DI TRUMAN BURBANK
Comedonchisciotte
Una premessa sulla tecnica
Tecnica: 1) complesso di norme che regolano la pratica e l’esercizio di un’arte, di una disciplina, di un’attività professionale o sportiva: la tecnica del disegno, della pittura a olio, t. pianistica, t. chirurgica, t. calcistica. Spregiativo, in diretta contrapposizione con “arte” quando si vuole indicare la mera perfezione formale: “molta pittura moderna è solo tecnica”. 2) Ogni attività che, sulla base delle conoscenze scientifiche, progetta strumenti, apparecchi, macchine, motori, utensili, destinati al soddisfacimento delle esigenze pratiche della vita: “il progresso della tecnica moderna”. 3) sinonimo di procedimento: “metallo lavorabile solo con particolari tecniche”. (Devoto-Oli)
Dal punto di vista etimologico tecnica deriva dal greco antico technè, che aveva originariamente il significato di arte, intesa come produzione umana. Nel tempo c’è stata una biforcazione nel significato che ha portato ai due distinti termini di arte e tecnica, che possono essere facilmente contrapposti. Tecnica viene oggi usato per indicare l’attività umana ripetitiva o ripetibile, ciò che è privo di creatività, quella creatività che resta assegnata all’arte. La tecnica resta qualcosa di molto importante, perché i suoi effetti sulla vita materiale sono importanti. Non a caso essa è citata dai padri fondatori nella nostra Costituzione.
Nel seguito viene preferito l’uso del termine tecnica a quello di tecnologia, che spesso nel parlare comune viene usato in modo equivalente. La parola da usare in italiano per l’applicazione della scienza è semplicemente “tecnica”, come si vede consultando un buon dizionario. Ma tecnologia richiama il logos ed è quindi più vendibile del semplice technè. Sia in italiano che in inglese (technology) tecnologia è quindi un concetto di marketing. Maggiore è il contenuto mitico di una merce, maggiore è il prezzo a cui essa può essere venduta. Lo sa bene la Apple, che vende miti a caro prezzo.
Tecniche per comunicare
La prima tecnica di comunicazione è il linguaggio?(1) Un’idea di questo tipo viene in mente facilmente a chi conosce più lingue e sa come determinate lingue siano adatte a scopi precisi (per esempio Galimberti citava il tedesco come lingua adatta per la filosofia). In ambito tecnico spesso si creano linguaggi dedicati per una disciplina o un progetto.
Sembra strano pensare alla lingua come una tecnica, forse perché tutti sanno come la lingua ci formi (e ci deformi). Ma le tecniche mai sono neutre sull’individuo, esse fanno da tramite tra l’individuo ed il suo ambiente, ed in questo modo conformano l’ambiente umano.
Vygotskij aveva esplorato alcune di queste possibilità del linguaggio (2).
Ma il linguaggio si declina al plurale. Ogni nuova lingua aggiunge un’anima a chi la sa usare.
La tecnica della scrittura s’innesta poi sulla preesistente tecnica del linguaggio, la arricchisce e la potenzia.
Capire la tecnica – la scrittura
La scrittura è tecnica. Una tecnica che molti non hanno imparato a sfruttare, preferendo tecniche più docili da usare, ma meno proficue per la mente.
La scrittura, come il linguaggio, è una tecnica per comunicare (si pensi alla lettera, che consente di colmare la distanza tra mittente e destinatario e di far comunicare i due in modo asincrono) ma è anche un potente ausilio alla memoria. La tecnica della scrittura consente anche di recuperare il tempo necessario per elaborare le informazioni (lo diceva già Mc Luhan) in modo che la ricezione e la memorizzazione siano separate dall’elaborazione e comprensione. Si creano nuove modalità di lavoro della mente: prima si appunta e poi si rielabora e riconnette gli appunti in modalità asincrona.
“Chi difende la parola scritta?” chiedeva Platone (3), criticando lo scritto per la sua assenza di interattività. Eppure col tempo la parola scritta si è irrobustita, ha imparato a difendersi ed ha migliorato le capacità logiche dell’uomo.
La stampa
Nel passaggio dalla cultura orale a quella scritta è stata fondamentale l’invenzione della stampa. Con essa la comunicazione scritta diventa davvero da uno a molti.
Prima lo scritto poteva essere visto come un aiuto alla memoria del singolo, per fissare meglio ciò che doveva essere detto a voce; adesso la cultura scritta diventa forma di comunicazione autonoma. Del resto, molte opere scritte precedenti alla stampa sono la raccolta di tradizioni orali (Iliade, Odissea) o sono in forma di dialogo (Platone).
Con la stampa nasce tutta una varietà di forme letterarie.
Alcuni studiosi sottovalutano la fase della stampa perché dal punto di vista sensoriale essa è analoga alla precedente fase della scrittura. Ma dal punto di vista sociale essa è potentemente innovativa.
I mass-media
Nel XX secolo arrivano i mass-media, prima come evoluzione e diffusione della stampa, poi con forme nuove: radio, cinema, TV. L’immagine, poi l’audio-video, prende il sopravvento sul testo stampato e poi straripa nella vita quotidiana delle persone. Oggi conosciamo il mondo soprattutto attraverso i mass-media.
Non solo i mass-media forniscono una quantità di informazioni che non può essere elaborata in tempo reale dall’utente, ma essi hanno una forza d’impatto capace di imporre una precisa interpretazione di tali informazioni.
Le tecniche nella tecnica
Il dialogo compare fin dall’inizio tra le forme letterarie perché rispecchia la cultura orale preesistente alla scrittura. Esso è usato per esprimere in forma discorsiva problematiche complesse che altrimenti (saggistica) potrebbero essere di lettura faticosa. Dopo Platone, mi viene in mente almeno Galileo (Dialogo sopra i due Massimi Sistemi …) e Feyerabend (con il suo Dialogo sul metodo).
Il dialogo come forma di comunicazione sembra ritornare con i mass-media del XX secolo. Esso è particolarmente adatto a render conto degli aspetti scenici, spettacolari o telefonici della vita moderna.
Una forma particolare di dialogo è l’intervista, usata in tempi recenti.
Una forma letteraria che nasce con la scrittura è la lettera, la quale mantiene una buona diffusione anche dopo l’invenzione della stampa. La e-mail è la versione odierna.
Innesti tecnologici
Nelle transizioni di fase la nuova tecnica prevale gradualmente su quella precedente. Ma le transizioni non sono totali e la vecchia tecnica sopravvive.
Come spesso avviene anche in altri campi, le novità tecniche sembrano impoverire le forme precedenti, ma alla lunga si vedono anche effetti di potenziamento.
La scrittura sembra impoverire il parlato, perché si perde la necessità di imparare a memoria, però alla lunga il linguaggio si arricchisce tramite la scrittura. Ancor di più ciò vale con la stampa.
Così i media di oggi, con il loro privilegio all’immagine/film sembrano portare un analfabetismo di ritorno. Eppure i media potenziano anche il linguaggio scritto, o almeno lo arricchiscono.
Nel frattempo, nelle nicchie ecologiche vengono mantenute conoscenze che la tecnica sembrava aver sopravanzato. Ancora oggi coloro che basano il loro mestiere sulla parola parlata (attori, avvocati) mantengono abilità antiche. In modo analogo coloro che basano la propria cultura sul testo stampato stanno diventando figure di nicchia.
Insomma di solito nelle nicchie si mantengono le antiche conoscenze. Ma il metodo dei luoghi per memorizzare molti nomi non lo sa usare più nessuno.
Tecniche, religioni, controllo sociale
Un aspetto essenziale delle tecniche per comunicare è che esse sono anche tecniche per il controllo sociale, perché esse si intersecano sempre con le logiche del potere. Il potere tende sempre a manovrare a proprio vantaggio la tecnica prevalente (4). E’ facile notare passaggi epocali nelle tecniche e nel controllo, fasi in cui le nuove tecniche prevalgono su quelle tradizionali e diventano egemoniche. Comunque le vecchie forme del potere sopravvivono alle transizioni e, pur indebolite, convivono con le nuove forme.
Spesso il potere assume forme religiose. Riti, dogmi e mantra ripetuti caratterizzano le religioni. Frequentemente ci sono anche feticci (artefatti umani che diventano oggetti di venerazione).
Altrettanto frequentemente la religione ricompare lì dove sembrava definitivamente rimossa. Non è difficile ritrovare qualcosa dell’escatologia cattolica (la dottrina che si interessa del destino ultimo dell’uomo e dell’universo) nel mito del progresso spinto prima dal positivismo, poi dal marxismo, oggi dallo scientismo. E sono molti quelli che notano aspetti religiosi (mantra e dogmi) nel modo in cui i cosiddetti esperti parlano oggi di economia. Qualcuno dice di notare addirittura degli esorcismi nel modo di parlare dei banchieri.
Vediamo dunque l’evoluzione delle tecniche di comunicazione e i loro effetti sociali.
a) La prima tecnica per comunicare è il linguaggio parlato. Esso consente di creare e condividere riti. Insieme al linguaggio si formano i culti animistici che poi si evolvono nei politeismi. Il controllo sociale è basso. L’organizzazione umana è di tipo tribale. Dal punto di vista cronologico questo periodo è molto esteso e va dalle origini della società umana fino all’alba delle grandi civiltà antiche (sumeri, assiri, nel IV millennio a.C., ma la transizione durerà qualche millennio).
b) La tecnica successiva è la scrittura. Grazie ad essa si forma e poi si consolida il corpus dottrinario della religione. Alla scrittura si associano le grandi religioni monoteistiche, le quali sono tutte potenti strumenti di controllo sociale. Il periodo storico va dalle grandi civiltà sino al XV secolo.
c) Segue la tecnica della stampa, che è di per sé strumento di controllo sociale (5). Essa fornisce la capacità di riprodurre in esemplari innumerevoli ciò che viene scritto. I potenti hanno il mezzo per propagare le loro “ragioni”. In questa fase si formano i nazionalismi e gli stati-nazione (6). Questo è il periodo della scuola di massa basata sui libri di storia dei vincitori, e anche del libro “Cuore”. Anche qui il controllo sociale è alto, ma esso lascia spazio per idee divergenti. Alla stampa infatti si associano le grandi ideologie (Illuminismo, scientismo, marxismo) le quali tendono scardinare il potere della religione. La prevalenza della stampa dura fino ai primi decenni del XX secolo.
d) I mass-media del XX secolo, in particolare la TV, sono la successiva tecnica per comunicare e controllare. Non solo i mass-media esercitano il controllo senza il bisogno di una religione esterna, ma ne creano una interna, quella del consumo/spettacolo (la religione economico / consumistica). Qui l’organizzazione umana tende a diventare globalizzata. Il controllo sociale diventa pervasivo e tende a regolare le idee prima che i comportamenti. Il pensiero unico dell’epoca dei mass-media ha analogie con il pensiero unico medievale occidentale, quando tutto doveva essere visto nella luce della religione cattolica. In questa fase il potere sembra aver speculato al ribasso: mentre la stampa pretendeva un discreto livello culturale per esercitare il suo controllo, la TV può essere fruita anche da un analfabeta. Si ottiene così un buon controllo sociale in corrispondenza ad un basso livello culturale. Sono meno necessari intellettuali, chierici ed utili idioti. Ho la sensazione che tale scelta sia pericolosa, così peggiora l’efficienza del sistema, con un danno per tutti.
e) Verso la fine del XX secolo arrivano Internet e i mass-media multidirezionali (SMS, telefonia cellulare), i quali sembrerebbero spezzare questo controllo, o almeno lo disturbano. Essi reintroducono un approccio paritario alla comunicazione. Riemergono tendenze che sembravano superate, aggregazioni umane di tipo tribale, politeismi, varietà di punti di vista. I nuovi media non sembrano invertire la tendenza globalizzante dei mass-media (anche essi raggiungono facilmente i luoghi più remoti del pianeta), ma la spingono in un senso decisamente più democratico. Resta da capire come una tecnica nata per scopi militari sia potuta diventare un potente strumento di democrazia.
Dice Galimberti a proposito delle trasformazioni in corso (7):
Per i passaggi epocali non ci sono ricette pronte, ma sfide di pensiero e di paziente sperimentazione.
In altre parole, le tendenze epocali non si combattono con l’aspirina. La tendenza dei mass-media verso una governance globale potrebbe essere irreversibile. Un ostacolo (o una linea del Piave) potrebbe venire dai new-media, se dimostrassero di essere realmente alternativi.
Va ricordato che molti imperi crollarono quando diventarono troppo grandi per essere governati. Oggi avviene il contrario: il mondo appare troppo piccolo per una miriade di stati e governi.
Forse si punta ad un impero globale, ma potrebbe anche esserci spazio per una democrazia globale. Comunque ci sono problemi colossali (la sovrappopolazione, l’esaurimento delle risorse) che premono per una soluzione urgente.
Truman Burbank
Fonte: www.comedonchisciotte.org
21.09.08
Nota bibliografica: Alcuni dei concetti qui presenti sono rielaborazioni di idee esposte da R. Simone in “La terza fase” e da G. Sartori in “Homo videns”. La visione della tecnica come motore dell’evoluzione sociale è in qualche modo ripresa da ciò che scrive Jared Diamond in un diverso contesto (“Armi, acciaio e malattie”).
Note:
1) Come linguaggio si intende la lingua parlata. Presumibilmente il linguaggio dei gesti è precedente, ma qui non viene considerato.
2) In Pensiero e linguaggio, del 1934
3) Nel Fedro
4) C’è qualche analogia con quanto dice Samir Amin in Il capitalismo senile: “Una rivoluzione tecnologica – qualunque rivoluzione tecnologica […] – sconvolge i modi di organizzazione della produzione e del lavoro. Scompone le forme consolidate per ricostruire – a partire dalla rottura dei modelli precedenti – nuovi sistemi organizzativi. Il processo non è immediato e questa fase può rivelarsi piuttosto caotica. Indebolendo le classi lavoratrici, il processo di decomposizione rende improduttive le forme di organizzazione e le lotte che queste classi avevano utilizzato nel periodo precedente e che erano state efficaci in passato, perché adatte alle condizioni dell’epoca. In questi momenti di transizione, i rapporti di forza sociali mutano in favore del capitale.”
5) Probabilmente non è casuale il fatto che il primo libro stampato sia la Bibbia. La nuova tecnica della stampa sembra poter favorire il potere religioso, ma alla lunga lo metterà fuori gioco.
6) Qui mi torna in mente Carl Schmitt, per il quale tutti i concetti politici originano dalla religione.
7) Diventeremo dei mutanti? Le rivoluzioni dell’homo videns