DI MARCO DELLA LUNA
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Il presidente dell’associazione nazionale dei magistrati, Dottor Sabelli, ha detto che lo Stato accarezza i disonesti e schiaffeggia i magistrati. Il premier Renzi gli ha replicato che queste sono falsità.
Lo Stato in realtà non se la prende mai con i magistrati che abusano del loro potere a spese dei comuni cittadini onesti e dei comuni imprenditori, oppure per il proprio vantaggio personale o collettivo.
Lo Stato colpisce i magistrati (non sempre) che disturbano i ladri dell’alta burocrazia, della pubblica amministrazione e della politica. Ma lo Stato è obbligato a farle ciò, perché il consenso politico, la legittimazione al potere pubblico, in Italia, si basano sulla distribuzione del bottino di queste ruberie, che sono la struttura portante, quindi, delle istituzioni.
Le opere pubbliche in Italia costano circa tre volte rispetto alla Germania, e di solito sono peggiori. Il che vuol dire che i settanta od ottanta percento della spesa per tali opere viene rubato o sprecato, oltre al fatto che molte di queste opere vengono decise e progettate non perché siano utili ma appunto per rubare. Non si tratta quindi dei € 10.000 del Rolex del figlio del ministro Lupi, né dei 100.000 donati da Buzzi a un certo partito, ma di oltre 100 miliardi l’anno, come ordine di grandezza, solo per le opere e le forniture pubbliche.
Con uno spread del 300% in questi costi rispetto ai paesi con cui deve competere, l’Italia ovviamente è fottuta. Ovviamente, anche, il moltiplicatore economico dei pubblici investimenti non funziona, cioè se in Italia aumenti la spesa pubblica investimenti di 1 hai un aumento del prodotto di 1, cioè il moltiplicatore zero, mentre in Germania si ha un aumento di 1,30.Inasprire le pene, introdurre nuove figure di reato, allungare la prescrizione, non è mai risultato efficace, perché queste misure sono sempre state neutralizzate così da far continuare la prassi delle ruberie, che viene insegnata e trasmessa dai burocrati, dai politici, dagli amministratori di professione anno dopo anno alle nuove leve, e i partiti sono scuole di delinquenza specializzate in queste materie. Pertanto, se non si risolve prima questo problema, l’Italia è spacciata.
Già, ma come risolverlo? È chiaro che i politici italiani contemporanei non hanno idee valide, quindi dobbiamo rivolgerci al passato. Ho pertanto evocato l’anima purgante del compagno Josif Stalin e le ho chiesto come si può fare per debellare la corruzione in Italia. Stalin ha risposto che per risolvere il problema è indispensabile uccidere tutti gli alti dirigenti pubblici e tutti i politici e amministratori di professione. Il compagno Stalin ha spiegato che non si può mettersi a separare i buoni dai guasti, perché non c’è tempo e perché non c’è un criterio sicuro. Ha concluso dicendo che sterminare per intero questa categoria di persone è l’unico modo per impedire che le pratiche ladresche vengano trasmesse di generazione in generazione di questa gentaglia parassita.
Non convinto della sua risposta, ho poi evocato lo spirito di Cesare Ottaviano Augusto, e gli ho chiesto che cosa ne pensasse. Mi ha risposto che Stalin, come tutti i sovietici e i marxisti in generale, ancora oggi non capisce un tubo di antropologia culturale e di sociologia, infatti non si rende conto che, anche se li ammazzi tutti, circa 400.000, rimane intorno a loro tutta una popolazione, decine di milioni di persone, abituata a quei rapporti di scambio corruttivi e a quelle prassi di potere clientelari. Conseguentemente, anche se si compie l’operazione raccomandata da Stalin, in breve tempo tutto riprenderà come prima. Quindi l’unica cosa da fare con gli italiani è spolparli dall’esterno, comprando la collaborazione dei loro governanti, ridurli in condizioni di povertà e di servaggio, e comandarli da fuori, come popolo sottomesso da una potenza imperiale. Il ragionamento del divo Augusto mi ha colpito per la sua lucidità, ma mi ha colpito anche un altro ragionamento, dell’onorevole Francesco Paolo Sisto, forzista, il quale alla radio, intervistato da un giornalista, alla domanda se, secondo lui, il ministro Lupi dovrebbe dimettersi, ha risposto che bisogna lasciare decidere Lupi stesso, perché questi, avendo ricevuto una solida formazione etica e religiosa cattolica, è perfettamente qualificato a decidere da sé su questa opzione.
Purtroppo però, se guardiamo alla storia della Chiesa cattolica e dello Stato Pontificio e alla formazione che hanno dato agli italiani, ci apparirà evidente che è una storia caratterizzata da sistematica corruzione, sfrenata avidità, continui delitti, assoluta ipocrisia, per non parlare della depravazione sessuale. E probabilmente, nei secoli, è stata proprio questa Chiesa cattolica la vera origine e scuola di questa particolare corruzione politica italiana, comune agli altri paesi cattolici.
Invero, col suo continuo esempio, la Chiesa ha abituato la popolazione a considerare la corruzione come normale, accettabile, perdonabile, compatibile con la santità delle istituzioni e la legittimità del potere politico. E con la pretesa di giudicare ed ammaestrare l’Orbe intero.
Marco Della Luna
Fonte: http://marcodellaluna.info
Link: http://marcodellaluna.info/sito/2015/03/18/confessori-e-corruttori/
16.03.2015