DI ANTONIO DE MARTINI
corrieredellacollera.com
In questi giorni ho avuto molto daffare col mio “blog privato”. Molti amici infatti sollevano problemi o quesiti cui rispondo individualmente, specie se i temi trattati rischiano di infiammare gli animi dei numerosi NN (narcisi nazistelli) che cercano di parlare degli ebrei anche quando parlo di collezionare farfalle.
Un quesito realmente pericoloso invece è il tema periodicamente riaffiorante che riguarda la possibilità che qualche terrorista si infiltri tra i migranti clandestini. Molti che in buonafede pongono questa domanda fanno in realtà il gioco di chi auspica distrarre l’attenzione dei terroristi dal proprio territorio e mandarli da noi.
Premesso che ” tutto è possibile fuorché l’uomo gravido” come dice il proverbio, riporto uno scambio di mail avuto con un “amico di mail” piemontese in cui spiego quali siano a mio parere i motivi che mi hanno spinto a ritenere che l’Italia non sia il target principale ( e nemmeno quello secondario) del terrorismo arabo islamista, a parte il fatto che la maggior parte di coloro che vengono da noi sfuggono alla guerra e rappresentano le speranze di una famiglia che attende l’esito del viaggio per tornare a sperare. Ecco il testo della mia risposta.
” Esistono sfigati che vivono di stenti e che alla fine si lasciano reclutare dai terroristi per fame. Ma quando abbiamo analizzato la situazione ( c’è corrispondenza pregressa ndr), la domanda era se un terrorista potesse usare i barconi al fine di venire in Italia a commettere attentati.
Resto convinto che per un terrorista sarebbe una idiozia rischiare la vita in un contesto estraneo all’attentato propriamente detto e , in più , un attentato in Italia ritengo non sia in calendario per una serie di motivi che illustro in breve.
Un arabo pensante ( i terroristi pensano) non dovrebbe scegliere come obiettivo l’Italia perché noi italiani:
A) siamo i più simili a loro nel mondo. Le ricerche mediche dicono che il nostro DNA nel centro sud è prevalentemente greco e in Sardegna addirittura fenicio. Voi celti vi meritereste una lezioncina, ma ormai avete imbarcato troppi calabresi che potrebbero restare vittime di un attentato.
La differenza è tanto palpabile che – è successo a mio padre- quando il fascismo proibì di dare la cittadinanza anche agli ascari, uno sciumbasci ( sottufficiale) molto valoroso ( credeva che si diventasse italiani per merito di guerra….) visto che non era possibile, chiese se poteva almeno…diventare siciliano.
B) Chi ha suscitato odio sono gli inglesi e i francesi ex potenze coloniali e abitanti molto razzisti. Gli americani provocano invece prevalentemente incomprensione e disprezzo. Erano odiati da Ben Laden (Arabia Saudita mai colonizzata fino al 91) per ragioni religiose: gli USA avevano occupato il paese che ospitava i luoghi santi dell’islam e Abd El Wahab , il teologo fondatore del wahabismo non amava gli stranieri in casa ( l’Islam prescrive invece l’ospitalità).
C) l’Italia nel conflitto palestinese è stata il primo e solo paese a sponsorizzare il piano di pace europeo facendolo approvare al vertice di Venezia ( Aldo Moro) . Siamo considerati amici in questa vertenza che scalda gli animi oltremisura. Piero ed io conosciamo l’ufficiale che condusse la trattativa e sappiamo che questa ci ha dato trenta anni di pace mentre il resto di Europa era teatro di scontri e attentati. L’attentato fatto alla Sinagoga che costò la vita al piccolo Taschè ( e di cui ho parlato ben prima di Mattarella) fu commissionato a un cialtrone nella speranza di veder rompere questo accordo che invece resse.
D) Un attentato in Italia rischierebbe di far cambiare l’atteggiamento della pubblica opinione verso il mondo arabo e islamico che ancora oggi -solo a nord è cambiato negli ultimi anni, ma verso gli stranieri in genere- è generalmente neutro-favorevole. Sarebbe un errore politico molto grave per gli arabi.
E) La manovalanza terroristica ha bisogno di motivazione anche personale: o è economica o di rancori. I rancori sono tutti anti inglesi, anti francesi e un pochino anti belgi (per gli africani).
F) La pubblica opinione araba e anche islamica ( mediamente molto più informata della nostra in politica estera) per tutte queste ragioni ci è favorevole e i terroristi ne tengono conto: fanno attentati che suscitino il plauso del loro mondo. Un attentato in Italia non verrebbe capito e verrebbe anche percepito come un segno di debolezza e una implicita ammissione di non poter operare contro i veri cattivi che sappiamo.
G) il Vaticano viene assimilato all’Italia ( per una volta …) i cristiani vengono ancor oggi chiamati ” rumi” ossia romani . Gli ultimi papi – a partire da Paolo VI – hanno sempre preso in considerazione la causa palestinese, un vescovo cattolico di rito greco di Gerusalemme (Ilarion Cappucci) si beccò tre anni di detenzione israeliana in isolamento per aver trasportato armi nel bagagliaio della sua auto da un punto all’altro di Gerusalemme.
Questo fatto, qui in Italia non lo ricorda nessuno, ma nel mondo arabo circolano i santini con la sua effigie. Le proposte vaticane di internazionalizzare Gerusalemme come ” Città Santa” ( in ipotesi la massima autorità sarebbe religiosa…) sono un ostacolo oggettivo all’annessione nello stato di Israele. E anche questo conta.
Il 7 per cento dei palestinesi sono cristiani e una legge israeliana del 24 febbraio 2014 con cui veniva concesso ai cristiani di fare il servizio militare, non sta avendo il successo divisivo che si aspettavano. In queste condizioni un attentato al Vaticano arrecherebbe gravi danni alla causa arabo-palestinese che rappresenta la parte più delicata dello scontro in atto.
Ecco , in breve, le ragioni per cui considero remota l’ipotesi di un attentato islamista in Italia che invece potrebbe essere fatto da elementi estranei all’Islam e vedo nell’insistenza su questi temi irrazionali e nell’assenza di analisi informate sul tema nei media, un elemento preparatorio tipico.
Inizialmente ti ho risposto con tono sfottente perché credevo che mi volessi prendere bonariamente in giro. Al solito attribuisco a voi polentoni un “sense of humour” levantino di cui sento la mancanza da quando ho a che fare con voi non mediterranei.” Fin qui la corrispondenza.
Ho lasciato il tono informale al testo e spero che non dispiaccia. A questo vorrei aggiungere tre considerazioni sfuggitemi nel corrispondere di getto:
1) un attentato serve a colpire la fantasia della popolazione e fare proseliti . Gli attentatori quindi ascoltano con attenzione le chiacchiere dei caffè e dei bazar, stimolano idee, lanciano suggestioni atte ad enfatizzare il successo del colpo. Gli umori dei soul rappresentano la forza dell’opinione pubblica del mondo arabo e sono un barometro infallibile..
Per intercettare questi umori bisogna conoscere la lingua, avere tratti somatici compatibili, vivere frequentando unicamente l’ambiente reale del paese e non il mondo diplomatico o, peggio, quello dei briefing delle missioni militari alleate. Vorrei tanto sperare che la nostra Intelligence stia usando questi elementi per prevedere. Sbagliano persino i bollettini meteo….
L’Italia è il solo paese che – grazie a Mattei e Pontecorvo ( il regista) – abbia fattivamente appoggiato la lotta anti colonialista in Algeria ( anche col bellissimo film ” La battaglia di Algeri” rimasto negli annali del mondo arabo) e sempre grazie a Mattei, anche i primi fermenti di indipendenza economica e nazionale dell’Iran.
Dovremmo fare come sta facendo qualche nostro leale alleato che mette in giro ipotesi di attentati in Italia per stornare l’attenzione dal suo paese e deciderci a inviare un bel numero di Agenti nel mondo arabo-islamico a fare ipotesi di attentati altrove.
Infine , nel 1982 il contingente italiano al comando di Franco Angioni e con Corrado Cantatore come ufficiale alla Intelligence, presidiarono i campi palestinesi e il quartiere degli sciiti più poveri.
Partendo regalarono loro l’ospedale da campo in dotazione al contingente. In questa impresa, gli americani persero 234 uomini, i francesi 54. noi uno. Accoppato al policlinico di Bari dove era giunto ferito alla schiena e un intervento in estremis a Lione non poté rimediare al danno inferto dal ferro amico.
Antonio De Martini
Fonte: http://corrieredellacollera.com
Link: http://corrieredellacollera.com/2015/05/21/come-e-cosa-pensano-i-terroristi-quando-scelgono-un-obiettivo-in-europa-di-antonio-de-martini/
21.05.2015