Recentemente il portavoce dell’Ufficio del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha annunciato che gli USA hanno inviato una squadra di esperti della FBI, del Dipartimento di Giustizia e del Dipartimento del Tesoro, ad aiutare Kiev nel recupero di beni rubati e portati all’estero. Il 29 aprile gli Stati Uniti e la Gran Bretagna ospiteranno una riunione multilaterale su questo tema con la partecipazione di alti funzionari ucraini. Si prevede che sarà presente anche il Centro Internazionale di Asset Recovery (ICAR), con sede a Basilea.
L’Ucraina è sull’orlo di un disastroso default, è dentro fino al collo alle rivolte sociali e c’è pericolo persino della carestia, ergo ha bisogno di soldi per sostenere l’economia nazionale ed evitare il crollo di tutto.
Certo, Washington si preoccupa poco di quello che succederà agli ucraini e alla loro economia, ma è preoccupata per la loro capacità di pagare i debiti ai creditori occidentali. Attualmente il debito estero dell’Ucraina è stimato in 145 miliardi di dollari. Ma ormai, nessuno in Occidente vuole dare nuovi prestiti all’Ucraina. Le cifre che scrivono i media sono in miliardi di dollari o di euro, ma non sono altro che i «parole al vento » dette dai politici ucraini e dai funzionari occidentali.
Ci sono chiari segnali che il settore bancario ucraino possa crollare presto. La Banca Nazionale di Ucraina (NBU) sta discutendo la possibilità di salvare le banche commerciali proprio come hanno fatto a Cipro, cioè, confiscando i «conti o trasformando per decreto i correntisti in « investitori-azionisti ». Il regime di Kiev prevede di mobilitare diversi miliardi di dollari in questo modo, così questa rapina palese potrebbe salvare qualche banca, ma non potrà salvare il paese da un default di massa. Ci vorrebbero, per questo, decine di miliardi di dollari.
Quando si arriva al dunque, per pagare i propri debiti ai creditori stranieri, l’Ucraina avrà solo due fonti del suo. Il primo è privatizzare i beni dello Stato, comprese le risorse naturali del paese. Il secondo sono gli assets esteri dell’Ucraina. Così l’FBI, il Dipartimento di Giustizia e il Tesoro USA hanno deciso di aiutare Kiev a utilizzare la seconda fonte.
**************
Gli assets esteri dell’Ucraina sono costituiti da diverse componenti, a cominciare dalle riserve internazionali della NBU. Queste riserve si stanno volatilizzando, sono la metà di quel che erano nel 2011 (quando avevano raggiunto il livello record di US$ 38 miliardi). Oggi sono meno di 15 miliardi di dollari; una riserva insufficiente a pagare i debiti di cui si parla, dei vecchi prestiti e di quelli che servono entro la fine di quest’anno. Ci sono anche le attività estere private. E’ noto che gli investimenti diretti accumulati dai privati all’estero non arrivano nemmeno a 10 miliardi, ma questi sono solo gli investimenti diretti. Poi ci sono gli investimenti di portafoglio, i prestiti, i crediti, i fondi in conti bancari e contanti in valuta estera. In tutto, alla fine dello scorso anno, tutti questi assets esteri ammontavano a oltre 140 miliardi di dollari. Importo che è quasi uguale alla dimensione del debito estero complessivo dell’Ucraina e circa il 70 % degli assets era in forma di valuta contanti e di fondi in conti bancari all’estero – attività molto liquide.
Comunque, le attività private ufficiali dell’ Ucraina sono solo la punta dell’ iceberg. La parte maggiore degli assets esteri dell’Ucraina sono il risultato dell’esportazione illegale dei capitali fatta dai funzionari di Stato di alto livello e dagli oligarchi. Tutte cifre che non si rilevano da nessuna statistica della bilancia dei pagamenti della NBU.
L’anno scorso i gornali ucraini hanno pubblicato una lista dei 100 ucraini più ricchi (Top-100). Le attività di questi «top-100» nel 2012 equivalevano a 130 miliardi (80% del PIL dell’Ucraina) e il volume delle attività svolte all’estero dalla maggior parte di questi oligarchi è sempre superiore a quello prodotto all’interno del loro paese. Comunque, queste cifre praticamente non includono i fondi dei conti bancari degli oligarchi, che restano completamente nell’ombra.
Negli ultimi anni sono venute alla luce certe attività “ufficiose e ufficiali” degli oligarchi ucraini in molte zone offshore. Yatsenyuk, con la sua passione nel mostrare il «Criminale di Regime Yanukovich» ha dichiarato che durante gli anni della sua presidenza 70 miliardi di dollari sono finiti fuori dal paese nelle zone off-shore. Tuttavia, ha dimenticato di parlare di quanto è stato fatto sotto Yushchenko e la Timoshenko. Secondo le stime della Tax Justice Network, un centro di analisi americano, dall’indipendenza dell’Ucraina ad oggi sono stati mandati, fuori dal paese in zone off-shore, un totale di 167 miliardi di dollari, cifra che è poco meno del PIL ucraino del 2012 e supera notevolmente il debito estero complessivo del paese. E’ su queste attività estere che il regime di Kiev, insieme ai suoi patron di Washington, sta concentrandosi per risolvere i problemi finanziari ed economici dell’Ucraina.
* * *
Ma questo progetto non è una novità, hanno già provato a far rientrare in patria i capitali degli assets esteri per recuperare il denaro di Saddam Hussein, Muammar Gaddhafi, Hosni Mubarak, Francois Duvalier, Robert Mugabe e altri e ogni volta si è partiti lanciando slogan come «restituiamo le ricchezze rubate al popolo».
Infatti c’è un protocollo piuttosto ben sperimentato per queste operazioni:
- Far in modo che il paese-vittima approvi le leggi necessarie per permettere le operazioni di recupero dei beni, e firmare accordi con gli altri paesi coinvolti.
- Ricercare e trovare dove sono depositati i soldi.
- Congelare tutte le attività scoperte.
- Dare le prove dell’origine illecita dei beni.
- Presentare un programma per l’utilizzo dei beni recuperati dal paese-vittima.
- Trasferire i beni al paese-vittima e completare il programma.
Questa è pressappoco la procedura descritta nelle istruzioni sviluppate dal Centre for Asset Recovery (ICAR), dalla Banca Mondiale e da altre organizzazioni. In realtà, di solito non si arriva mai all’ultima fase. In parte perché è davvero difficile districarsi nei complicati schemi utilizzati per l’esportazione di beni provenienti dai paesi-vittima. In parte perché i paesi dell’Occidente, dove si trovano i beni, hanno tutto l’interesse a che il congelamento dei beni duri il più a lungo possibile, soprattutto nel caso di conti bancari.
In genere però nessuno parla di questa procedura, inquadrandola da quest’ottica. Ma in effetti, i fondi congelati, che spesso ammontano a miliardi di dollari, sono una manna per le banche dove restano in deposito. Qualsiasi banca potrebbe solo sognarsi che i loro clienti non usino per anni il denaro che hanno depositato sui loro conti.
Poi a volte gli esperti riescono a presentare le prove necessarie a chiarire la provenienza illecita dei capitali stranieri depositati, ma il governo del paese in cui tali attività sono nascoste non avranno nessuna fretta ad autorizzare lo scongelamento e la restituzione dei beni al «popolo» del paese derubato. Il ragionamento del paese «che protegge» i depositi delle attività illegali è più o meno di questo tipo: se restituiamo questi beni (il denaro), in un paese dove hanno potuto rubarlo una volta, potranno ruberanno di nuovo. Per il loro bene quindi, dovremo trasferirlo solo dopo che per il paese-vittima sarà in grado di offrire sufficienti garanzie e strumenti per monitorare che il denaro sarà utilizzato per lo scopo previsto. Gli Stati Uniti usano una terminologia di questo tipo per trattenere e non restituire i beni rubati.
* * *
Nel valutare la probabilità che l’Ucraina recuperi anche una piccola parte delle decine di miliardi di dollari che sono stati rubati ed esportati all’estero, è utile ricordare la storia dell’ex Primo Ministro ucraino Pavel Lazarenko che sta scontando una pena detentiva negli Stati Uniti per riciclaggio di denaro. La Corte Federale USA ha stabilito che il denaro sui conti bancari aperti a nome di Lazarenko in diversi paesi sia di provenienza illecita.
Si è stimato che il totale dei suoi conti sfiori il miliardo di dollari, ma non è stato ancora provato che tutti i conti siano associabili all’ex Primo Ministro o che il denaro sia tutto di origine criminale. Attualmente questo è stato dimostrato indiscutibilmente solo per fondi pari a 250 milioni di dollari. Sono passati 15 anni da quando hanno arrestato Lazarenko negli Stati Uniti, ma l’Ucraina non ha ancora avuto indietro un solo dollaro dei fondi congelati dell’ex-primo ministro. E non li riceverà mai …
Ma c’è stata anche una esperienza più positiva, quella del del Kazakistan e della sua cooperazione con Washington. Astana è riuscita a recuperare 84 milioni di dollari dagli Stati Uniti, anche se gli esperti hanno calcolato che gli assets illegali di origine kazaka negli Stati Uniti ammontino a molti miliardi di dollari.
Come si suol dire, la montagna ha partorito il topolino.
Anche l’esperienza della Libia è piuttosto interessante. Dopo il rovesciamento di Gheddafi è stata lanciata una grande campagna per cercare i beni sia personali che dei suoi parenti e stretti collaboratori nelle banche di diversi paesi. I media hanno riferito che sono stati ritrovati beni che ammontano non a qualche miliardo di dollari, ma a decine di miliardi. Tuttavia, non un solo centesimo ha ancora trovato la strada della Libia. Il precedente libico è molto interessante perché all’inizio dell’aggressione contro la Libia, Washington ha cominciato a dichiarare a gran voce che « i beni del dittatore devono essere restituiti al popolo ». Appena i beni però sono stati trovati, Washington ha cominciato a chiedere al popolo libico la restituzione del denaro speso, dagli americani, per democratizzare il paese. Gli USA hanno cominciato a chiedere, in altre parole, le spese per le operazioni militari che hanno portato all’uccisione di migliaia di civili libici. Molti esperti sono convinti che i soldi – rubati al popolo libico – da Gaddhafi ed altri, saranno semplicemente trasferiti sui conti del bilancio federale degli Stati Uniti. E’ molto probabile che la stessa sorte attenda anche il patrimonio ucraino appena l’ FBI e gli altri lo troveranno.
E un’altra cosa. Il recente arresto dell’oligarca ucraino Dmitro Firtash è una macchia nera per l’intera aristocrazia off-shore dell’Ucraina. I conti esteri di Firtash sono stati sequestrati con la motivazione che il denaro depositato è di origine criminale, e in futuro potrebbe essere usato per rimborsare i debiti che Firtash ha con la banche occidentali. Se dovesse restare qualcosa, servirà per pagare i debiti esteri dell’Ucraina al FMI e agli altri creditori «prioritari».
Una sola certezza : Al popolo ucraino, comunque non arriverà niente.
Valentin Katasanov
Fonte : http://www.strategic-culture.org
22.04.2014
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario.