Il dogma dell’eroismo di Calipari
salva Letta e chiude l’epoca
dei pasticci di Palazzo Chigi
e del Sismi sui sequestri in Iraq
DI CLAUDIO LANTI
Roma 5 maggio (La Velina Azzurra) – La politica riesce ormai a cavarsela sempre gratis. Per il pasticcio insanguinato di Baghdad nessuno pagherà il dovuto prezzo. Il conflitto Italia-Usa è stato sbloccato dalla telefonata personale di Bush a Berlusconi, con le sue affettate condoglianze per la morte dell’ “eroe” Nicola Calipari, che da vivo come da morto è stato il factotum, lo strumento di questa storia. In conclusione, il ruolo di Calipari è servito anche a soffocare la verità sulla condotta delle due parti. Oggi in Parlamento il Cavaliere ci ha inflitto l’ultima sceneggiata prima di calare il sipario. Le versioni italiana e Usa sulla sparatoria al posto blocco resteranno clamorosamente contraddittorie e lacunose, come facce della stessa medaglia. Il Pentagono salverà i suoi soldati dal disonore del dilettantismo e della paura; e in compenso si terrà nel cassetto le verità inconfessabili degli italiani, intercettate dai satelliti spia: il pagamento del riscatto e la gestione all’amatriciana della liberazione di Giuliana Sgrena, con cui Palazzo Chigi ha obbligato il Sismi di Nicolò Pollari ad adottare procedure e finalità indegne per un servizio d’intelligence.
Il presunto eroismo di Calipari è stato la chiave di tutto, la causa del problema e il toccasana per risolverlo. Se non ci fosse “scappato il morto” non sarebbe successo nulla. L’auto del Sismi sarebbe arrivata sgommando all’aeroporto. L’ostaggio sarebbe stata riportata a Roma la stessa notte del 4 marzo, in tempo per i festeggiamenti già predisposti a Palazzo Chigi in doppio collegamento con Porta a Porta e il festival di San Remo. Balli e coriandoli per tutti. Un delirio per Berlusconi che -conoscendo come ragiona- sperava di ricavarne anche una vittoria alle elezioni regionali di un mese dopo. Quanto agli americani, in cambio della quieta presenza politica del contingente italiano in Iraq, avrebbero chiuso gli occhi un’altra volta per l’ennesimo sequestro pagato ai tagliagole della guerriglia
Davanti al guaio di Baghdad, nacque il dogma dell’eroismo di Calipari celebrato addirittura mentre copriva con il proprio corpo quello della Sgrena. Perché sugli eroi non si discute. Gli eroi non sbagliano. Quando vengono mandati allo sbaraglio, come in questo caso, il loro sacrifico diventa il lavacro per emendare gli errori propri e altrui. Come è avvenuto molte volte nella storia del nostro Paese, la bella morte di chi lascia rimette le cose a posto per chi rimane.
Questo era anche il destino di Nicola Calipari, uomo dello Stato caduto in servizio. un personaggio del quale ormai si sa tutto. Non un agente speciale ma un poliziotto prestato all’intelligence, un funzionario medio con normali esperienze nelle questure e una limitata esperienza internazionale. A seguito di serie difficoltà di sintonia con i propri superiori, a un certo punto Calipari venne recuperato grazie all’intervento del sottosegretario Gianni Letta su segnalazione della moglie (di Calipari) Rosa Villecco che era a sua volta in forza al Cesis. Si sa bene come si entra nei servizi segreti. Il destino di Calipari s’incrociò quindi con quello del gran ciambellano di Berlusconi che, grazie alla delega dei servizi segreti e ai sequestri in Iraq, stava salendo di profilo: da super burocrate a super gestore di situazioni calde. E grazie a Letta, in pochi mesi, Calipari si trovò proiettato ad uno dei gradi massimi del Sismi, la guida della vecchia Divisione ricerche all’estero, dove si erano cimentati dirigenti con decenni di carriera alle spalle ed esperienze un pochino più robuste di quelle del buon Calipari. Segni dei tempi.
Adesso è pur vero che i governi non pagheranno ma alcune cose minori dovranno cambiare. Una bolla impropria si è sgonfiata. E’ inevitabile che il nuovo ruolo politico di Gianni Letta venga ridimensionato. La responsabilità del disastro che ha messo in pericolo l’alleanza Italia-Usa è solo sua. E non è cosa da poco. In un Paese normale, in Slovacchia per esempio, uno al suo posto si sarebbe già dimesso. Invece il Cavaliere, cui Letta è legato da 25 anni di segreti ai vertici Fininvest, lo ha salvato. Ma l’illusione (che ristagna da tempo al Quirinale) di utilizzarlo per soluzioni politiche più alte, questa è cosa chiusa. La corsa è finita. Letta rimane a questo livello. Punto. Si scioglie anche l’anomala task force che il sottosegretario stava creando attorno a se, costituita da uomini della Croce Rossa, prefetti da cerimonie e 007 occasionali.
Qualcosa accadrà anche ai vertici nei servizi segreti. Niccolò Pollari, direttore del Sismi, ha dettodi aver solo eseguito gli ordini del governo, cioè quelli di Letta. E con ciò crediamo che abbia lasciato una pessima impressione nei suoi colleghi americani, che si tengono nei cassetti i nastri delle conversazioni tra Pollari e Calipari. Certo, il Sismi è un organo dello Stato italiano ma Pollari doveva saperlo che nella convivenza quotidiana esso “deve” andare d’accordo con i servizi americani, che non amano certi eccessi di autonomia e che hanno tutte le tecnologie per scoprirli. Nessun direttore del Sismi d’altri tempi avrebbe commesso errori simili. E, guarda caso, le iniziative spericolate della “task force” di Palazzo Chigi erano seguite nel resto d’Italia dal silenzioso distacco della diplomazia, della difesa, della sicurezza. Da notare le parole del ministro della difesa Antonio Martino (“Io in questa storia non ho voluto proprio metterci le mani”). Da notare il silenzio dei vertici del ministero dell’Interno sulla sfortunata utilizzazione di un proprio funzionario.
Anche se l’opposizione sta cercando di rimandare a dopo le elezioni del 2006 i cambiamenti della struttura della sicurezza, qualcosa sta maturando. Per chiudere l’incidente, gli americani potrebbero suggerire una faccia nuova alla guida del Sismi. Pollari aspira da tempo a tornare alla Finanza, come comandante del corpo o come direttore della nuova agenzia per le entrate. La Difesa sta insistendo per rimettere al Sismi un ufficiale di forza armata. Ma anche il direttore del Sisde Mario Mori, in difficoltà da tempo, è rimasto in piedi con l’aiuto di Marcello Dell’Utri e del presidente del Senato Pera. Per Mori la situazione è diventata insostenibile con l’apertura del processo per la mancata perquisizione del covo di Totò Riina. Anche il Sisde, nel frattempo, sta intensificando la sua presenza all’estero, giustificata dalla minaccia dei flussi criminali dai Balcani e dal Mediterraneo.
Per i servizi segreti sarebbe dunque il momento della sospirata riunificazione, per la quale anche Cossiga si sta agitando.
Un’unica struttura con varie braccia. Per guidarla si sussurrano nomi di carabinieri e del prefetto Giorgio Manganelli. Ma si dice che nessuna soluzione potrà prescindere dai consigli di Gianni De Gennaro, il vero uomo d’influenza sulle grandi questioni della sicurezza.
Claudio Lanti
5.05.05
La Velina Azzurra N. 19 del 5.5.2005
Supplemento di Italian Outlook – Facts and analysis
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