Di Patrizia Pisino per ComeDonChisciotte.org
Gli esperimenti sugli animali mi hanno sempre creato un senso di malessere e di tristezza verso degli esseri innocenti che non si possono difendere, ma che gli scienziati-stregoni utilizzano ancora oggi per le loro porzioni magiche. Sono cresciuta avendo per amici un canarino, un cane, un gatto, li amavo e li rispettavo perché mi avevano permesso di sviluppare la mia coscienza cristica (la perfezione del creato dove dall’apparente caos viene generato un ordine cosmico che ci unisce a Dio), per questo è stato appassionante leggere un libro dove il protagonista e narratore è un cane. La scelta di far diventare il narratore un cane è senza dubbio coinvolgente perché ci fa immergere in un mondo dove noi umani pensiamo di essere superiori alle altre specie: il pensiero logico.
Michail Afanas’evič Bulgakov (1891-1940) scrisse CUORE DI CANE tra gennaio e marzo del 1925, opera definita del dissenso e per questo venne confiscata dalla Ghepeù, la polizia politica, insieme con i taccuini dello scrittore durante una perquisizione nella sua casa.
Solo dopo la seconda guerra mondiale il manoscritto venne pubblicato nella sua versione integrale e nel 1976 divenne famoso in Italia in seguito alla riduzione cinematografica del regista Alberto Lattuada, tra gli attori principali Max von Sydow nel ruolo di Preobraženskij.
Un film che consiglio di rivedere in quanto Lattuada ha saputo cogliere il profondo significato del testo senza alterarlo, conservando anche i dialoghi originali.
Bulgakov, come un altro autore russo Evgenij Zamjatin (1884-1937), capostipite, con il romanzo Noi, della grande tradizione distopica novecentesca, ha saputo cogliere con ironia gli aspetti che l’eugenetica si era prefissata da tempo e che continua a perseguire: il ringiovanimento attraverso l’uso di organi trapiantati e il miglioramento artificiale della specie animale – umana.
Šarik (Pallino) è un un cane randagio che vive nelle oscure strade di Mosca, per sopravvivere mangia i rifiuti degli umani e deve anche difendersi dalla loro cattiveria, come dall’opulento oste che gli getta addosso l’acqua bollente ferendolo gravemente.
Quando incontra Filipp Filippovič Preobraženskij che gli offre del cibo gustoso pensa di aver trovato finalmente un buon padrone e lo segue senza timore. Verrà curato, nutrito senza capire che l’interesse del ricco professore è solo utilitaristico e non affettivo. Quando istintivamente sente che qualcosa non va, è troppo tardi.
Infatti, il professore lo vuole usare come cavia per un ambito esperimento: studiare il problema dell’attecchimento dell’ipofisi e della sua influenza sul ringiovanimento. Preobraženskij esegue, un trapianto xenogenico innestando nel cane ghiandole seminali e ipofisi di un tale Klim Čugunkin, un uomo morto accoltellato in una rissa d’osteria.
L’esperimento non riesce e il dolce e perspicace Šarik si trasforma in un uomo con un processo di regressione lungo e doloroso. Il cane diventa il cittadino Poligraf Poligrafovič Šarikov, una creatura certo dai modi poco raffinati e in cerca inutilmente di una carezza amorevole, ma che dimostra una innata capacità linguistica; inizia a leggere i testi che trattano della rivoluzione moscovita entrando in contrasto con il borghese e antirivoluzionario professore che brucia i suoi libri nella speranza di bloccare l’ardore rivoluzionario – bolscevico della sua creatura da laboratorio.
Mi torna in mente il film del 1920 di Paul Wegener, Carl Boese, Henrik Galeen IL GOLEM – L’UOMO D’ARGILLA che descrive come lo stregone rabbino crea l’uomo di argilla per difendere il popolo ebraico da un possibile esilio dal ghetto di Praga, ma quando il Golem, da semplice robot che agiva a comando, diventa umano con un cuore che palpita per Miriam la figlia del suo creatore, non può più essere controllato e agisce liberamente suscitando il terrore. Il rabbino impaurito cercherà invano di disattivarlo ma solo la curiosità innocente di una bimba togliendo il talismano, sede della vita, al Golem riuscirà a distruggerlo inconsapevolmente.
La sorte del nostro eroe non è molto diversa, il professore – stregone quando comprende che non lo può controllare decide di invertire il processo e rimpianta l’ipofisi del cane nel suo cervello.
Interessanti i concetti fondamentali che l’autore inserisce nei dialoghi del professore, veramente attuali: “il caos economico è solo nella testa, è una allucinazione, se ognuno di noi fa il suo lavoro il caos economico sparirà” o anche “non si deve imporre con la forza si può influire solo con la persuasione sia sugli animali che sugli uomini”.
Un altro punto attualissimo è il concetto del ringiovanimento e delle motivazioni legate ad esso, di come i ricchi borghesi, clienti del professore, con il denaro cercano di soddisfare i loro bisogni sessuali, come l’anziana donna in cerca dell’amore di un uomo giovane o degli uomini che vogliono potenziare la loro prestazione sessuale.
Se arriviamo ai nostri giorni, la situazione non cambia: il corpo è visto come una minaccia da eliminare che diventa in ultima analisi un’apertura verso il pensiero transumanista che vagheggia il trasferimento della coscienza all’interno di corpi artificiali.
Un esempio emblematico e preoccupante (per la ricaduta sociale) è la scelta di Angelina Jolie di farsi asportare chirurgicamente i seni e le ovaie per una remota possibilità, in quanto geneticamente predisposta per la presenza del gene Brca1 mutato, di ammalarsi di cancro. L’attrice è convinta che rimuovendo le parti sane ma potenzialmente soggette ad ammalarsi tale rischio si annulli!
Follia! Queste persone, che hanno a disposizione grandi risorse, sia economiche che di immagine, dimostrano solo un palese egoismo e disprezzo verso quei veri pazienti che non avendo nessuna possibilità economica muoino per mancanza di cure.
Questi professori – stregoni che operano mercificando l’illusione della malattia e negano la capacità di ogni essere di vivere e guarire fanno riflettere su come queste sperimentazioni di modificazione del corpo umano siano preoccupanti, oltreche’ eticamente e moralmente da bloccare. Ma questo ce l’hanno già raccontato, sta ora a noi risvegliarci dall’illusoria possibilità di vivere in eterno, esenti da ogni possibile malattia.
Di Patrizia Pisino per ComeDonChisciotte.org