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CRONOLOGIA GEOPOLITICA: GUERRA, GAS NATURALE E L'AREA MARITTIMA DI GAZA

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A cura di Das schloss
Il 28 Gennaio 2009
79 Views

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DI DAVID K. SCHERMERHORN
Global Research

I diritti dei pescatori contro lo sfruttamento del gas naturale

CONTESTO STORICO:

Il legame storico tra la comunità della Striscia di Gaza e la piccola pesca è antecedente al 1978, quando l’area di pesca includeva tutto il mare adiacente al litorale del Sinai e corrispondeva a circa 75.000 chilometri quadrati. Negli ultimi anni, qualcosa come 3000 pescatori con più di 700 barche hanno fatto delle acque al largo della Striscia di Gaza la loro casa.

Le barche più grandi sono lunghe circa 20 metri e, di norma, l’equipaggio è composto da 7 persone. Di solito si tratta di pescherecci che applicano affondatori alle loro reti in modo da abbassarle fino a farle sfiorare il fondo dell’oceano. Attualmente, la loro pesca è costituita principalmente da saraghi o sardine, lunghi in media tra i 20 e i 35 cm. Le imbarcazioni più piccole sono barche a remi che normalmente vengono usate per dipanare le reti a poche centinaia di metri dalla costa. Le reti vengono di solito ritirate a riva a mano. Ne derivano risultati alquanto modesti.

A seguito dell’Accordo Gaza-Gerico del 1994, ai pescatori era stato concesso l’uso di un corridoio che si estendeva per 20 miglia nautiche dalle coste della Striscia di Gaza, con restrizioni a nord e a sud, nelle parti adiacenti alle acque israeliane e egiziane. Con l’accordo Bertini, stipulato nel 2002 tra ONU e Israele, l’area di pesca consentita venne ridotta a 12 miglia nautiche dalla costa. Più di recente, l’area a disposizione è stata limitata a 300 chilometri quadrati.Una vera e propria campagna di intimidazione e persecuzione è stata promossa dall’esercito israeliano a partire dalla fine del 2000 nei confronti di quelle barche che si fossero avventurate attorno al limite delle 6 miglia nautiche. Nonostante il tutto fosse stato messo per iscritto, nessuno si è mai curato di rendere partecipi i palestinesi, né tanto meno è mai stata data loro alcuna spiegazione. Il rispetto del regolamento, in compenso, è garantito dalle mitragliatrici e dagli idranti israeliani: almeno 14 pescatori uccisi, più di 200 feriti e numerose barche danneggiate o confiscate.

PERCHE’?

Alla fine degli anni ’90 la British Gas Group (BG Group) scoprì un vasto giacimento di gas naturali sotto le acque adiacenti alle coste della Striscia di Gaza: stimato più di 28 miliardi e 300 milioni di metri cubi, equivalenti cioè a 150 milioni di barili di petrolio. Un deposito significativamente più piccolo venne trovato nei dintorni delle acque israeliane.

L’ 8 novembre 1999 il Presidente Yasser Arafat firmò un accordo che dava alla BG Group il 90% degli interessi e il rimanente 10% alla Consolidated Contractors Company, un’entità palestinese connessa alla PLO [Organizzazione per la Liberazione della Palestina, ndt], con base ad Atene. Una definitiva assegnazione dei diritti continua ad essere contesa tramite oscure negoziazioni tra BG Group, Israele, Egitto e Palestina. Il programma di persecuzione e uccisione dei pescatori della Striscia di Gaza è stato intrapreso da Israele solo in seguito alla scoperta dei giacimenti di gas naturale. Risulta ragionevole dedurne che i due eventi siano legati: la volontà di Israele di rivendicare il controllo di una risorsa valutata più di 4 miliardi di dollari da una parte e il suo intento di negarne ogni possibile beneficio ai palestinesi, indipendentemente da chi dovrebbe controllare la Striscia di Gaza, dall’altra.

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[Legenda, nell’ordine: aree palestinesi edificate; territori a precedente controllo israeliano;
transiti di frontiera;
campo rifugiati amministrato dall’ONU]

CRONOLOGIA:

– 4 maggio 1994: il Presidente della PLO Yasser Arafat e il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin firmano l’Accordo Gaza-Gerico. L’articolo XI stabilisce tre zone di attività marittima che si estendono per 20 miglia nautiche dalla costa della Striscia di Gaza. I due corridoi di mare paralleli alle frontiere egiziane e israeliane vengono dichiarati aree a divieto di pesca. Secondo i termini del trattato la più ampia zona restante “sarà aperta alla pesca, alla ricreazione e alle attività economiche”. I pescatori della Striscia di Gaza godranno liberamente di quest’area per i 6 anni successivi senza il verificarsi di scontri rilevanti con Israele.

– Fine anni ’90: la British Gas Group (più tardi BG Group) inizia a esplorare le coste di Gaza e Israele in cerca di gas naturali. Un deposito modesto viene trovato nelle acque israeliane confinanti con la zona della Striscia di Gaza dichiarata praticabile. Un deposito significativamente più grande viene invece scoperto proprio in quest’ultima area, esteso tra le 10 e le 15 miglia nautiche al largo.
Vengono stimate riserve sufficienti a soddisfare tutti i bisogni energetici del popolo palestinese per un decennio, con tanto di un surplus esportabile.

– 25 luglio 2000: Yasser Arafat abbandona le trattative di Camp David.

– 27 settembre 2000: Yasser Arafat si allontana di 19 miglia dalla costa della Striscia di Gaza per accendere la prima torcia derivata dal gas naturale. Un consorzio petrolifero israeliano contesta il diritto dei palestinesi sul gas, ma viene contraddetto da un tribunale israeliano. L’accordo iniziale con la BG Group dava loro il 90% degli interessi e il restante 10% andava alla Consolidated Contractors Company, un gruppo palestinese con base ad Atene. Essi, assieme al PIF (Fondo Investimenti Palestina) avevano l’opzione di assumere in seguito fino al 40% degli interessi. Inizialmente la BG Group decide assieme all’Egitto di far passare un condotto sottomarino ideato per il trasporto del gas. A causa di pressioni da parte di Tony Blair, la BG Group viene invece obbligata a negoziare con gli israeliani. Dopo lunghe e contenziose contrattazioni, riguardanti fondamentalmente i prezzi, BG Group decide di lasciar perdere il suo mandato israeliano e decide di ricominciare a trattare con l’Egitto.

– 28 settembre 2000: Ariel Sharon visita Temple Mount [la spianata delle moschee a
Gerusalemme, ndt] nonostante gli avvertimenti da parte di Arafat e altri leader palestinesi. Le prevedibili rivolte e le morti che seguono questa provocazione segnano l’inizio della seconda intifada. Sharon viene eletto Primo Ministro nel febbraio 2001. Giura che Israele non avrebbe mai comprato gas dai palestinesi. Dopo lo scoppio della seconda intifada gli israeliani attuano un blocco sempre più severo nei confronti di Gaza, permettendo l’ingresso a un numero sempre minore di camion.

Fine 2000: gli attacchi da parte delle navi da guerra israeliane nei confronti delle barche dei pescatori iniziano e non si arrestano fino ai giorni nostri. Questi attacchi iniziano 5 anni prima della vincita democratica di Hamas alle elezioni legislative del 25 gennaio 2006. E’ palese quanto questi attacchi ai pescatori non abbiano nulla a che vedere con la sicurezza o con Hamas, quanto piuttosto con una risorsa da 4 miliardi di dollari appartenente al popolo palestinese.

Agosto 2002: in risposta alla richiesta del Primo Ministro Sharon, il segretario generale dell’ONU nomina Catherine Bertini Inviata Umanitario Personale, con il proposito di stimare i bisogni umanitari dei palestinesi. Tra le numerose raccomandazioni da lei fatte una volta visitata la zona, vi è quella riguardante le barche dei pescatori. La relazione presentata include gli impegni precedentemente presi da Israele. Il punto 2 afferma: “L’area di pesca a disposizione delle barche palestinesi si estende per 12 miglia nautiche dalle coste della Striscia di Gaza. Regolamentazione da eseguirsi pienamente”. Criterio che di fatto non verrà mai applicato.

Nonostante episodi avvenuti all’interno della zona ad attività marittima, gli attacchi saranno sempre più comuni nel caso in cui le barche oltrepassino il limite delle 6 miglia. La maggior parte delle barche ora è dotata di GPS, il che consente di conoscere la posizione precisa. Alcuni capitani intimoriti dalla minaccia israeliana fanno retromarcia prima di raggiungere il limite, altri lo oltrepassano nonostante il crescente pericolo. La pesca da riva è collassata a seguito dell’obbligo per così tante barche ad operare in una zona tanto limitata e, oltre a ciò, le acque in prossimità della costa sono inquinate dalla fuga dei liquami provenienti dai condotti fognari; un’altra conseguenza dell’ennesima infrastruttura danneggiata dagli israeliani. Dall’inizio degli assalti almeno 14 pescatori sono stati uccisi e più di 200 sono rimasti feriti. Le barche continuano ad essere danneggiate o confiscate.

12 settembre 2005: Israele annuncia la fine dell’occupazione della Striscia di Gaza e il ritiro delle sue truppe. Il controllo viene mantenuto sui corridoi di traffico via terra e via mare, così come su tutti i passaggi di frontiera.

25 gennaio 2006: Hamas ottiene 76 seggi su 132 al consiglio legislativo palestinese con trasparenti elezioni democratiche. Dopo alcuni scontri feroci con gli elementi di Al Fatah, Hamas prende il controllo di Gaza. Israele e Stati Uniti etichettano Hamas come organizzazione terroristica e evitano ogni contatto pubblico con essa in seguito. Le restrizioni ai transiti di frontiera si inaspriscono ulteriormente e viene severamente limitato il traffico di prodotti, materiali, medicine e persone. Uno dei risultati è la diffusione di anemia e malnutrizione.

Inizio giugno 2008: il Ministro della Difesa israeliano Ehud Barak prepara l’esercito israeliano, istruendolo in segreto per un’invasione di Gaza, denominata operazione “Cast Lead”.

Giugno 2008: Israele contatta la BG Group per riaprire le negoziazioni riguardo al gas naturale. Le effettive negoziazioni supervisionate da Ehud Olmert avvengono nell’ottobre 2008, come se Israele volesse ottenere un accordo con la BG Group prima della messa in atto dell’invasione segreta.

19 giugno 2008: Israele e Hamas firmano un accordo di 6 mesi di tregua che implica la cessazione dei lanci di razzi da parte di Hamas e delle incursioni militari da parte di Israele. A maggio vengono lanciati più di 300 razzi. A settembre solo tra i 5 e i 10. Hamas viene portato a credere in un aumento nelle concessioni degli ingressi dei rifornimenti a Gaza. Prima della tregua erano ammessi all’incirca 70 camion di approvvigionamenti al giorno, contro i circa 900 permessi prima della repressione israeliana del 2000. Hamas crede che una situazione simile possa essere restaurata, e invece, Israele concede solo un aumento da 70 a 90 camion.

5 novembre 2008: Le IDF [Forze di Difesa Israeliane, ndt] uccidono 6 palestinesi presumibilmente in cerca di un tunnel di passaggio sotto la frontiera. A seguito di questa provocazione la tregua finisce e la guerra è di fatto riaperta. Durante le 5 settimane successive 237 razzi vengono lanciati in territorio israeliano, in confronto ai 5-10 di settembre: la giustificazione pubblica ideale per Israele per procedere con l’invasione “Cast Lead”, a lungo pianificata, .

18 novembre 2008: un tribunale egiziano ordina al governo l’arresto delle forniture di gas naturale a Israele. Secondo l’accordo del 2005, l’Egitto sarebbe stato tenuto a spedire 1,7 miliardi di metri cubi di gas a Israele per un periodo di 15 anni. Il gas inizia effettivamente a scorrere solo nel maggio 2008. Un’azione legale seguì, nel tentativo di fermare la spedizione, siccome non vi era l’approvazione del parlamento. Il tribunale diede supporto all’azione legale, ma dopo gli esiti, ci fu il ricorso in appello. La potenziale privazione del gas da parte dell’Egitto incentiva ancora di più Israele a ottenere il controllo del deposito marino di Gaza e a negare ogni beneficio ai palestinesi, siano essi rappresentati da Hamas o da Al Fatah.

18 novembre 2008: le vedette israeliane attaccano tre barche da pesca palestinesi a 7 miglia dalle coste di Deir Al Balah, dunque chiaramente entro i limiti stabiliti dall’Accordo Gaza-Gerico del 1994. Quindici pescatori palestinesi e tre osservatori internazionali vengono sequestrati assieme alle loro barche e condotti in Israele. I pescatori vengono trattenuti per un giorno e poi rilasciati, le barche vengono restituite danneggiate e gli ostaggi internazionali imprigionati per giorni in Israele e in seguito espulsi.

27 dicembre 2008: Israele attacca con i bombardamenti su Gaza previsti dalla fase 1 dell’operazione “Cast Lead”. I vasti depositi di gas naturale riposano a poche miglia dalla costa.

Le spoglie resteranno ai vincitori, ancora una volta? Solo il tempo, e forse la coscienza del mondo, potrà dirlo.

Le violazioni delle leggi e dei basilari diritti umani dei pescatori della Striscia di Gaza non dovranno mai essere né scordati né perdonati, nonostante potranno sembrare insignificanti se confrontati con gli orrori ancora da rivelare. Secondo quel poco che attualmente si riesce a riferire da Gaza, a causa delle restrizioni israeliane sul giornalismo, è possibile che non vi siano più barche, o neppure un porto rimasto. Forse non sarà mai fatta giustizia su coloro che hanno iniziato e perpetuato questi assalti, ma noi non potremo mai dimenticare quanto l’avidità e l’interesse personale insiti in queste pratiche siano quelli di una paese che ha perso ogni dignità e ogni forma di onore.

David K. Schermerhorn è stato a Gaza per missione umanitaria in tre occasioni separate durante questi ultimi mesi a bordo delle barche “Free Gaza” (www.freegaza.org). Ha passato due giorno a bordo delle barche perseguitate dalle mitragliatrici e dagli idranti israeliani.

Titolo originale: “Geopolitical Time Line: War, Natural Gas and Gaza’s Marine Zone”

Fonte: http://www.globalresearch.ca
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14.01.2009

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di RAMONA RUGGERI

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