DI FRANCESCO ERSPAMER
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Che coglioni, i granchi, a non capire che le bottiglie di plastica non sono conchiglie e che usarle come tane può essere letale. A dargli qualche decina di migliaia di anni imparerebbero, come specie; ma in questo caso non ne avranno il tempo: l’umanità sta cambiando il pianeta a una velocità insostenibile per l’evoluzione.
A molti umani (in America e in Italia ormai sono probabilmente la maggioranza), non importa nulla: peggio per i gamberi, troppo stupidi per meritare di esistere. È la stessa ideologia meritocratica che allegramente prevede, accetta e provoca traumi e povertà per i miliardi di esseri umani che non sanno adattarsi sufficientemente in fretta alle trasformazioni tecnologiche o sociali richieste dalle multinazionali per continuare ad arricchire oscenamente, con un consumismo isterico di massa, i propri azionisti, e a rincoglionire la classe media con inutili gadget di plastica — future trappole per crostacei incauti.
Peccato che l’arroganza sia sempre una fuga dalla realtà e che la realtà si vendichi. Forse sarà proprio la plastica a ucciderci, forse la prossima nuova tecnologia: di sicuro la presunzione di crederci, ancor più che dèi, demiurghi, in grado di creare e di dare forma e ordine all’universo; mentre non siamo che semplici elementi di un insieme immensamente più complesso della nostra capacità di capire.
Esattamente come i granchi, non vediamo le conseguenze di medio e lungo termine delle nostre azioni: i nostri nessi di causa-effetto si estendono a un segmento temporale più lungo ma lo stesso insignificante in rapporto ai tempi della natura e persino a quelli della Storia, per questo sempre più marginalizzata da chi sta appiattendo l’umanità sull’immediata attualità e sull’individualismo, a prevenire il rischio di una presa di coscienza e di una rivolta. Così non ci accorgiamo che anche noi, come i granchi, confondiamo la pastica per una conchiglia; peggio, la virtualità da voi stessi inventata per la realtà. Basta pensare alla “realtà virtuale”: un ossimoro, emblematico del nostro tempo e che ha preso il posto di quello della natura una e trina di Dio. Solo che quella vecchia contraddizione esprimeva la consapevolezza della nostra insufficienza gnoseologica; questa, la hubris gnoseologica che ci annienterà.
Francesco Erspamer
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5.12.2019