AVANTI CON LA RECESSIONE

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DI GEORGE MONBIOT
The Guardian

In quali altri modi gli effetti della crescita verranno fermati?

Se siete di indole sensibile, vi suggerisco di voltare pagina adesso. Sto per rompere l’ultimo dei tabù universali.
Spero che la recessione prevista da alcuni economisti si materializzi.

Riconosco che la recessione causerebbe stenti e privazioni. Come tutti sono conscio del fatto che esso causerebbe la perdita del posto di lavoro e della casa per alcune persone. E non nego l’impatto o il danno che questi causerebbero, sebbene potrei discutere sul fatto che questi sono gli evitabili risultati di un’economia progettata per massimizzare la crescita piuttosto che il benessere. Ciò che vorrei farvi capire è qualcosa di cui si parla molto meno: che, oltre ad un certo punto, i problemi sono causati dalla crescita economica stessa.

Domenica ho visitato l’unica riserva naturale delle Nazioni Unite nel Galles: l’estuario Dyfi. Come sempre accade nei fine settimana, diverse centinaia di persone sono venute per gustarsi la sua bellezza e tranquillità e, come sempre, due o tre persone su acqua scooter le stavano rovinando per tutti gli altri.
La maggior parte degli economisti ci dirà che il benessere per l’umanità aumenterebbe moltiplicando il numero di acqua scooter. Se ce ne sono due nell’estuario oggi, ce ne dovrebbero essere lì quattro in questo periodo il prossimo anno e otto l’anno seguente. Dato che la bellezza e la tranquillità dell’estuario non compaiono nei bilanci nazionali (nessuno paga per guardare un tramonto) e siccome la vendita e l’uso di acqua scooter lo fanno, ciò è ritenuto un miglioramento del benessere per l’umanità.

Questa è una minore illustrazione di un problema che non può più essere liquidato come insignificante. In Agosto l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha presentato i risultati preliminari della sua ricerca sui collegamenti fra rumore e stress (1). Questo lavoro sostiene che nel lungo termine l’esposizione al solo rumore da traffico potrebbe essere responsabile, nel mondo, di centinaia di migliaia di morti da infarto, così come contribuirebbero a causare problemi di alta pressione, acufene, insonnia ed altre malattie da stress. Il rumore, hanno scoperto i ricercatori, aumenta i livelli di ormoni da stress anche durante il sonno. Come uno studio su bambini residenti vicino ad aeroporti in Germania suggerisce, il rumore danneggia anche la memoria a lungo termine, nonché la capacità di percezione, di lettura e di uso del linguaggio (2).
Ovunque nel mondo le lamentele nei confronti del frastuono stanno aumentando: ad un osservatore alieno sembrerebbe che il proposito primario della crescita economica sia quello di trovare mezzi ancora più intrusivi per bruciare combustibili fossili.

Questo ci conduce alla più ovvia via in cui una ulteriore crescita ci danneggerà. I cambiamenti climatici non portano solo ad un declino del benessere: oltre ad un certo punto causano la sua terminazione. In altre parole, minacciano la vita di centinaia di migliaia di persone.
Per quanto duramente i governi possano lavorare per ridurre le emissioni di gas serra, stanno combattendo contro la marea della crescita economica.
Mentre il tasso di crescita nell’uso di energia diminuisce quando un’economia matura, nessuna nazione ha ancora fatto qualcosa per ridurre l’uso di energia aumentando allo stesso tempo il prodotto interno lordo. Le emissioni di diossido di carbonio nel Regno Unito sono più alte di quanto lo fossero nel 1997 (3), in parte come risultato dei sessanta successivi quadrimestri di crescita di cui Gordon Brown continua a vantarsi.
Una recessione nelle nazioni ricche potrebbe essere l’unica speranza che abbiamo di prendere il tempo che ci serve per evitare un’inarrestabile corsa dei cambiamenti climatici.

Il massiccio miglioramento del benessere dell’umanità – migliore edilizia, migliore nutrizione, miglior igiene e miglior medicina – nell’arco degli ultimi duecento anni sono risultato della crescita economica e dell’apprendimento, della spesa, dell’innovazione e del rafforzamento politico che essa ha permesso. Ma a che punto ci si deve fermare? In altre parole, a che punto i governi decidono che i costi marginali superano i benefici marginali? La maggior parte di essi non ha risposta a questa domanda. La crescita deve continuare, nel bene e nel male.
A me sembra che nelle nazioni ricche abbiamo già raggiunto il punto in cui sarebbe logico fermarsi.

Io vivo ora in uno dei posti più poveri della Gran Bretagna. Gli adolescenti qui hanno costosi tagli di capelli, vestiti alla moda e telefoni cellulari. Molti di loro sono grandi abbastanza da avere un’auto, che guidano incessantemente e che si svaluta ogni poche settimane. Il carburante necessario e le loro polizze assicurative devono essere astronomiche.
Sono stati liberati dall’orribile povertà che i loro nonni hanno sofferto, e ciò è qualcosa che dovremmo celebrare e che non dobbiamo mai dimenticare. Ma, a parte una maggiore eccezione, chi può discutere il fatto che i bisogni di base di ognuno nelle nazioni ricche non possono ora come ora essere soddisfatti?

L’eccezione è l’edilizia, e in questo caso la crescita di valore è una delle cause della sua esclusione. Una nuova analisi di Goldman Sachs mostra che gli attuali prezzi degli immobili non sono solo il risultato di una diminuzione dell’offerta: se così fosse stato, un aumento dei prezzi avrebbe coinciso con un aumento degli affitti. Anche prendendo in considerazione la scarsità [dell’offerta], gli analisti ritengono che gli immobili siano sopravvalutati di circa il 20% (4).

I governi amano la crescita perché li giustifica per il non curarsi delle disuguaglianze. Come Henry Wallich, un governatore della US Federal Reserve, ha una volta indicato difendendo l’attuale modello economico, “la crescita è un sostituto dell’equità nei guadagni. Finchè c’è crescita c’è speranza, e ciò rende tollerabili le grandi disparità dei guadagni” (5).
La crescita è un sedativo politico, che permette ai governi di evitare il confronto coi ricchi, prevenendo la costruzione di un’economia giusta e sostenibile. La crescita ha permesso la stratificazione sociale che ora persino il “Daily Mail” lamenta.

Cosa potrebbe essere assennatamente descritto come benessere tra ciò che i ricchi possono guadagnare ora?
Un mese fa il “Financial Times” proponeva un inserto su come i grandi magazzini stanno provando ad approvvigionare i “consumatori che sono arrivati” (6). Ma ciò che non viene detto nell’articolo è che nessuno arriva – la destinazione continua a cambiare.
Il problema, ha spiegato un dirigente di Chanel, è che il lusso è stato “sovra-democratizzato”. I ricchi devono spendere sempre di più per distinguersi dal branco: negli Usa il mercato di beni e servizi creati a questo proposito ha un valore di circa mille miliardi di euro all’anno. Per assicurarsi di non essere preso per un essere di minor valore, ora si possono comprare casseruole d’oro e diamanti da Harrods. Senza consapevole ironia, l’articolo era illustrato con la fotografia di una bara. Si scopre che è una replica della bara di Lord Nelson, intagliata in legno preso dalla nave sulla quale morì, mentre tu puoi avere la tua in un nuovo, iper-lussuoso reparto di Selfridges. Sacrificando la tua salute e la tua felicità per guadagnare i soldi per comprare questa spazzatura sembra un segno di avanzata malattia mentale.

Non è tempo di riconoscere che abbiamo raggiunto la terra promessa, e dovremmo cercare di restarci? Perché dovremmo voler lasciare questo posto per esplorare gli oscurati sprechi della frenesia del consumatore seguita dal collasso ecologico? La razionale politica dei governi del mondo ricco è oggi quella di mantenere il tasso di crescita il più vicino possibile a zero?

Ma siccome il dibattito politico è controllato dalla gente che mette l’accumulo di denaro sopra tutti gli altri fini, questa politica appare impossibile da realizzare. Per quanto potrà essere spiacevole, sarà dura vedere cosa, eccetto una accidentale recessione, potrà impedire alla crescita economica di soffiarci attraverso Canaan (la terra promessa) e poi, dall’altra parte, nel deserto.

Note:

1. Andy Coghlan, 22nd August 2007. Dying for some quiet: The truth about noise pollution. New Scientist.
2. Charlotte Thomas, 18th October 2002. Airport noise damages children’s reading. New Scientist.
3. DEFRA, 2007. Table showing UK Greenhouse Gas Emissions 1990-2005 and progress against the Kyoto and Domestic Targets. http://www.defra.gov.uk/news/2007/070131a.pdf
4. Martin Wolf, 5th October 2007. Britain faces its own housing risk. Financial Times.
5. Henry Wallich, 24th January 1972. Zero Growth. Newsweek. Quoted by Herman Daly, 1991. Steady-State Economics. Island Press, Washington DC.
6. Vanessa Friedman, 8th September 2007. What luxury means now. Financial Times.

Versione originale:

George Monbiot
Fonte: www.monbiot.com
Link: http://www.monbiot.com/archives/2007/10/09/bring-on-the-recession/
9.03.07

Versione italiana:

Fonte: www.decrescitafelice.it/
Link: http://www.decrescitafelice.it/?p=97
26.03.08

Traduzione a cura di ANDREA BERTAGLIO

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