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COME FUNZIONERA' L'USCITA DALL'EURO (SECONDO IL M5S E NELLA REALTA')

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A cura di Davide
Il 3 Novembre 2014
77 Views

DI GZ

cobraf.com

Il livello dei commenti sull’economia che appaiono sul Blog di Grillo è migliorato di colpo e l’Uscita dall’Euro viene presentata in modo informato. Ma non in modo convincente.

Per essere convincenti bisognerebbe non fare finta che non rischia la fuga di capitali e il crac del sistema bancario. Scrivere che la svalutazione sarà del -20%, farà aumentare la domanda tramite l’export risolvendo la crisi copiando da Bagnai e Borghi, espone il fianco a facili obiezioni. E quando ci saranno dibattiti seri li perdi e se arrivassi ad un referendum lo perdi.

  • Scrivere come fa il Blog di Grillo : (domanda) “…7. Lo spread si impennerebbe e gli interessi sul debito aumenterebbero di molto ?.

    (risposta) Con la Banca d’Italia prestatore di ultima istanza i tassi sarebbero calmierati dalla Banca stessa che potrebbe in ogni momento decidere di comprare debito se i tassi aumentassero oltre una certa cifra….” è una pietosa bugia .

    La verità è che i tassi di interesse sui titoli pubblici possono salire dal 2% al 7 o 8% (per compensare il rischio di cambio…) e per evitare quindi che il costo del debito pubblico triplichi la Banca d’Italia dovrà comprare lei centinaia di miliardi di BTP (impedendo così ai tassi di salire). Come la Banca Centrale del Giappone. Ehi.. se persino ai giapponesi tocca farlo figurarsi se non toccherà farlo a noi italiani ! (non siamo mica l’America)

    Fin qui però andiamo ancora bene, non ci sarebbe niente di male se Bankitalia imitasse i giapponesi. Solo non facciamoci compatire liquidando in tre righe la cosa dicendo che basterà, come scrivono sul Blog di Grillo oggi scopiazzando dai prof anti-euro, che “sarà sufficiente che Banca d’Italia abbia questo potere”. Questo vale per gli USA o per l’Eurozona nel suo insieme, per paesi come l’Italia o persino il Giappone OCCORRERA’ “STAMPARE MONETA” E TANTA E RICOMPRARE TONNELLATE DI BTP.

    Perchè il mercato finanziario non tratterà l’Italia come tratta gli USA caro Blog di Grillo e cari professori, il mercato finanziario è bastardo e vorrà mettere alla prova questo paese semi-distrutto dall’austerità, noto per il suo malgoverno e propensioni inflazionistiche del passato che dopo 15 anni ritorna alla Lira. Il mercato finanziario attaccherà l’Italia. E Banca d’Italia dovrà difenderla comprando tonnellate di BTP. Alla BCE è bastato il bluff perchè aveva dietro un PIL di 10mila miliardi di tutta l’Europa. Con noi il bluff non basterà.

    OK. Andiamo avanti. Se monetizzi i deficit il tasso di cambio, ceteris paribus, scende rispetto ai paesi che non lo fanno. Niente di male, ripeto, ma qui ora attenzione che arriviamo al guaio. Perchè il tasso di cambio della Lira scenderà non solo del 20% “fisiologico” che calcolano i prof come Bagnai, ma molto di più a causa appunto di questo.

    Cosa è successo allo Yen negli ultimi due anni, ad esempio ? Si è svalutato da 100 a 140 yen (da maggio 2012). E se prendi da quando è stato istituito l’Euro nel 2000 lo Yen era a 90-95 per 1 euro e si è arrivati anche a 150-160 yen per 1 euro. Perchè appunto i giapponesi hanno monetizzato il deficit pubblico per un importo pari al 20% e rotti del PIL e in Eurozona invece, causa il veto dei tedeschi, non si è monetizzato quasi niente (per soli 200 mld che sono un 2% del PIL).

    il Giappone, ad esempio, è un paese molto più robusto economicamente dell’Italia (enormi riserve di valuta estera, disoccupazione al 3,5%, debito estero minimo e il 97% del debito pubblico in mano a giapponesi) e lo stesso ha svalutato di più del -40%. Se l’Italia facesse anche lei una politica di acquisto di titoli di stato per centinaia di miliardi da parte della Banca d’Italia, si svaluterà forse del 40% anche lei e forse l’oscillazione sarà anche maggiore, del 50%. E parliamo rispetto a dollaro.

    I professori come Bagnai dicono che, anche se ci fosse un oscillazione maggiore del 20% fisiologico che ipotizzano, sarebbe temporanea e poi ci si assesterebbe intorno al 20% (che riflette il differenziale di inflazione cumulato dal 2000 ecc..)… Questo perchè non capiscono come funziona il mercato globale, dove il cambio dipende dai movimenti di capitale e quando i capitali si muovono in modo massiccio i sistemi bancari saltano, specie in paesi che devono convertire tutto da una valuta all’altra…

    Rispetto al marco e valute del nord europa lo scenario probabile è che la Lira scenda dai 125 attuali sotto la parità del 2000, cioè sotto 89 centesimi, diciamo almeno a 80 e che il Marco salga da 125 attuali a 180. Quindi chi mette ad esempio 125 mila euro in marchi o euro-marchi si ritroverebbe 180 mila e chi li lasciasse in lire se ne ritroverebbe 80 mila (espressi in dollari).

    Ora, le famiglie normali di lavoratori che spendono e guadagnano in Italia possono anche ignorare questo crac della nuova valuta rispetto al marco, ma ci sono: 1) le Banche, 2) Le Aziende con presenza all’estero e 3) le famiglie benestanti (con qualche milione di euro). Ad esempio su 4 mila miliardi di ricchezza finanziaria delle famiglie è possibile che 1,00 miliardi si rifugino all’estero e IN POCHI GIORNI. E molte banche e imprese a dimensione internazionale possono avere o temere sconquassi e quindi le imprese spostare la liquidità su banche estere. E le Banche, in conseguenza della fuga di capitali, falliscono tutte o quasi

    Perchè non è successo nel settembre 1992, quando la Lira si sganciò dal marco e dal “serpente europeo” ? Perchè la Lira non aveva cessato di esistere ! I conti bancari erano tutti in Lire e bastò semplicemente una telefonata di Banca d’Italia il lunedì mattina al suo desk forex che smettesse di comprare Lire perchè il cambio si svalutasse in due minuti e tutto fosse finito. Oggi si parla di ridenominare in modo forzato tutte le passività e attività delle banche e tutto il circolante.

    BISOGNA PIANTARLA DI USARE L’ESEMPIO DEL 1992 PER SPIEGARE IL RITORNO ALLA LIRA!

    Bene, anzi male. Se si è seguito fino qui si è compreso allora che :
    a) Banca d’Italia dovrà creare centinaia di miliardi di lire e usarli per comprare lei tutti i BTP facendo in pratica scomparire il mercato dei BTP,
    b) la svalutazione di conseguenza non sarà del -20%, ma forse del 60% rispetto al marco, almeno inizialmente
    c) questa prospettiva provocherà IL PANICO e la fuga di capitali e il crac del sistema bancario
    d) il sistema bancario italiano dovrò essere istantaneamente salvato, molte banche nazionalizzate, dovranno essere messi controlli ai capitali….e dovrà essere fatto al volo pena la paralisi totale

    Con questo uscire dall’Euro sarà un disastro ed è meglio rimanerci ? No, affatto, è necessario che prima o poi l’Euro si sgretoli e succederà comunque prima o poi. Ma devi essere realistico quando spieghi come funzionerà il ritorno alla Lira.

    E se descrivi uno scenario realistico (probabile certo, perchè niente è sicuro in economia) allora ti accorgi anche che devi presentare un piano di uscita credibile ed adeguato ad uno scenario reale come questo.

    Perchè altrimenti la gente darà retta a chi invece descrive lo scenario di cui sopra (per spaventarla) e dato che è probabile, perderai ad esempio il referendum (senza contare che occorrono due anni per arrivarci).

  • GZ
  • Fonte: www.cobraf.com
  • Link
  • 3.11.2014
  • (Blog di Grillo)
    Molti commenti richiedono delle precisazioni sui post dedicati all’uscita dall’euro. Da oggi ne vengono pubblicati periodicamente alcuni con le risposte.

    1. Cosa sarebbe successo se non fossimo entrati nello SME?
    I Paesi che fanno parte dell’Unione Europea e non hanno adottato l’euro sono cresciute di più
    Non entrando nello SME e poi nell’Euro saremmo cresciuti di più. Prova ne sia il fatto che i migliori anni di crescita negli ultimi 20 anni si sono avuti dopo la temporanea uscita dallo SME nel 1992 quando svalutammo la Lira.

    La crescita dei Paesi dell’eurozona (in blu) e dei Paesi UE che non hanno adottato l’euro (in rosso) dal 2007 al 2014 – fonte Eurostat
    crescita_ue.jpg

    2. Perché calcolare la decrescita dal 1997 e non dal 2002 quando è entrato l’euro?
    Perché dal 97 il cambio era già fisso e solo nel 2002 è entrata in circolo la moneta unica

    3. Il problema primario per le aziende è la pressione fiscale non l’euro (questo è risultato dalle risposte del sondaggio sulle imprese).
    Euro e imposizione fiscale sono strettamente correlati. Con l’euro lo Stato non può stampare moneta e quindi si può agire solo in due modi:
    – Più tasse: diminuzione competitività con le imprese europee e internazionali. Imprese che falliscono, delocalizzano e crollo del PIL
    – Più debito pubblico: quindi aumento debito e interessi crescenti a scapito degli investimenti

    4. Sarebbe meglio far cambiare le regole europee e Trattati che uscire dall’euro.
    La richiesta di rinegozionare i Trattati è parte del nostro programma per il parlamento europeo. La risposta del Parlamento Europeo è stata ignorare ogni nostra proposta e in seguito di non concederci nemmeno le cariche nelle Commissioni (presidenze e vicepresidenze) a cui avremmo avuto diritto come gruppo, creando un pericoloso precedente per la democraticità del Parlamento stesso che diventa di fatto un governissimo europeo tra destra e sinistra escludendo le altre voci. Se di Fiscal Compact e Eurobond non si può parlare è necessario riprenderci la nostra sovranità monetaria

    5. Se dovremo chiedere agli altri di finanziarci il problema rimarrà.
    L’Italia ha un avanzo primario positivo per cui l’unico motivo puo’ chiedere di essere finanziata è per pagare gli interessi sul debito pubblico esistente che sarebbe ridenominato nella nuova valuta e quindi i crediti dei Paesi esteri sarebbero svalutati del 30% circa nell’arco di un anno. Lo spread sarà tenuto sotto controllo dal fatto di avere la Banca d’Italia come prestatore di ultima istanza che quindi calmiererà i tassi. Inoltre con l’Italia che torna a crescere con la sua sovranità monetaria il mercato non avrà problemi a finanziare il nostro debito perché ciò che guida i rendimenti sui titoli pubblici è prima di tutto la sostenibilità del debito

    6. La svalutazione della moneta è come fare una patrimoniale del 20%.
    L’euro è stato svalutato del 10% rispetto al dollaro durante l’estate 2014, ma nessuno ha visto il suo patrimonio decurtato o la sua capacità di spesa limitata. Questo perchè se la moneta che si possiede è quella usata dove si vive il suo valore rispetto ad altre valute non è importante per la spesa corrente. L’unico caso di similitudine tra sovranità monetaria a patrimoniale è qualora il ritorno alla lira avesse forti impatti sull’inflazione che andassero ad erodere il potere d’acquisto. Questo non sarà il caso perché in Italia oggi soffriamo del problema opposto, la deflazione. Un po’ di inflazione non può che far bene alla sostenibilità del nostro debito pubblco.

    7. Lo spread si impennerebbe e gli interessi sul debito aumenterebbero di molto.

    Con la Banca d’Italia prestatore di ultima istanza i tassi sarebbero calmierati dalla Banca stessa che potrebbe in ogni momento decidere di comprare debito se i tassi aumentassero oltre una certa cifra.

    8. L’uscita dall’euro corrisponde ad un default.
    Default vuol dire non rispettare gli impegni presi per il debito. Il 94% del nostro debito pubblico è sotto legge italiana e quindi verrebbe ridefinito nella nuova valuta nazionale.

    9. L’uscita dall’euro via referendum é troppo lunga, bisogna farlo in un altro modo o non farlo affatto.
    Se un problema richiede una soluzione lunga è meglio partire il prima possibile. Altri modi per uscire possono essere adottati solo dal Governo.

    10. Con le percentuali del Movimento 5 Stelle alle elezioni non si riuscirà a vincere il referendum.

    Il referendum sarà votato da tutti gli italiani indipendentemente dalla formazione politica che hanno sostenuto con l’ultimo voto e gli ultimi sondaggi indicano che già oggi la maggioranza degli italiani vuole uscire. Non a caso rappresentanti di tutte le forze politiche si stanno esprimendo in questo senso, anche quelli delle formazioni politiche dove erano presenti più persone pro-euro fino allo scorso anno come il PD dove persone come Cuperlo e Fassina si stanno ricredendo.

    11. Perché fare una legge di iniziativa popolare per indire il referendum quando i Parlamentari 5 Stelle potrebbero proporla direttamente in Parlamento?

    L’iniziativa di legge popolare permette di far sapere al Parlamento che non é una sola forza politica che vuole il referendum per l’uscita dall’euro, ma i cittadini italiani che hanno votato tutte le forze politiche. I rappresentanti delle altre forze politiche non potranno quindi ignorare la richiesta come una dell’opposizione perché se già oggi i sondaggi dicono che gli italiani che vorrebbero uscire dall’euro sono la maggioranza, se si aggiungono anche coloro che non sono convinti, ma ritengono giusto che siano i cittadini a scegliere tramite un referendum, sono numeri non ignorabili da qualunque forza politica. Inoltre la raccolta firme servirà anche a sensibilizzare le persone che ancora non conoscono il problema a fondo.

    12. Se l’azienda ha ricavi nella nuova lira e i costi delle importazioni che usa per fare i suoi prodotti aumentano, l’impresa guadagnerà di meno.

    Quando il cambio si riallinea ai fondamentali di un Paese, l’economia riparte e le imprese ripartono, come é successo in Italia nel 1992. Il costo variabile di produzione più rilevante è in molti casi quello del lavoro, che normalmente si allinea all’inflazione importata con un certo ritardo. Se il Paese svaluta del 20%, gli acquirenti esteri ricevono uno sconto del 20% subito e quindi ricominciano a comprare incrementando il fatturato delle aziende. Per l’impresa, invece i costi non aumentano subito e molto meno del 20% dato che la componente di import sul costo del venduto é di norma minoritaria (in particolare rispetto al costo del lavoro). La svalutazione del cambio (svalutazione esterna) ha effetti uniformi su tutti i cittadini (ugualmente colpiti dall’eventuale inflazione importata) e rilancia la domanda estera. La svalutazione del salario (svalutazione interna, quella che il Governo sta proponendo con il Job Act) colpisce solo i salariati e uccide la domanda interna. Naturalmente un governo indirizzato dalle banche preferisce la svalutazione interna.

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