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DETERRENZA, NUOVE ARMI E GEOPOLITICA, TRA MITI E REALTA'

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A cura di Davide
Il 28 Settembre 2015
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DI CATALDO

comedonchisciotte.org

Premessa


Tutti gli acronimi sono decifrati nel testo alla prima occorrenza, le misure espresse nel sistema decimale, gli incisi sono sviluppati nelle note, sono indicate solo le fonti principali. L’ambizione è quella di fornire nel tempo una base minima di conoscenze, oltre agli approfondimenti sui singoli sistemi trattati a partire dall’attualità, un quadro si spera utile a inserire in un contesto storico ed operativo le informazioni sui sistemi strategici.
Cercheremo, contando sempre sull’apporto dei commenti, di fare luce sugli sviluppi più recenti della corsa agli armamenti, un aspetto della nostra realtà che viene trattato quasi sempre in modo superficiale, le rare volte che non ci si limita alla semplice propaganda, anche commentatori molto affermati e seguiti sono spesso fuorviati, nelle loro analisi, da una errata percezione di quale sia l’effettiva valenza strategica dei nuovi sistemi d’arma destinati alla deterrenza.

Nella foto: Le nuove armi cinesi in parata per i 70 anni della vittoria nella II° guerra mondiale, il DF-21D.

Il fatto

La storica parata dei 70 anni dalla vittoria nella seconda guerra mondiale ha avuto molteplici significati politici, man mano si vedranno le conseguenze, tra questi segnali lanciati dai cinesi ha avuto vasta eco la presentazione di alcuni sistemi d’arma, una panoplia estremamente selezionata e direi didascalica, visto che abbiamo potuto leggere addirittura le diciture dei vari modelli di missile *1, quello che ha suscitato più commenti è sicuramente il giocattolo in oggetto, il mitico ammazza portaerei, alias DF-21D, codice NATO CSS-5 mod4, la disamina dello status di questo sistema si presta a molte considerazioni generali.

Contesto operativo del DF-21D, A2/AD

I cinesi a partire dai primi anni del secolo hanno cambiato profondamente la loro dottrina militare, in accordo con i mutamenti della postura complessiva del paese, sia rispetto la tutela delle zone esclusive costiere sia nei rapporti con i paesi vicini. Senza approfondire il quadro generale, nell’ambito della nuova dottrina emerge una esigenza difensiva di primaria importanza: impedire che nel caso di una eventuale disputa aperta, nei mari prospicienti la Cina, gli USA ed i loro alleati possano proiettare liberamente gruppi aereo-navali a supporto della parte avversa.
Il concetto è solo apparentemente di semplice lettura, qui ci limitiamo a ricordare che la strategia cinese parte da quello che noi chiamiamo “soft-power” *2, una definizione ampia che comprende un po di tutto, dall’influenza economica al controllo degli organismi sovranazionali, alla influenza politica interna ai vari paesi, allo spionaggio tradizionale, etc .
E’ solo in questa più ampia prospettiva che si inquadra lo strumento militare per ottenere il risultato “A2/AD” anti-access/area denial come è definito nella dottrina USA e NATO. 
Militarmente attivare un A2/AD nelle zone di mare di interesse vitale per la China è un arduo compito, si trova di fronte una compatta alleanza tra i principali operatori di flotte militari, USA, Giappone e Korea, il programma DF-21D è concepito dai cinesi nell’ambito di una risposta che non potrà essere simmetrica, almeno per un’altra generazione o più. Lo sforzo tecnologico è di ampia portata, pur nella sua “asimmetria”, in quanto comporta la focalizzazione su questa punta di lancia di un contorno strutturale che va dai satelliti ai radar oltre l’orizzonte ai pattugliamenti sistemici, che sono i requisiti minimi.

range1

Inquadramento del sistema d’arma

A partire dagli anni 70 la Cina ha cercato disperatamente di rendere operativo il lancio di vettori balistici dai sommergibili, per motivi intuibili anche ai non tecnici questo tipo di missili debbono avere un propellente allo stato solido, che non necessiti di lunghi tempi di caricamento ed eviti l’incubo logistico insito nel trasportare grandi carichi di combustibile liquido, corrosivo velenoso e molto, molto, suscettibile. Negli anni 80 ci sono riusciti ed hanno subito realizzato anche la variante terrestre, il DF-21, trasportabile su gomma e rotaia. 
Il missile rientra nella fascia bassa degli MRBM medium range ballistic missile che comprende missili che hanno una gittata da 1000 a 3000 km, rientrano quindi nei “missili da teatro”. Il DF-21 pesa quasi 15 tonnellate, ha due stadi e porta in una decina di minuti 600 kg a 1.500 km, nella versione base, una bella testata, o meglio un RV reentry vehicol vista la traiettoria balistica, ovvero un confettone atomico fino a 500 kt. Verso la fine degli anni 90 hanno iniziato ad installare anche testate convenzionali di varia natura *3. 
La versione D è accreditata di un RV manovrabile, in grado di avere una precisione metrica, superando il sistema inerziale di base del DF-21 che ha un CEP circular error probability di circa 300m per arrivare ad un CEP inferiore a 10 m. Si stima al momento, da fonti occidentali, in meno di 100 il numero dei DF21-D *4, il sistema è ad oggi inquadrato nella Seconda Divisione di artiglieria che comprende la gestione di tutti i missili strategici.
La versione DF21-D è apparsa come notizia a partire dal 2000, più o meno, e nel 2010 ufficialmente il dipartimento della difesa USA ha accreditato al sistema una prima stima di capacità iniziale, nella lingua burocratica si definisce IOC, initial operating capability, in soldoni secondo loro il concetto funziona, ma solo nella sua forma di base, una definizione che lascia ampi margini di incertezza sullo status effettivo delle prestazioni operative e sui tempi necessari a raggiungerle.
Chiariamo che al momento non si hanno notizie di test del DF-21D su bersagli in movimento o in mare, d’altra parte il test in mare è un automatico consegnare la telemetria del volo agli USA ai Giapponesi ed ai Koreani, si hanno prove certe di almeno un test eseguito nel Gobi su bersaglio fisso e con testata inerte, almeno a giudicare dalle poche foto.

Un missile che crea una sua categoria, ASBM Anti Ship Ballistic Missile

La peculiarità del DF-21D risiede nella sua aumentata precisione e capacità di manovrare per attingere anche bersagli in movimento, questa capacità non è mai stata alla portata dei missili MRBM *5, c’è un solo precedente parziale, ovvero il Pershing II americano, schierato negli anni 80 anche in Italia, per contrastare l’entrata in servizio degli SS 20 sovietici in Europa orientale, la testata del Pershing manovrava però solo per correggere la sua rotta iniziale, attraverso la sovrapposizione tra una immagine radar-altimetrica precaricata ed una acquisita dal missile stesso in fase di discesa, dove il RV riusciva a fare una cabrata per attivare il radar e ripartire verso l’obiettivo con una minima correzione di rotta, gli obiettivi erano quindi fissi, mentre una portaerei può andare anche a 60km orari e spostarsi nel tempo di volo del DF-21D più di 10km in una qualsiasi direzione. 
L’Unione Sovietica non ha mai sviluppato un sistema simile per contrastare i gruppi portaerei USA, il loro deterrente strategico è sempre stato basato su possenti testate nucleari, che non hanno problemi di CEP, mentre sul piano tattico hanno presto avuto i siluri supercavitanti e affidabili grossi missili aviolanciati o installati su grandi unità navali; inoltre gli americani hanno premuto moltissimo alla fine degli 80 per arrivare al bando dei missili intermedi, da 500 a 5000 km *6, sono convinto che tra i risultati attesi dagli USA vi fosse anche un’occhio a rallentare la comparsa di ASBM a testata non atomica. 
La riflessione è che se un ASBM a testata convenzionale non l’anno tirato fuori i sovietici, che pure operavano in “asimmetria” sui mari come oggi i cinesi, vuol dire che è di realizzazione estremamente difficile.

Funzionamento di massima del sistema DF-21D

Il TEL (veicolo Trasportatore, Elevatore, Lanciatore) esce dal suo hangar corazzato, a tutta birra si avvia ad uno dei siti di lancio programmati, intanto viene caricato il bersaglio di base, le criticità in questa fase si sono recentemente risolte per i cinesi, che possono avere finalmente un gruppo operativo di satelliti SAR Synthetic-Aperture Radar della serie Yaogan che sono indipendenti, o quasi, dalle condizioni meteo e svolgono rapidamente il compito di scandagliare ampie aree di mare, a questi si aggiungono grossi radar oltre l’orizzonte, droni a lunga permanenza, satelliti ottici, etc etc, il tutto sotto la copertura del sistema GPS cinese, BeiDou che ormai conta quasi 20 satelliti, ed ha nella zona di interesse una precisione vicina a quello USA ed in continuo miglioramento. 
Si da per acquisita, dal concorso delle fonti, la capacità di individuare a precisione metrica l’unità navale bersaglio, caricandone le coordinate nel sistema di guida del RV. 
Per il lancio occorre una certa preparazione su piazzole preposte, il TEL è sottoposto a sollecitazioni che rendono poco probabile un rapido riutilizzo su un altro missile. Nello stesso istante in cui viene lanciato i satelliti USA registrano la firma termica del lancio *7. Il missile, in una traiettoria MET, minimum energy trajectory sale fino a oltre 200 km calcolando una gittata intorno ai 1500 km, ma questo valore di apogeo può variare sensibilmente se il bersaglio è interno ai limiti massimi della gittata, utilizzando delle traiettorie depresse si ottiene infatti sia un abbassamento dell’apogeo che un minor tempo di arrivo, presumibilmente si tratterebbe di salve di 5 -6 missili per obiettivo, che partono da siti distanti tra loro, con profili di volo diversificati, per complicare al massimo la difesa, il tempo di volo complessivo del missile nell’impiego presumibile può spaziare quindi in un intervallo che va dai 6 ai 12 minuti, la velocità terminale del RV può arrivare ai 3 ms, circa mach 9.

Ad un punto dato nella discesa il RV deve effettuare un aggiornamento di rotta, rispetto quella precaricata, questa operazione è di estrema difficoltà. Il RV ha una temperatura esterna di oltre 1000 C, ed è sottoposto ad enormi sollecitazioni, va verificato il posizionamento definitivo del bersaglio, la testata deve necessariamente acquisire questo dato per impostare il differenziale di rotta *8. In questi casi il missile è meglio possa fare tutto da solo, in quanto opera già in un contesto di difesa attiva e passiva da parte del bersaglio programmato, che potrebbe attuare contromisure che comprendono anche l’abbattimento degli stessi satelliti, un sistema di guida che diventa inutilizzabile rapidamente non avrebbe molto senso, quindi il missile deve poter scandagliare la zona di mare operativa in tempi estremamente rapidi, senza basarsi in toto sulle fonti esterne, in questa prospettiva al momento una combinazione di sensori ottici e SAR sembra quella più plausibile. Il RV ha una velocità tale che la correzione deve essere effettuata per gradi, scarti improvvisi sarebbe fatali, il citato Pershing rientrando in atmosfera faceva una salita tirando a 22 g per rallentare, controllare il bersaglio, manovrare; non credo che si possano superare di molto questi valori, ma mentre il Pershing correggeva nell’ordine dei cento metri qui si deve poter manovrare su un raggio di dieci km minimo dal bersaglio precaricato, quindi la correzione di rotta deve essere sia anticipata sia di ampiezza maggiore. Uno studio della letteratura cinese su questo punto mostra chiaramente che si stanno perseguendo varie strade, compresa la variazione di massa all’interno della testata, per raggiungere la manovrabilità richiesta, gli esperimenti vanno avanti anche su veicoli ipersonici *9.

traiettoria

La testata si avvia alla fase finale del volo, non si tratterà di una carica singola, è più probabile di un rilascio di submunizioni, che tentano di raggiungere un “mission kill”, ovvero inabilitare il ponte di volo ed i sistemi di comando e controllo, piuttosto che un improbabile affondamento, una salva di missili potrebbe saturare una zona abbastanza ampia ed infliggere danni seri, il rilascio di submunizioni ad alta velocità, se ben studiato, potrebbe saturare anche le difese terminali antiaeree delle unità bersaglio rendendole vulnerabili ad altri attacchi più tradizionali.

Criticità e punti di forza

La Cina ha dimostrato negli ultimi anni una capacità notevole di guida e controllo dei suoi sistemi missilistici, basti pensare al test di impatto diretto contro un satellite o agli agganci robotizzati tra i suoi veicoli spaziali, una ampia gamma di esperienze e capacità vanno accumulandosi, ma sul punto della manovrabilità del RV ancora non abbiamo dati certi, la precisione sul bersaglio in movimento deve essere nell’ordine delle decine di metri, non di centinaia o migliaia, questo tipo di precisione è ottenibile in via di principio dai cinesi, ma bisogna vedere in che contesto e con quali sistemi a supporto: se si affidano ad un pugno di satelliti il sistema potrebbe degradarsi in tempo di minuti e garantire ben pochi lanci. La criticità maggiore del sistema è proprio nel contesto necessario, nella sua ampiezza e vulnerabilità alle armi piccole e grandi del difensore, in questo caso gli USA, che hanno sotto il comando diretto del gruppo navale una serie di contromisure senza limiti di potenza o di gittata.

Lo sviluppo qualitativo della minaccia DF-21D, pur nascendo nell’ambito di una risposta asimmetrica ad una supremazia dell’avversario, pian piano cosi ritorna su un piano di simmetrica corsa agli armamenti, necessitando di ridondanza e moltiplicazione delle risorse, oltre che di un numero consistente di costosi vettori balistici, inficiando in modo basilare il rapporto costi e benefici del sistema stesso, a ben vedere.

Per quanto costoso il sistema DF-21D rappresenta un moltiplicatore di forza, la gittata è bella lunga e la testa di guerra ben dimensionata, la sua funzione principale è ingaggiare il dispositivo AEGIS che protegge i gruppi navali USA assorbendo una grande quota delle risorse di teatro. Per operare efficacemente in difesa del target principale contro un ASBM le grandi unità antimissile devono per forza espandere fino a 500 km o più il loro perimetro di pattugliamento, esponendosi cosi alle potenzialità offensive delle altre componenti del dispositivo aereo navale dedito al A2/AD, che troverà forze diluite in una area maggiore. La grande mobilità del lanciatore è anche di per se un bonus di sopravvivenza, specie se si utilizza il sistema da una fascia distante dalla costa, dietro uno sbarramento difensivo.

Considerazioni

Dai dati disponibili la capacità di attacco di precisione convenzionale è prossima, arriverà molto probabilmente tra qualche anno, vista anche il ritmo dei test, ma diamo per acquisito che il DF-21D sia già in grado di compiere la missione che gli viene attribuita, in ogni caso l’utilizzo di vettori balistici a medio raggio nella guerra navale ipso facto comporta una problematica di fondo: come fa il comandante della portaerei a sapere che non sta arrivando una bella bomba nucleare da 500kt ? 
Qualche osservatore a proposito della questione si chiede se gli USA vorranno rischiare un conflitto nucleare per risolvere, poniamo, una crisi su Taiwan, ma questo è un falso problema, una portaerei è una città galleggiante, un potenziale attacco nucleare a questa installazione è di fatto una minaccia che prevede l’immediato lancio di contromisure in ogni versione e declinazione della dottrina militare USA.
Il lancio di un DF-21D ha la stessa firma termica di un vettore a testata nucleare, non c’è alcuna possibilità ad oggi che la Cina lanci un missile del genere contro un obiettivo USA primario *10 senza essere oggetto di una ritorsione nucleare immediata, a partire dalla cancellazione dei siti di lancio, e non ci sarebbero remore per un motivo fondamentale, la Cina non ha ancora un sistema missilistico intercontinentale strutturato in modo da sopravvivere certamente ad un attacco nucleare profondo degli USA, non può rispondere quindi con la MAD Mutual Assured Destruction e non lo potrà fare ancora per lungo tempo, almeno fin quando i suoi sommergibili nucleari operativi non saranno in numero tale e cosi silenziosi da essere fuori portata di un attacco preventivo USA-NATO ed i loro silos ICBM non saranno disseminati a centinaia nelle aree più interne.
Il DF-21D è quindi relegato ad un ruolo di precursore, al momento opportuno inizierà a produrre un effetto tattico per l’obiettivo di A2/AD, ma prima dovranno andare a posto altre tessere del mosaico, ad iniziare dallo sviluppo di una deterrenza di secondo colpo nucleare massiccio, solo a partire da quel punto i cinesi potranno avviare i tentativi per portare gli USA ad una negoziazione politica del loro ruolo nel pacifico, ed è solo in quest’ambito che il questo sistema si potrà ritagliare un ruolo effettivo spendibile in un contesto non nucleare, magari nell’ambito di trattati paragonabili al INF *6 che diano alla Cina finalmente un ruolo alla pari con Russia ed USA; ma siamo ancora lontani, nella mano cinese, la carta militare è ancora troppo debole per avere un peso decisivo sulle partite in corso.

Ps

La prossima puntata sarà dedicata alle forze antiaeree Russe.

Cataldo

Fonte: www.comedonchisciotte.org

24.09.2015

NOTE

1
 questo fatto delle sigle in chiaro lo vedo a metà tra la necessità di creare “spauracchi” ed un certo umorismo cinese che traspare nelle loro manifestazioni pubbliche rivolte all’esterno.


2
 Va detto che questa componente di base della loro strategia è quella che al momento funziona meglio


3
 convenzionale comprende una vasta serie di possibili carichi letali, dalla botta singola ad alto esplosivo a submunizioni per saturazione d’area, ad armi termobariche, etc. Ci sono elementi che fanno prevedere anche lo sviluppo di testate ad EMP ElectroMagnetic Pulse, ma qui servirà una disamina specifiche sulle armi ad energia diretta. Nel caso del DF-21D la natura della testata non è ben definita, penso che almeno in una prima fase la testata sia del tipo a frammentazione, o a rilascio di submunizioni, per ottenere più che l’affondamento della portaerei l’inagibilità del ponte di volo e dei sistemi radar.


4 
Non è certo un’arma a basso costo, si parte da qualche milioncino di euro a pezzo, a parte la testata, considerazione di non poco conto ai fini della valutazione del sistema. Dal 2009 è operativa una nuova importante struttura produttiva focalizzata sui motori di questo tipo di razzi, che in prospettiva amplierà la produzione effettiva e potenziale.


5 
Le testate manovranti degli ICBM richiedono un approfondimento a parte, in quanto sono coinvolti altre esigenze di bersaglio e diverse circostanze fisiche della traiettoria

6 Il trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty)

7 
in caso di una situazione di scontro attivo il lancio di questo missile non è distinguibile dal lancio di un suo fratellino nucleare, teniamo a mente questa circostanza, da quell’istante partirebbero 10 minuti estremamente problematici per tutti; a partire dal lancio i sistemi satellitari sono in grado di individuare anche l’hangar da dove era partito il TEL, specie se è sulla costa.

8 La letteratura cinese riporta anche lo studio di algoritmi di probabilità per il punto futuro del bersaglio che comprendono l’analisi approfondita degli schemi di manovra dei gruppi navali che operano nel pacifico.

9 il 07 giugno 2015 la Cina ha condotto con successo il quarto test in meno di due anni di un nuovo veicolo ipersonico, il Wu -14, lanciato a partire da un missile balistico parente del nostro, i funzionari cinesi parlano di “manovre estreme” eseguite nell’ambito del test.

10 Per obiettivo primario si intende una portaerei o una base navale, ad esempio Guam, dove una salva di MRBM a testata convenzionale potrebbe disabilitare le piste di volo ed i sistemi radar.

Fonti principali
FAS, RID rivista italiana difesa, Globalsecurity, Stratfor, Defensetech, Jane’s, USA DoD.

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