DI IQBAL JASSAT
Cosa sta succedendo nel ‘paese della cuccagna’? Perchè centinaia di israeliani hanno voltato le spalle alla terra promessa liberandosi dei loro privilegi di cittadinzanza a favore di altre nazioni?
Queste domande non sono solo oggetto di studio da parte di molti analisti, ma stanno anche diventando fonte di grande imbarazzo per le lobby pro-Israele.
Alcuni onesti commentatori hanno suggerito che gli ebrei siano meno sicuri in israele che negli altri paesi. Hanno ipotizzato che il sostegno ideologico razzista allo stato ebraico – il sionismo – sia responsabile dell’instabilità interna ad Israele. La loro spiegazione costituisce materiale elementare che la maggioranza degli studenti di scienze politiche comprenderebbe senza difficoltà: il progetto degli insediamenti rimane insostenibile, non sicuro e indifendibile!Ciononostante sembra che i propagandisti pro-israele siano ancora intenzionati ad andare contro la corrente dell’opinione pubblica, caraterizzata da massicce campagne di solidarietà popolare contro Israele. Più importante ancora è il fatto che che queste lobby, non soddisfatte delle loro misere figure, stiano cercando ancora una volta di impugnare l’arma dell’antisemitismo per delegittimare i commenti anti-israeliani.
Gli sforzi radicali dei gruppi sionisti, volti a frenare la crescente ondata di pubblica solidarieta’ perle sofferenze inflitte ai palestinesi per mano di un brutale regime di destra guidato dal guerrafondaio Ariel Sharon, includono la ricerca a livello internazionale del riconoscimento di una una più ampia definizione di ‘anti-semitismo’, attraverso conferenze sotto l’egida delle Nazioni Unite.
Questo vale anche per i lobbisti all’interno dei singoli stati in Europa e nei paesi in via di sviluppo. Nel caso del Sud Africa per esempio il tema dell’anti-semitismo è stato affrontato, con il presidente Mbeki, dal Jewish Board of Deputies. Tutte queste campagne comunque non riescono a cancellare il fatto che Israele stia perdendo il supporto degli ebrei.
Secondo l’AFP, a partire dall’inizio della seconda intifada, circa 600.000 ebrei sono emigrati o hanno acquisito la cittadinanza in Nord America, Australia o Europa.
Questo equivale a una media di 12.500 persone che, ogni mese, lasciano il ‘paese della cuccagna’ alla ricerca di pascoli più verdi altrove.
Tale testimonianza di mancanza di fiducia da parte di oltre 500000 persone, che costituiscono una cospicua parte degli ebrei Israeliani -più del 10% per cento della popolazione- è diventata un nuovo incubo per il regime di Sharon. La questione demografica associata al fatto che ai Palestinesi vengano ancora negati i loro elementari e fondamentali diritti umani, tanto nei territori occupati quanto nella storica Palestina, si è tramutata in una nuova arma di resistenza.
Pertanto, qualunque forma di intolleranza contro gli ebrei al di fuori di Israele risulta utile per gli obiettivi politici sionisti. L’anti-semitismo o l’incitamento all’odio contro gli ebrei non può essere considerato di alcun giovamento alla legittima causa palestinese.
Iqbal Jassat
Fonte:www.zmag.org/Italy/
15.12.04
Documento originale Israelis vote with their feet
Traduzione di Fabio Sallustro e Marina Gamberini