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La Redazione

 

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CAMMELLIERI E NEGRI DELLA SABBIA

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A cura di Das schloss
Il 13 Dicembre 2006
288 Views
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DI MALCOM LAGAUCHE
Uruknet

Molti Iracheno-Statunitensi hanno dato la loro prima
occhiata ad un cammello allo zoo di San Diego

Desert Storm non si è combattuta esclusivamente in
Iraq e Kuwait. Il fronte
casalingo ha fornito molta diffidenza e animosità
contro gli Arabo-Americani
ed il seguente malumore che si è generato ha aiutato
il governo degli Stati
Uniti a confondere il popolo americano sulla reale
natura della strage.

Questa campagna aveva somiglianze con quasi ogni
incursione militare degli
Stati Uniti dal 1945 in poi. Tutti tranne uno i
nemici dichiarati degli
Stati Uniti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale
sono stati paesi
governati e popolati da non-Caucasici. Ogni nemico
ha sopportato la sua
propria forma di nomenclatura razzista. I
Nord-Coreani ed i Nord-Vietnamiti
erano “musi gialli”. La Repubblica Dominicana e
Granada erano abitate da
“negri”. Nel 1986, l’ex attore di b
movies-diventato-presidente, Ronald
Reagan, cambiò emisfero quando ordinò il
bombardamento della Libia, un
paese pieno di “cammellieri”. Bush I ha continuato
la tradizione degli Stati
Uniti nel 1989 ordinando l’invasione di Panama,
uccidendo senza scrupolo in
cinque giorni migliaia di “cigani e negri”,
bruciando e abbattendo allo
stesso tempo migliaia di case nell’operazione
“Giusta Causa”. Le forze armate USA a Panama hanno usato molte nuove
armi. Le immagini
esibite dai coroner Panamensi mostrarono resti di
corpi che farebbero star
male persino i più duri guerrafondai. Ad esempio,
per uccidere civili
vennero usati proiettili al mercurio. Un proiettile
al mercurio penetra il
cranio e lascia soltanto una piccola inserzione, non
uccidendo
immediatamente il destinatario. Una volta
all’interno del cranio, il
mercurio si filtra nel cervello, provocando una
morte con agonia. Un altro
tipo di proiettile sperimentale usato a Panama fu il
proiettile a
frammentazione, che lascia solo un sottile foro. Di
nuovo, la morte non è
immediata. Dopo essere stato nel cranio per alcuni
secondi, il proiettile
esplode, facendo saltare in pezzi il cervello. La
dichiarazione ufficiale
del governo USA sulle vittime Panamensi fu confusa,
elencando un numero di
202 morti Panamensi, nonostante le immagini di fosse
comuni che mostravano
migliaia dei corpi. Da aggiungere all’inganno,
nell’agosto 1992, un comitato
di studio, che lavorava per conto
dell’amministrazione Bush, rivedette il
numero di morti. La nuova cifra venne fissata a 60
morti Panamensi. I media
furono assenti nel porre in discussione la
valutazione rivista, così si calò
nel folklore USA come fatto certo.

Quando l’amministrazione fu interrogata sugli
incendi delle case Panamensi,
seguì di nuovo una smentita. Quando, ad una
conferenza stampa fu chiesto al
portavoce del Pentagono Pete Williams di riferire
sulle accuse, questi
rimase impassibile e disse di non sapere nulla di
tali azioni. Quella fu la
fine della discussione sull’argomento. I media
presero nota della
dichiarazione di Williams e poi misero via le loro
penne. Per quelli
interessati alla verità, venne riportata negli Stati
Uniti una notevole
quantità di videotape che mostravano gli incendi
sistematici delle case da
parte dei soldati americani. Alcuni anni dopo il
fiasco, apparse un
documentario chiamato “L’inganno di Panama” [“The Panama Deception”, si può vedere in originale a questo link n.d.r.]. Questo
tra l’altro mostrava
anche filmati di case che bruciavano. Il
documentario ricevette premi
dall’industria cinematografica, tuttavia funzionari
del governo USA l’hanno
ignorato bollandolo come propaganda.

Panama, come Grenada, ha avuto molto a che fare con
la distruzione dell’Iraq.
A Grenada, gli Stati Uniti hanno testato il modo di
ostacolare la stampa ed ha
funzionato. Nonostante tiepide obiezioni dei media,
tutto fu perdonato nel
dicembre 1989. Poi, come con Grenada, la stampa
venne esclusa dalla
copertura. Di nuovo, altre proteste, ma
nessun’azione dai media.

L’invasione di Panama, come quella di Grenada, ha
incluso una forza
sproporzionata. Tuttavia, a Panama, gli Stati Uniti
hanno avuto un terreno
di prova con obiettivi vivi per la loro nuova
generazione d’armi, come
l’aereo Stealth e le bombe e missili “intelligenti”.
Era una prova per un
più ampio conflitto in futuro.

Con due invasioni riuscite di seguito alle spalle,
chiudendo fuori i media
ed usando una forza schiacciante, gli Stati Uniti
erano ora pronti a
svolgere il loro ruolo in Medio Oriente, un’area
dove avevano giocato molti
trucchi sporchi, ma tuttavia non avevano ancora una
presenza fisica. L’Iraq,
con le seconde più grandi riserve di petrolio al
mondo era l’obiettivo
perfetto.

Da metà anni 80, gli Stati Uniti, con la
collaborazione del governo
kuwaitiano, avevano cominciato ad agire per isolare
l’Iraq e degradare la
sua economia. Gli USA avevano altre grandi armi nel
loro arsenale che non
erano mai state elencate nelle pubblicazioni di
Jane’s Fighting – la
xenofobia e l’etnocentrismo.

Per gli Stati Uniti l’Iraq era un facile obiettivo
da ritrarre come nemico,
a causa della sua cultura e popolazione. Sembrava
quasi che odiare la sua
popolazione araba non costasse alcuno sforzo al
popolo americano. Gli
Iracheni sono di pelle scura e vestono diverso dagli
Americani. La religione
islamica era virtualmente sconosciuta in America e,
per molti, era un
affronto all'”eredità giudeo-cristiana” che molti
Americani consideravano l’elemento
base degli Stati Uniti. Anche i cibi iracheni erano
contrari a quelli che
compongono la tipica cucina americana.

Dopo il 2 agosto 1990, la macchina di propaganda
iniziò a lavorare senza
sosta. Gli Americani si levarono a protestare per le
azioni di quegli
individui sub-umani dalla pelle scura. Per
coincidenza, pochi Americani
saprebbero indicare dov’è situato il Kuwait su una
mappa e ancor meno
posseggono una qualsiasi conoscenza del paese.

Malgrado l’opinione di molti Americani che Iraniani
e Iracheni siano “la
stessa cosa”, la verità è molto differente. La
maggior parte degli Iraniani
non sono certamente arabi, ma sono di ceppo
persiano, mentre la maggior
parte degli Iracheni sono arabi. Razzialmente e
culturalmente, persiani ed
arabi non condividono le stesse origini.

Il termine razzista “cammelliere”, quando è usato
per descrivere un
Iracheno, sarebbe ridicolo se i risultati non
producessero il numero di
morti iracheni attribuiti a modelli di pensiero
razzisti. Non ci sono
virtualmente cammelli nella zona di Bagdad in Iraq e
molti Iracheni non
hanno mai visto un cammello se non sui libri o in
televisione. Durante
Desert Storm, ho visitato un negozio di un
Iracheno-Americano. Quando sono
entrato, sembrava scoraggiato. “Cosa c’è che non va,
Tony?” Ho chiesto. Mi
ha risposto, “Qualcuno ha infilato la testa nella
porta e mi ha chiamato
‘cammelliere,’ poi è corso via. Non ho mai visto un
cammello in vita mia
finchè non sono andato allo zoo di San Diego”.

Negli Stati Uniti c’è una notevole presenza
Iracheno-Americana in Michigan e
nel sud della California. Nel corso degli anni,
questi espatriati si sono
uniti al crogiolo culturale che compone il paese.
Alcuni hanno sostenuto il
governo socialista Ba’ath, mentre altri vi si sono
opposti. Una cosa che
però tutti gli Iracheno-Americani hanno sostenuto,
era la loro patria ed il
suo diritto ad esistere. Quando lo spettro del
Desert Storm si stava
affacciando, gli Iracheno-Americani furono scioccati
nello scoprire gli
atteggiamenti di molti Americani verso di loro.
Furono improvvisamente
relegati a “negri della sabbia” e furono sottoposti
ad azioni che si
presumeva fossero illegali negli Stati Uniti. Molta
gente d’affari si
ritrovò con le finestre fracassate ed i veicoli
vandalizzati. Ad un
proprietario di un negozio della California furono
rubate le gomme della sua
auto tre volte nel giro di due settimane. Gli
Arabo-Americani (non importava
fossero iracheni, sauditi, siriani, egiziani o
libanesi) e gli
Iraniano-Americani furono perfino interrogati
dall’FBI. La maggior parte
erano sbalorditi, perché vivevano negli Stati Uniti
da decenni e si
consideravano Americani. Volevano sapere perchè
interrogavano loro, mentre
Americani con altre provenienze etniche no.

George Bush non ha ascoltato gli Iracheno-Americani
sulla loro lealtà agli
Stati Uniti. Non ha fatto niente durante Desert
Storm per arrestare la
persecuzione contro di loro. Era cosa comune
un’attività economica di un
Iracheno-Americano con le finestre chiuse con assi.
Molti Iracheno-Americani
nel sud della California hanno dovuto davvero
chiudere i loro commerci a
causa di azioni intraprese contro loro da individui
fanatici durante Desert
Storm. La maggior parte degli Iracheno-Americani
avevano ancora la famiglia
in Iraq, ma durante Desert Storm, gli fu impossible
conoscere le condizioni
dei loro parenti perché gli Stati Uniti avevano
demolito tutte le forme di
comunicazione in Iraq. L’amministrazione
statunitense non fece nulla per
aiutare gli Iracheno-Americani e, col suo silenzio,
ha firmato atrocità
contro di loro. La storia si ripete. Vediamo che gli
stessi etnocentrismo e
bigottismo liberati nel 1991 furono ripetuti nel
2003 con l’invasione e
l’occupazione illegali dell’Iraq da parte degli
Stati Uniti. Tuttavia, ci
sono altri precedenti dal passato che rispecchiano
quelle azioni.

William Apess era uno scrittore Nativo Americano e
attivista della causa dei
Nativi. Nel 1836, tenne un discorso a Boston ai
discendenti dei Puritani che
avevano decimato quella che un tempo era la fiera
tribù Wampanoag del
Massachusetts e del Rhode Island. Il suo discorso
non fu un tentativo di
diplomazia; Apess dette ai cittadini uno ricordo
storico del diciassettesimo
secolo ed il suo messaggio era che l’attuale
popolazione americana avrebbe
dovuto prendere nota delle atrocità e far si che non
accadessero mai più. La
presentazione venne chiamata “Elogio di Re Philip”.
Re Philip (nome Nativo
Metacomet) era a capo della tribù Wampanoag quando
questa andò in guerra
contro i Pellegrini. La tribù non voleva la guerra,
ma ci fu spinta da loro,
cosa simile alle due guerre degli Stati Uniti contro
l’Iraq. Le similitudini
sono intriganti.

In Desert Storm, abbiamo visto migliaia di Iracheni
morti sull’ “Autostrada
per l’inferno” e scene simili furono mostrate nel
2003 mentre le truppe
americane stavano marciando verso Baghdad; corpi
accatastati uno sopra l’altro
con insetti che assalivano i cadaveri. Nella
descrizione della difficile
situazione degli Americani Nativi secoli fa, Apess
scriveva:

È comunque vero che ci sono molti che si potrebbero
definire onorati
guerrieri, che, nella saggezza della loro
legislazione civilizzata, pensano
che non sia un crimine vendicarsi su intere nazioni
e Comunità, finchè i
campi non sono coperti di sangue ed i fiumi si
trasformano in fontane
porpora, mentre si sentono dai feriti e da decine di
migliaia di morenti
gemiti come tuoni lontani, lasciando famiglie senza
aiuto a dipendere dalle
loro cure e compassione per vita; mentre si sente
che aleggia nell’aria una
risposta forte da decine di migliaia di bambini e
orfani indiani .

E credete che gli indiani non possano sentire e
vedere bene come i bianchi?
Se la pensate così, vi sbagliate. La loro capacità
di provare sentimenti e
di conoscere è veloce quanto la vostra.

Sostituite la parola “Iracheno” a Indiano nel testo
qui sopra e le
somiglianze sono evidenti. I Wampanoag, proprio come
gli Iracheni, furono
costretti a disarmarsi. Re Philip protestò coi
Pellegrini che stavano
rovinando i campi della sua gente. Portò il suo caso
alla corte degli
stranieri.

Secondo Apess:

La protesta di Philip era che i Pellegrini avevano
rovinato le coltivazioni
della sua gente. I Pellegrini, agendo come arbitri,
dissero che le accuse
contro di loro non erano motivate; e poiché non lo
erano, per loro
soddisfazione, i bianchi volevano che Philip
ordinasse ai suoi uomini di
deporre le loro armi e munizioni e che la corte ne
disponesse come
preferiva.

Quanto sopra è quasi identico all’Iraq che protesta
perché il Kuwait ruba il
suo petrolio e le Nazioni Unite che ordinano
all’Iraq di disarmarsi.

Dopo una guerra di due anni, la tribù Wampanoag fu
macellata. Philip venne
ucciso e le sue parti di corpo furono sparse in
tutta la zona e messe in
mostra. Un americano nativo venne pagato per
rivelare ai Pellegrini dov’era
nascosto Philip. Apess spiegò: “Un tradimento,
tuttavia, accelerò la sua
rovina; uno dei suoi uomini, nella speranza di una
ricompensa da parte degli
ingannevoli Pellegrini, tradì il suo paese
mettendolo nelle loro mani”.

I metodi per individuare ed uccidere Philip furono
quasi identici a quelli
usati nell’omicidio di Uday e Qusay Hussein. Un
lontano membro della
famiglia Hussein disse agli Americani dove stavano.
Dopo l’uccisione dei
due, gli Stati Uniti esposero i loro corpi
crivellati al mondo. Vi sono
quasi quattro secoli fra i due avvenimenti, tuttavia
lo stesso metodo di
cattura (tradimento) e la cruenta esposizione dei
corpi sono usati oggi per
descrivere la “vittoria”. E, lo stesso motivo, il
fanatismo, era il
combustibile che ha acceso il furore degli Americani
per distruggere il
nemico dalla pelle scura in Massachusetts ed in
Iraq.

blank

[I cadaveri di Uday e Qusay Hussein, uccisi nell’ assalto al loro nascondiglio insieme al quattordicennene nipote di Saddam, Mustapha. La taglia sui due era di 30 milioni di dollari]

Malcom Lagauche
Fonte: http://www.uruknet.info
Link: http://www.uruknet.info?p=28745
04.06.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FILMARI

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