DI NAFEEZ AHMED
theguardian.com
La milizia islamista in Nigeria sta venendo rafforzata dagli interessi occidentali e regionali sui carburanti fossili.
Il rapimento di più di 200 studentesse nigeriane e il massacro di almeno 300 civili nella cittadina di Gamboru Ngala da parte del movimento clandestino, affiliato al gruppo Al-Qaeda, Boko Haram, ha sconvolto il mondo.
Ma mentre le condanne sono giustamente sopraggiunte da un ampio spettro di voci note, da celebrità a funzionari di governo, meno attenzione è stata dedicata alle radici della crisi.
L’instabilità in Nigeria, comunque, in quest’ultima decade ha vissuto una costante crescita- e una ragione di ciò è il cambiamento climatico. Nel 2009, uno studio del dipartimento UK per lo sviluppo internazionale (Dfid) avvertiva che il cambiamento climatico poteva contribuire ad una crescente carenza delle risorse nel Paese a causa della scarsità del terreno coltivabile dovuta a desertificazione, carenza d’acqua e fallimento dei raccolti in aree montagnose.
Uno studio più recente condotto dall’Istituto USA per la Pace, finanziato dal Congresso, ha confermato un “meccanismo causa-effetto di base” che “collega il cambiamento climatico con la violenza in Nigeria”. Il report conclude:
“Risposte insufficienti ai cambiamenti climatici creano penuria di risorse quali terre coltivabili ed acqua. Questi impoverimenti sono seguiti da impatti secondari negativi, più malattie, fame, disoccupazione. Risposte inadeguate a queste problematiche aprono le porte al conflitto”
Sfortunatamente, uno scenario “business-as-usual-” vede il clima nigeriano subire “crescenti cambiamenti per la temperatura, piogge, tempeste, e del livello del mare per tutto il 21esimo secolo. Risposte inadeguate a livello di questi cambiamenti possono aiutare il violento conflitto sul carburante in alcune aree del Paese.”
Secondo il Prof. Sabo Bako dell’Università Ahmadu Bello, precorritrice di Boko Haram è stata la setta Maitatsine nella Nigeria del nord, i cui membri includevano molte vittime dei disastri ecologici che li avevano lasciati “in un caotico stato di povertà e alienazione sociale, in cerca di cibo, acqua, coperte, lavori, e mezzi di sopravvivenza”.
Un anno dopo lo studio USIP, “Africa Review ” ha riportato che molti dei soldati semplici di Boko Haram sembrano essere persone emarginate a causa di forti siccità e carenza di cibo in varie zone del Niger e del Ciad. Circa 200.000 agricoltori e mandriani persero i loro mezzi di sostentamento e, dovendo affrontare la fame, attraversarono il confine con la Nigeria.
“Mentre un buon numero di questi uomini sono stati trovati nelle maggiori città quali Lagos, dove spingevano carretti con dell’acqua e rimpatriavano i loro guadagni verso le famiglie lasciate alle spalle” disse Africa Review “ altri si crede siano stati attratti da Boko Haram”.
Invero, un ufficiale di sicurezza nigeriano in pensione raccontò al giornale che l‘esercito nigeriano constatò una correlazione tra gli eventi climatici regionali e l’insorgere di violenze estremiste:
“è diventato uno schema; l’abbiamo visto accadere nel 2006; accadde ancora nel 2008 e nel 2010. Se vi ricordate, il Presidente ( Olusegun) Obasanjo doveva schierare i militari nel 2006 negli stati di Yobe, Borno e Katsina. Questi sono alcuni degli stati al confine con la Repubblica di Nigeria e oggi sono le roccaforti di Boko Haram”.
L’altra questione è l’intensificarsi della crisi energetica Nigeriana. Negli ultimi mesi, il Paese ha affrontato una crisi dovuta alla benzina parzialmente dovuti all’abbattimento dei sussidi statali contro il caro benzina, precedentemente alti, che hanno provocato un aumento generale della fame e dei disordini nelle città.
Ma mentre la corruzione e le infrastrutture fatiscenti giocano un ruolo importante, la fine del carburante economico è il vero “elefante nella stanza”. Uno studio di due ricercatori nigeriani del 2011 concludeva che “c’è un imminente declino delle riserve petrolifere della Nigeria il cui picco potrebbe essere appena sopraggiunto o in procinto di esserlo; ciò da mostra di essere coerente con gli studi precedenti”.
Secondo un alto esponente Shell, nel Marzo di quest’anno, i tassi di declino della produzione di petrolio greggio sono alti tra circa il 15 e il 20% .” Rimpiazzare questo “declino naturale dei tassi di produzione…. richiede più fondi di quanti siano al momento disponibili.” Lo stesso mese, il capo del Ministero delle risorse Petrolifere richiese più investimenti nell’esplorazione per contrastare i rapidi tassi di declino:
“Le riserve di greggio stanno esaurendosi, la nostra produzione sta anch’essa diminuendo…. Abbiamo bisogno di fare di più a tal proposito per avere più riserve. Abbiamo raggiunto il plateau della produzione nel delta del Niger e stiamo già calando.”
Con tali sfide domestiche di produzione di greggio a minare gli introiti dell’export del greggio, l’abbattimento dei sussidi al caro benzina ha spinto sulla popolazione il peso della crisi, facendo dilagare povertà e disuguaglianze, fonti del sistema di reclutamento del terrore islamico.
Nella Nigeria del nord, da dove proviene Boku Haram, ci sono forti prove di una crisi causata dal caro benzina. Con circa il 70% della popolazione che sopravvive con meno di un dollaro al giorno – circa il 20% più alte del comunque triste risultato del sud, analfabetismo e malattie sono endemici.
Come notato da David Francis, uno dei primi reporter occidentali ad occuparsi di Boko Haram, “la maggior parte dei soldati semplici di Boko Haram non sono fanatici religiosi; sono poveri ragazzi che sono stati fatti ribellare contro loro patria corrotta da un leader carismatico”.
A parte il fatto che l’Occidente è stato soddisfatto di peggiorare il problema puntellando il corrotto governo Nigeriano mentre accelerava gli accordi sull’olio e il gas, c’è un’ulteriore complicazione.
Abbondanti prove mostrano che Al-Qaeda nel Maghreb ( AQIM) ha sfruttato l’ascesa di Boko Haram per ottenere un crescente controllo dei movimenti militari della Nigeria.
Quello che non ci è stato detto, tuttavia, è che la rapida espansione di Al Qaeda attraverso il nord-est dell’Africa si è verificata secondo la rubrica dei servizi di intelligence dell’Algeria – a conoscenza di USA, Francia e UK.
La nostra relazione con la giunta militare algerina, responsabile del massacro di centinaia di migliaia di civili, è guidata dalla solita inestinguibile sete di accedere a quella che il Dipartimento dell’Energia USA stima essere la terza riserva mondiale di gas di scisto.
Secondo il Prof Jeremy Keenan, uno dei principali esperti di Algeria alla Scuola di Studi Orientali e Africani che avverte il Dipartimento di Stato USA, l’Unione Europea e il Ministero degli esteri sulle questioni di sicurezza regionali, l’espansione dell’ AQIM attraverso il nord-Africa si è concentrata in regioni ricche di riserve di combustibile- in particolare Algeria, Delta del Niger, Nigeria, e Ciad; nelle ultime tre precisamente dove Boko Haram ha riferito di aver ricevuto il suo addestramento di terrorista.
Più di dieci anni fa, riporta Kenaan, questi paesi firmarono un trattato di cooperazione nel contenimento del terrorismo che ha efficacemente unito i due lati ricchi di petrolio del Sahara insieme in un complesso di sistemi di sicurezza la cui architettura è americana. “ Il trattato si evolse in un’iniziativa trans-sahariana di contenimento del terrorismo, che fu poi assorbita dal comando africano dell’esercito USA ( AFRICOM).
Keenan sospetta che l’avidità di gas e greggio dell’Occidente ha portato il nostro governo a chiudere un occhio sul ruolo di Stato ricchi di olio quali Algeria nella promozione del terrorismo regionale – e a sfruttare invece il caos risultante per legittimare gli sforzi per consolidare l’accesso alle rimanenti riserve energetiche africane.
Se questa analisi è corretta, allora le centinaia di ragazze innocenti rapite in Nigeria non sono solo vittime del fanatismo islamista; sono anche vittime di fallite di politiche estere, economiche e di sicurezza legate alla nostra infernale dipendenza dall’oro nero.
Dr Nafeez Ahmed è direttore esecutivo dell’ Institute for Policy Research & Development e autore di “A User’s Guide to the Crisis of Civilisation: And How to Save It”.
Fonte: www.theguardian.com
Link: http://www.theguardian.com/environment/earth-insight/2014/may/09/behind-rise-nigeria-boko-haram-climate-disaster-peak-oil-depletion
9.05.2014
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MATTEO FEROLDI