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La Redazione

 

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CAVALLI, CAIMANI E TROMBONI STONATI

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A cura di Davide
Il 4 Febbraio 2008
42 Views

DI CARLO BERTANI

“Voi non siete l’uno meno peggio dell’altro; siete due veri fratelli; due lupi legittimi; né v’è divario, se non che l’uno è nato prima e l’altro è nato dopo, non v’è divario che nel pelame.”
Carlo Bini, Manoscritto di un prigioniero

Sono le 9 e 30 del mattino quando varco la soglia del Centro Congressi della Regione Piemonte, per seguire i “lavori” del primo incontro fra le Liste Civiche del Piemonte. A dire il vero, quella convocazione – partita dal [email protected] – avrebbe dovuto insospettirmi, ma non si può presagire il futuro, né gettare all’Inferno tutto solo perché giunge da una struttura della Casta. Se non si è puntato molto, ci si può anche permettere un “vedo”.
All’ingresso, non manca il tradizionale volantinaggio da parte d’alcuni coraggiosi giovani comunisti, appartenenti ad un fantomatico centro per la “vittoria del comunismo”. Propongono una strategia vincente ed innovativa: lotta antifascista per il comunismo. Film mai visto.

Appena entrato, due elegantissime P.R. chiedono la registrazione e consegnano una cartellina con il programma: sulla copertina – roba fina, di quella che costa – una lista d’oratori iscritti a parlare che stramazzerebbe un dromedario.
Noto subito la scansione degli interventi, che prevedono anche un “saluto” della Presidente regionale Mercedes Bresso (fuori orario, ovviamente), più la “comunicazione” delle attività della regione. Finalmente, alle 11.45, anche i poveri peones potranno parlare.


Il ritardo accademico, però, giunge oramai a superare la mezzora quando il primo oratore prende la parola, per magnificare l’iniziativa, che permetterà finalmente alle varie liste civiche di trovare un coordinamento. Sotto l’alto patrocinio della Regione Piemonte, della sua Presidente e dell’Unione: ringraziate, gente di poca fede. Dai, non smettete di leggere: il divertimento deve ancora arrivare.
Faccio due rapidi conti: sommando la mezzora di ritardo, l’immancabile pistolotto della Presidentessa, più qualche ritardo e le “varie ed eventuali”, bene che vada qualcuno del pubblico riuscirà a parlare verso l’una. A quel punto, lo stomaco inizierà a borbottare e tutti andranno con la mente al piatto di pasta che li attende: quando non sanno più come fare per imbonirti, cercano di prenderti per fame. Sul ponte sventola bandiera bianca.
Mi consolo quando comunicano che Rita Borsellino non sarà presente (15 minuti in meno…); no, hanno pensato a tutto: intervento registrato. A causa della pessima acustica e della scarsa conoscenza dei mezzi informatici, dalle parole della Borsellino riesco solo a decifrare “Sicilia” e “mafia”. Il resto, all’immaginazione.
Mentre la voce di Rita Borsellino – indistinguibile dai gracchi e dalle variazioni di volume – si spande, do un’occhiata al programma e cerco di capire chi sono questi signori che pretenderebbero di “coordinare” la gente, per lanciarla verso un fulgido futuro politico “civico”. Targato Unione, ovviamente.
Fanno tutti parte (eccetto, credo, Pancho Pardi) dell’Unione, quindi dell’alleanza Margherita-DS, ergo, oggi del PD. Sono i “trombati” del PD! Sono salito fino a Torino (per fortuna qui ho tanti amici e non avrò modo d’annoiarmi) per presenziare ad una riunione di trombati!
Apro la cartellina e leggo.

Vengo così a sapere che, quello che sembra il boss (fuori, qualcuno lo chiamava “Presidente”) – tale Mariano Turigliatto (sarà parente del senatore dissidente?) – è stato eletto nella lista “Insieme per Bresso” con 2703 voti di preferenza, ed è Presidente del gruppo regionale “Sinistra per l’Unione”: dai Mariano, ancora un sforzo e potrai diventare Gran Mogol delle Giovani Marmotte.
Mentre giungono dagli oratori profusioni di lodi, genuflessioni e recitazioni di mantra per Beppe Grillo – “potevamo non esserci al V-day? Sono le nostre, stesse parole d’ordine!” ma, Romano lo sa? – m’informo meglio sull’attività del “Presidente”.
Alcune, veramente degne di nota: la difesa dei “massi erratici” in quel di Avigliana, oppure le “problematiche” del centro del cavallo nel Parco Regionale “La Mandria”. Accidenti, Mariano, quando – fra qualche mese – ci ritroveremo con alcune decine di migliaia di serbi “erratici”, nel nuovo Kosovo albanese, sapremo a chi chiedere soccorso. Se, poi, fuggissero a cavallo, avremmo fatto Bingo e tu saresti nominato immediatamente Gran Commissario per i serbi “erratici” a cavallo. Con gente come questa, l’Italia può guardare con fiducia al futuro.

Perché – Bertani, cattivone – tiri fuori la politica estera con un semplice consigliere regionale? Dai…così è come sparare sulla Croce Rossa…
Eh no – signori miei – perché, intanto che voi leggevate, io ero andato avanti: nella primavera del 2007, Mariano ha fatto parte di una missione diplomatica in Sud America (pagata con i nostri soldi, ovviamente). Cosa volete che sia un problemuccio come il Kosovo, rispetto alla sterminata pampa?
Turigliatto ha fatto tesoro dell’esperienza, e ci comunica le sue conclusioni:
“Come sono diversi gli italiani all’estero, soprattutto come sono aspri i contrasti sociali fuori dall’Europa. Qui la miseria è miseria vera, la ricchezza non sembra avere limiti”.
Accidenti, Mariano: ma, quanto sarà mai costata questa bella “sintesi”? Aerei, pernottamenti, piñacolade & Cuba Librevari, facciamo qualche migliaio di euro? Per molto, ma molto meno, qualsiasi studente liceale saprebbe far di meglio. Ci sono “aspri contrasti sociali” fuori d’Europa? Ma va? Che bella scoperta! Hai forse sentito parlare di Sendero Luminoso, delle FARC, dei Montoneros? No, perché “fuori dall’Europa” c’è anche il “contrasto” israelo-palestinese, l’Iraq, l’Afghanistan…mai sentito nulla?

Cerco di comprendere cosa cercano dalla platea i quattro bonzi che stanno appollaiati sul palco: leggo che una – l’unica donna presente – si chiama Graziella Valloggia ed ha un pedigree da apparatcik di partito. Spiega lei stessa, nel libretto, cosa s’attende:
“Sento con forza la necessità di radicare sul territorio l’esperienza del gruppo che mi ha sostenuto e che ha favorito la mia elezione…Vorrei provarci con libertà e consapevolezza, senza troppi vincoli e limiti politici e partitici.”
Traduzione dal politichese: “Gente, qui sta andando tutto in malora. A livello nazionale siamo rovinati, Berlusconi incombe, e sarà difficile ritornare – alle prossime elezioni – nella stanza dei bottoni regionale. Se non ce la faccio a trovarmi da sola un nuovo pubblico, una nuova base…insomma, qualcuno che mi creda…qui finisce tutto in merda. Per favore: non voglio tornare a lavorare nell’asilo di Borgomanero!”
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Chiudo il prezioso libro.

Mentre il secondo oratore c’informa sull’importanza delle piste ciclabili, lancio un’occhiata alla sala: ci saranno due-trecento persone, che sembrano essersi date appuntamento più per vedere gli amici che per ascoltare qualcosa. Nella toilette, un tizio si liscia accuratamente i capelli e poi va a sedersi accanto ad una graziosa biondina in minigonna: speriamo che, almeno per loro, sia andata bene.
Siccome ho messo 2 euro nel parchimetro, alle 10.50 dovrò metterci altri 3 euro, altrimenti fiocca la multa. Facciamo 250 persone a 5 euro l’una…e il Comune di Torino tira su una bella sommetta: eh – medito – se le possono sì pagare le brossure per i convegni…

E tutto questo per riuscire a dire (forse) quattro parole ad una platea ormai preda degli aromi della pastasciutta! Questa sinistra può raccontare quel che vuole, ma ha perso l’unica forza che poteva avere: ascoltare, ascoltare il popolo della sinistra, quello che lavora ogni giorno, che si chiede come mai sappiano solo accontentare le banche e non chi dà loro i voti. Fanno una “scaletta” d’interventi che dura tutta la mattinata proprio per dover ascoltare il meno possibile il dissenso, per non esporsi alle critiche.
Per la destra, il problema non si pone nemmeno perché decide tutto il Caimano. Per gli altri, dietro, non c’è nulla: muti, ritti e rassegnati. Il “disaccordo” viene semplicemente gestito passando una “velina” ad una delle reti Mediaset: “contrastato” e sputtanato. Istantaneamente, com’è successo a Gianfranco Fini due mesi or sono, che si è subito affrettato a prosternarsi di fronte al Caimano. Così siamo messi.

Basta, non penso proprio che metterò altri soldi nell’infernale macchinetta: esco. Fuori, trovo un amico – anche lui visibilmente depresso per il tristo spettacolo offerto – e ci fumiamo insieme una sigaretta. Concludiamo, rapidamente, d’aver perso del tempo: noi, gente del Web, non abbiamo nulla da spartire con questi, con le loro pubblicazioni patinate, le fichette P.R., i saluti ossequiosi (Presidente…Assessore…), con i loro cardigan da 300 euro portati come se fossero tute della FIAT. Il vero mondo è fuori da questi cancelli, anche se nominano Beppe Grillo come se ripetessero un mantra.

Il vero mondo ci viene incontro mentre stiamo per salutarci: ha il viso pallido di un ragazzo sui trent’anni, magro, visibilmente spaesato. Accento siciliano evidente, ci chiede se sappiamo dove può trovare un lavoro.
E’ un muratore che fa gli intonaci – “traboccante”, ci racconta – ed è salito da Catania per cercare un po’ di lavoro, ma non ha trovato nulla. Non ha un posto dove dormire e non riesce a trovare lavoro in nessun modo: quello regolare perché non ha una dimora, e nemmeno in nero perché nessuno lo conosce e non si fidano. «Maledizione a me, che mi è preso di salire…almeno, a Catania, un posto per dormire l’avevo…»
Non può nemmeno scendere con il treno senza biglietto, perché sui convogli a lunga percorrenza controllano accuratamente e ti mettono a terra alla prima stazione.
Gli diamo qualche soldo e l’indicazione di chiedere agli autisti delle bisarche, che portano le auto della FIAT: molti autisti sono siciliani, va che un passaggio per la Sicilia lo trovi. Ci saluta: ha quasi gli occhi umidi di lacrime, che si confondono con la nebbia del viale, e s’allontana nell’uggiosa mattinata torinese.

Accendiamo un’altra sigaretta e riflettiamo ancora un poco su quel che c’attende. La crisi dei subprimesta per calare sull’Europa: ancora una volta, gli USA riusciranno a scaricarci i loro guai addosso. In primavera, i Balcani rischieranno di prendere nuovamente fuoco, e Dio solo sa cosa c’aspetta.
In mezzo a questo bailamme, noi ci ritroveremo con Berlusconi al potere, ma non sarebbe nemmeno questo il guaio più grosso. Il problema non è nemmeno Berlusconi, ma l’Europa che non ci vuole più: sono stanchi d’ascoltare le nostre lamentele da orfanelli, le nostre furberie da monelli.
Chiunque abbia messo il naso in Europa negli ultimi anni, l’ha percepito “a pelle”: sono disgustati dagli italiani, dai soliti “furbi” della nidiata, che credono di poterla fare sempre in barba a tutti.
Non capiscono perché Europa7 – che ha vinto in tutti i gradi di giudizio – non debba avere le frequenze che le spettano. E sono stanchi d’ascoltare un trombone come Gentiloni che – serafico – afferma che “è necessaria una nuova legge sulle frequenze televisive”, perché anche i lapponi hanno compreso che, con una nuova legge, Europa7 dovrà partire da capo con un nuovo ricorso. Altri anni per Rete4, ed Emilio Fede über alles. Alla fine, se il Cavaliere lavora per sé (e si può almeno capirlo), Gentiloni lavora per lui e questo no, è un po’ più difficile da comprendere.

L’amico mi racconta d’aver sentito al telefono un conoscente che fa il giornalista, a Madrid: oggi – gli ha raccontato – El Pais ha titolato “Cinco años por el Caimano”. Oramai, anche in Spagna hanno capito come andrà a finire.
Malauguratamente, però, il Caimano non sta bene alle burocrazie europee: non vogliono più sentire storie di “sforamenti” nei conti pubblici, non vogliono più ascoltare i lamenti di Tremonti. Soprattutto, con la tempesta finanziaria in arrivo.
E poi, sono stanchi di un’Italia che deve nominare un Gran Commissario per togliere la monnezza dalle strade, di una propaggine d’Europa che riconosce come unico potere costituito la criminalità organizzata.
Il vero rischio non è Berlusconi – è già un gran danno, ma non è ancora il peggio – perché le burocrazie europee potrebbero stufarsi del nostro vivere da levantini. E, se i grandi potentati europei decidono che le cose non possono più andare in questo modo, sanno come fare. Non scordiamo che il piano per dividere l’Italia a pezzi partiva da Berlino – oggi forse da Francoforte – ed era abilmente tessuto da Kinkel in Germania e dal sen. Miglio in Italia.
Ci fu concessa una “proroga”, a patto che accettassimo “mortadelle” gradite a Bruxelles. Se ce ne chiamiamo fuori – dopo – dovremo sapercela cavare da soli, con la classe politica che ci ritroveremo. Altrimenti…

Lancio un ultimo sguardo alle spalle, alle luci del centro congressi, alle “riflessioni” di Mariano sulla politica internazionale, ai suoi massi erratici, ai cavalli “problematici”. Se c’è un problema – penso – siete voi, che ritenete d’essere la classe dirigente di questo paese.

Carlo Bertani
Fonte: http://carlobertani.blogspot.com/
Link: http://carlobertani.blogspot.com/2008/02/cavalli-caimani-e-tromboni-stonati.html
3.02.8

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