DI JAMES PETRAS
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Il regime Obama, la struttura del potere sionista e il Medio Oriente
Durante la peggiore crisi economica dopo la “Grande depressione” degli anni ’30, in presenza di un deficit di bilancio pari a 1,7 trilioni di dollari e con 8,1 milioni di disoccupati nel marzo 2009 (BBC News, 6 marzo 2009), cifre che si prevede raddoppino entro fine anno, l’amministrazione Obama ha incrementato le spese militari, dichiarate o nascoste, portandole a oltre 800 miliardi di dollari (un aumento del 4% rispetto al precedente regime guerrafondaio di George W. Bush). I principali obiettivi dell’espansione militare statunitense sono il Medio oriente e l’Asia meridionale, una popolazione di centinaia di milioni di musulmani pro-palestinesi e fieri oppositori della politica coloniale israeliana e dell’attuale occupazione militare americana dei paesi musulmani della regione. La spinta alla base del militarismo statunitense in Medio oriente dev’essere cercata nei funzionari e esperti sionisti/ebrei che occupano posti chiave nel governo, a loro volta sostenuti e incoraggiati da una miriade di organizzazioni ebree americane di azione politica o “civica”, editori, accademici, editorialisti, giornalisti e propagandisti presenti in tutti i media, che appoggiano sistematicamente gl’interessi israeliani.Un’attenta analisi del regime di Obama dimostra l’alto livello di penetrazione sionista e fornisce una base empirica per capire l’escalation militare USA in Medio oriente, nonostante le catastrofiche condizioni dell’economia nazionale. Partecipare alla crociata israeliana contro i musulmani è più importante dell’impoverimento collettivo della popolazione americana. Non c’è niente che illustri l’enorme forza della ZPC (Zionist Power Configuration, il gruppo di potere sionista) della loro capacità di anteporre il programma guerrafondaio nel Medio oriente alle necessità di 350 milioni di americani, al fallimento di oltre 500 società Blue Chip e delle 5 più importanti banche del paese, per non parlare degli oltre 50 milioni di lavoratori che non hanno diritto alle cure mediche.
ZPC (Zionist Power Configuration, gruppo di potere sionista) e guerre regionali
La manomessa israelo-sionista sulla politica estera di Obama, in particolare sui problemi in Medio oriente che minacciano l’ambizione egemonica di Israele, salta agli occhi se si guarda al passaggio di poteri e ai primi mesi del nuovo presidente. Un’analisi empirica delle principali posizioni israeliane e della risposta del regime di Obama ribadiscono il potere della ZPC:
1. la selvaggia invasione israeliana di Gaza – con il massacro di qualche migliaio di civili (soprattutto donne e bambini), la distruzione di buona parte delle infrastrutture civili, e il brutale internamento virtuale di oltre un milione e mezzo di persone ridotte alla fame – e la reazione del regime di Obama e dell’intera leadership del partito democratico è un caso emblematico. Il regime di Obama e l’intera leadership del partito democratico hanno appoggiato senza riserve il massacro in corso: si sono rifiutati di attribuire ai capi militari e civili di Israele la benché minima responsabilità per i crimini commessi, si sono rifiutati di chiedere una sospensione del mortale assedio terrestre e marittimo d’Israele che impediva l’arrivo di rifornimenti alimentari e dei materiali indispensabili per la ricostruzione. I capi israeliani hanno respinto con arroganza il suggerimento del segretario di stato americano Clinton di allentare anche di poco il blocco, e non c’è stata nessuna reazione da parte di Obama. Gli attacchi militari israeliani contro la popolazione di Gaza sono stati sostenuti dal regime Obama-Clinton-Gates.
2. l’espansione degl’insediamenti israeliani illegali nella striscia di Gaza occupata – con l’espropriazione massiccia delle proprietà nella zona araba di Gerusalemme e la distruzione in corso delle case palestinesi – è un altro caso emblematico. Gli USA si sono limitati a ribadire la propria soluzione dei “due stati”. Il precedente timido interrogarsi di Clinton sull’espansione degl’insediamenti coloniali nel territorio invaso da Israele aveva incontrato lo stesso rifiuto dello stato ebraico e non aveva avuto conseguenze sui rapporti tra i due paesi.
3. Israele ha condannato la conferenza internazionale contro il razzismo di Durban (Africa del sud), che aveva denunciato la brutale forma di razzismo del sionismo israeliano. Quando alcuni esponenti del regime di Obama hanno proposto d’inviare una delegazione statunitense all’incontro preparatorio per discutere l’agenda dei lavori, la ZPC ha immediatamente mobilitato i suoi attivisti e Obama si è arreso. Gli USA e numerosi altri paesi europei hanno ritirato i loro partecipanti e hanno condannato la conferenza di Durban come “antisemitica”, allineandosi sulle posizioni d’Israele.
4. Israele e i suoi amici americani hanno fatto pressione affinché Obama nominasse degli ebrei come consulenti e decisori politici per tutte le scelte politiche che interessano i negoziati americani con Siria e Iran, in modo da essere sicuri che venga seguita la posizione israeliana. Si sono quindi opposti all’annunciata nomina dell’ex generale Anthony Zinni, ben noto per la sua indipendenza dalle imposizioni israeliane. La grottesca vicenda del generale Zinni e la successiva nomina di Dennis Ross, il più “leale” rappresentante israeliano, come negoziatore statunitense con l’Iran significa che il programma guerrafondaio israeliano di circondare e attaccare l’Iran dominerà ogni decisione. Ross, conosciuto anche come “l’avvocato d’Israele” è largamente screditato presso i governi iraniano e degli altri paesi mediorientali proprio per le sue posizioni di fedele partigiano d’Israele nella precedente amministrazione Clinton. Anche il fatto che Ross abbia lavorato per un gruppo di riflessione israeliano, creato e diretto dal quel governo (che lo aveva di fatto reso un agente non ufficiale dello stato ebreo), non ha ostacolato la sua nomina. Tra i sionisti che infestano la struttura per la politica estera del regime di Obama, il segretario di stato Clinton ha nominato come responsabili dei negoziati con la Siria Jeffery Feltman, vicesegretario per gli affari mediorientali, e Daniel Shapiro, del White House’s National Security Council (BBC News, 7 marzo 2009). La nomina di sionisti ai posti di massima responsabilità nei negoziati farà si che durante l’epoca di Obama verranno intrapresi ben pochi scambi e concessioni reciproche che potrebbero contrastare le ambizioni egemoniche regionali di Israele. La nomina di eminenti sionisti filoisraeliani in tutte le più importanti posizioni politiche e decisionali, con l’eccezione di Charles Freeman come capo del National Intelligence Council (cfr. più oltre), rende chiaro che la politica degli USA in Medio oriente continuerà ad essere elaborata a Tel Aviv.
5. La politica di Israele in Medio oriente ha due linee guida:
a. incitare i suoi agenti alla guida delle 51 principali organizzazioni di ebrei americani a orientare la politica statunitense verso la distruzione militare degli avversari di Israele (ad esempio l’Iran), la copertura diplomatica e propagandistica e l’aiuto militare alle invasioni e agli attacchi contro la Siria, il Libano e la Palestina occupata (Striscia di Gaza), l’adozione di sanzioni economiche – che spingono ad atti deliberati di guerra – contro le vittime prescelte di Israele (ad esempio Iran, Hamas, Hezbollah, Sudan e Somalia).
b. dividere e conquistare gli avversari con vaghi negoziati diplomatici. Negli ultimi anni Israele, con il sostegno degli USA, ha diviso con successo libanesi (classe dirigente di Beirut contro Hezbollah), palestinesi (PLO/PA contro Hamas), iracheni (Kurdi contro Arabi), sudanesi (secessionisti del Darfur contro Kartoum) e, ultimi ma non meno importanti, americani (dirigenti proisraeliani contro il popolo americano). Incapaci di spingere gli USA a un bombardamento aereo dell’Iran o di ottenerne la collaborazione in un’operazione del genere condotta direttamente, il governo d’Israele, sia direttamente che attraverso i suoi sostenitori americani, ha iniziato una nuova politica che mira a una rottura dell’alleanza tra Siria e Iran. Attenendosi all’impostazione israeliana, il regime Obama-Clinton ha avviato colloqui con Damasco con l’obiettivo di offrire alla Siria un maggiore riconoscimento diplomatico e alcune concessioni economiche, a condizione che il paese rompa i contatti con Iran, Hezbollah e Hamas. Per essere sicuri di salvaguardare gl’interessi israeliani e di non dover arrivare a concessioni territoriali (ad esempio la fine dell’occupazione illegale del territorio siriano nelle alture di Gola), il regime di Obama ha nominato come capi dei negoziatori statunitensi due noti sionisti, Feltman e Shapiro. La manovra diplomatica siriana, in certi momenti perseguita “copertamente” da Israele e ora portata avanti dal pupillo americano, il segretario Clinton, non ha fino ad oggi raggiunto il suo scopo a causa dell’opposizione israeliana a ogni concessione territoriale, per tener conto della forza politica dei coloni e dell’incapacità di aprirsi al commercio occidentale e alle opportunità d’investimento. Il regime di Obama continuerà a perseguire l’obiettivo d’Israele di “neutralizzare” la Siria come base di sostegno politico per Hamas e di collegamento tra Iran e Hezbollah nel Libano meridionale.
6. L’elemento centrale della più importante campagna militare, politica, e propagandistica – cui partecipano tutte le più importanti organizzazioni ebree, le lobby sioniste, i legislatori e i responsabili governativi – è stato e continua ad essere l’indebolimento e la distruzione dell’Iran. L’opposizione alla politica di scontro frontale della struttura di potere sionista si trova in vari settori del governo (inclusi i servizi di spionaggio, l’esercito statunitense, gli ufficiali di carriera del Dipartimento di stato e molti ex alti ufficiali. I sionisti hanno trionfato al di là dei loro più audaci sogni: il sionista di estrema destra David Frum (che aveva scritto i discorsi più guerrafondai dell’ex presidente Bush e aveva proclamato l’Iran uno dei principali stati dell’Asse del male) e il sionista fanatico Stuart Levey, funzionario del Tesoro, sono stati e continuano ad essere tra i maggiori sostenitori di più dure e ampie sanzioni economiche contro l’Iran e del boicottaggio del suo sistema bancario e commerciale. Ogni dettaglio della politica e della legislazione statunitense che riguarda l’Iran viene attentamente controllato (ed è spesso direttamente suggerito) dalla lobby ebrea pro-israeliana. Di conseguenza, gli sforzi dei responsabili politici americani per arrivare a un accordo con l’Iran su punti d’interesse strategico sono stati sabotati dagl’israeliani, come dimostrano gli esempi che seguono.
a. subito dopo l’11 settembre 2001 l’Iran aveva appoggiato l’attacco americano contro i Talebani, aveva svolto un ruolo importante nella stabilizzazione della metà orientale dell’Afganistan (in particolare di Herat) e aveva tollerato che venisse rovesciato Saddam Hussein (anche se si era dichiarato contrario a un’occupazione statunitense a lungo termine dell’Iraq). Influenti agenti sionisti all’interno e all’esterno del regime Bush avevano respinto, e bloccato, ogni passo di Washington verso l’accordo di sicurezza reciproca proposto dall’Iran. Nonostante vari membri del comando militare americano avessero riconosciuto il ruolo fondamentale dell’Iran nell’agevolare le invasioni in Afganistan e in Iraq, al paese non venne proposta nessuna concessione reciproca. Anzi, lo “Stato sionista” annidato all’interno degli USA lanciò una serie di misure punitive, nate dall’ostilità israeliana, inclusa la creazione e l’addestramento di squadre della morte che passavano le frontiere irachena e afgano-pakistana per assassinare funzionari iraniani. Israele invocò severe sanzioni: l’AIPAC le preparò, i loro fantocci nel Congresso le firmarono e ne assicurarono l’approvazione, i sionisti nel ministero del Tesoro le misero in atto, e i funzionari proisraeliani nel Dipartimento di stato esercitarono pressioni sui governi europei perché facessero lo stesso. Il regime israeliano usò la sua rete mondiale per lanciare una campagna contro il programma nucleare di produzione di energia iraniano, del tutto legale e strettamente sorvegliato. L’isterica campagna propagandistica dei sionisti raggiunse un’intensità superiore a qualsiasi altra campagna lanciata contro l’Iraq. L’intero apparato ebreo-sionista si dette da fare per spingere gli USA verso una nuova guerra in Medio oriente, presentando la tradizionale opposizione dell’Iran al massacro colonialista israeliano dei palestinesi e dei libanesi come una minaccia alla sopravvivenza stessa dello stato ebreo e alla sicurezza degli USA contro un attacco nucleare iraniano.
b. nel novembre 2007 sedici agenzie di spionaggio statunitensi hanno pubblicato un rapporto (The National Intelligence Estimate on Iran) che ha smontato in modo dettagliato e accurato le accuse di Israele e dei sionisti contro il programma nucleare iraniano. Il rapporto ha inoltre respinto le affermazioni sull’avvio, e ancor di più sui progressi, di un progetto di armamento nucleare. Per rispondere alle “eretiche” osservazioni dello spionaggio USA, il potere sionista si è fatto in quattro: al momento dell’elezione di Obama si era già data da fare per convincere la nuova amministrazione ad accettare le fandonie israeliane sulla minaccia nucleare iraniana, e aveva dato vita a una sua versione (NIE, National Intelligence Estimate) della situazione che rispondeva perfettamente agli obiettivi politici dello stato ebreo.
c. di fronte all’insuccesso della guerra di repressione in Afganistan, ancora una volta il regime di Obama ha dovuto chiedere sostegno all’Iran. Per essere sicuri che non vi fossero negoziati importanti con concessioni reciproche, la lobby ha ottenuto che a capo della delegazione venisse nominato Dennis Ross, un fanatico pro-israeliano, che nell’estate 2007 aveva sottoscritto un rapporto “politico” straordinario sull’Iran, nel quale si chiedevano sanzioni più dure (incluso un blocco navale totale, un successivo blocco terrestre e aereo, e per finire un inevitabile attacco militare). Sotto la spinta sionista, nel febbraio 2009 Obama ha ampliato le severe sanzioni economiche contro l’Iran, facendo così in modo che la molto propagandata offerta del marzo 2009 sull’apertura di un nuovo capitolo nelle relazioni USA-Iran non venisse presa sul serio da Teheran (Financial Times, 23 marzo 2009). Qualsiasi eventuale riunione di facciata tra Stati Uniti e Iran verrà automaticamente posta a conoscenza, analizzata, censurata e sottoposta all’approvazione finale di Israele.
7. Israele e i suoi alleati e congressisti americani hanno svolto un ruolo di primo piano nel diffondere una feroce propaganda contro i musulmani e gli arabi, in campo diplomatico e nelle invasioni militari. Il regime di Obama riflette la loro pervicace influenza. Nonostante il fallimento della guerra in Afganistan e la crescente opposizione nella regione, e nonostante una crisi interna catastrofica, Obama ha aumentato il bilancio militare, il numero di soldati statunitensi (senza alcun appoggio europeo), e le incursioni in territorio pachistano (con bombardamenti giornalieri dei villaggi Pashtun). Il potere sionista e i suoi seguaci al Congresso hanno ottenebrato la mente di milioni di americani, specialmente democratici, che hanno votato per Obama considerandolo un “candidato per la pace” e si trovano ora di fronte a una più lunga e massiccia presenza di truppe statunitensi in Iraq, un aggravamento della guerra in Afganistan, i bombardamenti in Pakistan, e la presenza di navi da guerra, bombardieri e sottomarini nucleari dinanzi alle coste iraniane. Il potere sionista ha ingannato l’intero apparato di spionaggio USA e gli elettori americani sul problema iraniano e, con Dennis Ross come responsabile, lascia prevedere scontri ancora più cruenti.
8. Nel tentativo di “giudaizzare”, completare la pulizia etnica e annettere l’intera città, Israele sta cacciando a viva forza da Gerusalemme migliaia di palestinesi che vi risiedevano da lungo tempo, nonostante la richiesta dell’Unione europea, dell’opinione pubblica mondiale, della legislazione internazionale, e della soluzione dei “due stati” proposta da tutti i presidenti statunitensi degli ultimi 30 anni, incluso Obama (The Guardian, Londra, 7 marzo 2009). I saccheggiatori ebrei stavano attivamente demolendo le case dei palestinesi mentre il segretario di stato Clinton sollecitava il sostegno senza condizioni ad Israele e, di passo, commentava che la pulizia etnica e l’espulsione “non erano utili” (!). Le chiacchiere di Obama e Clinton ignorano le fondate obiezioni dei responsabili delle congregazioni religiose musulmane e cristiane, che parlano a nome di varie centinaia di milioni di credenti. Le più importanti organizzazioni ebree in USA e l’intero gruppo dirigente sionista al Congresso, compreso il senatore Joseph Lieberman assertore di “Israele prima di tutto”, hanno approvato entusiasticamente l’appoggio del regime Obama alla pulizia etnica condotta da Israele (Boston Globe, 9 marzo 2009).
9. Volendo ottenere un controllo totale su tutti i potenziali eletti che potrebbero rafforzare le posizioni d’Israele, il gruppo di potere sionista ha lanciato con successo una massiccia e calunniosa campagna nazionale per bloccare la nomina di Charles Freeman, un esperto diplomatico ex funzionario dello spionaggio e tra i pochi non-sionisti (o Gentili, per dirla altrimenti) candidato al posto di capo del National Intelligence Council. Sin dal momento in cui le talpe sioniste hanno lasciato trapelare la proposta nomina di Freeman, il gruppo di potere sionista ha lanciato un attacco frontale: ha fatto pubblicare nei più importanti settimanali e riviste e ha fatto trasmettere dalle principali catene radiotelevisive articoli offensivi per attaccare il candidato (un veterano che ha servito diverse amministrazioni sin dai tempi di Richard Nixon), dieci rappresentanti USA hanno chiesto al direttore del National Intelligence Inspector General, “d’indagare a fondo i passati rapporti di Freeman con l’Arabia Saudita e di controllare chi finanzia il Middle East Policy Council (un gruppo di riflessione di Washington guidato da Freeman)” (Financial Times, 7 marzo 2009, p. 3). L’intero gruppo dirigente repubblicano, guidato dal “fustigatore” Cantor, si è occupato d’infangare Freeman e i suoi sostenitori, di cui ha anche chiesto la punizione per il loro appoggio. Dinanzi all’offensiva sionista Obama ha ceduto senza nemmeno un segno di protesta. “La Casa Bianca non ha fatto commenti” (!) Il gruppo di potere sionista ha lavorato su entrambe le formazioni politiche. “Steve Israel (mai nome fu più appropriato!), un democratico dell’House Select Intelligence Oversight Panel, ha scritto a Maguire (l’ispettore generale) a proposito di alcune dichiarazioni apparentemente pregiudizievoli rilasciate da Charles Freeman, candidato alla guida del NIC” (Financial Times, ibid). La frase “dichiarazione pubblica pregiudizievole” si riferisce alle critiche di Freeman ad Israele per il selvaggio bombardamento del Libano dell’estate 2007 e della continua repressione dei palestinesi durante l’invasione. Nessun settore governativo, nessuna affermazione, sfugge alla vigile censura della struttura di potere ebrea pro-israeliana negli USA e dei simpatizzanti non ebrei del Congresso. Il lavoro sionista per bloccare la nomina di Freeman alla guida del National Intelligence Council è uno sforzo per impedire il ripetersi dell’insuccesso della campagna propagandistica anti-iraniana del 2007, quando sedici agenzie di spionaggio statunitensi avevano pubblicato un rapporto (National Intelligence Estimate) sul programma di armamento nucleare dell’Iran che toglieva ogni credibilità alle pretese d’Israele e del gruppo di potere sionista negli Stati Uniti, secondo i quali l’Iran stava producendo materiale fissile per dotarsi di un armamento atomico ed era a pochi mesi dal poter disporre di una bomba atomica. Il NIE aveva obbligato i sionisti americani a formulare furiose critiche sui risultati e sulla professionalità delle agenzie di spionaggio, per appoggiare la campagna d’Israele a favore di un intervento americano in una guerra contro l’Iran. L’obiettivo principale della campagna congressionale condotta dai sionisti contro Freeman è stato quello di usare le “indagini” per gettare ombre sulle sue capacità professionali e indipendenza e sul suo invito a un diverso approccio al Medio oriente. Catalogato come pro-Arabo e pro-Hamas (e quindi implicitamente legato al terrorismo), Freeman è stato costretto a ritirare la sua candidatura a tutto vantaggio di un funzionario disposto a manipolare i servizi segreti nell’interesse degli obiettivi israeliani.
La cultura della calunnia e il degrado dei valori democratici
Il successo del gruppo di potere sionista nel mettere all’indice e far scartare la candidatura di Charles Freeman come direttore del National Intelligence Council illustra la mano messa sulle nomine all’interno del governo USA. L’esclusione di Freeman illustra le tattiche e i metodi del gruppo, il suo potere nei differenti settori dell’amministrazione e i suoi legami con le principali organizzazione americane di sionisti ed ebrei. Mette inoltre in luce il fatto che la lealtà allo stato israeliano è diventata una condizione per poter accedere a un qualsiasi posto di rilievo nell’amministrazione e che, d’altro canto, un candidato a posti di responsabilità che abbia criticato la politica israeliana è automaticamente scartato, indipendentemente dalle sue qualifiche professionali. Il ricorso alla clausola di lealtà a Israele, come nel caso di Charles Freeman, è un chiaro atto d’intimidazione rivolto contro l’intera classe politica americana: criticate Israele, per qualsiasi ragione, e distruggete la vostra carriera per sempre! Il boicottaggio di Freeman ha notevoli conseguenze presenti e future per la politica USA, le discussioni pubbliche e la libertà democratica negli Stati Uniti.
Come succede quasi sempre quando di parla negli USA di un problema o di una nomina politica che interessa lo stato d’Israele, l’AIPAC prende l’iniziativa. Nel caso di Freeman, non appena il direttore della National Intelligence, Dennis Blair, ha annunciato la sua nomina, l’AIPAC ha fatto circolare un dossier pieno di calunniose menzogne sull’uomo e la sua posizione, centrato sulle sue critiche a specifiche azioni israeliane (in particolare la brutalità dimostrata a Gaza e in Libano e le violazioni dei diritti umani). La campagna ebrea e sionista è stata condotta da Steve Rosen, da lungo tempo uomo d’attacco dell’AIPAC e ora processato per spionaggio (ha trasmesso ad agenti del governo israeliano documenti confidenziali sulla politica iraniana). Su iniziativa dell’AIPAC, sui più importanti mezzi di comunicazione sono apparsi articoli e commenti che attaccavano Freeman, dipingendolo come “strumento degli Arabi”, “anti-israeliano” e peggio ancora. Contemporaneamente, i senatori sionisti Schumer e Leiberman e il congressista Cantor avevano avviato una virulenta campagna nel Congresso, anche se la nomina di Freeman non richiedeva il suo l’accordo: Schumer si assicurò l’appoggio della Casa Bianca parlando direttamente con Rahm Emmanuel , capo dello staff della Casa Bianca e amico dei sionisti, che passò poi la “linea” al consigliere capo di Obama, Axelrod, un altro amico dei sionisti. In nessun momento un qualsiasi funzionario del regime di Obama ha pronunciato anche una sola parola a favore di Freeman, nominato da Blair, o ha contestato le affermazioni false e distruttive di genere come Lieberman, Schumer e i loro seguaci. Se il regime di Obama non è stato apertamente complice della purga sionista, la manovra è stata comunque portata avanti in un silenzio di tomba.
Il profondo e insidioso carattere autoritario e partigiano dei dirigenti sionisti al Congresso, venuto alla luce nella vicenda Freeman, è coerente con l’appoggio di Schumer e Lieberman al sostegno a Michael Hayden come direttore della CIA di Obama, l’elemento chiave per realizzare il programma illegale di spionaggio interno, e all’ultra sionista Michael Mukasey, che ha perdonato l’uso della tortura con l’acqua dei sospetti da parte degli agenti americani.
Quello che colpisce nella censura congressuale pilotata dai sionisti della candidatura di Freeman è il fatto che i responsabili hanno apertamente dichiarato di aver scartato la sua nomina per soffocare ogni critica della politica israeliana. Il senatore Schumer ha detto: “Charles Freeman non era la persona adatta a questa posizione. Le sue critiche ad Israele erano sopra le riga e contrastavano con la posizione dell’amministrazione. Ho insistito varie volte con la Casa Bianca affinché lo rifiutasse e sono lieto che abbiano fatto la cosa giusta” (citato da Glen Greenwald in “Charles Freeman Fails the Loyalty Test”, www.salon.com, 10 marzo 2009).
Il potere e l’arroganza del gruppo di potere sionista è tale che Schumer si è apertamente vantato di essere riuscito a far capitolare il direttore della National Intelligence, Dennis Blair, costringendolo a ritirare la candidatura da lui stessa prescelta. Nella sua ampiamente diffusa dichiarazione di rinuncia, Freeman descrive in modo eloquente il potere e le azioni distruttive del gruppo di potere sionista:
“Le diffamazioni sul mio conto e le loro email, facilmente monitorabili, mostrano in modo inequivocabile che esiste una potentissima lobby decisa a impedire la diffusione di qualsiasi opinione diversa dalla loro”. “Le tattiche della lobby israeliana, che mostrano la profondità del disonore e dell’indecenza, includono denigrazione, citazioni ingannevoli, distorsione deliberata dei dati, menzogne, e un totale spregio della verità”. “La lobby si propone di controllare il processo politico esercitando un diritto di veto sulla nomina di persone che mettono in discussione i loro punti di vista, eliminando la correttezza politica nelle analisi, escludendo qualsiasi opzione che non vada a loro esclusivo vantaggio nelle decisioni prese dagli americani e dal nostro governo” (citato in Aljazeera, 10 marzo 2009).
Dopo aver eliminato Freeman, la ZPC è ora in grado d’influenzare i futuri direttori dei servizi di spionaggio americani e fare in modo che i loro rapporti non contraddicano quelli israeliani, soprattutto sulla produzione di armi nucleari in Iran. Schumer, Lieberman, l’AIPAC e i presidenti delle associazioni ebree in USA hanno ottenuto un’ulteriore potente leva per spingere la politica statunitense verso lo scontro militare con l’Iran, proprio come richiesto da Israele.
Il potere della ZPC sul regime di Obama ha importanti conseguenze sulla politica estera degli Stati Uniti, in particolare nell’area mediorientale e in quelle zone del mondo in cui paesi, movimenti e cittadini rifiutano lo stato guerrafondaio e colonialista israeliano e l’ideologia razzista dei sionisti. I politici che “stanno con Israele” sono gli stessi che appoggiano la linea di confronto militare con l’Iran, a meno che il paese non ceda agli ultimatum israelo-americani che chiedono l’abbandono della politica d’indipendenza energetica grazie all’atomo e dei legami con i musulmani/arabi anticolonialisti, con i movimenti d’indipendenza, e con certi governi.
Con i negoziatori e le condizioni imposte dai sionisti, le discussioni con l’Iran, la Siria e la Palestina proposti da Obama non potranno mai cominciare: sono già orientate in modo da portare a uno scontro militare, a un inasprimento delle sanzioni e alla giustificazione della politica del territorio israeliana. Di conseguenza, il regime di Obama ha continuato ad aumentare le spese militari, in un periodo di recessione economica disastrosa. L’apparente irrazionalità di destinare le scarse risorse economiche disponibili a una guerra senza fine e a scontri militari in cui non sono in gioco gl’interessi della sicurezza nazionale può essere spiegata solo dall’interesse guerrafondaio di Israele e dalla capacità dei suoi sostenitori americani d’imporre al governo statunitense la loro visione di “sicurezza”.
Per verificare empiricamente la nostra teoria sulla portata e la profondità dell’influenza della ZPC e sulla sua capacità di subordinare la politica dell’amministrazione di Obama agl’interessi israeliani, abbiamo analizzato 10 aree importanti: abbiamo esaminato le posizioni e le azioni d’Israele (in particolare su quei problemi di pace o di guerra che coinvolgono gl’interessi americani, le nomine chiave e i rapporti strategici) e abbiamo scoperto che praticamente in tutti i casi la posizione israeliana è diventata la scelta politica americana. Un così stretto rapporto si spiega con l’indefessa azione della ZPC, con l’alto livello di penetrazione di funzionari pro-israeliani in tutte le posizioni decisionali importanti, e con il potere di veto sulle nomine di cui dispongono la ZPC e i leader del Congresso.
La ZPC (Zionist Power configuration)
La ZPC ha apertamente organizzato e messo in opera l’allontanamento di un esperto diplomatico, Charles Freeman, dalla guida del National Intelligence Council. È una delle più grandi vittorie nel suo sforzo di controllare la politica estera USA in Medio oriente. Il NIC – una struttura che coordina 16 agenzie di spionaggio, con 100.000 dipendenti e un bilancio di 50 miliardi di dollari – costituisce il “cervello” e le “mani” che raccolgono le informazioni più riservate e importanti usate per analizzare ed elaborare la politica statunitense e per lanciare operazioni clandestine nell’intero impero mondiale USA. Silurando sfrontatamente il candidato scelto dall’ammiraglio Blair, capo dello spionaggio di Obama, la ZPC ha voluto far sapere all’intero apparato politico del paese, alleati e nemici, che il successivo candidato avrebbe dovuto avere il suo gradimento e approvazione, avrebbe dovuto, cioè, essere leale alle politiche d’Israele. La presenza dominante nel ramo esecutivo (incluse la Casa Bianca e i più stretti consiglieri del presidente), l’aperta ammissione del dominio totale di entrambi i rami legislativi e della crescente penetrazione nel comando civile e militare del Pentagono, l’occupazione dei posti più importanti: si chiude il circolo del controllo – o meglio della mano messa – sionista sull’intera nazione americana. Il risultato è la subordinazione degl’interessi nazionali e delle politiche degli Stati Uniti alla volontà guerrafondaia di Israele, incluso il sostegno alle conquiste israeliane e alla sua egemonia in Medio oriente e altrove.
I sionisti al potere
Il rapporto tra le politiche militaristiche e illegali d’Israele e il sostegno/approvazione del regime di Obama (anche quando significa sacrificare le promesse elettorali, gl’interessi economici e di sicurezza del paese, e l’opinione pubblica mondiale) può in gran parte spiegarsi con la nomina di sostenitori di vecchia data d’Israele nelle posizioni chiave della politica estera. L’elemento centrale del regime di Obama, colui che occupa la posizione più influente, è David Axelrod, consigliere principale del presidente, recentemente descritto dal New York Times in questi termini: “ha più peso di qualsiasi altra persona sul libro paga del presidente… Sono poche le frasi pronunciate dal presidente che non siano state prima approvate da Axelrod, che esamina ogni discorso, studia ogni posizione politica di rilievo e lavora… per elaborare le risposte alle crisi attuali” (New York Times, 9 marzo 2009). Axelrod e il capo dello staff della Casa Bianca, l’ebreo americano Rahm Emmanuel, suo amico di vecchia data, s’incontrano ogni mattino per coordinare l’agenda del giorno della Casa Bianca. il duetto sionista, i due Rasputin di Chicago, sono i più diretti e influenti politici sionisti e assicurano la priorità degl’interessi d’Israele nelle decisioni statunitensi in Medio oriente: affamare Gaza e aggredire l’Iran. Senza dubbio Axelrod e Emmanuel hanno svolto un ruolo importante nella nomina da parte di Obama e Clinton dei simpatizzanti sionista Jeffery Feltman e Daniel Shapiro a capo della squadra di negoziatori con la Siria (BBC, 7 marzo 2009). La loro agenda, cioè le priorità d’Israele, rende impossibile qualsiasi accordo di ampia portata. Il duetto alla Casa Bianca è rimasto stranamente silenzioso quando gli amici sionisti hanno impedito la nomina di Charles Freeman alla guida del National Intelligence Council di Obama e hanno ignorato l’umiliazione inflitta al segretario di stato Clinton da Israele, i cui bulldozer hanno distrutto le case delle famiglie palestinesi nella parte araba di Gerusalemme proprio il giorno in cui iniziava la sua visita ufficiale, e hanno così dimostrato di ripudiare la soluzione dei “due stati” avanzata da Obama.
Con il permesso del consigliere economico principale, il sionista Laurence Summers, il regime di Obama ha nominato il simpatizzante sionista David Cohen con l’incarico chiave di monitorare “il finanziamento dei terroristi” (Financial Times, 9 marzo 2009, p.2). Cohen sarà in grado di svolgere vari compiti cruciali per gl’interessi israeliani, compreso quelli di perseguire le organizzazioni benevole arabe e le organizzazioni umanitarie palestinesi, o di far pressioni sui fondi finanziari, commerciali o d’investimento (americani o stranieri) perché disinvestano dai paesi arabi e musulmani che criticano Israele. Ci si può attendere che faccia pressione sulle banche e gli esportatori europee e asiatici affinché smettano di commerciare e investire in Iran. Anche se sulla carta si tratta di una “nomina di secondaria importanza”, in realtà Cohen svolgerà un ruolo fondamentale nel favorire la linea dure sionista-israeliana per sanzioni economiche più pesanti contro l’Iran e per il mantenimento del blocco di Gaza. Il capo dell’agenzia di non proliferazione nucleare di Obama è Gary Samore, che ha messo ben in chiaro la priorità che accorda agl’interessi israeliani, quando, in un discorso tenuto in Israele il 18 dicembre 2008, si è dichiarato favorevole a bombardare l’Iran se il paese si fosse rifiutato di arrestare il suo programma di arricchimento dell’uranio, un programma che, in base al Trattato internazionale di non proliferazione è assolutamente legale (Financial Times, 24 febbraio 2009, p. 9). Il 24 febbraio 2009 il regime di Obama ha nominato Dennis Ross consigliere speciale di Hillary Clinton per la regione del Golfo. Ross, uno dei più importanti agenti di Israele nell’ambiente politico di Washington, ha da lunghi anni stretti rapporti di lavoro con Israele e con le istituzioni politiche americane legate agli ambienti israeliani militari, di spionaggio e di politica estera. Come inviato di Clinton ai negoziati arabo-israeliani, Ross, che nel novembre 2008 Ross ha sottoscritto un documento in cui si auspica l’invasione militare dell’Iran, ha contribuito al fallimento dei negoziati adottando in pieno le posizioni non negoziabili di Israele e accusando Yasser Arafat di “essere un ostacolo”.
La ZPC domina tutti i più importanti comitati di politica estera del Congresso, sia direttamente attraverso i sionisti presenti o gli eletti agganciati con contributi finanziari sia con la minaccia di rovesci elettorali o di campagne stampa denigratorie. Nelle prime settimane della nuova amministrazione, la macchina politica sionista ha bloccato con successo il tentativo di alcuni consiglieri di Obama di partecipare alla conferenza antirazzista di Durban e ha messo in sordina le critiche all’assedio israeliano che sta affamando Gaza formulate da due congressisti che avevano visitato l’area per constare di persona le distruzioni dell’aggressione sionista. La ZPC si è opposta alla nomina di Charles Freeman come capo dell’Intelligence Advisory Committee e lo ha costretto a farsi da parte. Ha apertamente sostenuto il massiccio esproprio delle terre della Striscia di Gaza e della parte orientale di Gerusalemme. Il regime di Obama, allineato sulle posizioni di Israele, ha scartato ogni possibilità di negoziati di pace con i palestinesi concentrandosi invece su “negoziati/accordi regionali”, in cui gl’inviati sionisti hanno il compito di fare pressioni su Siria, Libano e Iran per isolare tutti i leader palestinesi che si oppongono alla politica israeliana di annessione delle loro terre e di espulsione dei residenti.
La profonda ed estesa penetrazione della ZPC nel regime di Obama costituisce la più grave minaccia alla sicurezza nazionale da parte di un paese straniero dai tempi della nascita della Repubblica americana. La portata e le conseguenze distruttive verranno dettagliate in un ulteriore testo.
Il potere della ZPC si nota chiaramente nel ramo giudiziario, e il miglior esempio è il processo per spionaggio di due eminenti leader dell’AIPAC, la più importante lobby pro-israeliana: Steve Rosen e Keith Weissman, arrestati e incriminati dopo la loro ammissione di aver sottratto documenti segreti sulla politica degli USA verso l’Iran e di averli trasmessi a un agente del Mossad (il servizio segreto israeliano) assegnato all’ambasciata d’Israele a Washington. Il giudice federale incaricato del caso, T.S.Ellis, ha fatto numerose dichiarazioni a favore delle spie e ha accettato il loro punto di vista, secondo il quale passare documenti segreti a una potenza straniera è “una pratica corrente” a Washington e non un atto di spionaggio. La ZPC è riuscita a mobilitare a favore di Rosen e Weissman l’intero apparato mediatico, i sostenitori al Congresso e un certo numero di Gentili e sionisti liberali in nome della “libertà di espressione”: hanno cioè viziosamente equiparato il furto di documenti segreti statunitensi su problemi di sicurezza e la loro trasmissione agli agenti di una potenza straniera all’uso di fonti governative da parte dei giornalisti. I numerosi arresti dell’FBI e l’espulsione discreta di numerose spie israeliane senza accuse o processi, e le frequenti lamentele di ex funzionari statunitensi secondo i quali “ordini dall’alto” avevano bloccato le indagini, dimostrano la capacità dei sionisti in alto loco o delle autorità da loro controllate nel garantire l’impunità agli agenti israeliani/sionisti che compiono atti ostili e illegali contro la sicurezza e gl’interessi economici degli Stati Uniti. La presenza di un numero così elevato di sionisti nelle posizioni chiave della struttura presidenziale fanno sì che le operazioni di spionaggio israeliane negli USA possano ora essere sospese, dato che Israele può ottenere tutti i documenti e atti direttamente dai funzionari dell’amministrazione Obama. Ancora meglio, Israele può formulare direttamente alcuni documenti politici della Casa Bianca e dello spionaggio USA.
Sionisti al potere significa che l’impero USA continuerà attivamente e aggressivamente a provocare scontri militari e guerre regionali nel Medio oriente, nell’interesse d’Israele. In nessun momento la Casa Bianca e il Congresso, i cui la presenza dei sionisti è predominante, si sono soffermati sui costi esorbitanti che implica l’essere al servizio d’Israele, anche nel bel mezzo di una grave crisi economica. Tutti i maggiori media e le 51 più importanti organizzazioni ebree in America – che fanno pressioni per il blocco, le sanzioni e la guerra preventiva in Iran – sono virtualmente liberi d’ignorare le tremende perdite e sofferenze inflitte al popolo americano per il fatto di aver destinato miliardi di dollari dei contribuenti americani dagl’investimenti interni alle guerre a favore d’Israele. Il controllo sionista sulla politica della Casa Bianca in Medio oriente significa che gli USA saranno coinvolti in infinite guerre nel Golfo Persico e nel sud-est asiatico, perché Israele ha un piano militare che include l’intera regione e un’armata di agenti intenzionati e capaci d’imporlo al governo americano…FINE
James Petras
Fonte: www.globalresearch.ca
Link: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=12955
30.03.2009
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CARLO PAPPALARDO
VEDI ANCHE: DEPRESSIONE MONDIALE: GUERRE REGIONALI E DECLINO DELL’ IMPERO USA (PARTE PRIMA)
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