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DISCORSO DI FINE ANNO AL PRESIDENTE ILLEGITTIMO DELLA EX REPUBBLICA ITALIANA GIORGIO NAPOLITANO

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A cura di Davide
Il 31 Dicembre 2013
63 Views

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DI STEFANO DAVIDSON

Signor
Presidente (e già su quest’incipit ci sarebbe da discutere poiché come si può
definire Presidente della Repubblica un eletto da un Parlamento illegittimo che
a sua volta è stato eletto con un sistema di voto giudicato incostituzionale?)
sono un cittadino italiano e in questa fine 2013, anno che, anche grazie a lei
e al suo operato oramai sessantennale, può tranquillamente essere definito “anno
horribilis” per il mio Paese, forse ancor più del 2012, vorrei io, membro della
Nazione, parlare a lei. (Attenzione, l’aggettivo “mio” al posto di un “nostro”,
relativamente al sostantivo Paese, l’ho usato di proposito poiché ho l’assoluta
percezione che questa Nazione non abbia mai rappresentato la sua Patria,
diversamente credo si sarebbe comportato in altra maniera durante tutta la sua
vita, politica e non.).

Le
parole che le rivolgo a poche ore dal suo discorso di fine anno (sempre che non
decidiate, lei e la sua combriccola, di non tenerlo, evitando così una quasi
certa debacle di audience che potrebbe essere addirittura più significativa di
quella dell’anno scorso), vorrebbero essere una sorta di suggerimento e, nonostante
io non sappia cosa dirà al Paese, certo è che potrei mettere la mano sul fuoco
che di quanto io dirò, lei non farà cenno nemmeno sotto tortura, ma sono un
inguaribile sognatore e mi auguro una sua “redenzione”. Ovviamente quel che le dirò
è pensiero assolutamente personale, e non mi permetto di coinvolgere
chicchessia nella mia iniziativa, ma nonostante ciò, credo che molti potrebbero
trovarlo consono ai sentimenti che provano nei suoi confronti, in quelli della
maledetta classe politica che ci governa da anni e da lei però abbondantemente
benedetta, e in quelli che hanno verso l’intero Parlamento, occupato
illegittimamente da una “larga intesa” e da finti scissionisti che giocano a
tenere il piede in due staffe, per provare ad essere dalla parte giusta quando
sarà il momento (senza sapere che per loro la parte giusta potrà essere solo
quella da cui provengono poiché nessun altra formazione presente in Parlamento
con un numero di deputati degno per definirla tale accetterebbe questi giochi
infantili e prevedibili atti solo a tentare di salvarsi il fondoschiena
dall’immensa pedata che tra poco riceveranno dal Paese tutto).

Per
prima cosa ci terrei a sapere da lei perché a quasi novant’anni, considerato il
momento storico e la sua specialità nel “voltagabbana professionistico”, non fa
la cosa più sensata per salvare almeno parzialmente la faccia e farsi ricordare,
non tanto per l’incalcolabile numero di azioni deprecabili commesse durante la
sua carriera politica, giunte all’apoteosi con gli stupri di gruppo alla Carta
Costituzionale (concertati con il resto del “branco” ma progettati nei
particolari solo con i più spietati dei suoi compagni di merende: Mario Monti e
Mario Draghi, nonostante la stessa Costituzione sia stata in parte scritta
anche da lei visto che fece parte della Costituente. Come dire? Una sorta di
padre che dà la figlia in pasto ai compari dopo essersela ripassata per bene!),
quanto per essere il politico (mi spiace ma Presidente non posso chiamarla più,
per me non lo è, a prescindere dal dispositivo e dalle motivazioni che la
Consulta darà alla propria sentenza) che ha vuotato il sacco.

Pensi
che bello Napolitano, se lei avesse il coraggio di dire TUTTO, ma proprio tutto
agli italiani. Perché non ci racconta la Storia esattamente come è andata, a
partire magari dalle vere motivazioni per cui abbiamo accettato la “politica
del rigore”, fallimentare già prima di essere messa in pratica, imposta da
Berlino, o meglio della Bundesbank per salvarsi da una sicura bancarotta nel lungo
periodo. Tanto lei sapeva perfettamente degli studi della Fondazione tedesca Stiftung
Marktwirtschaft, presieduta dall’economista Bernd Raffelhüschen che nel 2011
sostenevano come per la Germania il quadro non fosse assolutamente allegro
poiché la riforma fiscale, quella pensionistica (con generose integrazioni
delle minime), l’aumento delle prestazioni sanitarie per alcune malattie
tipiche della cosiddetta terza età (ad esempio l’Alzheimer), faranno esplodere
nei prossimi anni il debito tedesco. Una cifra per tutte tratta dallo studio?
Secondo il professore nel 2050 lo Stato tedesco e i länder dovranno spendere
1.360 miliardi di euro solo per le pensioni. Una cifra colossale, se si pensa
che l’attuale debito pubblico della Germania (quello "esplicito") è
intorno ai 1.900 miliardi. Oltretutto Raffelhüschen in quello stesso studio aveva dichiarato che
l’Italia sarebbe stato il Paese con il più basso incremento di spese per
pensioni, sanità e assistenza per anziani. Inoltre sottolineava come il saldo
primario italiano fosse molto incoraggiante. In questo senso, si legge nello
studio, “l’Italia non solo precede
chiaramente la "locomotiva" Germania, ma anche tutti gli altri stati
dell’Euro a 12. E dunque l’Italia può contare, a lungo termine, su uno sviluppo
positivo delle finanze pubbliche
”. Nonostante ciò lei e i suoi compari
decideste il “golpetto” pur di insediare Monti e aiutare i vostri amici
tedeschi a salvarsi il fondoschiena grazie al massacro del mio Paese, della
Grecia e del resto dei P.I.G.G.S.

Vede
Napolitano, se ci spiegasse senza nascondere nulla chi ha preteso che
entrassimo nell’euro e i veri perché darebbe finalmente un senso alle domande
che in tanti si fanno da tempo. Se ci illuminasse sul Trattato di Lisbona (con
la sempre esistita “larghintesa” già all’opera: firma sul documento di Prodi e
D’Alema, ratifica del tutto da parte del Governo di B.), se ci dicesse una
buona volta perché il M.E.S. e il Fiscal Compact (definiti dall’esimio giurista
Giuseppe Guarino “carta straccia”) sono stati ratificati senza chiedere nulla
ai cittadini né, tantomeno, spiegandogli di cosa si trattasse, istruendo come
al solito i vostri organi di disinformazione prezzolati attraverso il finanziamento
pubblico a non farne parola (sempre che non sia per l’ovvia ragione che se
dicevate qualcosa vi sarebbe scoppiata la bomba in mano!), forse gli italiani
potrebbero capire e forse, addirittura difendersi.

Napolitano,
pensi, potrebbe addirittura spiegare le ragioni che portarono l’Italia (e tanti
altri) a non esigere dalla Germania il pagamento dei danni di guerra provocati
con il secondo conflitto mondiale da loro scatenato (come del resto il primo e
come quello in atto “economicamente” in questi anni) che avrebbe causato
l’ennesimo default dell’economia teutonica (terzo in un solo secolo!!!), mentre
ora loro pretendono che tutti (Grecia compresa) vadano in default per salvare
loro. Del resto essendo lei nel nostro Paese da ben trentasei anni il punto di
riferimento per il Council for Foreign Relashionship degli Stati Uniti in
Italia dovrebbe saperlo perfettamente (anche se io sinceramente fatico a capire
come la Nazione che da sempre si dichiara l’anticomunista per eccellenza si
possa essere affidata a un ex P.C.I per così tanto tempo, tra l’altro a
prescindere che le loro Presidenze o il Parlamento fossero democratici o repubblicani.
Forse perché loro, come tanti di noi, sapevano perfettamente che lei comunista
non lo è mai stato, o meglio, lo è stato quando le conveniva esserlo (tipo alla
fine della guerra, per confondersi con i partigiani e i repubblicani e così
salvarsi la pellaccia), o come lo fu infatti nel 1956, all’indomani
dell’invasione dei carri armati sovietici a Budapest quando, mentre Antonio
Giolitti e altri dirigenti comunisti di primo piano lasciarono il P.C.I, mentre
“l’Unità” definiva «teppisti» gli operai e gli studenti insorti, lei chino ai
diktat di Mosca si profondeva in elogi ai sovietici. L’Unione Sovietica,
infatti, secondo la sua visione, sempre molto vicina alla parola regime (sic!
n.d.a.), sparando con i carri armati sulle folle inermi e facendo fucilare i
rivoltosi di Budapest, avrebbe addirittura contribuito a rafforzare la «pace
nel mondo» un’affermazione degna di un cervello veramente disumanamente
opportunista.

Dev’essere
stata una scena surreale sentirle pronunciare frasi come: “l’intervento sovietico in Ungheria, evitando che nel cuore d’Europa si
creasse un focolaio di provocazioni e permettendo all’Urss di intervenire con
decisione e con forza per fermare la aggressione imperialista nel Medio Oriente
abbia contribuito, oltre che ad impedire che l’Ungheria cadesse nel caos e
nella controrivoluzione, abbia contribuito in misura decisiva, non già a
difendere solo gli interessi militari e strategici dell’Urss ma a salvare la
pace nel mondo.
” per chi magari fosse stato suo camerata nel 1942 quando
lei entrò a far parte non di “un gruppo di giovani anti­fascisti” come scritto,
ovviamente travisando i fatti, sulla sua biografia pubblicata dal Quirinale sul
suo sito, ma del Guf (Gruppo universitario fascista’). Infatti, da documenti
ben noti a chi la Storia la segue da tanto tempo, si evince non solo che lei collaborò
attivamente alla rivista dal titolo “IX Maggio” parto del Guf stesso, ma che fu
anche membro della giuria del convegno nazionale di critica cinematografica dei
Guf, e che, non pago, si cimentò anche “in un esperimento di regia con la
compagnia del Teatro Guf. La cosa interessante (anche se il termine adatto
dovrebbe essere: disgustosa) per un ora sedicente nei siti ufficiali “giovane
antifascista”, è che lei decise di
entrare a far parte del Guf e di conseguenza appoggiare il “regime” (parola che
mi dà l’idea lei ami moltissimo) dopo che erano passati già ben venti anni di
dittatura, quando già erano state decise le leggi razziali, quando il patto di
alleanza con Hitler e il successivo assurdo ingresso in guerra. Quindi,
iniziare a frequentare il Guf nell’autunno 1942 tutto può essere fuorché una
scelta antifascista caro lei (magari qualcuno si starà ancora chiedendo come
mai poco fa ho usato il termine “voltagabbana professionistico”). E, nonostante
ciò, poi lei ha anche il coraggio di mettersi la kippah e di andare a
elemosinare consensi alla comunità ebraica o fare discorsi di un’ipocrisia
disarmante nella giornata della memoria.

Riguardo
quindi il suo comunismo per convenienza (lei è sempre stato solo un fervente
“convenientista”) basti ricordare come la definiva il suo caro amico Henry
Kissinger ovvero “il mio comunista preferito” stigmatizzando in una battuta la
sua inconsistenza ideologica. Per quanto mi riguarda ho paura (anzi, ne sono
certo!) che dentro di lei l’onestà intellettuale ed ideologica latiti da un bel
pezzo, sempre che sia esistita almeno per un parsec.

Per
tornare ai fatti d’Ungheria vorrei solo sottolineare, per chi non avesse
seguito i fatti, come nel 2006 proprio dall’Ungheria arrivarono frasi del tipo
“Napolitano non venga a Budapest. Con il Pci appoggiò i russi invasori” o
ancora più eclatanti come le parole di Balasz Piri: “La comunità dei veterani
del 1956 sente che quest’uomo non deve partecipare alle commemorazioni del ’56
ungherese. Chissà cosa direbbero quelli che sono stati impiccati in seguito
alla repressione». Lei però, indossò la sua bella facciua di bronzo e ci andò
lo stesso. Come suo costume poi rivoltò la frittata e, senza un minimo di
vergogna, ebbe il coraggio di recitare queste parole sulla tomba di Imre Nagy:
“Ho reso questo omaggio a nome dell’Italia, di tutta l’Italia, e nel ricordo di
quanti governavano l’Italia nel 1956 e assunsero una posizione risoluta, a
sostegno dell’insurrezione ungherese e contro l’intervento militare sovietico”.
Lei, uomo senza dignità non ebbe il coraggio di fare nemmeno una dichiarazione
sulle possibili responsabilità sue e dei suoi «compagni» di partito. Non solo,
dalla sua bocca non uscì nemmeno l’abbozzo una richiesta di perdono alle
vittime (forse 25.000), ma un’affermazione che dimostrava la sua camaleontica
capacità di cambiar bandiera non appena cambia il vento con la quale definì il
comunismo come «male assoluto».

Vede
Napolitano se lei ci spiegasse un po’ di cose su Moro, su Ustica, su Piazza
Fontana, sull’Italicus, sull’Accademia dei Georgofili, sulla Banca Nazionale
dell’Agricoltura, dicendo veramente TUTTO quello che sa, magari qualche
famiglia riuscirebbe a trovare un po’ di pace. Così come se facesse un po’ il
punto della situazione MPS. Se ci facesse ascoltare un inaspettata ma
assolutamente integra copia delle intercettazioni delle sue telefonate con
Mancino, che tanto interessano i magistrati che indagano sui rapporti Stato
mafia, in tanti si tranquillizzerebbero o si preoccuperebbero (a seconda dei
casi).

Napolitano,
perché non ci spiega per bene il motivo per cui quando lei nel 1997 era
Ministro dell’Interno e Carmine Schiavone svelò quanto succedeva e come
succedeva in quella conosciuta come la “terra dei fuochi” grazie alla camorra,
lei e lo Stato tutto non faceste assolutamente NULLA?

Tra
l’altro lei, Napolitano è napoletano, di conseguenza campano, quindi non è
intervenuto pur sapendo che ciò che stavano confessandole accadeva a pochi
passi da casa sua e metteva a repentaglio la vita di suoi corregionali?

Capisce
perché all’inizio ho detto che non credo che lei si senta italiano? Perché a
mio avviso lei non si sente neppure campano o napoletano. Lei per sua sfortuna
si sente lei e basta e il suo immenso Ego, pari forse solo a quello di Monti o
di tanti dittatori visti all’opera sul pianeta, le impedisce qualunque tipo di
emozione, sensazione, percezione o sentimento. Già perché se lei fosse davvero
il Presidente della Repubblica italiana e fosse un “uomo”, forse tanto di
quanto è accaduto, compresi i suicidi (dei quali a un certo punto avete dovuto
far dar notizia visto il numero impressionante), forse si sarebbe potuto
evitare.

Tornando
comunque alle mie proposte per salvarle se non l’anima almeno il nome: perché per
esempio non ci svela quello che le hanno detto (anche se ovviamente non sarà
tutto) Christine Lagarde del FMI e tutti gli amici del suo protetto varesino
Monti, da Goldman Sachs a JP Morgan e compagnia bella.

Napolitano,
lei fa parte della vita politica italiana dal 1953, lei è un superstite della
Prima Repubblica (e anche questa cosa avrebbe dovuto far pensare già ai tempi
della sua prima elezione. Infatti da sempre mi chiedo: perché eleggere
Presidente un rappresentante di ciò che era icona del male, della corruzione,
del clientelismo più sfacciato etc…etc…? Difficile trovare una risposta, a meno che in fondo, come io sostengo, non
fosse cambiato nulla. Semplicemente si era cominciato a usare nuovi linguaggi
per continuare a fregare i cittadini italiani (notoriamente molto bravi a
imbottirsi il cervello con il pensiero di altri che poi credono sia frutto
delle proprie elucubrazioni), che grazie al rimbambimento televisivo, anzi
mediatico in generale, attuato da B. e poi, ovviamente, anche dagli altri, ha
perso completamente ogni riferimento per stabilire quel che è vero o falso. Sarebbe
come se ora, deposto il Parlamento illegittimo, si andasse a nuove elezioni e
il Movimento 5 Stelle uscito vincitore a mani basse (come tra l’altro Merryl
Lynch prevede per le prossime eventuali elezioni), dopo le dovute dimissioni
del Presidente Illegittimo (lei) accettasse che al Quirinale salissero D’Alema
o, addirittura B… le pare possibile?

Vede
Napolitano lei non se ne rende conto, ma in questo momento è in una condizione
ottimale per fare quanto le chiedo, poiché qualunque cosa avesse voglia di dire
al massimo potrebbe provocare la sua morte, che del resto si sta già comunque
provocando da sola per questioni anagrafiche. E allora non è meglio liberarsi
di tutta l’immondizia che la “farcisce” da decenni ed essere ricordato come “il
martire” piuttosto che come “il traditore”?

Oltretutto
così facendo eviterebbe la sempre più probabile richiesta di impeachement nei
suoi confronti, che ovviamente è più che fondata e che, salvo un miracolo
firmato “burattinai internazionali”, la porterà ad essere il primo presidente
della Storia d’Italia ad essere dismesso, un bel ricordo da lasciare ai
nipotini, non c’è che dire. Certo gli lascerà anche tanti, tanti soldini e case
e chissà cosa… ma sarà tutto così sporco e, tra l’altro, non è detto che se lei
e i suoi scagnozzi doveste continuare così non riusciate a far diventare
davvero gli italiani dei rivoluzionari (incredibile dictu) e, a quel punto, chissà
dove finirebbero case, soldini, nipotini e chissà cosa.

Vede
Napolitano, se lei confessasse, se mettesse il popolo in condizione di sapere,
molto probabilmente non solo verrebbe parzialmente riabilitato, ma avrebbe
sessanta milioni di alleati contro chi a quel punto le vorrebbe male, mica roba
da poco.

Questa
è solo una minima parte di quanto avrei da dire, ma per il momento mi fermo
qui, mi pare che basti.

Solitamente
a questo punto bisognerebbe che le facessi gli auguri di rito, il classico
“Buona Fine e Buon inizio” ma il Buon Inizio visto quanto ha fatto da quando è
in vita non mi sento proprio di augurarglielo, però un sincero augurio di Buona
Fine non glielo nego di certo.

Stefano Davidson

31.12.2013

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