DECRETO ARSENIO LUPIN

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DI MARCO TRAVAGLIO

Sono una vera fortuna questi 200 morti di camorra a Napoli: altrimenti mancherebbe un pretesto per la nuova legge salva-Previti. Ma è una vera fortuna pure che Previti abbia sul groppone 16 anni di carcere in primo grado per corruzione giudiziaria e dunque necessiti di un’apposita legge per mandarli in prescrizione. Altrimenti mancherebbe il requisito di urgenza, e la legge anticamorra seguirebbe l’iter ordinario delle norme non ad personam: cioè verrebbe approvata fra una decina d’anni. Certo, dev’essere una bella soddisfazione per l’on. Previti sapere di far parte di un pacchetto anticamorra. Son cose che fanno bene al cuore. Bella anche l’idea di inserire in un provvedimento ispirato ufficialmente alla «tolleranza zero» contro il crimine la norma che garantisce la prescrizione del reato a tutti i criminali presi per la prima volta. Nasce così un nuovo filone normativo-giurisprudenziale, quello delle leggi-ossimoro, della repressione premiale, della deterrenza incentivante, della dissuasione persuasiva, del castigo-gratifica, ispirato al principio del «guai a te se non lo fai». Si tratta ora di procedere sulla stessa strada per altri gravi fenomeni delinquenziali: un bel decreto antimafia che abolisca il reato di mafia, una legge antirapine che preveda un risarcimento per i rapinatori, un pacchetto antistupro che istituisca la medaglia d’oro obbligatoria per i violentatori, una legge quadro antiracket con arresto obbligatorio per chi non paga il pizzo e seggio parlamentare automatico per chi lo chiede. Purtroppo, dopo la mezza prescrizione e mezza assoluzione di Milano, il Cavaliere non ha più urgenza di leggi su misura. Gli resta da far nominare giudice costituzionale il suo avvocato penalista Gaetano Pecorella: con tutte le leggi incostituzionali che ha fabbricato in questi anni, è l’uomo giusto al posto giusto, per vivacizzare un po’ l’ambiente, notoriamente inquinato da troppi cultori della Costituzione (ma in alternativa sono candidati Michele Saponara, avvocato di Previti, e Donato Bruno, collaboratore dello studio Previti).

Pecorella o chi per lui terrà compagnia a Romano Vaccarella, l’avvocato civilista di Berlusconi e Previti mandato in avanscoperta alla Consulta due anni fa, che cominciava a sentirsi solo. Un Vaccarella oggi, un Pecorella domani e il presepe è quasi completo. L’Unto del Signore è già nella mangiatoia (senza allusioni), l’oro lo porta Squillante, per l’incenso c’è l’imbarazzo della scelta. Resta ora da mandare a monte il processo Dell’Utri, dopo l’infausta sentenza di primo grado. Per evitargli il fastidio di ricorrere in appello – annunciano i giureconsulti azzurri – si farà sparire direttamente il reato. Dopo il falso in bilancio, sarà depenalizzato il concorso esterno in associazione mafiosa. Magari nell’ambito di un draconiano pacchetto antimafia (il «pacchetto Falcone»). Ma nemmeno questo basterà, perché Dell’Utri ha pure una condanna definitiva a 2 anni per frode fiscale e false fatture, una in primo grado a 2 anni per estorsione con il capomafia di Trapani, e un processo in corso per calunnia pluriaggravata.

Per lui – come dice Luttazzi – il Codice penale è un catalogo di opzioni. Bisognerà dunque darsi da fare per depenalizzare anche l’estorsione, la calunnia, la frode fiscale, le false fatturazioni, altrimenti non se ne esce (e soprattutto l’interessato non esce, anzi entra). Nell’attesa, il senatore pregiudicato prosegue la tournèe con l’«Apologia di Socrate» dell’incolpevole Platone, pur con la defezione dell’attore Carlo Rivolta (che in 106 repliche, finora, non s’era mai accorto di chi aveva accanto), prontamente rimpiazzato dal senatore avvocato Memmo Contestabile, che ha tentato pure l’impresa disperata di far recitare Elisabetta Gardini. Senonchè Dell’Utri gli ha fatto notare la scarsa somiglianza con Socrate, che era decisamente più brutto e, soprattutto, era di sesso maschile. Peccato, perché ancora sabato 5 dicembre – mentre i giudici di Palermo erano in camera di consiglio – Rivolta e Dell’Utri si erano esibiti nel chiostro di San Nicolò a Terni, davanti agli studenti di sei classi del liceo classico Pontano-Sansi accompagnati dal corpo insegnante e dal preside, e dai rappresentanti di enti ed istituzioni cittadine, non ultima la forza pubblica. Le giovani generazioni hanno bisogno di modelli positivi, di punti di riferimento. E Dell’Utri, come a suo tempo Socrate, s’è dato questa missione.

Ora, dopo l’ingiusta condanna e la sfortunata serata romana che ha segnato il divorzio da Rivolta, si studiano i dovuti ritocchi al cast e al copione. Rivolta (che dice di «temere il peggio» per il suo gran rifiuto, e c’è da capirlo) è stato rimpiazzato con due artisti di collaudato talento: Bruno Lauzi per la musica e il ministro Castelli per l’avanspettacolo. La «prima» è da non perdere: oggi, ore 17.30, a Orvieto, nella Sala Etrusca del Palazzo del Capitano del Popolo, Dell’Utri e Castelli duetteranno su «La riforma della giustizia». Seguiranno – si immagina – un dibattito fra il presidente dell’Avis e il conte Dracula sull’endemica carenza di donatori di sangue, e una tavola rotonda fra il ministro dell’Interno e Arsenio Lupin sull’emergenza sicurezza. Si attendono scolaresche.

Marco Travaglio
Fonte:http://banane.splinder.com/
21.12.04

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