DI ELISA MARTINUZZI E VERNON SILVER
Washington Post
La Battaglia di Cassino della Seconda Guerra Mondiale rase al suolo questa cittadina italiana e la sua abbazia sulla cima del colle. Oggi i 33.000 residenti stanno scavando le macerie lasciate da Wall Street.
Sei decenni dopo che le forze guidate dagli Stati Uniti cacciarono i nazisti da Cassino, una nuova generazione sta lottando corpo a corpo con le conseguenze dei debiti della ricostruzione postbellica, prestiti cresciuti a causa del contraccolpo dei derivati. Nel 2009 i costi sempre più alti costrinsero Cassino, 130 chilometri a sud-est di Roma, a stipulare uno swap sui tassi di interesse con J.P. Morgan Chase, che ha reso la città incapace di pagare l’asilo per 60 bambini e i servizi per i più poveri.
Per Iris Volante, che presiede un comitato per la finanza a Cassino, i banchieri che condividono la responsabilità di aver diffuso i derivati dovrebbero perdere il posto di lavoro. Lei, come i manifestanti di Occupy Wall Street di tutto il mondo, sta chiedendo una revisione del sistema finanziario per evitare che la storia si ripeta di nuovo.
“Che caschi qualche testa,
è il minimo che ci aspettiamo“, ha detto la Volante, una ginecologa cinquantasettenne che sta lavorando in città da più di un decennio, in un caffè di Cassino: “Quando l’atteggiamento delle persone è quello di ingannare gli altri, ci vogliono regole nuove per impedire che tutto questo si ripeta“
Cassino, il cui palazzo comunale si
affaccia su un carro armato degli USA e altri relitti di guerra che sono collocati nella piazza centrale cittadina, sta progettando tagli alla spesa per il suo asilo nido e potrebbe chiedere alle famiglie di pagare varie centinaia di euro al mese per ogni bambino dopo aver esaurito le misure per la riduzione dei costi, ha detto Volante. La città ha già ridotto il personale, passando da 450 a circa 250 dipendenti, senza sostituire quelli che sono andati in pensione, ha detto.
Anche se la banca con sede a New York guidata dal direttore esecutivo Jamie Dimon una divisione retail in Italia, non ha esitato a vendere complessi swap ai comuni nello scorso decennio. A Milano J.P. Morgan e i suoi impiegati sono sotto processo, insieme alla Deutsche Bank di Francoforte, alla tedesca Depfa Bank e alla svizzera UBS, perché sono accusate di aver imbrogliato le municipalità, facendole acquistare i contratti nel 2005. Le banche negano di aver agito scorrettamente.
In tutta Italia, le città che vedevano ridursi le entrate e salire le spese hanno comprato swaps da J.P. Morgan, la più grande banca statunitense in asset, e da altri istituti per tagliare i costi degli interessi a breve termine, col rischio di pagare doverne pagare di più nel lungo periodo. Cassino acquistò un contratto da 28,7 di dollari dalla newyorkese Bear Stearns, rilevata da J.P. Morgan nel 2008. Il contratto mutava gli interessi per il pagamento sul debito della città da un tasso fisso a uno variabile. Questa percentuale, che era al minimo quando il contratto fu firmato nel 2003, salì alle stelle negli anni seguenti.
Nel marzo di quest’anno, circa 300 municipi, dalla punta dello stivale fino alle Alpi, stavano perdendo un totale di 912 milioni di euro su questi derivati, secondo i dati pubblicati dalla Banca d’Italia.
Brian Marchiony, un portavoce della
J.P. Morgan di Londra, ha deciso di non rilasciare commenti.
Dalle Alpi agli Appalachi
Gli enti locali e i regolatori in Germania e negli Stati Uniti hanno citato in giudizio le banche, tra cui J.P.
Morgan, per i contratti con i derivati.
Un anno fa la città tedesca di Pforzheim ha citato J.P. Morgan per 56 milioni di euro di perdite su
uno swap sui tassi di interesse. Un’udienza alla Corte Regionale di Francoforte è già stata fissata per il 16 gennaio. Marchiony non ha
commentato.
Negli Stati Uniti J.P. Morgan è
stata indagata dal Dipartimento di Giustizia, dalla Securities and
Exchange Commission e dai procuratori generali in 25 stati per le
sue manipolazioni nelle stipule dei contratti di investimento. A luglio
la banca ha accettato un risarcimento di 228 milioni di dollari dopo essere stata accusata di aver cospirato per fare pagare un sovrapprezzo alla città a spese dei contribuenti, riconoscendo la propria responsabilità per la condotta illegale e anti-concorrenziale degli ex impiegati.
Nel 2009 J.P. Morgan fissò un accordo di 722 milioni di dollari con la SEC per porre fine a un’indagine
sul suo ruolo nella vendita di derivati che contribuirono a far dichiarare
il più grande fallimento municipale negli USA alla contea di Jefferson
in Alabama. La banca pagò 75 milioni di dollari per penali e restituzioni, e depennò 647 milioni che la contea ancora doveva.
Gli swap sui tassi di interesse
Queste vendite si verificarono prima
che Dimon diventasse CEO di J. P. Morgan nel 2006. Nel settembre 2008
la banca dichiarò di voler terminare la vendita di swap sui tassi di interesse alle municipalità.
In tutto il mondo le banche hanno venduto 707,6 trilioni di derivati over-the-counter fino al 30 giugno, circa il 18% in più dei 601 trilioni della fine del 2010, secondo i
dati pubblicati lo scorso mese dalla Banca per i Regolamenti Internazionali. Le controparti dovrebbero pagare 19,5 trilioni di dollari per sostituire i contratti ai prezzi di mercato, secondo quando mostrato dai dati.
Gli swap sui tassi di interesse formano più di tre quarti del totale, sempre secondo i dati della BIS. Il gruppo con sede a Basilea non ha fornito la percentuale acquistata dalle municipalità.
Tra le banche statunitensi, J.P. Morgan è stato il maggior rivenditore globale di derivati sui tassi di
interesse nel terzo trimestre, secondo i dati dell’Ufficio del Controllo
delle Valute. La banca aveva un valore nominale di 75,4 trilioni di derivati nella sussidiaria J.P. Morgan Chase Bank, di cui il 77 per cento, 58,1 trilioni, erano contratti sui tassi di interesse.
Dimon, 55 anni, sta guidando negli
Stati Uniti il movimento contro le nuove regolamentazioni bancarie e
in giugno ha criticato il presidente della Federal Reserve, Ben S. Bernanke, per aver sovraccaricato gli istituti con troppe disposizioni. Queste regole, che devono essere supervisionate dalla Fed, hanno lo scopo di evitare crisi finanziarie e abusi bancari nel futuro.
“Le banche hanno fatto affari
senza pensare al benessere degli altri e hanno creato un sacco di problemi finanziari a tante città“, ha detto Carmelo Palombo, un ex
funzionario di Cassino che ha aiuto a realizzare un nuovo accordo con J.P. Morgan. Questo accordo ha impedito che la città perdesse altri
soldi, ha detto Palombo, senza offrire ulteriori dettagli.
Un accordo segreto
Una legge italiana del 2001 ha stabilito che gli enti locali possono acquistare swap solamente se le operazioni vanno a migliorare le finanze municipali. Nella metà del 2008 l’Italia vietò ai governi locali di firmare nuovi contratti con i derivati, e nel marzo 2010 la commissione finanziaria del Senato italiano approvò un indirizzo per impedire alle città che non sono capoluoghi di provincia e che hanno meno di 100.000 di utilizzare derivati. Queste disposizioni sono ancora pendenti.
Cassino ha cercato di tenere segreti
i termini dell’accordo, citando una clausola di riservatezza nel suo accordo con J.P. Morgan. A settembre un tribunale amministrativo di Latina, in base a una legge sulla libertà d’informazione, ha dato ragione a Bloomberg News che ha chiesto alla città di rendere pubblici i termini del contratto di swap e dell’accordo.
Il comune città ha riferito di
voler eseguire la sentenza del tribunale, ha detto Enzo Salera, il capo
dell’ufficio finanza di Cassino.
A Milano i banchieri di Dimon affermano di avere fatto tutto a norma e di aver seguito le regole che consentono ai venditori degli swap di non rivelare i dettagli, anche di quanto addebitano ai clienti. Il sovrapprezzo nascosto nei contratti dei derivati, per il Pubblico Ministero Alfredo Robledo, è ciò che li rendi fraudolenti.
Robledo ha detto che le banche hanno addebitato 101 milioni di euro in commissioni nella vendita di alcuni derivati che avrebbero scaglionato i pagamenti del debito della città, pari a 1,7 miliardi, nel 2005 e in una successiva ristrutturazione.
“Ogni volta che ho venduto
un derivato a un’amministrazione pubblica, anche prima di arrivare ai dettagli, la prima domanda che mi veniva posta era sempre, ‘Come ci guadagna soldi la banca?‘”, ha detto il 21 settembre Antonia Creanza, un direttore esecutivo alla J.P. Morgan di Londra, quando venne interrogata dalla sua avvocatessa: “Io spiegavo che noi avremmo trattenuto una percentuale. Non c’è mai stato un consulente legale che mi detto, ‘Guardi lei mi deve fornire il margine lordo’.“
Le banche cercano di guadagnare un margine lordo quando stipulano uno swap con un cliente, modificando le condizioni a proprio vantaggio, Creanza, 42 anni, un membro del gruppo della banca che si occupava dei tassi di interesse all’epoca dell’accordo con Milano, ha testimoniato in tribunale il 28 settembre.
Il margine lordo viene “fotografato”
quando il contratto viene firmato, ha detto la Creanza. Quel valore viene poi gestito dai trader durante la vita del contratto, e la dimensione varia quando l’accordo sui derivati cambia di valore, ha detto. Il profitto finale per la banca non può essere noto se non alla scadenza, ha detto Creanza, che ha rifiutato di aggiungere altro.
“Asimmetria informativa”
La banca non riferì alla città di Milano quando le avrebbe addebitato, e il comune avrebbe potuto cercare offerte diversificate dalle altre banche o un consiglio indipendente, ha detto Creanza.
Ha detto di aver guadagnato un bonus quell’anno, un pagamento che J.P. Morgan ha garantito non aver niente a che fare con la sua condotta quando la ditta la adescò da un istituto concorrente nel dicembre del 2004. Lei non ha riferito l’ammontare del bonus.
La città di Milano sta chiedendo
i danni nel processo.
“C’è un’asimmetria informativa tra banche e gli enti locali, che hanno limiti tassativi, ancor di più per le proprie spese“, ha detto recentemente in tribunale Letizia Moratti, 62 anni, il sindaco di Milano dal 2006 fino al maggio di quest’anno: “C’era un conflitto evidente che le banche non hanno evidenziato.”
A Cassino, dove si trova un’antica
strada che collega Napoli e Roma, i residenti maledicono due eventi spartiacque: la battaglia di cinque mesi nel 1944 che causò più di 70.000 vittime e che trasformò la città in un paesaggio lunare, e il giorno
del 2003 in cui il comune ha stipulato lo swap di sette anni con Bear Stearns.
Il contratto, che regolava i pagamenti per circa 22 milioni di euro di debito, cambiò il tasso di interesse dal 4,7% fisso a uno variabile, secondo un report del giugno 2009 della Guardia di Finanza. Il tasso variabile sul tasso interbancario “lettera” su Londra, il Libor, una scommessa “estremamente rischiosa” dato che in quel momento si era a un minimo, disse quel mese la Finanza in un’audizione al Senato italiano.
Il LIBOR sul dollaro a tre mesi era
all’1 per cento nel giugno 2003 e nel gennaio 2006 aveva superato il 4,7 per cento, secondo i dati stilati dalla British Bankers’ Association. Il dato salì fino al 5,7 per cento nel settembre del 2007 quando i mercati di credito iniziarono a bloccarsi, per poi declinare fino a un nuovo minimo dello 0,25% nel dicembre 2009 dopo che fu deciso il taglio dei tassi di interesse.
Fondi esauriti
Cassino ha iniziato a perdere soldi
sugli swap con il terzo pagamento semestrale, dovendo pagare due milioni di euro quando il Libor iniziò a salire, secondo la testimonianza
della Guardia di Finanza. Questi fondi dovevano essere destinati alla pulizia e alla manutenzione stradale che il comune incassava dalle tariffe per i posteggi e dai fondi regionali
Fonte: Battle-scarred Italian town now defeated by debt
07.01.2012
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE