fede, in cerca di una bussola, di un faro culturale, di una prospettiva esistenziale, andranno ad ascoltare la voce di chi offrirà loro ciò che viene presentato come “la teoria economica salvavite”. A spiegare il tutto ci sarà anche Warren Mosler. Chi è questo signor Mosler?
Un minatore disoccupato delle Asturie?
Un economista geniale?
Un reduce della guerra dell’Iraq? Macchè. Si tratta di un vero e proprio sciacallo dei nostri tempi.
Una persona che ha alle spalle 35 anni di attività come speculatore finanziario a Wall Street, che ha trascorso l’intera sua vita con l’ossessione di accatastare danaro, di ammassarlo, facendo anche fallire imprese, provocando licenziamenti, rovinando esistenze, animato soprattutto dalla sua bulimia di danaro.
Attualmente è responsabile di uno dei più importanti “hedge fund investment” del mondo.
Questo signore proviene dal mondo della finanza speculativa internazionale che sta distruggendo la vita sul pianeta e verrà in Italia a spiegare ai giovani la nuova religione del momento, cosiddetta “Teoria salva.vite” così definita dal neo-guru dell’economia (sezione aspiranti economisti) Paolo Barnard, record da guinness dei primati della stampa internazionale: fino a quindici giorni fa ignorava che la Calabria fosse una regione in cui le istituzioni sono infiltrate e forse controllate dalla ‘ndrangheta.
Non c’è da stupirsi, quindi, se nelle pagine dei seguaci della nuova teoria religiosa economica, si siano versate poche parole sul prof. Alvin Roth.
Che è davvero tutta un’altra pasta.
Due giorni fa gli è stato attribuito il premio Nobel 2012 per l’economia, coronando la sua giusta e meritata ambizione (Warren Mosler ha come ambizione quella di entrare in joint venture con Goldman Sachs, ma per il momento ancora non ci è riuscito; ci ha provato qualche anno fa ma gli è andata male, ma questa è tutta un’altra storia).
Sono un progressista, caratterialmente ottimista, e padre di tre ragazzi.
Inevitabilmente sono portato a credere che tra 100 anni l’umanità starà molto ma molto meglio di adesso, magari dopo aver sofferto una gigantesca mattanza planetaria.
E, nei documenti storici di quell’epoca, nel 2112, qualunque sia il medium high tech che allora useranno, a differenza del 99% degli economisti attuali di cui non rimarrà memoria alcuna, a Roth verrà dedicato uno speciale e corposo capitolo.
Alvin Roth è giustamente considerato, attualmente, come il più grande rivoluzionario nel campo della teoria socio-economica della società. Le sue analisi, i suoi testi, i suoi corsi, i suoi libri, ma ciò che conta più di ogni altra cosa in assoluto, il suo curriculum vitae, sono una testimonianza palpabile della gigantesca differenza tra un rivoluzionario e un qualunque professore di teorie economiche. Ha diverse lauree e quella in economia non è la prima. Nasce come ingegnere, poi economista. Ma il suo obiettivo consiste nell’ideare “soluzioni per la gente, dispositivi applicativi dell’ingegneristica di insiemi, che consenta di costruire delle alternative valide, immediate, efficaci ed efficienti, per risolvere i problemi basici della popolazione urbana: l’abitazione, la socializzazione, l’istruzione, la sanità, al fine di modificare in meglio la qualità della propria esistenza”.
La sua svolta avviene quando incontra – teoricamente prima e poi anche nella vita vera- le analisi matematiche di un altro grande genio scienziato, il matematico John Nash (forse avrete visto il film “a beautiful mind” in cui si raccontava la sua storia di disagiato psichico, essendo lui un vero schizofrenico) e usando i modelli matematici messi a disposizione da Nash formula una nuova costruzione di “teoria dei giochi” basandosi sull’applicazione “anche di modelli altri, come ad esempio quelli dell’alta Cultura europea e della filosofia, basti per tutti l’indimenticabile testo dell’olandese Huizinga”.
Lui non si occupa di macroeconomia, bensì di microeconomia “perché lì si decide la vita degli individui e quindi è lì che bisogna operare, affrontare i problemi e risolverli: se sapete gestire una famiglia con successo di tutti i componenti, da lì sarà poi davvero facile estendere il modello a tutta la società fino alla vetta”!.
Si occupa attivamente del territorio dove è cresciuto, il quartiere povero del Bronx, nello stato di New York, dove grazie alle sue consulenze risolve il problema dell’affidamento delle case popolari per conto del comune attraverso la costituzione di una “nuova formulazione di socialità economica basata sulla costituzione di forme di assemblearismo condominiale, attraverso l’ideazione di nuove forme minime di aggregazione socio-economiche per trasformare degli anonimi alveari in luoghi di ristoro psico-sociale per gli esseri umani che li abitano, creando delle zone di produzione di beni e servizi concentrici a circuito chiuso, che partono dal condominio e arrivano al condominio, sulla base dell’applicazione anche del concetto basico di bilancio sociale, in modo tale da far emergere nei componenti abitanti nel condominio l’idea base di comunità di singoli per l’insieme e non più entità anonime astratte e incomunicabili”.
Inventa anche un modello matematico che serve a pianificare nuovi modelli strategici nella gestione dei trapianti, molto attivo soprattutto nella sezione trapianti renali, che oggi, in Usa, portano il suo nome.
Al centro del modello economico da lui inventato c’è la coppia: “Mi sono chiesto: che cos’è che fa nascere la fedeltà nel rapporto tra un uomo e una donna all’interno di questa fortissima unità economico-.esistenziale-emotiva che è una coppia di esseri che decidono di convivere? Sarebbe possibile ricavarne un modello? Un parametro? Un punto di riferimento da applicare poi al sociale?”. E lo ha fatto.
Ma il punto principale della sua teoria consiste “nell’intervento per la modificazione del comportamento esistenziale” da cui la sua nomea di “inventore ed ideatore dell’economia esistenziale”.
Alvin Roth ha posto al centro dei suoi trentennali studi l’Essere Umano, con le sue contraddizioni, i suoi bisogni, i suoi desideri autentici. Si avvale e si è avvalso sempre della collaborazione di sociologi, filosofi, psichiatri, artisti, per elaborare dei modelli teorici che vengono poi sottoposti immediatamente a una prova sul campo.
“L’economia non è una scienza esatta come la fisica o la matematica. Io non ho bisogno di alcuna prova per sapere che Isaac Newton o Galileo Galilei avevano ragione.
Così come, se so leggere un’equazione, mi rendo conto che anche Einstein aveva ragione. Non ho bisogno di nessuna prova, di nessuna verifica. L’economia è diversa. Una teoria economica, per me, non ha alcun valore se non ho la possibilità di verificare nel sociale la sua esattezza concreta.
Questa nozione rende l’economia una non-scienza. A meno che non si avvalga del principio teorico –che è ciò che io formulo- di una immediata verifica sul campo di ogni teoria, qualunque essa sia, per controllare, verificare e identificare il funzionamento nella prassi esistenziale. A me non interessa né è mai interessata la ricerca pura teorica accademica. Perché a me interessa la vita delle persone e valutare, sulla base dei miei studi e ricerche, come fare ad aiutarle per migliorare la qualità di vita delle loro esistenze”.
I suoi corsi accademici hanno una particolarità unica: quando lo studente finisce il corso, la sua vita è cambiata, nel senso letterale del termine. In California, il prof. Alvin Roth è un’icona vivente e non c’è stata alcuna sorpresa sul conferimento del nobel. E’ stata una semplice conferma.
“Ai miei studenti insegno modelli economici al fine di aiutarli a comprendere i meccanismi funzionanti della società, sapere come funziona il meccanismo, per poi applicare le nuove nozioni alla propria esistenza, avendo sempre come fine la realizzazione delle proprie ambizioni, perché se non si realizzano i propri sogni nella propria vita non è possibile poi mettersi al servizio della collettività ed essere credibili. Chiedo sempre, all’inizio del corso, ai miei studenti: qual è il tuo sogno? E poco a poco vediamo di riuscire a costruire per ogni singolo studente un microcosmo economico per lui funzionale, psicologicamente adatto, ecologicamente sostenibile, perché la chiave sta nel costruire dei modelli individualmente sostenibili da persone diverse, mutuando la logica della teoria dei giochi, sia lineari che complessi. Il più antico e complesso sistema psico-economico mai inventato dalla specie umana sul pianeta, presente in tutte le culture, è il gioco di coppia. Ha funzionato. Grazie all’estensione di quel gioco è stata costruita la civiltà. Perché non costruirne sopra un modello di economia sociale applicabile a ogni aspetto della vita?”
Se andate in rete, andate sul suo sito personale e andate a vedere la presentazione del corso universitario ai suoi studenti (una cinquantina di pagine) potrete avere un ottimo saggio e assaggio della sua teoria.
Il nobel al prof. Alvin Roth mi sembra davvero un’ottima notizia.
Senz’altro aiuterà Obama questa sera nel suo scontro con Romney, decisivo ai fini elettorali. E’ una mia personalissima connessione, intendiamoci, sorretta come sempre dall’ottimismo della volontà. Perché oggi, in tutti gli Usa si parlerà di lui e delle sue teorie e quindi di come l’economia debba essere messa sempre al servizio degli esseri umani e non gli esseri umani assoggettati a una teoria economica, come vuole Mario Monti e i neo-profeti della MMT, non a caso entrambi d’accordo sull’assunto dittatoriale di base “non esiste alternativa: o noi o il baratro”.
Quando il prof. Alvin Roth se ne andava in giro nel sociale a sperimentare e verificare nuove forme di alternativa esistenziale per gli umani, lo speculatore finanziario Warren Mosler era dentro Wall Street ad ammassare dollari nella finanza speculativa.
Per me, tutto ciò conta.
Perché, alla fine dei conti, la verità di ciò che noi diciamo e propaghiamo, risiede sempre nella unicità individuale delle scelte esistenziali che abbiamo fatto: dimmi come hai vissuto e ti dirò chi sei.
All’ingresso dell’università di Nanterre, a Parigi, nella facoltà di filosofia, nel maggio del 1968 c’era una gigantesca frase scritta sul muro laterale, che sintetizzava l’epoca:
“La cultura è come la marmellata, meno la si ha e più la si spalma”.
A me, la fetta di pane con la marmellata che oggi mi propongono, non piace affatto.
Preferisco le brioches.
Sergio Di Cori Modigliani
Fonte: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it
Link: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2012/10/ecco-di-che-cosa-parla-il-nuovo-premio.html
16.10.2012