DI FRANCESCA BASILE
kelebeklerblog.com
Anche Casa Pound, nota griffe ideologica postneofascista, gode ora del suo quarto d’ora di popolarità grazie al gesto plateale del suo vicepresidente Simone Di Stefano, che il 14 dicembre si è arrampicato sul balcone della sede dell’Unione europea di via IV Novembre a Roma per sostituire la bandiera dell’Ue col tricolore.
Come succede spesso in Italia, l’ex candidato sindaco è diventato un mito guadagnandosi il plauso perfino di chi, con CP, aveva rotto i ponti da tempo: si è parlato di “beau geste” e di gesto simbolico, “quello che tutti avrebbero voluto fare ma nessuno ne aveva il coraggio” finché è arrivato lui, il fulgido eroe di una piazza generosa ma confusa e soprattutto di scarsa memoria.
Peccato infatti che nessuno ricordi come e quanto i giovanotti di Casa Pound abbiano ripetutamente fiancheggiato la destra di (qualunque) governo, in uno scambio di favori non sempre occulti; o come e quanto abbiano cavalcato, nel tempo, proteste avviate da altri aspettando di vedere se la faccenda “tirasse” mediaticamente oppure no. Ecco, mediaticamente: è questo l’avverbio da tenere d’occhio, perché è questo l’aspetto centrale del CP-pensiero.
La visibilità sembra essere la cosa più importante, per CP, che interviene sempre in extremis, dopo aver fiutato il vento: azioni spettacolari (manichini impiccati, lanci di vernice), offensiva mediatica (proclami, comunicati stampa, striscioni, locandine), radio e tv… molto rumore per nulla, si direbbe.
Poiché nonostante l’agitazione febbrile (e modalità di realizzazione spesso spiacevoli o connotate da un’inutile aggressività) questa ”associazione di promozione sociale” che fa leva sul volontariato dei militanti (il che spiega l’incessante avvicendamento degli stessi, che appena raggiungono l’età della consapevolezza si sfilano da questa organizzazione molto simile a una setta) non sembra aver prodotto niente sul piano strettamente politico: al di là dei libri e degli eventi, che forniscono materiale copioso e prezioso per le elucubrazioni degli antifascisti in servizio permanente effettivo, CP non ha spostato di molto gli equilibri politici nazionali e non ha inciso sul sociale come auspicava.
Del resto, basta leggere le FAQ sul sito ufficiale di CP per rendersi conto di come, al di là di molte belle e roboanti parole evocative di scenari guerrieri (“un’altra politica”; “uno slancio sociale, una speranza di riscossa, un’avanguardia del pensiero”; “arte, cultura, impegno sociale – in una parola: vita – “ in un mondo agonizzante e plastificato”; “dare speranza, dignità, forza e volontà a un popolo estenuato ed esangue”; ”protagonisti del nostro tempo”; “politica di preferenza nazionale e di respiro identitario” ecc.) sotto il guscio della tartaruga non ci sia poi un granché.
Tornando all’impresa di Di Stefano, è vero che il gesto è stato altamente simbolico: nel senso che ha colto nel segno, esprimendo apertamente e in un contesto di grande partecipazione popolare e comunicativa (la bandiera avrebbe potuto essere sostituita nottetempo, per esempio: ma sarebbero mancati il rimbalzo mediatico e la martirizzazione del suo autore) il malcontento inespresso o represso di larga parte della popolazione italiana, ancora incerta sull’atteggiamento da tenere nei confronti dell’euro.
E incerta sembra essere anche CP, per la verità : dal momento che il 19 ottobre 2011 Adriano Scianca, “responsabile nazionale per la cultura” del movimento fin dal 2008, così si esprimeva a proposito dell’Europa:
«Cpi considera semplicemente ridicolo, perdente e reazionario un qualsivoglia tentativo di ritorno all’uso della Lira e delle altre divise pre-esistenti all’Euro. Tutti i difetti che vengono imputati all’Euro appartenevano già alla Lira, quindi da questo punto di vista nessun passo indietro è stato fatto. In compenso, l’Euro è la prima moneta comune continentale dai tempi di Augusto. Esso è anche il primo serio concorrente del dollaro e una delle maggiori sfide all’egemonia di Wall Street fondata per l’appunto sull’onnipotenza del dollaro. Dal punto di vista dell’immaginario collettivo, inoltre, l’Euro fa ricorso ad una serie di riferimenti che richiamano la storia migliore del continente: da Castel del Monte a Leonardo da Vinci, da Dante Alighieri all’aquila germanica fino alle figure futuriste. Se il dollaro è denso di simbologie oligarchiche e massoniche, l’Euro attinge ad un immaginario pienamente ghibellino, radicato, propositivo. E questo vorrà pur dir qualcosa.»
Queste cose, probabilmente, gli entusiasti ammiratori loro malgrado del barricadiero Di Stefano le ignorano: ed è male, perché per valutare correttamente un fenomeno è imprescindibile disporre del maggior numero possibile di informazioni al riguardo. L’alternativa è una reazione di pancia, quando invece sarebbe il caso di privilegiare il cervello.
Francesca Basile
Fonte: http://kelebeklerblog.com
Link: http://kelebeklerblog.com/2013/12/18/casa-pound-i-birrai-delleurofobofilia/
18.12.2013
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