La 24enne Valentina Affinito, residente a Castano Primo in provincia di Milano, ha inviato mei giorni scorsi una lettera a La Pressa per rendere pubblica la sua esperienza successiva alla seconda dose del siero Pfizer.
La ripubblichiamo integralmente, affinchè queste testimonianze possano diffondersi ovunque.
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Ho 24 anni e il 22 dicembre 2021 ho fatto la seconda dose di vaccino Pfizer. Dal giorno dopo ho iniziato a stare male con febbre strana e mal di testa che dura fino al 30 dicembre. Ho fatto il tampone dopo i primi giorni ed è risultato negativo, dopodiché ho sentito il medico curante perchè avevo una febbre che si abbassava e alzava in poco tempo capitava che in cinque minuti passasse da 36.7 a 37.8; mi ha rifatto un tampone con esito negativo, diceva che di solito queste febbri strane sono causate da un infezione e mi ha prescritto un antibiotico per far passare la febbre.
Ho iniziato a riprendermi ma non ero ancora in forma e poi il pomeriggio del 4 gennaio ho iniziato ad avere un mal di testa atroce non riuscivo a stare neanche sveglia, il giorno dopo mi sveglio e il dolore persiste e inizio a vomitare più volte nella giornata. Il 5 gennaio verso le 18 vengo accompagnata al pronto soccorso di Cuggiono perché continuavo a vomitare, lì mi hanno fatto delle flebo di plasil per vomito e un antidolorifico per la testa. Dicono che mi faranno anche una tac per sicurezza ma alla fine mi mandano a casa alle 20.30 dopo aver finito le flebo: sto bene solo per qualche ora perchè ricomincio ad avere vomito e dolore alla testa.
La mattina del 7 gennaio mi sveglio ancora vomitando, era quasi l’ora di pranzo, e il mio fidanzato decide di portarmi al Pronto soccorso di Legnano dove arriviamo per le 13. Dopo l’accettazione passa un’ora e chiediamo all’infermiere quanto mancava per la visita perchè non riuscivo neanche a stare seduta in attesa per il dolore alla testa, ci viene detto che ci sarebbero volute almeno 2 ore quindi dovevamo aspettare fino le 16. L’infermiere mi ha controllato velocemente i parametri e data la situazione si è impegnato a trovare un lettino sul quale farmi riposare nell’attesa, da li resto sola e mi addormento svegliandomi 2 ore dopo. Erano le 16.20 circa e chiedo allo stesso infermiere quanto ci volesse ancora, mi disse che se ero fortunata mi avrebbero visitata dopo le 18. Non riuscivo più a stare li con le persone che urlavano e tutta la confusione allora ho deciso di chiamare e farmi venire a prendere sperando di stare meglio andando a casa e il caso andare li il mattino dopo.
La situazione non è migliorata e la mattina dell’8 gennaio sono andata in pronto soccorso alle 7 dove mi hanno subito fatto entrare nel reparto Covid per via del mal di testa e nausea da giorni, sono rimasta sola e hanno iniziato a farmi i primi prelievi del sangue e un tampone molecolare. In attesa anche lì vengo attaccata alla flebo di plasil. Quando è arrivata la dottoressa per la visita non era ancora arrivato l’esito del tampone ma era già convinta che tanto avessi il Covid nonostante i 2 tamponi negativi fatti in precedenza. Provando a chiedere informazioni su cosa potessi avere, chiedo alla dottoressa se mi avrebbero fatto una tac e in caso di tampone negativo il tampone cosa sarebbe accaduto. La dottoressa mi risponde dicendo di non preoccuparmi che tanto il tampone sarebbe stato positivo perchè i sintomi erano quelli e non avevo problemi respiratori solo perchè sono giovane. Il tutto ribadendo che non mi avrebbe fatto la tac perché secondo lei avevo il Covid. Era quasi mezzogiorno e finalmente arriva la dottoressa a comunicarmi l’esito del tampone: negativo.
Subito allora la dottoressa mi dice che mi vengono a prendere per fare una tac, dopo un’ora e mezza ancora vengo chiamata e mi comunicano che ho una trombosi cerebrale. Mi comunicano il ricovero immediato e chiamano casa per avvisarli, quando il neurologo mi visita mi chiede tutto quello che era successo e, data l’immediata vicinanza al vaccino, si sospetta che sia stato quello a causarla. Nei giorni seguenti continuano le visite e inizio subito la terapia con il Coumadin, ogni giorno sentivo opinioni differenti. Alcuni dicevano che era legato al mio Dna e si cercava di dare la colpa alla pillola, pillola che prendevo da anni senza aver mai avuto nessun problema. Quando e mi hanno dimessa il 18 gennaio, dieci giorni dopo, il neurologo che ha curato le pratiche è stato l’unico a dirmi sinceramente che nel mio caso ha influito il vaccino su quello che mi è successo ma che non me lo poteva scrivere, che l’unica cosa che ha potuto segnalare sul foglio delle dimissioni è che sono stata male da subito dopo aver fatto il vaccino fino alla trombosi.
Dopo essere stata dimessa dall’ospedale mi hanno richiamata per farmi avere gli esiti di altri test fatti per la predisposizione alle trombosi e il Dna: entrambi gli esami sono risultati negativi non sono soggetta a nessuna predisposizione genetica, la percentuale che abbia io una trombosi è quella di qualsiasi persona. Questo dimostra che l’unica cosa che ha influito nella trombosi che ho avuto è stato il vaccino, prima di farlo stavo benissimo sono una persona che non si ammala mai, forse una volta all’anno mi viene il raffreddore se sono sfortunata. Ora sto seguendo una terapia di Coumadin che devo continuare per almeno sei mesi.
Ogni settimana ora vado a fare dei prelievi per verificare il valore INR del sangue e capire il dosaggio di queste pastiglie. Tutto procede fino a sabato 5 gennaio quando la mattina il mio fidanzato si sveglia e dopo la febbre avuta la notte decide di andare a farsi un tampone che risulta positivo, vado subito anche io in farmacia e anche il mio tampone è positivo. Anche lui ha fatto la seconda dose a dicembre il 23. Dopo solito 45 giorni dal vaccino siamo risultati entrambi positivi e siamo in quarantena.
Massimo A. Cascone, 14.02.2022