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La Redazione

 

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BANLIEUES, AGENTI PROVOCATORI, SARKOZY

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A cura di Truman
Il 11 Giugno 2007
158 Views
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blankDI YVES DUCOURNEAU
Oulala

Chi si ricorda degli incendi di autobus dell’ottobre 2006? Arrivati in un contesto stranamente calmo, certi incendi hanno lasciato un’impressione di “organizzazione”: gli incendiari erano armati e indossavano passamontagna e svanivano appena commesso il misfatto. Al contrario, altri incendi avevano un andamento “dilettantesco” ed erano commessi da giovani che volevano imitare i primi e che, sfortunatamente, hanno a volte rischiato di uccidere dei passeggeri, come a Marsiglia.

All’epoca, un comunicato del Partito Comunista Francese (PCF) descrive certi incendi come azioni “palesemente molto organizzate” (1), mentre il sito d’informazione alternativa “bellaciao” evoca una “operazione di barbe finte” (2), ossia condotta dai servizi segreti. Polizia segreta: la parola è detta. Ora, Wayne Madsen, uno dei migliori giornalisti investigativi statunitensi (è stato selezionato per interrogare la Commissione d’inchiesta sull’11 settembre) rivela sul suo sito Wayne Madsen Report (WMR) che alcuni incendi di autobus nelle banlieues francesi erano opera di agenti provocatori, finanziati da fondi neri alimentati dai proventi derivanti dal traffico di droga, il tutto …sotto la guida di Nikolas Sarkozy (3). A voler credere a Madsen, la critica fatta a Sarkozy da parte di numerosi dirigenti di sinistra d’aver messo a fuoco le banlieues potrebbe rivelarsi letteralmente vera! Madsen ricava le sue informazioni da una fonte appartenente ai servizi segreti francesi e che definisce Sarkozy come “piccolo Hitler francese” – si apprezzerà la formula.
Un’inchiesta tedesca conferma parzialmente

In tema di servizi segreti la prudenza è d’obbligo: una manipolazione è sempre possibile e difficilmente si possono avere delle certezze a caldo. Tuttavia, un giornalista tedesco, Udi Ulfkotte, conferma la presenza di agenti provocatori nelle banlieues francesi e lo stesso Madsen è un profondo conoscitore di servizi segreti e di politica internazionale. Peraltro, osserviamo il fatto seguente: una manipolazione non funziona se non si propaga nell’opinione pubblica. Questo è motivo per cui i manipolatori preferiscono rivolgersi alla stampa nazionale piuttosto che a un giornalista straniero senza contatti con i media nazionali. Un esempio? Il “piccolo” affare Clearstream (lo scandalo francese) si è propagato principalmente grazie alla stampa e, in particolare, grazie al giornale Le Monde. Se esso si è propagato così fortemente è perché proveniva da un grande giornale. L’informazione del Wayne Madsen Report, che stabilisce una connessione tra Nicolas Sarkozy e una rete di agenti segreti attivi nelle banlieues, non ha seguito questo circuito e, soprattutto, è stata in parte confermata da una seconda inchiesta, quella di Udi Ulfkotte. Di conseguenza, l’evidenza porta a dire che non siamo in presenza di una manipolazione, anzi, il contrario.

Un altro esame dell’informazione del Wayne Madsen Report consiste nel chiedersi se essa si inscrive logicamente in quello che sappiamo. Secondo Madsen, è questo il caso potendo definire Sarkozy e la politica che si appresta a condurre come neo-conservatori. Ora, sappiamo che la dottrina neo-conservatrice implica specificatamente l’idea che la difesa della democrazia si compie meglio in presenza di un nemico esterno e che, in assenza di un tale nemico, conviene fabbricarselo. La dottrina neo-conservatrice ricicla la “strategia della tensione“, tecnica ben conosciuta dei nostri amici dei servizi segreti, qui appena mascherata per sedurre governanti sempre più disinibiti. “Fabbrichiamo la violenza per spingere la popolazione a chiedere autorità e sicurezza in cambio di una diminuzione della sua libertà“, questo potrebbe essere il motto dei neo-conservatori che, oltre Atlantico, eccellono nei lavori pratici.

Le sommosse urbane nutrono la paura, che nutre il voto Sarkozy: tutto si lega

Malgrado la coerenza dell’informazione presentata dal Wayne Madsen Report, consideriamo per prudenza che questa notizia sia vera con una probabilità del 50%. A cosa serve tale informazione?

Ebbene, oltre alla sua potenziale gravità, serve a renderci vigili. In linea di principio, una deriva è sempre possibile ed è la nostra negligenza che la rende possibile. Tutti i cittadini, che abbiano o meno votato per Nicolas Sarkozy, dovrebbero conservare questa informazione in un angolo della loro testa e mostrarsi particolarmente attenti nei mesi e negli anni a venire. Ogni mese, ogni anno che passerà senza esplosioni di violenza “palesemente molto organizzata” dimostrerà non tanto che l’informazione del Wayne Madsen Report era sbagliata quanto che l’azione delle barbe finte è stata limitata nel tempo. Viceversa, se si produrranno altre sommosse, i cittadini dovranno attaccarsi al minimo dettaglio: le modalità operative denotano una grande organizzazione? La violenza è cresciuta progressivamente o è stata preceduta da “picchi”? (i petardi nella polveriera…) Sono stati ascoltati gli autori dei disordini e la loro versione è credibile in rapporto ai fatti? Il governo presenta a caldo un testo di legge la cui articolazione suggerisce che fosse stato già predisposto? Questo è il dovere sacro di ogni cittadino, chiunque sia il presidente della Repubblica eletto, e questo dovere non si riduce beninteso alle sole violenze urbane. Ogni potere necessita di un contro-potere.

Minacce future

Proseguiamo la nostra riflessione e supponiamo che sia vera l’informazione del Wayne Madsen Report che stabilisce una connivenza tra Nicolas Sarkozy e gli agenti provocatori che incendiavano gli autobus nell’ottobre 2006, e cerchiamo di indovinare come Nicolas Sarkozy si servirà un domani della sua “arma segreta“. Si schiudono tre scenari:

1. Non se ne serve più (ha raggiunto il potere, è contento).
2. Continua a servirsene (per consolidare il suo potere).
3. Passa al livello superiore: incoraggia il più violento tra i gruppi infiltrati a commettere un attentato di maggiori dimensioni sul territorio francese.

Un primo indizio a favore dello scenario 3 ci è fornito dalle minacce agitate recentemente da Al Qaeda verso la Francia, minacce pervenute attraverso lo stesso canale delle rivendicazioni degli attentati di Madrid e di Londra, due operazioni che puzzano intensamente di servizi segreti. Il ricorso a questo canale ci mette la pulce nell’orecchio. Nello stesso tempo, cerchiamo di non esagerare perché le minacce senza seguito sono una schiera.

Un secondo indizio in favore dello scenario 3 ci viene suggerito dal Wayne Madsen Report che riferisce che Nicolas Sarkozy, appena eletto, ha iniziato una purga dei servizi segreti francesi definita da Madsen una “purga stalinista“) – e notate bene: usciamo da un governo di destra. Secondo Madsen, i servizi segreti – notate ancora, quelli lasciati da Jacques Chirac, non dalla sinistra – sono considerati troppo filo-arabi e troppo vicini alla sinistra. Questa purga potrebbe annunciare una svolta nella politica internazionale della Francia e sfociare in una politica più a destra, più atlantica e più filo-israeliana di quanto lo fosse quella di Jacques Chirac, che sul tema è rimasto fedele alle tradizioni francesi e golliste. Come farà il presidente appena eletto a fare accettare ai francesi questa svolta, quando la politica internazionale è stata una grande assente nella campagna elettorale? Nicolas Sarkozy passerà sopra l’opinione dei francesi come fece Tony Blair in Gran Bretagna, sfidando un corteo di un milione di manifestanti contro la guerra? Oppure, e ritorniamo alla necessità di servizi segreti “disinibiti”, sfrutterà un “evento” interno capace di rimodellare l’opinione pubblica?

Sul tema della politica interna, non sarà sfuggito a nessuno che Nicolas Sarkozy vuole procedere in fretta con le riforme. In un paese che è detto ingovernabile, una diversione, come un grande attentato per esempio, capiterebbe a fagiolo: il tempo di rimettersi dall’emozione e, voilà, si scopre che le grandi riforme sono passate!

Lo scenario 2 implica un’astuta variante: le riforme promesse potrebbero provocare, alla chiusura del 2007, un imponente movimento sociale. I giovani meno favoriti provenienti dalle banlieues, particolarmente attaccati sia dal candidato Sarkozy che dal ministro degli Interni Sarkozy, e che hanno votato in massa per Ségolène Royal, potrebbero aderirvi. In questo caso, la missione affidata alle “barbe finte“, consistente nel creare disordini nelle manifestazioni allo scopo di rendere il movimento impopolare, sarebbe odiosamente facilitata: sarebbe facile attribuire le intemperanze a questi giovani la cui immagine presso l’opinione pubblica è già rovinata.

Infine, lo scenario 1: Sarkozy sceglie di contare solo sulla sua forza politica e sul suo talento di comunicatore e prova a vincere lealmente. Considerato l’ego del personaggio, non è un’ipotesi impossibile.

Miscela esplosiva

Nessuno dei tre scenari gode della mia “preferenza” e nessuno può sapere a cosa somiglierà il quinquennio di Sarkozy. Ma la presenza di agenti provocatori nelle banlieues nell’ottobre scorso, il sospetto di una connivenza tra questi agenti e il nuovo presidente, la purga dei servizi segreti iniziata all’indomani della sua vittoria, le necessità di un calendario politico nello stesso tempo ambizioso e rischioso, il vassallaggio di Nicolas Sarkozy verso i neo-conservatori americani ed Israele (5) e i suoi slanci camerateschi verso Tony Blair, che ha fabbricato i falsi che hanno consentito di scatenare la guerra preventiva USA in Iraq, formano una miscela esplosiva che porta la mia diffidenza ad un grado impensabile sotto Jacques Chirac.

Note:

(1) “Incendie de Bus de Nanterre et Bagnolet”

(2) “Incendies de bus cette nuit, ça sent le barbouzage”

(3) WMR del 23, 25 e 26 ottobre 2006, qui tradotti: “Banlieues: des allegations en provenance des US»

(4) WMR del 10 maggio 2007, cercate “Tintoni”

(5) “Discours – Déplacement de Nicolas Sarkozy aux Etats-Unis du 9 au 12 septempre 2006”

Yves Ducourneau
Fonte: http://www.oulala.net/
Link: http://www.oulala.net/Portail/article.php3?id_article=2993
28.05.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MATTEO BOVIS

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