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DOLLARO IN CADUTA E OSTINATO DISAVANZO COMMERCIALE

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A cura di Das schloss
Il 11 Novembre 2007
45 Views

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Counterpunch

Dall’ottobre 2006 l’euro è aumentato del 13% circa rispetto al dollaro, ma non è il caso di aspettarsi un drastico miglioramento del disavanzo commerciale statunitense fino a quando anche la Cina e gli altri esportatori asiatici non consentiranno un significativo aumento delle proprie valute.

I cospicui disavanzi commerciali degli Stati Uniti e l’eccessivo indebitamento con l’estero stanno facendo diminuire il valore del dollaro rispetto a euro, sterlina britannica e diverse altre valute. Le imprese americane ed europee si fanno un’intensa concorrenza nei mercati globali, e un dollaro più a buon mercato avvantaggia gli esportatori statunitensi.

A partire dall’ottobre 2006, le esportazioni mensili degli Stati Uniti sono rapidamente aumentate di 14 miliardi di dollari. Eppure, il disavanzo commerciale statunitense, nonostante le fluttuazioni da un mese all’altro, rimane di circa 58 miliardi di dollari perché i prezzi del petrolio aumentano e la Banca di Cina e altre banche centrali asiatiche hanno intensificato gli acquisti di dollari e altri titoli stranieri per mantenere basse le proprie valute.
Il petrolio, i beni di consumo cinesi e le automobili incidono sul disavanzo commerciale statunitense per il 98% circa.

Le importazioni nette di petrolio ammontano a circa 24 miliardi di dollari, in salita rispetto ai 5,5 miliardi del dicembre 2001. L’ottimizzazione dell’efficienza dei tradizionali motori a benzina, gli ibridi, l’energia nucleare e le fonti energetiche alternative potrebbero ridurre considerevolmente il consumo di petrolio. Tali soluzioni richiedono una leadership nazionale, ma né i leader del partito Repubblicano né quelli del partito Democratico sono stati in grado di sostenere politiche globali per realizzare quanto possibile.

Nel frattempo il dollaro in caduta fa impennare la bolletta del petrolio importato perché il prezzo del petrolio è fissato in dollari, e il dollaro ad un tasso più conveniente consente ai consumatori stranieri il cui reddito è in altre valute di fare offerte superiori e aumentarne energicamente il prezzo. Non sorprende che il petrolio sembri puntare verso i 100 dollari al barile.

Il disavanzo commerciale bilaterale con la Cina ammonta a circa 23 miliardi di dollari, in aumento rispetto ai 5,5 miliardi del dicembre 2001; ciò è in larga misura dovuto al fatto che la Cina mantiene basso il valore dello yuan, il che rende artificialmente basso il prezzo dei prodotti cinesi presenti nei negozi statunitensi e troppo costose le esportazioni U.S.A. verso la Cina.

La Cina ha rivalutato lo yuan da 8,28 a 8,11 nel luglio del 2005 e da allora ne ha permesso l’aumento del del 3,4% ogni dodici mesi. La modernizzazione aumenta il reale valore di fondo dello yuan di oltre il 5% all’anno, per cui esso resta sottovalutato del 40-50%.

I prodotti del settore automobilistico apportano 10,1 miliardi di dollari al disavanzo mensile. Messico e Canada rappresentano 3,6 miliardi di dollari, rispecchiando le catene di fornitura transfrontaliere dei costruttori di automobili di Detroit. Questo tipo di decisioni relative alla produzione si modificano solo lentamente. Per esempio, General Motors ha annunciato che le proprie esportazioni non saranno di molto alterate dal declino nel dollaro.

I costruttori di automobili tedeschi incidono per 1,7 miliardi di dollari sul disavanzo commerciale, ma le importazioni statunitensi dei loro prodotti sono costituite principalmente da modelli costosi all’interno delle rispettive classi di veicolo. Il volume totale delle vendite non reagirà significativamente alle alterazioni di prezzo provocate dai movimenti del tasso di cambio.

I prodotti automobilistici coreani e giapponesi rappresentano 4,7 miliardi di dollari del disavanzo, e una gran parte di loro affronta una spietata concorrenza sui prezzi. Disponendo di stabilimenti di assemblaggio ben operanti negli Stati Uniti, i costruttori asiatici potrebbero spostare qui una maggiore fetta della loro produzione, ma il won è aumentato di un mero 4% circa rispetto il dollaro, e lo yen ha guadagnato molto meno.

Le banche centrali di Giappone e Corea hanno aumentato in modo aggressivo le vendite di yen e won contro dollari e altri titoli statunitensi per mantenere le proprie valute basse rispetto al dollaro. Questo disincentiva Toyota, Hyundai ed altri dal delocalizzare l’assemblaggio delle auto e l’acquisto di componenti negli Stati Uniti.

Il Fondo Monetario Internazionale pubblica i dati relativi alla proprietà da parte delle Banche Centrali di dollari e altri titoli, fornendo un quadro accurato degli interventi sul mercato valutario. La Cina e diversi altri Paesi hanno aumentato gli interventi per mantenere le proprie valute convenienti rispetto al dollaro. Questo forza il dollaro statunitense ad una riduzione di valore rispetto all’euro, alla sterlina britannica e al dollaro canadese, che generalmente fluttuano senza gli interventi delle banche centrali.

Intervento annuale sul mercato valutario
(Miliardi di Dollari U.S.A.)
2005 2006 2007*
Cina 207,0 247,0 489,5
Giappone 0,4 45,4 63,5
Corea del Sud 11,3 28,6 24,5
India 6,3 38,8 92,9
Brasile 0,8 32,0 102,8
Russia 55,1 119,7 159,6

*Stime effettuate fino al mese di settembre compreso (dati più recenti)

Nel 2007 gli acquisti da parte di queste banche centrali di titoli denominati prevalentemente in dollari statunitensi supereranno i 900 miliardi di dollari e il disavanzo commerciale degli Stati Uniti.

È di moda attribuire il deficit di bilancio statunitense a questi acquisti, ma tale deficit sarà probabilmente di soli 200 miliardi di dollari nel 2007. La manipolazione monetaria non ha tanto a che vedere con il finanziamento delle spese federali degli Stati Uniti, quanto piuttosto con il rilancio delle esportazioni verso gli U.S.A.

La caduta del dollaro rispetto all’euro ha dato una spinta alle esportazioni statunitensi, dimostrando che le compensazioni nel cambio possono produrre gli effetti desiderati sul disavanzo commerciale. Tuttavia, fintantoché gli Stati Uniti non prenderanno provvedimenti in relazione alla loro brama di petrolio e la Cina e altri Stati mercantilistici non smetteranno di manipolare le proprie monete, gli Stati Uniti continueranno ad fronteggiare consistenti disavanzi commerciali.

Peter Morici è docente presso la Facoltà di economia dell’Università del Maryland ed è stato Chief Economist della U.S. International Trade Commission [Commissione per il commercio internazionale degli Stati Uniti].

Titolo originale: ” The Falling Dollar and the Stubborn Trade Deficit

Fonte: http://www.counterpunch.org
Link
02.11.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di PAPIROFLEXIA

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