CINESI IN VENEZUELA

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Allarme negli Stati Uniti per l’arrivo di forze speciali cinesi in Venezuela, in seguito alla scoperta di un complotto americano per assassinare il Presidente Chavez

DI VIKTOR

Esperti di intelligence russi riferiscono della crescente preoccupazione dei capi militari statunitensi riguardo l’arrivo di forze speciali cinesi in Venezuela.
Il contingente di forze speciali cinesi, che ammonterebbe a circa 350 militari, comprende sia elementi di Special Reconnaissance (SR) [Ricognizione], sia di Counter-Terrorism (CT) [Antiterrorismo], è giunto in Venezuela nelle prime ore del mattino del 24 giugno, come esplicita risposta alla richiesta del Presidente venezuelano di prevenire il suo assassinio da parte di sicari sostenuti dagli Stati Uniti, come si può anche leggere nell’articolo dell’agenzia Reuters intitolato “Cambiata la sede di una parata militare in Venezuela per timore di un attentato”, in cui si dice:

“Le forze armate venezuelane hanno cambiato di sede la parata destinata a commemorare una battaglia del 1821, in seguito ai timori di un tentativo di assassinio contro il Presidente Hugo Chavez: così si è espresso lunedì il Ministro della Difesa. Il Generale Jorge Garcia Carneiro ha dichiarato che la cerimonia militare del 24 giugno, che avrebbe dovuto venire presieduta da Chavez nei luoghi della battaglia di Carabobo, a ovesta di Caracas, è stata annullata.”

Le indagini condotte dalle forze di sicurezza venezuelane rendono sempre più evidente che quest’ennesimo complotto per un assassinio politico in Sud America sia stato organizzato dagli Stati Uniti, come possiamo leggere in un articolo della Latin American News Agency intitolato “Assassinio politico in Venezuela: la pista porta in Colombia”:

“Gli indizi riguardanti i tentativi di gruppi dell’opposizione di assassinare il Presidente venezuelano Hugo Chavez puntano sempre di più in direzione della Colombia, per quanto senza un coinvolgimento delle autorità: così riporta il quotidiano VEA nel numero di mercoledì. Secondo il quotidiano, le autorità venezuelane hanno scoperto una rete organizzata per il reclutamento di terroristi e l’ingaggio di sicari a Bogotà e Cucuta, rete sponsorizzata da Miami e da gruppi collegati ai servizi statunitensi.”

Sull’abitudine degli Stati Uniti di progettare l’assassinio di leader sudamericani non ci sono dubbi, potendo ad esempio leggere quanto riportato in un documento della Central Intelligence Agency intitolato “Soggetto: Attività della CIA in Cile”:

“Il 15 settembre il Presidente Nixon informò il DCI [Director of Central Intelligence] che un regime in Cile con a capo Allende sarebbe stato inaccettabile per gli Stati Uniti. Diede istruzioni alla Cia perché prevenisse l’avvento al potere di Allende, o per la sua destituzione, e autorizzò lo stanziamento di 10 milioni di dollari a questo scopo. Il Presidente diede specifiche direttive affinché queste operazioni fossero messe in atto dalla CIA senza informarne il Dipartimento di Stato e quello della Difesa, e nemmeno l’Ambasciatore statunitense in Cile.”

Ma secondo un articolo del Forbes News Service, il Presidente del Venezuela continua a mostrare un atteggiamento di sfida nei confronti delle ultime minacce americane alla sua vita: “Il Venezuela non sarà mai più la colonia di nessuno,” ha detto Chavez, che critica aspramente il governo degli Stati Uniti, e lo accusa di aver incrementato la povertà attraverso una politica ‘imperialista’.”

Tuttavia la differenza tra le azioni degli americani contro il Cile negli anni ’70 e quelle attuali contro il Venezuela, riguarda la Cina, che è la seconda maggiore potenza mondiale, e sta attivamente sfidando gli Stati Uniti nel campo dell’egemonia globale, in particolare sulla loro stessa porta di casa, come possiamo leggere nella dichiarazione davanti al Congresso degli Stati Uniti di Peter T. R. Brookes, membro anziano per i National Security Affairs, e direttore dell’Asian Studies Center:

“Il petrolio è in cima alla lista delle risorse che il Sud America può offrire alla Cina. Il Venezuela è il quinto maggior produttore di petrolio, produce due milioni e mezzo di barili al giorno, fornendo agli Stati Uniti tra il 13 e il 15 per cento della loro importazione di petrolio. La Cina ha investito più di un miliardo di dollari in progetti petroliferi in Venezuela, e si sta preparando a investire quasi 350 milioni di dollari per trivellazioni nel Venezuela orientale, e altri 60 milioni per lo sfruttamento del gas naturale.

La Cina sta anche attuando un’offensiva globale nella sua diplomazia militare. Ha intessuto legami di tipo diplomatico-militare con 146 paesi, e ha inviato rappresentanti militari in altri 103. La Cina utilizza questi interscambi per raccogliere informazioni sul paese ospite, e se possibile anche su altri, sia per lo sviluppo della dottrina militare sia per scopi di intelligence militare.

Nel 2004 sono stati sviluppati più di 100 programmi di interscambio militare, con alti gradi cinesi che visitavano più di 60 paesi, e ufficiali anziani di circa 50 paesi che visitavano la Cina. Alcuni programmi di interscambio comportavano esercitazioni militari congiunte, tavole rotonde sulla sicurezza a cui partecipavano funzionari militari di diverse nazioni, seminari congiunti su difesa e sicurezza, e viaggi di istruzione. Gli interessi della Cina per l’America Latina sono anche di carattere militare e di sicurezza. La presenza della Cina nelle strutture di intelligence delle comunicazioni [Signals Intelligence (SIGINT)] a Cuba è ben nota e di lunga data, ma la Cina sta anche allacciando rapporti a livello militare in America Latina.

Ad esempio, nel 2004 il Ministro della Difesa Cao Gangchuan si è recato in visita in Brasile. Nell’aprile 2004, il Vice-Presidente della Commissione Militare Centrale, Xu Caihou, ha visitato Cuba e avanzato richiesta di unità militari cubane e di centri di addestramento. Sin dalla fine degli anni ’90, ogni anno c’è stata una visita di alto profilo in Venezuela. Per di più, l’intelligence cinese è senza dubbio attiva in America Latina e nei Caraibi, tramite l’uso di compagnie cinesi di facciata, studenti, personale in visita e membri dell’intelligence, per sottrarre e sfruttare tecnologia e segreti industriali per migliorare la sua capacità militare e la sua competitività economica.”

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Il ministro della Difesa cinese Cao Gangchuan durante una visita a Bijing in Russia il 13 dicembre scorso

I cittadini americani non sono stati messi in guardia sulla determinazione della Cina a proteggere i suoi interessi vitali in Venezuela e altrove nel mondo, non escludendo l’uso della forza; come possiamo leggere in un articolo del San Francisco Chronicle News Service, intitolato “La Cina a caccia per il mondo per spegnere la sua sete di petrolio”:

“L’offerta di acquisto per la Unocal Corp. (1) da parte della Cina ha reso evidente agli esterrefatti americani che 1,3 miliardi di cinesi vogliono una fetta sempre più grossa dell’energia mondiale, per alimentare la loro economia in espansione, e useranno ogni mezzo per ottenerla. Dall’Asia Centrale all’America Latina, all’Africa, al Medio Oriente e perfino al Canada, le imprese cinesi estraggono petrolio e gas naturale in molte aree su cui gli Stati Uniti contano per soddisfare il proprio crescente fabbisogno.

La sete di petrolio della Cina è stato un fattore rilevante nell’ascesa del costo internazionale del petrolio. Il greggio light e quello sweet [i più pregiati] hanno chiuso venerdì a 59,84 dollari il barile, il quarto record di fila, segno che nei prossimi mesi le pompe di benzina faranno soffrire sempre di più gli automobilisti americani. Le autorità statunitensi sono sempre più a disagio di fronte agli accordi siglati dalla Cina con Iran, Sudan, Birmania e Venezuela, tutti paesi che hanno rapporti tesi con gli Stati Uniti.

Perfino in Canada, il maggiore fornitore degli Stati Uniti, le imprese cinesi hanno siglato tre accordi per lo sfruttamento delle vaste riserve di Alberta, e per una joint venture per la costruzione di un oleodotto che arrivi fino alle coste del Pacifico, per la spedizione in Cina. In tutta l’Asia, perfino i più stretti alleati di Pechino cominciano a diventare nervosi di fronte a tanta brama di energia. La Cina sta anche contendendo al Giappone alcune riserve di gas naturale nel Mar Cinese Meridionale, e al Vietnam possibili riserve di petrolio delle Isole Spratly, nel Mar Cinese Meridionale, e questo suscita il timore che tali conflitti possano diventare violenti.

“Per tutta l’Asia Orientale cresce la preoccupazione per la sicurezza energetica,” afferma Chin Kin Wah, vicedirettore dell’Istituo per gli Studi sul Sud-Est Asiatico, un think thank sostenuto dal governo di Singapore. “Dalla Russia alla Cina fino all’Indonesia, c’è tutta una nuova serie di possibili conflitti.”

Possiamo vedere un altro esempio delle crescenti preoccupazioni per i conflitti violenti che potrebbero derivare dalla situazione delle risorse energetiche nella crescente crisi in corso tra Giappone e Taiwan, come possiamo leggere nell’articolo intitolato “Taiwan invia nave da guerra nelle isole rivendicate dal Giappone”, pubblicato dal New Zealand Herald News Service:

“Ieri le relazioni in deterioramento tra Tokio e i suoi vicini asiatici hanno subito un ulteriore peggioramento, quando Taiwan ha inviato una nave da guerra a rivendicare la giurisdizione su un gruppo di isole rivendicate sia dal Giappone sia dalla Cina. Il Ministro della Difesa giapponese Yoshinori Ohno ha invitato alla ‘calma’, dopo che la sua controparte taiwanese Lee Jye era salito a bordo di una nave da guerra, insieme a 15 altri politici, per dirigersi verso le isole Tiaoyutai, ricche di risorse, in un gesto simbolico di sostegno ai pescatori taiwanesi, già coinvolti in ripetuti scontri con la guardia costiera giapponese.”

Forse la cosa più tragica di tutto questo precipitare di eventi è che i cittadini degli Stati Uniti sono praticamente all’oscuro delle forze che si stanno raccogliendo intorno a loro in vista di una guerra globale, proprio come gli Alleati fecero contro la Germania nella II Guerra Mondiale.

E proprio come per i tedeschi del secolo scorso, il mondo sta ponendo le basi per i processi per crimini di guerra da tenersi contro i capi militari statunitensi e i cittadini americani, e come possiamo leggere nell’articolo dell’Associated Press News Service intitolato “Le Nazioni Unite citano rapporti credibili sulle torture statunitensi”:

“Gli esperti di diritti umani delle Nazioni Unite hanno detto giovedì di essere in possesso di resoconti attendibili sulla tortura di detenuti nella base statunitense di Guantanamo, a Cuba. Gli esperti dicono anche che Washington non ha dato risposta alle loro ultime richieste di verificare le condizioni dei sospetti di terrorismo detenuti all’interno della struttura cubana. Le richieste sono state avanzate ad aprile.”

Ma come abbiamo potuto constatare molte altre volte, gli americani, gente stramba, non danno retta agli avvertimenti, anzi peggio, ridono in faccia a chi cerca di informarli sulle nuvole nere che si stanno raccogliendo al loro orizzonte.

Fonte:http://iraqwar.mirror-world.ru
Link: http://iraqwar.mirror-world.ru/article/54979
27.06.05

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di DOMENICO D’AMICO

Note del traduttore:

(1) Per un riepilogo del coinvolgimento della Unocal nelle vicende afgane e sugli attuali sviluppi cfr. l’articolo di Manlio Dinucci “Approvato il gasdotto ‘talebano'”

vedi anche l’articolo di Saul Landau
“Cina, Venezuela e Stati Uniti – Problemi all’Orizzonte”

e quello di Craig Roberts, “Siamo Circondati”, in questo sito “Siamo Circondati”

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