Di Franco Maloberti per ComeDonChisciotte.org
Lo scorso 11 Marzo il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha annunciato [1] che una startup di Singapore, la Silicon Box, aprirà uno stabilimento in Italia per la produzione di chiplet per un investimento di più di tre miliardi di Euro e la prospettiva di 16 mila posti di lavoro (?). La cosa mi ha incuriosito quando ho saputo che nell’impresa c’erano due co-fondatori di Marvell Technology: Sehat Saturdja e sua moglie Welii Dai. Penso che questi due nomi siano visti come il fumo negli occhi dai miei numerosi ex studenti che hanno lavorato alla sede Marvell Technology di Pavia. Invece, penso che il mio amico José Moura della Carnegie Mellon University li veda con grande affetto e riconoscenza per i motivi che racconterò in seguito.
I chiplet non sono i circuiti integrati, normalmente chiamati chip, ma il prodotto finale della produzione di tali circuiti. Il flusso di produzione dei circuiti integrati (o chip prevede come fase finale l’assemblaggio e il testing back-end), che sono la parte meno preziosa del ciclo produttivo. Per questo motivo, queste operazioni venivano esternalizzati in paesi a basso costo del lavoro, principalmente in Asia. I problemi associati alla realizzazione di grossi sistemi su singolo chip sono in parte risolti con la tecnologia chiplet. Essa divide un grosso sistema in parti semplici che poi vengono assemblate come si fa con il Lego, ma a livello microscopico. In pratica la tecnologia chiplet è la riedizione di un circuito stampato ridotto alle dimensioni di chip. La tecnica è di crescente importanza in Cina come mostrato dai 900 brevetti relativi questa tecnica depositati nel 2022 da Huawei. In effetti, con il chiplet la Cina è riuscita ad aggirare gli ostacoli USA all’accesso a macchinari e tecnologie di ultima generazione [2].
La nuova tecnica di assemblaggio è un valore aggiunto di crescente interesse e, per questo, in Germania si è creato un consorzio [3] comprendente Bosch, X-Fab, Audi, Osram e vari Fraunhofer Institute che ha lanciato un progetto da 16 milioni di Euro. Tra le motivazioni del progetto tedesco c’è la necessita di protezione, poiché la delocalizzazione della produzione di chip in regioni extraeuropee aumenta la vulnerabilità all’introduzione di malware e funzioni di spionaggio. Anche la taiwanese TSMC ha simili preoccupazioni e ha investito 1,6 miliardi di dollari USA (la metà di quanto previsto per l’Italia da Silicon Box per un equivalente volume di produzione!) per una fabbrica chiplet a Taiwan. Il segnale è che il tempo della delocalizzazione del back-end per chip complessi sta per finire. Anche l’assemblaggio e il testing, pur di ridotta valenza, devono essere tenuti sotto stretto controllo.
Creare in Italia quella realtà per i chiplet, come annunciato del ministero delle Imprese e del Made in Italy, non sembra solo una concorrenza al consorzio tedesco, ma manifesta anche preoccupanti singolarità. La prima è la Società di Singapore stessa, la Silicon Box. È una startup fondata nel 2021 che ha raggiunto solo la serie B di finanziamento. Serie B significa che l’azienda ha un assetto stabilizzato, ma non è ancora garantito il successo (questo è decretato con i finanziamenti di serie C). Quanto valga l’ammontare dei finanziamenti raccolti è incerto. Sembra che siano 407 milioni di dollari USA, come indicato da Crunchbase [4].
Il giornale on-line Frontier Enterprise ed altri hanno annunciato il 3 agosto 2023 che Silicon Box ha aperto a Singapore una fabbrica da 2 miliardi di dollari USA. L’articolo di Frontier Enterprise pubblica anche la foto della fabbrica, sita al numero 20 di Tampines Industrial Ave, ma questa foto, stranamente, è fatta al calcolatore [5]. Ci sono altre foto dell’edificio che sembrano reali, ma non troppo. La ripresa satellitare di Google Maps mostra un edificio ma, singolarmente, la vista stradale indica che nel settembre 2022 c’era solo un cantiere con i pilastri di cemento del piano terra, proprio di fianco alla fabbrica AFPD che produce display per televisione e personal computer. È sorprendente osservare che in meno di un anno si sia costruito il palazzo, installate le attrezzature e reso poi il tutto funzionale.
È anche curioso che una startup che aveva raccolto nel dicembre del 2023 quattrocento milioni di dollari USA abbia costruito un impianto da due miliardi a Singapore e ora ne vuole costruire un secondo in Italia per altri 3 miliardi e passa.
Una seconda singolarità riguarda due dei co-fondatori di Silicon Box. È vero che hanno anche co-fondato Marvell Technology, ma la loro storia è punteggiata da unicità.
Venti anni fa circa ero nella Silicon Valley e un mio ex studente coreano, Joohwan Park, che era stato assunto da Marvell, mi ha invitato a cena. Alla fine, mi ha chiesto se volessi vedere il suo posto di lavoro. Quando siamo arrivati, erano circa le dieci di sera e nel posteggio c’era la Ferrari rossa del capo … Gran lavoratore!
Qualche anno dopo Marvell è atterrata a Pavia dato che Saturdja ha preso il PhD a Berkeley negli anni in cui un collega di Pavia faceva anche lui il PhD. Venne creato un design center e la cosa creò grande irritazione in ST Microelectronics. Aveva creato a Pavia un centro di ricerca e sviluppo e minacciava di chiuderlo. Solo la mediazione di persone influenti ha attenuato la reazione ma la ferita è rimasta aperta.
La storia di Sutardja e della moglie cinese è fatta di fortune alte e basse. La crescita travolgente dell’azienda, favorita dal suo approccio innovativo per il controllo dei disk-drive, è inciampata la prima volta nel 2007 quando la Securities and Exchange Commission (SEC) ha accusato Marvell e la co-fondatrice Welii Dai di retrodatare le stock option alla data con i prezzi più bassi. Marvell e Dai hanno poi risolto il conflitto con la SEC senza ammettere o negare le accuse ma pagando sanzioni finanziarie rispettivamente di 10 milioni e mezzo milione di dollari USA [6].
Il secondo inciampo ha riguardato la violazione di due brevetti della Carnegie Mellon University (CMU) che proteggevano le ricerche del mio amico José Moura e di un suo studente di dottorato, Aleksandar Kavcic. Così, nel 2014 l’università ha citato Marvell per la violazione di quei due brevetti: 6,201,839 e 6,438,180. Il caso è stato (forse) chiuso nel 2016 con un accordo preliminare che prevedeva il pagamento all’università di 750 Milioni di dollari USA [7]. Siccome una parte di quei soldi sono andati ai due inventori, ritengo che José, diventato ricchissimo, ne sia riconoscente.
Un terzo inciampo è stato nell’aprile del 2016 quando dopo un’indagine interna sia a Saturdja che a sua moglie è stato chiesto di dimettersi dalle cariche esecutive, pur lasciandoli nel board [8]. L’indagine sulle pratiche contabili fatte dalla Deloittes ha concluso che non era stato fatto nulla di illegale, però sono stati riscontrati problemi di “tone at the top” (impropria atmosfera etica). La “punizione”, comunque, non è stata così gravosa, dato che conservare la presenza nel board ha comportato ben lauti compensi.
Il secondo “inciampo”, come dicevo, non è stato chiuso con l’accordo preliminare tra le parti. Dopo un processo durato quattro settimane nel 2022, nove giurati di un tribunale federale hanno ritenuto all’unanimità che Marvell dovrebbe pagare l’intera somma richiesta dagli avvocati della CMU [9], ovvero US$ 1.169.140.271. Marvell potrebbe ricorrere, ma poiché la giuria ha ritenuto la violazione “intenzionale”, il giudice potrebbe aumentare fino a tre volte l’importo del verdetto.
Le traversie americane hanno avuto conseguenze anche a Pavia. Il centro di progettazione che contava 78 dipendenti è stato chiuso nel maggio 2007 con il licenziamento di 38 (buonuscita di un anno di stipendio) e la cessione dei rimanenti a una ditta coreana, la Silicon Mitus [10]. La cosa è andata avanti per un po’ fino a che nel 2020 ci fu il progetto Mitus di un drastico ridimensionamento. A questo punto è nata una start-up italiana che ora cammina bene con le sue gambe. Recentemente, Marvell è “rinata” e ha rivitalizzato il centro di progettazione pavese.
Le notizie di questa nota sono tutte documentate con riferimenti Web, ma, se necessario possono essere confermate da persone. Ad esempio, il Presidente della fondazione Chips.it, A. Sangiovanni-Vincentelli, prediletto della Ministra della Ricerca, essendo professore a Berkeley, conosce certamente le vicende sopra descritte. Non è noto se e quanto il governo abbia promesso come contropartita, comunque, le informazioni, globalmente, offrono spunti di riflessione a chi di dovere e che, forse, non ha considerato a pieno i pro e i contro delle determinazioni.
Di Franco Maloberti per ComeDonChisciotte.org
15.03.2024
Franco Maloberti. Professore Emerito presso il Dipartimento di Ingegneria Elettrica, Informatica e Biomedica dell’Università di Pavia; è Professore Onorario all’Università di Macao, Cina, dove è stato insignito della Laurea Honoris Causa 2023.
NOTE
[2] https://www.asiafinancial.com/us-made-chiplet-tech-emerges-as-core-china-chip-strategy
[3] https://www.eenewseurope.com/en/e16m-project-to-secure-the-chiplet-supply-chain-in-europe/
[4] https://www.crunchbase.com/organization/silicon-box
[5] https://www.frontier-enterprise.com/silicon-box-opens-us2-billion-factory-in-singapore/
[6] https://www.sec.gov/litigation/litreleases/lr-20559