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La Redazione

 

I piu' letti degli ultimi 30 giorni

CHI DAVVERO MILENA GABANELLI?

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A cura di Truman
Il 6 Novembre 2012
552 Views
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Chi è davvero Milena Gabanelli?
Al di sopra di ogni sospetto sempre e comunque?

DI JOE BLACK
Rischio calcolato

Mi chiedo sempre più spesso se certi giornalisti (Vespa Bruno per fare un nome) siano davvero SOLO giornalisti.

Le loro frequentazioni, l’approccio ai problemi, le finalità REALI della loro azione a volte mi sfuggono…. O forse no…

La loro capacità di orientare opinioni, nel mondo della comunicazione, mi portano a considerare altri aspetti di queste figure dalla altissima visibilità. In un possibile scontro di poteri non paiono solo pedine, ma veri e propri attori che si muovono in modo pasionario dietro ad un imperativo, ad un risultato da cogliere, un obiettivo da raggiungere a volte non cosi palese.

Prendiamo il caso Gabanelli.

Esempio 1 – le energie rinnovabili ed il Fotovoltaico

In pieno boom fotovoltaico, nel momento stesso in cui i BIG si sono fatti i loro impianti (e che impianti, roba da 70MW, altro che il 3/5/20 KW) va in onda una trasmissione della nostra che fa vedere quanta speculazione ci sia e lancia l’allarme “consumo del suolo all’agricoltura”. (la cementificazione ne consuma 1000 volte tanto, ma non conta)

Subito dopo l’authority dell’energia sostiene che il peso delle rinnovabili sta assumendo cifre insostenibili (+3,9%) di cui solo 1,7% in realtà era dovuto alle rinnovabili ed il resto alle assimilate (inceneritori e riconversione sottoprodotti petroliferi). Nello stesso periodo il petrolio era salito del 22% e il gas del 40%, ma passava come secondario

Il ministro Romani entra a gamba tesa e, in presenza di migliaia di pratiche in corso passa dal secondo al quarto conto energia in pochi mesi (oggi siamo al quinto). Le principali imprese impegnate di grandi dimensioni presentano ricorso a Bruxelles (tuttora pendenti con ingenti rischi di risarcimento danni allo Stato per la retroattività di fatto delle nuove norme).

Qui di seguito la risposta del Gifi Anie

GIFI/ANIE RISPONDE A REPORT

Il Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane parte di Confindustria ANIE invia una lettera alla Gaba­nelli per i necessari chiarimenti sui contenuti trasmessi durante la puntata del 28 novembre 2010

Milano, 1 Dicembre 2010 – Nella puntata andata in onda su RAI3 domenica 28 novembre, Report ha dedicato un approfondimento sul tema delle rinnovabili descrivendo, in particolare, gli incentivi alle rinnovabili come un “meccanismo perverso succhia soldi”. Non si è fatta attendere la risposta del GIFI (Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane) parte di Confindustria ANIE, che in una lettera indirizzata a Milena Gabanelli ha trasmesso alla redazione della testata alcune doverose precisazioni con l’auspicio che le stesse possano essere veicolate ai telespettatori.

GIFI/ANIE con la pronta azione ha voluto in primo luogo evidenziare un aspetto importante che la trasmissione della Gabanelli ha trascurato: i benefici per il Sistema Paese che lo sviluppo del fotovoltaico ha creato – anche per effetto della Legge di incentivazione del Conto Energia.

“La quasi totalità della forza lavoro impiegata nell’installazione e manutenzione degli impianti FV, figure professionali di elevata specializzazione e vario profilo, è italiana – si precisa nella lettera che GIFI/ANIE ha trasmesso alla Gabanelli. “In soli tre anni lo sviluppo del mercato fotovoltaico ha creato in Italia almeno

20.000 posti di lavoro lungo tutta la filiera e ne stimiamo ulteriori 70.000 per i prossimi 10 anni. Sono numeri importanti che ci permettono di osservare come, in un periodo di crisi economica come quello che stiamo vivendo, l’industria fotovoltaica italiana – anche beneficiando dell’incentivazione – ha potuto fronteggiare la crisi e nel contempo creare nuova occupazione.”

GIFI/ANIE ricorda che oltre il 99% degli impianti fotovoltaici italiani sono di taglia piccola e media, con l’obiettivo di aiutare le famiglie e le aziende a ridurre significativamente le spese energetiche. Di contro l’1% di impianti di grande taglia, che in termini di potenza installata rappresenta una quota molto rilevante, aiuta il settore nel suo complesso, garantendo economie di scala che vanno a vantaggio anche dei piccoli utenti, con riduzioni nei costi d’impianto che in pochi anni sono diminuiti anche del 40%, unico caso tra le fonti energetiche disponibili. I costi reali per la collettività sono molto inferiori ai costi derivanti dalle tariffe incentivanti in quanto i ricavi del Conto Energia, a parte i casi in cui il proprietario dell’impianto è una persona fisica, sono soggetti a imposizione fiscale. Le aziende del settore, nate proprio grazie alla disponibilità di tali incentivi, restituiscono allo Stato tramite la normale fiscalità un’ulteriore importante quota dei fondi utilizzati per la diffusione degli impianti fotovoltaici.

“In un contesto sicuramente favorevole l’industria fotovoltaica italiana rappresentata da GIFI/ANIE ha proposto al Governo di ridurre il valore dell’incentivo a partire dal 2011, in virtù del fatto che i prezzi per i componenti e i sistemi fotovoltaici hanno registrato una significativa riduzione conseguente alle economie di scala raggiunte – si prosegue nella lettera. “Il ruolo degli incentivi è quello di accompagnare gradualmente la crescita del fotovoltaico, fino a quando sarà un mercato capace di “camminare con le proprie gambe”. Chi guarda agli incentivi come a un sussidio perenne o a una occasione di speculazione opera in errore. Le aziende riunite nel GIFI, che profondamente credono nel valore di questo mercato e nel valore che gli operatori della filiera possono offrire al nostro Paese, non hanno mai guardato agli incentivi in una logica di speculazione.”

La lettera alla redazione di Report non ha tralasciato, infine, il delicato tema della legalità, dichiarando la ferma distanza delle aziende di GIFI/ANIE dal messaggio emerso chiaramente dai contenuti della trasmissione. Gli operatori che credono nello sviluppo del fotovoltaico in Italia, che hanno investito e creato occupazione negli anni, non condividono lo scenario delineato che associa al sistema delle rinnovabili un contesto di illegalità.

 

Report più volte in passato ha mostrato casi di Paesi europei quali buoni esempi da seguire in tema di sviluppo delle fonti rinnovabili, denunciando l’arretratezza dell’Italia – ha dichiarato Valerio Natalizia Presidente GIFI/ANIE. “La situazione oggi è finalmente cambiata, probabilmente grazie anche alle passate denunce di Report -ha proseguito Natalizia -e di questo la trasmissione andata in onda lo scorso 28 novembre non ne ha tenuto conto, limitandosi a dare evidenza dei malfunzionamenti nei meccanismi di incentivazione e degli elevati costi per la collettività.”

“I vantaggi economici e sociali di cui l’Italia beneficia dallo sviluppo del mercato fotovoltaico sono numerosi e le difficoltà nell’erogazione degli incentivi sono sì presenti ma in misura molto minore rispetto a quanto la redazione di Report ha voluto darne notizia -ha proseguito ancora Natalizia. “Il rischio che ci preoccupa maggiormente è che nel pubblico si diffonda un’opinione sbagliata sul fotovoltaico. Alla luce degli oggettivi vantaggi per la collettività e, più in generale, per il Sistema Paese – ha concluso Natalizia -il fotovoltaico ha invece bisogno di un supporto fattivo da parte di testate di informazione importanti come Report e dai mezzi di comunicazione in generale”

Fondato nel 1999, GIFI (Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane) aderente a Confindustria ANIE rappresenta le imprese attive in Italia nel settore del fotovoltaico, come fornitori di tecnologia e di impianti completi. GIFI associa 143 aziende per un fatturato aggregato settoriale superiore a 1,5 miliardi di euro.

Confindustria ANIE, con oltre 1.100 aziende associate e circa 170.000 occupati, rappresenta il settore più strategico e avanzato tra i comparti industriali italiani, con un fatturato aggregato di 56 miliardi di euro (di cui 23 miliardi di esportazioni). Il saldo della bilancia commerciale è attivo per circa 800 milioni di euro. Le aziende aderenti a Confindustria ANIE investono in Ricerca e Sviluppo il 4% del fatturato, rappresentando più del 30% dell’intero investimento in R&S effettuato dal settore privato in Italia

 

Tuttavia l’intero comparto entro pochi mesi si schianta.

(Un motivo c’era anche nella volontà di riallocare risorse nel nucleare. Nel 2010 13 banche avevano aperto all’Enel una linea di credito di 10 MLD di euro. Ma poi Fukushima + il referendum ci misero il coperchio..)

 

Esempio 2 – Il denaro contante e l’Evasione Fiscale

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E’ da poco insediato il Governo Monti. Con un assist che ha dell’incredibile la Gabanelli regala una trasmissione a Monti, mettendo in cattiva luce l’uso del contante e proponendo addirittura di tassarne le transazioni. Se non era previsto dal copione perfino Monti è sorpreso dall’impeto della pasionaria e per una frazione di secondo…

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pare valutare seriamente la proposta, probabilmente non attuata (ancora) per questioni probabilmente legate a difficoltà di armonizzazione sul piano internazionale.

Intanto passa il limite ai 1000 euro, le banche restringono di molto le possibilità di ritirare il contante (perfino l’Abi è obbligata ad intervenire con una circolare precisando che prelevare soldi propri non è soggetto ad alcuna limitazione). Per motivi mai spiegati (se non con quello palese di aumentare la liquidità degli istituti di credito) le pensioni al di sopra di una certa soglia e gli stipendi dei dipendenti statali DEVONO affluire sui conti. Vien ridotta da 40.000 a 10.000 la liquidità in contanti che un cittadino italiano può portare con se all’estero.

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Un articolato post a tema

Di Italo Romano
Ieri sera su Rai Tre è andata in onda una vergognosa puntata propagandistica di Report. Il programma diretto dalla giornalista Milena Gabanelli, da molti ritenuto l’alfiere della libera informazione italiana, si è schierato apertamente dalla parte dei poteri forti.
Genuflessi alle banche, sono diventanti braccio armato del regime tecnocratico montiano.
Il titolo della puntata era “CONTANTI saluti al nero“. Ha così inizio la guerra al contante. Il male del nostro paese viene identificato nell’evasione fiscale e nella non tracciabilità della moneta cartacea.
La Gabanelli arriva addirittura ad affermare che la pressione fiscale è divenuta insostenibile a causa degli evasori. Oggi lo spauracchio italico è l’evasore fiscale, che grazie a una massiccia campagna pubblicitaria, è paragonato ai più comuni parassiti che esistono in natura.
E’ un po’ come nel famoso film di Benigni “Johnny Stecchino”, dove lo “zio” mafioso identifica nel traffico la maggiore piaga della città di Palermo.
Il compito dei media di regime, è quello di proporre facili soluzioni, è quello di imporre alla massa l’idea che con l’introduzione della moneta elettronica, si porrà fine all’evasione fiscale. Solo così potremo vivere felici e sereni, ricchi e in buona salute in uno Stato perfetto.

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Problema-reazione-soluzione, una tecnica del potere vecchia come il mondo. La famosa “dittatura per gradi” è arrivata a compimento, sta per materializzarsi sotto i nostri occhi inebetiti.
Tutti i governi precedenti, da Prodi a Berlusconi, burattini del vero potere, hanno dato il loro contributo nella lotta al contante. In un brevissimo lasso di tempo la soglia dei pagamenti cash è scesa rapidamente da 12.500 euro agli attuali 1.000 euro, ultimo diktat dalla “bancocrazia Monti”.
E’ utile e necessario ricordare che il Governo in carica non è stato legittimamente eletto dal popolo, ma imposto dai poteri finanziari internazionali, per traghettare l’Italia nel prossimo futuro regime tecnocratico europea. A questo proposito, vi invito a leggere uno sfacciato e nauseabondo articolo di Curzio Maltese, uscito il 13 Aprile 2012 su Repubblica: “L’Italia laboratorio della tecnocrazia che guiderà l’Europa”.
La schiettezza con cui si incita alla “classe tecnocratica” come guida illuminata di un super stato europeo è spudorata. Risalta ancor più su un giornale come Repubblica, che si è sempre vantanto attraverso i suoi maggiori esponenti di essere in prima linea, a difesa del libero pensiero, contro l’autoritarismo del precedente governo Berlusconi. Ora abbiamo capito, almeno spero, che sia solo un fatto di padroni.
La strada è tracciata. Ora i cani di regime guideranno il gregge verso la dittatura europeista.
Da anni, io e prima di me tantissimi altri studiosi, docenti, giornalisti e blogger vanno dicendo che uno dei punti cardini della prossima dittatura mondiale sarà la moneta elettronica. Tali tesi sono state spesso etichettate come “complottiste”, quindi derise, ma oggi sembrano divenire realtà con una velocità e una facilità disarmante.

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Ancora in molti si chiedono quali sarebbero i vantaggi che questa fantomatica dittatura orwelliana avrebbe nell’imporre una moneta elettronica. Presto detto.
A) Il costo del denaro. E’ bene rammentare che stampare e gestire il denaro ha un costo per le banche. Solo per l’Italia si parla di cifre attorno ai 10 miliardi di euro l’anno. In Europa sono in circolazione oltre 14 miliardi e 418 milioni di banconote per un valore di 857 miliardi di euro. Eliminato il denaro cartaceo le banche eliminerebbero anche il valore intrinseco delle banconote, ovvero il costo di produzione.
B) Il diritto di signoraggio. Come ovvio gli introiti derivati dal signoraggio bancario saranno ancora più cospicui e rimarranno nelle tasche dei grandi usurai che controlleranno molto più facilmente il flusso monetario.
C) Il controllo della massa. La vita dei consumatori sarà registrata in appositi database. Con il denaro elettronico sarà possibile spiare ogni acquisto, capire i gusti delle persone, seguire i movimenti sul territorio, studiare le preferenze, tutto il loro agire, semplicemente grazie alla tracciabilità dei pagamenti. Questi dati saranno oro colato per le società dedite alle ricerche di marketing, che potranno scegliere l’apposita strategia da adottare per ogni singolo consumatore.
D) Il controllo dell’individuo. Semplicemente premendo un bottone potranno bloccare le nostre fonti di sostentamento (la carte di credito), per qualsiasi motivo da loro ritenuto valido, impedendoci di acquistare i beni di prima necessità
Vi sembra poco? Credete non sia uno straordinario sistema di controllo? Siete disposti a sacrificare una parte consistente della vostra libertà per risolvere un falso problema creato ad arte? Procediamo per gradi.
Secondo una ricerca del KRLS Network of Business Ethics, effettuata per conto di Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani, la maggior parte dell’evasione fiscale non riguarda le piccole-medie imprese, che hanno un giro di affari modesto (8,2 miliardi di euro l’anno), bensì le grandi corporation. Parlo della grandi società per azioni, che attraverso transazioni segrete o fondi speculativi nei paradisi fiscali, nascondono al fisco la bellezza di 60,4 miliardi di euro l’anno (22,4 le Spa e Srl e 38 le Big Company).
Insomma, aziende già abituate a trattare con denaro virtuale. Mentre programmi di regime come Report lasciano passare un messaggio pericoloso, ovvero che gli evasori fiscali potrebbero essere i tuoi vicini di casa, l’idraulico, il tassista, il fruttivendolo etc.. “Divide et impera”, si da il via a una guerra tra poveri, dove tutti sono controllati e tutti sono controllori. Ricorda tremendamente la trama della distopia orwelliana “1984”.
Il governo dei banchieri tira gli interessi della banche da cui sono lautamente stipendiati.

La moneta elettronica è lo strumento definitivo per il controllo di massa.

 

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Se un domani perderete il vostro lavoro, non potrete rifinanziare il vostro conto in banca (o la carta di credito) e di conseguenza non potrete più acquistare il necessario, poichè anche il piccolo spaccio alimentare sotto casa sarà obbligato ad accettare solo pagamenti elettronici. Non ci saranno alternative, l’unica via sarà richiedere un prestito in banca, ipotecando beni reali, per chi avrà la fortuna di possederne ancora.
Spaventoso! Nessuno si indigna, nessuno protesta e nessuno grida al regime. Dove sono finiti gli alfieri della libertà?

Sparito il fantoccio berlusconiano si sono dileguati come neve al sole.

Stanno per far sparire definitivamente il denaro contante, un domani chissà, per non essere considerati “evasori”, e non essere esposti alla gogna mediatica, dovremmo accettare di farci impiantare un microchip sottocutaneo per effettuare qualsiasi pagamento. Fantasie deliranti? Ripeto, fino a pochi anni fa lo erano anche le teorie che profetizzavano la scomparsa del denaro cartaceo, e invece…
In un ipotetico domani, chi non avrà il microchip sarà considerato automaticamente un “evasore”. Se questa non è dittatura, spiegatemi voi cos’è!
La moneta elettronica, che adesso spacciano come soluzione all’evasione fiscale, sarà l’ennessima vittoria dell’oligarchia bancaria sui cittadini, l’ennesimo passo verso un nuovo ordine mondiale, l’ultimo verso l’abisso.
Ma andiamo alla fonte. Immaginiamo un rubinetto che rovescia acqua in una vasca, questa dopo poco traboccherà dalla stessa. Come fare per impedirlo? Prendiamo un secchio e svuotiamo l’acqua che riusciamo a prendere nel lavandino, oppure chiudiamo semplicemente il rubinetto? Questo piccolo esempio dimostra che l’unica risoluzione reale di un problema si attua alla fonte.
Oggi noi viviamo schiacciati da un debito illegale. A causa di ciò, la pressione fiscale ha raggiunto vette per la maggior parte insormontabili. I veri padroni del mondo sono coloro i quali gestiscono la moneta, ovvero le banche. Gli Stati nazionali hanno ceduto la sovranità monetaria e si indebitano quotidianamente per poter mandare avanti la baracca. L’attuale sistema di tassazione è illegale perché perpetra e sorregge un sistema fraudolento e dittatoriale. Lo scopo ultimo è il servaggio sociale totale. L’obiettivo è creare un popolo ricattabile e soggiogabile, schiavo e fiero di esserlo, in perenne adorazione, completamente dipendente.
E’ chiaro che la macchina della propaganda non farà cenno alla vera truffa. Lautamente ricompensati, essi dispensano “panem et circenses”, plagiando le già poveri e banali menti del popolo italiota. Il loro mestiere è mentire, e lo fanno spudoratamente.
Le soluzioni per uscire da questa crisi sistemica indotta ci sono. Ma se aspettiamo che gli stessi creatori della crisi, o i loro valletti, ci diano la soluzione ad essa, sbagliamo di grosso. Le crisi economiche sono golpe sociali preparati a tavolino, atti a schiavizzare le masse, per imporre il dominio totalitario.
La nostra economia è ferma non per assenza di opportunità o pigrizia, ne tanto meno a causa dell’evasione fiscale, ma per mancanza di denaro. Mancando questo vengono meno i beni e i servizi necessari per i cittadini, lo stato sociale viene smantellato, le aziende falliscono o vengono vendute. Il futuro di intere generazioni, che cresceranno all’ombra dell’incertezza, sarà sotto il giogo asfissiante della dittatura del nuovo ordine mondiale.
L’imposizione mondialista diventa ogni giorno più sfacciata e dichiarata, ci vogliono abituare lentamente che tutto quello che sta accadendo sia la normalità, inarrestabile e fatale.
Non facciamoci abbindolare dai falsi portatori di verità. Informiamoci in altro modo, è l’unica strada.
Link:
http://www.oltrelacoltre.com/?p=12227
http://www.oltrelacoltre.com/?p=11695
http://www.vocidallastrada.com/2012/04/perche-vogliono-imporci-la-moneta.html
http://digilander.libero.it/Terra_Nostra/Moneta%20elettronica.pdf

Esempio 3 Di Piero, l’Italia dei Valori

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A pochissimi giorni dalle elezioni Siciliane e a poche settimane dalle due ultime offensive in parlamento (una contro il Quirinale per l’affaire Mancino e l’altra, intensissima, affinchè lo Stato si costituisse parte civile al processo per la trattativa Stato Mafia) scatta il trappolone. 56 immobili, donazioni per il partito utilizzate personalmente etc…. Donadi scatenato. Grillo interviene a difesa e lo popone al Quirinale. Apriti o cielo. Crozza piazza una delle sue battutechenonfannoridere a chiusura “Doveva cambiare il Paese, ha cambiato solo alcune case, anzi le ha comprate”. Trattasi di particelle. Le case in realtà sono 11 per tutta la famiglia. Le donazioni risalgono a tre anni prima della nascita del partito.

Ma la frittata è fatta. Il siluro ha raggiunto l’obiettivo. La nave incomincia ad affondare…

Un interessante post di questi giorni si chiedeva come mai la Gabanelli non ha fatto una trasmissione sul cambiamento della Costitituzione, sugli effetti pratici del Fiscal Compact e sui meccanismi del fondo ESM, o in generale sui meccanismo ANTIDEMOCRATICI che reggono la gestione dell’Europa.

E’ strano.

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A suo tempo una trasmissione su S Lucia colpì e affondo Berlusconi con un danno di immagine devastante e assolutamente tempestivo. Ricordate che ci avevano sgonfiato con la casa a Montecarlo del cognato di Fini per mesi: E la Gabanelli non resiste, deve proprio chiederselo: con tutto il casino che si è fatto durante l’estate per la casa affittata da Giancarlo Tulliani a Montecarlo, e sul coinvolgimento di società offshore nella vendita effettuata dal partito allora presieduto dall’attuale presidente della Camera Gianfranco Fini, “e lì giustamente è richiesta trasparenza”. Qui no? Ma la chiusura è riservata al Pres Del Cons: “Rimane aperta la domanda: i 22 milioni di euro portati dal nostro premier ad Antigua corrispondono al reale valore di mercato di ciò che ha acquistato? E a chi li ha versati e chi è il proprietario di mezza isola? Un imprenditore catanese? Lui medesimo? Un’opacità che il presidente del Consiglio avrebbe il dovere di dissipare”.

Si ha dell’incredibile a leggere Travaglio e lo stesso Di Pietro a non mettere mai in dubbio la buona fede della giornalista, la quale è sempre al di sopra di ogni sospetto.

Ecco un’interessante post:

Come distruggere Di Pietro (con l’aiuto di Report)
Autore: redazione. Data: lunedì, 5 novembre 2012Commenti (3)
Il programma di Gabanelli diffonde notizie inesatte sull’ex pm di Mani Pulite. Forse una ‘disattenzione’, ma è strano ‘l’errore’ quando si colpisce l’avversario parlamentare più duro nei confronti del governo Monti.
Report, che tanto piace alla sinistra italiana, in realtà è stato sempre un programma altalenante. A seconda dell’argomento ‘azzeccava’ la puntata oppure diventava uno strano miscuglio di indizi che alla fine non portavano ad una verità accertata, ma solo a supposizioni.
La ‘scuola’ del giornalismo televisivo della gauche italiota non ha mai brillato, tanto che da almeno trent’anni, sebbene di materia per indagare ce ne fosse a tonnellate, non si è mai riusciti a stanare neppure un ladro di polli. Sono lontani i tempi dell’Espresso degli anni ’60, dell’Ora di Palermo, del Mondo di Pannunzio, del Panorama di Sechi.
La ‘denuncia totale’ alla Santoro, i verbali taglia incolla di Travaglio, i cartelli soporiferi di Floris o le altre trasmissioni televisive sono più uno strumento di training autogeno per i cittadini ‘indignati’ che una spietata macchina investigativa, come per esempio fu il Washington Post di Woodward e Bernstein durante il Watergate.
Ed infatti Nixon dovette tornarsene a casa dopo l’inchiesta dei due Premio Pulitzer, mentre al momento non sembra che nessun politico di rilievo sia stato costretto alle dimissioni da una investigazione giornalistica condotta dai pupilli del popolo di sinistra.
Fino a ieri, perchè adesso un ‘colpito ed affondato’ adesso potrebbe esserci: Tonino Di Pietro.
Il leader dell’ormai agonizzante Idv ha scritto cercando di difendersi da quelle che ha definito “alcune delle molte ‘perle’ di disinformazione diffuse in questi giorni in merito ad un mio presunto e inesistente ‘ingente patrimonio immobiliare’”.
Secondo Di Pietro “sui giornali e nelle televisioni sono stati attribuiti ad Anna ben otto immobili e a Toto sette. Vale a dire “15 case”, almeno così è stato fatto credere sia in diverse trasmissioni radiotelevisive che da molti giornali. Immobili che, con artifizi linguistici e raggiri comunicativi, io avrei acquistato per loro con i soldi dei rimborsi elettorali ricevuti dal partito IdV”.
Dopo aver annunciato querele (che alla luce dei fatti rimpingueranno ulteriormente il portafoglio dell’ex magistrato) Di Pietro ha continuato: “La verità è ben diversa, come da estratto catastale che, qui di seguito, allego e che deve essere letto per intero senza fermarsi alla prima pagina, come fraudolentemente è stato fatto”. Consulta i documenti: (allegato 1) (allegato 2).
Ed è a questo punto che le ‘investigazioni giornalistiche’ che avrebbero dovuto scoperchiare l’abisso diventano una testimonianza di surrealtà.

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Infatti Di Pietro spiega: “Certo, nella prima pagina della visura catastale, si legge che Anna è titolare di 7 fabbricati a Milano e Toto di altri 6. Risulta, inoltre, che entrambi siano intestatari di un ulteriore “fabbricato” a Bergamo (cfr. prima pagina della visura per Anna e della visura per Antonio Giuseppe). Ma se si ha l’accortezza di “girare” le pagine successive delle singole visure catastali, ci si può facilmente rendere conto che, in realtà, i miei figli non sono affatto proprietari di “15 case” ma solo di due appartamentini, con annesso unico garage, entrambi siti al quarto piano di un condominio popolare di recente costruzione in zona Bovisa a Milano. Tutte le altre particelle immobiliari, indicate nell’estratto catastale, invece, altro non sono che “aree urbane” dell’intero condominio cedute al Comune di Milano per “servizi pubblici” (marciapiedi, parcheggi pubblici, svincoli e strade di accesso, giardinetti pubblici al servizio di tutta la collettività locale, etc.)”.
Insomma, se fosse dimostrato, come oggettivamente i documenti attesterebbero, ci sarà da chiedersi come mai Report abbia preso un granchio di questa portata. E, soprattutto, ci sarebbe da domandarsi come mai nessuno abbia ritenuto di far ricorso ad una regola fissa per qualsiasi giornalista investigativo al mondo: “Sottoporre i risultati dell’inchiesta all’accusato e chiedere il suo parere e le sue controrepliche”.
C’è da pensare che alla lunga se ne vedranno delle belle, perchè l’ex pm in tribunale è stato sempre un mastino.

Gli tsunami/terremoti mediatici sembrano quasi sempre seguire un certo copione…

Al di là della professionalità e delle notizie di prim’ordine che sviluppa, perché la Gabanelli tace su argomenti di amplissimo interesse, ma fastidiosi ai … sobri poteri forti.

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Perché non spiegare agli Italiani che dovranno pagare 50 MLD nei prossimi vent’anni e che l’ESM può pretendere SENZA ALCUN PASSAGGIO PARLAMENTARE (A differenza della più civilizzata Germania) i denari che le servono?

Un’idea per un prossimo programma…?

Off the report

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o Report is OFF?

 

A proposito… okkio allo spesometro….

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Joe Black
Fonte: www.rischiocalcolato.it
Link: http://www.rischiocalcolato.it/2012/11/chi-e-davvero-milena-gabanelli-al-di-sopra-di-ogni-sospetto-sempre-e-comunque.html?
5.11.2012

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