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CALMA, CALMA, CALMA

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A cura di Davide
Il 21 Settembre 2011
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DI URIEL FANELLI
keinpfusch.net

Due giorni fa, circa, avevo scritto in un post abbastanza leggero che il nostro debito sarebbe stato declassato, e così è stato (anche se non è -ancora- colpa di Moooodys). Onestamente io lo davo per scontato, per cui mi sono messo a parlare di altro. Ho fatto male, perché evidentemente molti si sono spaventati del declassamento, e qualcuno mi ha contattato in chat, altri via email, dicendo “oddio, ma succede DAVVERO!“. Già, succede davvero. Così come presto arriveremo al default e presto finirà l’euro. E si, succederà DAVVERO.

Prevedere i tempi con cui succederà questo è difficilissimo: ovviamente ci saranno moltissime forze che si possono opporre a questa cosa, e non abbiamo di fronte esattamente degli imbecilli o delle forze poco potenti. Così la BCE può, se riceve il via libera, stampare quantità virtualmente illimitate di denaro, tanto oggi come oggi una moneta più è debole e meglio è.
Così la BCE può rallentare molto il processo. Ma non può fermarlo. L’anno prossimo dobbiamo rimborsare circa 200 miliardi di titoli, e in un mondo affamato di liquidità, ove le banche sono affamate di liquidità, e’ assai difficile che qualcuno ci compri 200 miliardi di titoli: chi liquida i titoli vuole soldi, chi ha soldi non compra titoli.

Così, ad occhio e croce direi che si tratti di qualche momento dell’anno prossimo -non a novembre di quest’anno, come dicono alcuni- più probabilmente agosto, per via della tradizionale scarsità di liquidi estiva.

Ovviamente, ci sono anche dei processi che possono accelerare il tutto. Per esempio, i tedeschi vogliono mandare la Grecia in default. Nella loro mentalità (stupida), quando una persona parla di Grecia parla di Grecia. E’ ovvio che se un tedesco pensa “mandiamo in default la Grecia”, egli intenda che ad un solo millimetro dal confine greco non succeda nulla.

Ma se tonfa la Grecia, oltre agli effetti sulle banche esposte, immediatamente scatterà la caccia ai derivati che contengono -in modo diretto o indiretto- sia il debito che i CDS sulla Grecia. E il risultato e’ che avverrà la solita “ondata di vendite”. E’ ovvio che questo produce un effetto a valanga, dal quale -forse- si salverebbe il debito USA, ma non e’ nemmeno detto.
In generale, la costruzione dei debiti sovrani e’ un gigantesco castello di carte. Basta che, oggi come oggi, una carta si muova e crolla tutto. Così, se si manda in default la Grecia, seguiranno tutti quanti: Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda, Belgio in primis. Francia poi. E sul debito tedesco (che non e’ poi così piccolo) ne ridiscutiamo, dopo mezza dozzina di fallimenti.

Molti di voi mi hanno chiesto: e dopo?
Il punto e’ il legame tra default ed Euro. Sinora si e’ detto, a torto (1), che con l’ Euro il default era impossibile, stabilendo un legame artificiale tra default e moneta. Nel modo contrario, il legame tra default e moneta e’ altrettanto inesistente e mai provato.

Il trattato che stabilisce l’ Euro e’ definitivo, e come se non bastasse impegnativo. NON prevede alcuna procedura di uscita, se non la completa distruzione di ogni presupposto che consenta di creare un “Euro”. Che cosa significa? Significa che anche fallendo una nazione NON può essere messa fuori dall’ Euro. Può essere espulsa dal board che prende decisioni, questo sì. Può anche essere che alle banche di quella nazione venga rifiutata la vendita di denaro, ma non e’ una soluzione accettabile. Ci sono nazioni che vendono denaro a banche straniere senza farsi alcun problema, e a tassi incredibilmente bassi. Se per disgrazia la BCE proibisse alle banche italiane di rifornirsi, queste inizierebbero a rifornirsi in dollari e/o altre valute come lo yen, che sono relativamente semplici da ottenere. E il disastro sarebbe ancora peggiore.

C’e’ da dire che, peraltro, le banche sono enti privati. In che modo la BCE possa rifiutarsi di vendere alle banche di un paese , che sono dei privati, solo perché il debito sovrano dello stato (che non e’ un privato come la banca) e’ fallito, rimane tutto da vedere: la BCE rischierebbe di violare il trattato, e la nazione che ne uscisse sarebbe dalla parte della ragione.

Inoltre, tedeschi e olandesi dicono “se andate in default, allora vi togliamo il diritto di voto nel board, escludendovi dalle decisioni“.
Aha. Dimenticano una “piccola” cosa: che se un paese come l’ Italia va in default, le sedie del board diventeranno così scomode e bollenti che sedere nel board sarà un problema, e semmai un sollievo sarà di NON dovercisi sedere. Quella che loro considerano una punizione, nel caso di default, sarà un sollievo ed un premio. Se l’ Italia va in default, chi siede nel board sarà proprio chi pensa che gli piacerebbe essere altrove.

Tuttavia, credo che senza interventi -che non immagino- in caso di default -e il default sta arrivando- l’ Euro si dissolverebbe. Si dissolverebbe per una semplice ragione: il debito pubblico europeo e’ un castello ridicolamente debole. Andata in default UNA nazione, crollano tutte. Le banche Italiane sono poco impegnate nel debito di altri paesi -motivo per cui gli altri paesi non vogliono comprare debito italiano- e quindi rimarrebbero in piedi.

Ma se fallisse il debito italiano, immediatamente si scoprirebbero due grandi bluff:

  • il primo e’ che nemmeno le famose banche tedesche sono così solvibili e liquide come dicono. L’equilibrio consociativo lander-banche , che vige in Germania da 50 anni, e’ tale da creare un equilibrio rigidissimo e immobile. Non vi illudete che qualcosa possa cambiare. Le banche tedesche NON sono affatto liquide, e il tentativo di nascondere parte degli stress test lo dimostra.
  • Il secondo bluff e’ quello dei CDS. Essi vengono venduti senza poter essere pagati. Si tratta di una di quelle truffe che passerà alla storia come l’ennesimo “ehi, ma lo facevano tutti”, lo stesso che si disse dopo il credit crunch. Ma il collasso dei CDS mostrerà chiaramente agli investitori che e’ meglio fuggire da quel mercato.

In definitiva, una volta che crolli un debito sovrano, si scopre che NON c’e’ nessun posto in cui investire davvero, e che i CDS non riparano proprio nulla, e sono carta straccia o quasi. Il debito viene rivenduto supponendo che sia a basso rischio e inglobato in altri titoli che partono dall’idea che il rischio sia stabile. Un picco di rischio sostanzialmente macella il mercato. La fuga da OGNI titolo di stato sarà inevitabile dopo il PRIMO default dall’area euro. E a quel punto seguiranno tutti, o quasi.

Il vero problema e’ che gran parte del problema e’, oggi, in alcuni stati. Voglio dire che con le banche italiane poco esposte nel debito straniero e la possibilità per lo stato di convertire -per i clienti italiani- i btp in buoni della cassa depositi e prestiti -opportunamente gonfiata di immobili e beni pubblici- , il resto del casino e’ quasi irrilevante. Il botto avviene fuori.

Ma una volta che un paese si liberi del debito, la vera domanda sarà: “e io sono fesso, che invece pago il mio debito?”. Perché il punto e’ questo: il paese che si libera del debito oggi riesce a crescere di un tasso pari agli interessi non pagati. Per l’ Italia fa il 6% del PIL ogni anno.

Ora, siamo seri: che senso ha per i paesi “seri” pagare il debito, se questo si traduce in un handicap nei confronti di quelli che vanno in default, che inizieranno a correre come economie emergenti, a due passi da casa?

Il concetto, cioè, e’ che se in Europa fallisce UNA nazione dell’area Euro, falliscono tutte a catena. Perché devono, perché non hanno scelta, per il panico sui mercati, ma specialmente perché il “tana libera tutti” conviene proprio a tutti.

Così, vedrete che appena si avvicinerà il momento del default, TUTTI i paesi europei VORRANNO uscire dall’ Euro, e TUTTI i paesi europei ne decideranno -insieme- la fine. Non so quando, non so come, ma andate tranquilli che succederà.

C’e’ chi si chiede cosa succederebbe ad avere debiti in euro e una moneta nuova. Personalmente, nessuno può costringere una nazione ad usare come moneta ufficiale una moneta diversa dalla propria, ed e’ una tendenza consolidata nel diritto nazionale con diversi precedenti di secessioni e fusioni che hanno sempre trasformato il debito nella vecchia moneta in un debito nella nuova moneta. Con ogni probabilità, la richiesta di convertire il debito in -qualsiasi cosa venga dopo l’ Euro- vincerebbe nella stragrande maggioranza di -eventuali- corti internazionali.

Oggi S&P ha declassato il debito -cosa stupida, ma questa e’ una tempesta di perfetta stupidità- senza considerare le conseguenze sulla finanza UK di questo fatto. Ma se tralasciamo il problema, otteniamo che Berlusconi ha risposto nel modo -razionalmente- più corretto, accusando S&P di avere una visione politica.

Normalmente le agenzie di rating non rispondono alle critiche. Nel caso di Berlusconi si sono affrettati a rispondere. Sapete perché? Perché se un individuo tira numeri a caso lanciando una moneta, ma lo fa dentro una stanza chiusa per poi vantarsi di fare calcoli sofisticatissimi, CHIUNQUE SOLLEVI UN DUBBIO SUL METODO e’ un pericolo mortale.

Io non penso che S&P sia influenzato dai media italiani. Penso che tiri, essenzialmente, a casaccio, con la benevola “concupiscenza” di alcuni azionisti cui fa insider trading. Esattamente quanto ogni altra agenzia di rating.(2)

Ma il problema non e’ che Berlusconi dica il vero: il problema e’ che solleva la questione “come fate voi a fare il rating”? E sa bene di toccare il punto debole delle agenzie di rating, perché se e’ vero che non dipendono dai media, e’ ancora più vero che più o meno- una cartomante sarebbe più affidabile.

Così, S&P e’ costretta ad “abbassarsi a rispondere” a Berlusconi, cosa senza precedenti nella storia delle agenzie di rating, che hanno ricevuto ben altri rimbrotti prima di oggi.

Il problema e’ che gli altri rimbrotti non sono mai andati ad aprire la questione del merito, mentre il rimbrotto di Berlusconi va a toccare il “come voi determinate queste lettere che date?”.

E questo e’ stato sufficiente a far saltare i nervi a S&P, che ha rotto la tradizionale tendenza di queste agenzie a tirare dritto in silenzio.

Altro punto: cosa succede ora. Succede che presto finirà la moratoria sulle vendite allo scoperto, e succederà che nel frattempo alcuni speculatori hanno “ricaricato” con diversi miliardi da gettare sul debito pubblico italiano. Non appena finirà la moratoria, arriverà l’assalto. Il debito costa e nel prossimo anno dobbiamo rinnovarne circa 200 miliardi. Per cui, se dobbiamo pagare ancora più interessi, servirà un’altra “finanziaria” che il governo, politicamente, non può fare.

E qui c’e’ l’altra trappola. Si potrebbe costringere Berlusconi alle dimissioni, col che lascerebbe definitivamente l’incarico. Si otterrebbe un governo pre-elettorale, nella migliore delle ipotesi, oppure un sedicente governo d’emergenza composto da tutti i partiti. In tutti i casi si tratterebbe di mettere d’accordo un grosso partito che grida al ribaltone, con il presidente della camera “traditore”, Di Pietro, e Bossi che dice “l’Italia affonda, facciamo la Padania”. Senza Berlusconi a tener fermo Bossi, Bossi ricomincerebbe a raccogliere voti tra i secessionisti, gridando “l’Italia affonda, facciamo la Padania”. Così avreste il PDL che grida al ribaltone e la Lega che grida si salvi chi può. Che governo di unità ne possa uscire, lo sanno solo le opposizioni.

Diciamolo apertamente: la caduta del governo -a prescindere da Berlusconi- non può essere lasciata passare in sordina. Se si declassa il debito perché una finanziaria ha avuto una settimana di discussione in parlamento, non sarà possibile chiudere un occhio alla caduta di un governo. Chi pensa che si possa cambiare il governo in questa situazione senza generare il panico sui mercati SOGNA. Il governo preelettorale dovrebbe occuparsi solo di ordinaria amministrazione. E’ vero che con l’accordo del presidente della repubblica il divieto si possa aggirare, ma il fatto che si aggirino le leggi in vigore e’ proprio quello che il mercato, qualsiasi cosa sia, non considererà una prova di affidabilità. Caduta del governo = default quasi immediato.

Così, molto tranquillamente ci sono cose che possono rallentare il processo e cose che possono accelerarlo. Tutto pende dalla parte delle cose che possono accelerare il processo, quindi il default e’ vicino.

Sono molto tranquillo. E’ vero che sta per arrivare Dicembre, ma e’ vero che alcuni porci hanno mangiato tutto e sono i porci più grassi. Se un maiale e’ così fesso da ingrassare a dismisura prima di Natale, le conseguenze sono tutti cavoli suoi. Se volete togliere 50-60 miliardi, potete rivolgervi alle famiglie. Ma se ve ne servono 200-300, come ne serviranno a breve per chiudere le aste del 2012, dovete per forza “ammazzare il maiale grasso” con una patrimoniale da incubo. E se 200/300 vi servono solo per il 2012, e il 2013 e’ analogo, dovrete contare una mazzata mai vista prima. E no, le famiglie non li hanno. E neanche le imprese.

Oggi come oggi il default lo pagherà una ristrettissima quantità di persone, attorno al 10-15%, tutti gli altri italiani hanno davvero poco da perdere. Certo, molti di loro (probabilmente anche io) dovranno pagare qualcosa. Ma qualcosa non e’ “la mazzata che aspetta i vecchi riccastri”. Si sono tenuti in pancia tutta quella “robba” che essenzialmente pagherà il debito. Se ci sarà una patrimoniale, ci vanno di mezzo loro. Se i btp diventano carta straccia o vengono sostituiti da buoni della cassa depositi e prestiti, sono cavoli loro. Se i grandi risparmi saranno massacrati, sono ancora cavoli loro. Se le banche italiane -e con loro i loro azionisti- saranno falcidiate in borsa, sono cavoli loro che perderanno “valore”.

Non ho nessuna intenzione di provare pietà verso i Benetton o i signori delle Generali (gli agnelli) e tutti gli altri della “finanza bene” se quando arriverà la tempesta le loro banche saranno falcidiate. Né ho alcuna intenzione di provare pietà per gli altri piccoli azionisti, o per chi si e’ servito dei private banker.

Nella mia personale visione del mondo, c’e’ un solo modo di fare soldi, ed e’ lavorare. Dove lavorare significa costruire qualcosa da vendere o fornire servizi a chi costruisce qualcosa da vendere per farlo funzionare meglio. Il resto e’ parassitario, e per come la vedo io se chi vive sul grasso che cola inciampa, deus lo vult.

Questi personaggi scagazzano di continuo la minchia dicendo che il governo deve stare da parte perché se sei povero deus lo vult – ti punisce perché non fai abbastanza- e se sei ricco deus lo vult -ti premia perché sei fico e aggressivo.

Ora, questo e’ il peggio del medioevo, che la cultura protestante ha enunciato nel 1400 e continua ad enunciare. Sarà anche protestante, ma rimane merda del 1400. Sarà anche adatto al business, ma rimane merda del 1400.

Nessuno ti vieta di credere ad una merda del 1400. Nessuno ti vieta di “fare come in america” imitando un’economia che ancora crede nella tratta degli schiavi, solo che adesso il Messico e’ “la tratta dei negri 2.0”, o la Cina, o qualsiasi Elbonia del caso.

Ma se fai così, quando arriva la tempesta e nel mirino ci sei tu, tutto quello che avrò da dirti sarà “deus lo vult”. Ho deciso di aderire anche io alla famosa “cultura protestante”. E credo che se qualcuno ti manda in vacca con una mazzata di tasse per pagare un debito pubblico enorme, in qualche modo eri predestinato. Già. Deus lo vult, no?

Dovevi fare di più per non essere nel centro della tempesta, carino. Dovevi correre di più per salvarti. Dovevi vedere più lontano. Dio ti ha punito per questo. Eri predestinato, carino. Non ci puoi fare nulla.

La vedi tutta questa gente che non ha risparmi, che teneva pochi soldi in casa, quelli che hanno creduto nel lavoro e oggi fanno lavori solidi, lo vedi il muratore che non ci ha rimesso nulla?

Non senti forse la mano di Dio, in questo?

Uriel

(1) Ho detto CENTINAIA di volte, su questo blog, che NON esistono scritti accademici nei quali si dica che legarsi ad una moneta forte protegga dal default, o sia di vantaggio in caso di default, e che l’ Argentina semmai mostrava il contrario. Stranamente, TUTTI hanno continuato a ripetere la litania di Prodi, Amato, Ciampi “l’Euro ci salva dal default”. Ebbene, l’euro NON salva un bel niente, COME POTETE BEN VEDERE CON LA GRECIA. Le nazioni si salvano da sole, o non si salvano, o le salva qualche altra nazione che caccia la lira. La moneta forte, da sola, non ferma un bel niente. Come al solito avevo ragione, e come al solito Prodi aveva torto.

(2) Esiste un modo “scientifico” di calcolare il rating? Teoricamente si. Se si parte dall’idea che il non-rischio sia la perfetta coerenza del titolo con l’andamento del mercato di riferimento (quello in cui e’ quotato) , allora il rating dovrebbe essere un indice sintetico (varianza/covarianza) tra l’andamento del titolo e l’andamento del mercato di riferimento negli ultimi anni. Ma questo per titoli venduti su più mercati corrisponde ad avere più rating per lo stesso titolo a seconda del mercato. Non esistendo una borsa mondiale comune, del resto, non può esistere alcun rating globale.

Uriel Fanelli
Fonte: http://www.keinpfusch.net
21.09.2011

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