FONTE: Russia Today
Lunedì pomeriggio, Barack Obama
è diventato il primo presidente a partecipare a una riunione virtuale
on line su Internet.
Anche se potrebbe trattarsi di un atto degno di apparire sui libri dei primati, il Presidente Obama ha fatto
anche qualcos’altro durante il suo discorso a cui l’America si è oramai abituata: ha mentito al mondo intero.
Parlando lunedì in una web-chat
ospitata da Google, il presidente si è pronunciato su una serie di domande poste dalla gente americana. Nel giro di quarantacinque 45 minuti, il Presidente Obama ha giustificato lo Stop Online Piracy Act rifiutandosi di parlare della questione a 360° gradi, ha ammesso al mondo che non è poi un gran ballerino e che ha preso lezioni da un mimo professionale. Nel frattempo, ignorando i veri problemi o mancando di proporre una qualsiasi soluzione solida ai gravi problemi della nazione, ha detto un qualcosa di abbastanza importante che tutti dovrebbero ben ponderare: le missioni in corso dei droni statunitensi non sono tutto quest’inferno.
Se fate la stessa domanda a una persona che sia al di fuori dello Studio Ovale – soprattutto fuori dagli Stati Uniti -, è probabile vi dia una risposta diversa.
Cercando di contrastare una domanda sui bombardamenti dei droni, lunedì il Presidente Obama ha difeso le missioni attuali, dicendo che sono necessarie per individuare i terroristi in un modo più efficace. “Se li dovessimo rintracciare con un altro sistema, questo potrebbe comportare un’azione militare molto più intrusiva rispetto a quelle che stiamo intraprendendo”, ha asserito il presidente parlando dei droni. Mentre un argomento potrebbe
essere fatto facilmente che conduzione parli in modo confuso missioni al posto di mettendo stivali sulla terra è migliore per le Forze Armate Stati Uniti, il presidente porsi molto la linea lunedì quando lui sottovalutò
il risultato degli scioperi.
Gli attacchi dei droni, realizzati
da velivoli privi di personale, controllati a distanza di migliaia di chilometri, non fanno grandi danni. Secondo Obama, i droni non “hanno causato un numero enorme di vittime civili” e ha aggiunto che è “importante sapere che questa cosa viene tenuta con un guinzaglio molto stretto“.
Quanto è piccolo questo numero
non così enorme? Se chiedete a qualcuno al di fuori della comunità di intelligence americana, vi dirà che è nell’ordine delle centinaia.
Ma cosa sono alcune centinaia di vittime civili, allora?
Obama ha suggerito che continuare il programma dei droni non sarebbe stato dannoso per la sicurezza dei cittadini stranieri, ma le ricerche condotte al fuori degli Stati Uniti dicono
altrimenti. L’estate scorsa, il Bureau of Investigative Journalism britannico ha asserito che, dall’inizio dei bombardamenti dei droni statunitensi, almeno 385 civili stati stati uccisi negli attacchi guidati dagli Stati Uniti. Di questi, il Bureau considera che circa la metà siano bambini al si dotto dei 18 anni.
Se non credete alle parole dei giornalisti stranieri, persino l’intelligence americana può confermare che il dato di “un numero non enorme” potrebbe essere un’affermazione un po’ esagerata. Un esperto funzionario statunitense, che ha parlato sotto anonimato, ha comunicato l’anno scorso alla CNN che i bombardamenti dei droni avevano tolto la vita a 50 civili in tutto. Siccome le missioni dei droni non vengono riportate e le morti non vengono contate, il numero effettivo, sfortunatamente, potrebbe essere molto più alto di quanto possano dirci la CIA o il Bureau of Investigative Journalism. In un solo bombardamento del marzo scorso, ventisei pakistani sono stati uccisi nel corso di una missione statunitense su Islamabad. Una volta contate le vittime, fu rivelato che più di una dozzina delle morti di quella sola incursione riguardavano civili innocenti.
Nella pubblicazione delle proprie scoperte avvenuta lo scorso anno, il “Bureau of Investigative Journalism ha asserito che il numero dei civili uccisi nei bombardamenti dei droni degli USA probabilmente era del 40 per cento superiore a quanto riportato sempre dagli Stati Uniti. Tra il 2004 e il 2011, hanno ponderato una stima di circa 385 vittime civili, ma hanno aggiunto nella ricerca che il conteggio poteva raggiungere i 775 feriti.
Che, se chiederete al Presidente Obama, non è un numero enorme.
Se 775 non è un numero enorme,
allora 56 sarà sicuramente una frazione. Si tratta del numero di bambini uccisi dai droni statunitensi nei primi venti mesi dell’amministrazione di
Obama.
“Che sia una morte causata dai missili dei droni o da un attentato suicida, è sempre una morte di un bambino di troppo“, Unicef ha così replicato alla notizia.
Solo nel 2009 quasi 600 civili sono
stati uccisi in Afghanistan, e le Nazioni Unite considerano che il 60 per cento sia il risultato diretto di bombardamenti, effettuato con i droni o con un altro sistema. In Pakistan, i civili dicono di essere terrorizzati degli aerei automatizzati e dai danni che già hanno fatto. “Non c’era un solo talebano militante in Pakistan prima dell’11 settembre, ma da quando noi ci siamo uniti a questa guerra, dobbiamo
subire atti di terrorismo, bombardamenti e le missioni dei droni”, ha detto alla stampa nel 2011 il leader del Movimento per la Giustizia Imran Khan.
In Libia, dove gli Stati Uniti non hanno mai preso parte ufficialmente al conflitto, secondo Obama le truppe americane hanno lanciato 145 bombardamenti con i droni nel tentativo di cacciare il regime di Muammar Gheddafi nel giro di qualche mese. Come per la gran parte delle missioni dei droni, il Dipartimento della Difesa non ha rilasciato alcuna statistica ufficiale sulle vittime provocate dai bombardamenti.
Indipendentemente dal danno che un bombardamento dei droni può infliggere agli insorti nemici, gli esperti dicono che prezzo pagato dai civili è molte volte superiore a quello patito dai militanti. In un rapporto del 2009 del Brookings Institute, Daniel L. Byman scrisse che “per ogni militante ucciso, sono morti dieci o più civili“.
In Pakistan, dove i bombardamenti dei droni sono diventati una pratica quotidiana, i borghesi sono terrorizzati dal poter diventare il prossimo obiettivo fortuito di un aereo americano. Saadullah, un adolescente che l’anno scorso parlò con un reporter della BBC, ha perso le due gambe nel corso di una missione. Tre dei suoi parenti, tutti civili, sono stati uccisi dai bombardamenti americani. Asghar Khan, un anziano di Islamabad che parlò anche lui con la BBC, ha riferito che anche tre suoi parenti sono stati colpiti dai bombardamenti.
“Mio fratello, mio nipote e
un altro parente sono stati uccisi da un drone nel 2008“, ha detto Khan: “Erano seduti assieme a questo uomo ammalato quando ci fu l’attacco. Non c’erano talebani in giro“.
Un decennio dopo che gli Stati Uniti hanno avviato la cosiddetta cooperazione con l’intelligence pakistana, i sentimenti antiamericani continuano a crescere visto il numero degli incidenti. “Quando interveniamo in questi paesi per inseguire le piccole celle di nemici, finiamo per alienarci il paese intero, che si schiera contro di noi“, sono le parole dette da David Kilcullen,
esperto di controterrorismo, al Brookings Institute.
Ora che gli Stati Uniti lanciano i droni di sorveglianza sul cielo dell’Iraq anche se la guerra è terminata
ufficialmente, c’è un altro paese che si sta preoccupando del fatto
che i droni possano sganciare bombe sui civili. “Sentiamo a
volte che i droni hanno sterminato metà di un villaggio in Pakistan e in Afghanistan col pretesto di combattere i terroristi“, ha detto il trentasettenne proprietario di un caffè, Hisham Mohammed Salah, al New York Times solo questa settimana: “La nostra paura è
che tutto questo accadrà in Iraq con un pretesto differente“.
In base al nuovo budget del Pentagono, gli Stati Uniti elimineranno gradualmente circa 100.000 membri del personale militare, mentre aggiungeranno stormi di droni al suo arsenale già dotato di aerei robotici. I droni diventeranno presto l’arma non-tanto-segreta degli Stati Uniti e faranno fuori per intero gli elementi delle Forze Armate? Non è da escludersi. Dopo tutto, un bombardamento di un drone autorizzato lo scorso anno da Obama ha portato alla morte di due cittadini americani che, a quanto pare, indossavano gli abiti dei terroristi.
Non preoccupatevi, comunque. Obama ci ha detto che queste cose sono tenute a guinzaglio stretto. Chi è che lo tiene così stretto è una cosa ancora non troppo chiara. A novembre il Wall Street Journal ha scritto che le “firme” per autorizzare i bombardamenti che riguardano la gran parte delle missioni dei droni della CIA finiscono sulla scrivania del presidente solo dopo che sono stati portati a termine. Gli Stati Uniti devono dare notizia al Pakistan di questi bombardamenti, a proposito, solo se ritengono che possano superare le venti vittime.
Che, poi, non è comunque un
gran numero.
Fonte: Hundreds of slaughtered civilians isn’t a ‘huge number’ for Obama
31.01.2012
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE