DI STEPHEN KINZER
The Guardian
Il conflitto tra Russia e Georgia potrebbe essere la scusa che l’amministrazione Bush cercava per bombardare l’Iran?
Un editore per cui un tempo lavoravo mi disse che quando i suoi genitori e i suoi nonni discutevano le notizie del giorno a cena finivano inevitabilmente per chiedersi l’un l’altro: “è una cosa buona per gli ebrei?”.
“Che si trattasse di una guerra o di un terremoto o dell’atterraggio dell’uomo sulla luna si arrivava sempre a quella domanda” ricordava. “Vedevano tutto tramite quella lente”.
Quest’anno ho sviluppato una simile patologia. Sono terrificato dall’idea che l’amministrazione Bush stia per attaccare l’Iran in un qualche momento prima della fine dell’incarico il 20 gennaio. Ogni volta che c’è un nuovo tremore a Washington o nel resto del mondo, mi chiedo: questo rende un attacco americano contro l’Iran più o meno probabile?
È successa la stessa cosa con la recente lite in Georgia. Temo abbia aumentato le possibilità che gli Stati Uniti bombardino l’Iran.
Se c’è un unico principio che soggiace alla visione del mondo di Bush-Cheney, è che tutti i paesi devono adattarsi agli interessi americani e a nessuno deve essere consentito di emergere come ciò che la Quadrennial Defence Review del 2006 ha definito una “potenza paragonabile” [“near-peer power”]. Questa è una ricetta per il conflitto, dal momento che molti paesi cercheranno naturalmente di incrementare il loro potere, che gli Usa lo vogliano o no.
“Che pure Ercole faccia quello che può, ma il gatto continuerà a miagolare e il cane a farsi gli affari suoi”, osservò quel perspicace geostratega di William Shakespeare.
La giornata della Russia è ancora una volta arrivata all’alba. Non è necessariamente una cosa negativa. Un mondo multipolare modellato da equilibri e contrappesi è, in fin dei conti, più sicuro per tutti.
Queste idea, però, è aborrita dall’amministrazione Bush. Essa rimane bloccata nella fantasia post-guerra fredda che il breve “momento unipolare” dell’America possa durare per sempre.
In anni recenti l’amministrazione Bush ha tentato in ogni modo di sfidare gli interessi russi. Ha lavorato per tagliare fuori la Russia dalle condutture energetiche, espandere la Nato sino ai confini russi, costruire basi di difesa missilistica vicino a quei confini, promuovere l’indipendenza del Kosovo ed incoraggiare ex Stati sovietici come la Georgia a sputare nell’occhio strategico della Russia.
Questo approccio funzionava sinché la Russia era prostrata. Ma era inevitabile che la Russia alla fine iniziasse a riemergere come potenza influente. Ora è successo.
Washington ha protestato con ululati di indignazione perché la Russia ha schiacciato la Georgia. Il presidente Bush ha dichiarato con tutta la sua faccia tosta che “minacce ed intimidazioni non sono un modo accettabile per condurre la politica estera nel ventunesimo secolo”.
Proferire tali incredibili ipocrisie è più o meno tutto ciò che gli Usa possono fare per rovesciare la recente vittoria russa. Gli Usa e la Russia hanno bisogno di collaborare su di una moltitudine di questioni strategiche, e la Georgia non è un interesse vitale degli Stati Uniti. La cosa più logica che gli Usa possono fare ora è incassare il colpo e andare avanti.
Il presidente Bush e il vice presidente Cheney, però, potrebbero avere un’altra idea. Leggendo le loro menti, questo è quanto temo stiano pensando.
“Stiamo per lasciare l’incarico. Per come sembrano le cose ora, l’ultimo confronto tra noi e i cattivi lo hanno vinto loro. Non possiamo lasciare che il nostro mandato finisca in questo modo. Non può essere questa l’ultima parola. Dobbiamo andarcene con una fiammata di gloria. Come possiamo dar vita a questa fiammata? Con l’Iran naturalmente. Nessun paese ci ha provocato così incessantemente. Bombardando l’Iran manderemo al mondo un coraggioso messaggio di addio: dimenticatevi della Russia- comandiamo ancora noi!”.
Per anni prima degli attacchi terroristici dell’11 settembre, una cricca di ideologi millenaristi ha spinto per un attacco Usa all’Iraq. Gli attentati gli hanno dato la scusa che cercavano. Ora temo che possa succedere la stessa cosa con l’Iran. La Georgia potrebbe essere la scusa.
Per decenni la politica americana verso l’Iran è stata improntata all’emozione e non alla razionalità. Ora a Washington le emozioni sono a mille. Gli iraniani non hanno avuto nulla a che vedere con l’invasione russa della Georgia. Spero che presto non debbano pagare un prezzo sanguinoso per essa.
Titolo originale: ” Attacking Iran via South Ossetia”
Fonte: http://www.guardian.co.uk
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20.08.2008
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ALCENERO