DI KAVEH L. AFRASIABI
Asia Times
Ufficialmente, l’invasione da terra del Libano da parte di Israele è un atto di autodifesa contro la minaccia di Hezbollah, con lo scopo di creare una fascia di sicurezza fino all’arrivo di una “forza internazionale con un’adeguata capacità militare”. Tuttavia, ora che l’obiettivo, inizialmente limitato a una striscia di pochi chilometri, si è esteso fino a comprendere il fiume Litani, situato in profondità in territorio libanese, i veri motivi dietro all’invasione israeliana diventano sempre più chiari.
Qui si tratta semplicemente di un’annessione di fatto. Questa guerra ha lo scopo di annettere una porzione sostanziale di territorio libanese senza doverlo dire apertamente, con il pretesto di creare una zona cuscinetto e di fungere da deterrente contro futuri attacchi diretti a Israele.Dai tempi della guerra dei sei giorni, Israele si è già annesso le fattorie di Sheba, un’area di 25 chilometri quadrati considerata parte delle alture siriane del Golan, nonostante il fatto che il governo libanese abbia a lungo rivendicato l’appartenenza al Libano di tale area. Ora l’esercito israeliano si è riversato nell’area a sud del fiume Litani, per un’occupazione temporanea.
“Non abbiamo intenzione di estendere le nostre operazioni per più di 70 chilometri a nord della nostra frontiera con il Libano”, ha affermato il luogotenente colonnello Hemi Lini sul confine libanese il 17 luglio, una settimana dopo lo scoppio della guerra.
Supponendo per un istante che le operazioni delle forze di difesa israeliane abbiano successo, Israele assumerebbe in tal modo il controllo del fiume Litani, realizzando il sogno dei padri fondatori di Israele, a cominciare da Chaim Weizmann, a capo dell’Organizzazione Sionista Mondiale, il quale, nel 1919, aveva dichiarato il fiume “essenziale per il futuro della patria ebraica”.
Nonostante i commentatori filoisraeliani ci rassicurino che questa non è una guerra di occupazione, tutti i segnali tangibili indicano l’esatto opposto, ovvero la concreta possibilità di una guerra di conquista, grazie alla quale Israele potrebbe espandere il proprio territorio, acquisire una nuova profondità strategica e, allo stesso tempo, risolvere il problema della cronica carenza d’acqua grazie allo sfruttamento del Litani.
L’accesso al Litani si tradurrebbe in un incremento annuale di fornitura idrica di 800 milioni di metri cubi, che a sua volta potrebbe consentire a Israele di avviare con la Siria un negoziato sulle alture del Golan, fonte di un buon terzo degli approvvigionamenti di acqua dolce di Israele. Uno scenario più plausibile vedrebbe Israele continuare comunque a sottrarsi agli obblighi derivanti dalle risoluzioni ONU 242 e 338, che ne impongono il ritiro dai territori siriani.
Tutti i media occidentali si sono allineati a una prospettiva ingenua riguardo ai motivi israeliani per l’invasione del Libano, vista come una misura di difesa contro Hezbollah. Spicca l’assenza di qualsiasi considerazione seria di una spiegazione alternativa plausibile, mentre ci si concentra, essenzialmente, sugli stessi aspetti dell’invasione del 1982: “affermazioni ingannevoli e fuorvianti” da parte dei leader, “dichiarazioni inesatte” dei portavoce militari e “notevole esagerazione” delle minacce, per parafrasare una candida riflessione di un generale israeliano, Yehoshafat Harkabi.
In accordo con questo scenario, Israele ha sparso volantini in tutto il sud Libano, avvertendo i civili che se non avessero evacuato l’area avrebbero rischiato la vita, in quanto sarebbero stati considerati “simpatizzanti di Hezbollah”. Con effetti che ricordano l’annessione israeliana dei territori palestinesi nel 1948 e in seguito, la guerra attuale sta creando masse di rifugiati, che in tutta probabilità non torneranno presto nelle proprie case.
Definiti gli aspetti geostrategici e di accesso alle risorse idriche sottostanti all’ambizione israeliana di impossessarsi del Libano meridionale, la domanda che sorge è, naturalmente, se la comunità internazionale tollererà o meno tali sviluppi, che ridisegnerebbero la mappa del Medio Oriente.
Considerato il silenzio complice degli Stati Uniti riguardo alla violazione israeliana dell’integrità territoriale del Libano, vi sono buoni motivi per ritenere che Israele riuscirà in qualche modo ad attraversare indenne le critiche internazionali e a portare a termine il proprio piano non dichiarato di annessione del Libano meridionale. Quel che è meno certo, d’altro canto, è che gli sforzi combinati di Hezbollah e del resto della società libanese, per non parlare del supporto del resto del mondo arabo, riescano a prevalere sugli appetiti israeliani per una consistente parte del Libano.
Considerata l’ampia sproporzione di potenza militare in favore di Israele, possiamo ragionevolmente ritenere che la nuova operazione Litani avrà successo, creando in tal modo un “nuovo Medio Oriente” con un Israele più forte e geograficamente più esteso e un Libano rimpicciolito e indebolito.
In tal caso, la cronologia degli eventi narrati dagli storici futuri seguirà da vicino questo filo logico: Israele ha provocato intenzionalmente Hezbollah all’azione, dopo un intervallo di sei anni, tramite pressioni sull’alleato di Hezbollah, Hamas, che è stato soggetto a una campagna di terrore, stretta finanziaria e intimidazioni.
Israele non avrebbe potuto preparare tale trappola in un vuoto di pensiero strategico. Il fatto che Hezbollah vi sia caduto è il risultato di diversi fattori, tra cui un elemento avventurista che si è prestato all'”incauta” azione di Hezbollah dell’11 luglio, consistita nell’attraversamento della linea blu e nell’attacco alla pattuglia israeliana.
Da quel momento, gli israeliani hanno recitato la parte di chi viene trascinato in guerra controvoglia, ritardando l’ingresso dei propri militari nel sud Libano e perpetuando in tal modo l’immagine che Israele intende dare di sé: quella di una nazione disinteressata a qualsiasi grandioso obiettivo imperiale. Ma i fatti sul terreno sono più eloquenti delle parole: quale fatto potrebbe infatti essere più importante dell’annunciata intenzione dei leader israeliani di estendere l’occupazione fino al fiume Litani?
Ancora, ciò che comprensibilmente viene omesso negli annunci ufficiali, presentati come i veri motivi dalla CNN e da altre reti statunitensi, è il desiderio di Israele di accaparrarsi le risorse idriche del Litani, nonché di acquisire una nuova profondità geografica e strategica. Ciò a sua volta può spiegare l’altrimenti incomprensibile reazione evidentemente eccessiva di Israele a un incidente di frontiera con Hezbollah.
Invece di cercare le risposte nella psiche collettiva degli israeliani o nel contesto dell’azione, dobbiamo rintracciarle negli scritti dei padri fondatori di Israele, tra cui Theodor Herzl e David Ben-Gurion, che notoriamente auspicavano il controllo del fiume Litani da parte di Israele. Quale tempestiva aggiunta a quel vecchio desiderio, Israele ha oggi pronta una spiegazione che tira in ballo la sicurezza, giustificando la presa di possesso territoriale nel prossimo futuro nei termini delle lezioni della guerra attuale, dove la lezione principale è che Israele ha assoluto bisogno di acquisire una profondità strategica per evitare attacchi missilistici.
Vedremo presto in Israele il verdetto sulla preziosa lezione della Guerra del Libano II, ossia che l’unica soluzione per prevenire futuri attacchi missilistici consiste nel controllo diretto del Libano meridionale.
Kaveh L Afrasiabi, PhD, è l’autore di After Khomeini: New Directions in Iran’s Foreign Policy (Westview Press) e coautore di “Negotiating Iran’s Nuclear Populism”, Brown Journal of World Affairs, Volume XII, Issue 2, Summer 2005, con Mustafa Kibaroglu. Ha scritto anche “Keeping Iran’s nuclear potential latent”, Harvard International Review. È l’autore di Iran’s Nuclear Program: Debating Facts Versus Fiction.
Kaveh L Afrasiabi
Fonte: http://www.atimes.com
Link: http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/HH05Ak01.html
05.08.2006
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ALESSANDRA
VEDI ANCHE: LA GUERRA ISRAELO-LIBANESE PER L’ACQUA