Il Capo agenzia dell’ intelligence criminale della UE mette in allarme per la minaccia di “omicidi online” che potrebbero mettere in atto criminali informatici che, con sempre maggior facilità, possono scegliere le loro vittime grazie alla tecnologia di internet.
Secondo Europol i governi sono poco attrezzati per contrastare la minaccia di “lesioni e di possibili morti” che possono essere provocati da attacchi di hacker che entrano in apparecchiature di sicurezza “critiche”- è quanto ha riferito l’Independent , di domenica scorsa.
Gli esperti di sicurezza hanno chiesto un cambiamento di paradigma nella scienza forense per reagire alla Internet of Everything’ (IoE) : è cominciata l’era dell’interconnessione tecnologica per cui sempre più attività umane vengono mediate dalle reti informatiche.
“La IoE è inevitabile. Dobbiamo aspettarci che aumenti rapidamente il numero di dispositivi che diventeranno ‘intelligenti’ e che saranno interconnessi tra loro. Purtroppo, riteniamo che sarà altrettanto inevitabile che molti di questi dispositivi lasceranno aperti degli spazi di vulnerabilità, attraverso la quale i criminali potranno trovare il loro accesso alle reti. “
In un mondo di automobili, di case e persino di città intelligenti, il rischio di attacchi hacking e cracking non potrà che aumentare, se, nei prossimi decenni, saranno decine di miliardi i dispositivi che potranno diventare accessibili in remoto. Il timore è che gli attacchi non saranno lanciati solo a scopo di lucro, ma anche per infliggere danni alle stesse persone.
Citando un rapporto del dicembre 2013 della Società di Security USA IID, secondo una valutazione sulla pericolosità fatta da Europol, sarebbe stato tecnicamente possibile che un primo omicidio lanciato da un “dispositivo hacked- connesso a Internet” potesse avvenire anche entro la fine del 2014.
A quel tempo, l’esperimento richiese una spesa di $ 30.000 in apparecchiature di laboratorio e l’impegno di un intero team di specialisti delle Università di Washington e Massachusetts per interpretare i dati raccolti dai segnali inviati dagli impianti cardiaci, come si legge sul
New York Times.A un rischio del genere, non è sfuggito, nella vita reale, l’ ex Vicepresidente USA Dick Cheney, che ha ammesso che a ottobre 2013 fu preso proprio da questo tipo di paura.
«Ero consapevole del pericolo che esisteva“, ha detto Cheney. “Sapevo per esperienza che avrei dovuto far risistemare il mio dispositivo [pacemaker] che era lo stesso che si era visto [in Homeland].».

Nel caso di Cheney, i medici optarono per bloccare la funzione remote del pacemaker che gli era stato impiantato nel 2007.
Varie teorie del complotto sono girate intorno alla morte del giornalista, di Rolling Stone e di Buzzfeed, Michael Hastings, che il 18 giugno 2013 morì in un incidente d’auto.
L’ex Coordinatore Nazionale per la Sicurezza degli Stati Uniti, delle Infrastrutture protettive, e del Contro-terrorismo Richard Clarke ha detto che sulla base delle informazioni disponibili, l’incidente era “coerente con un attacco cibernetico alla macchina.”
“Non c’è ragione per credere che le agenzie di intelligence di grandi potenze – comprese quelle USA – non abbiano tutte le conoscenze per poter prendere il controllo remoto di una macchina. Quindi, se ci fosse stato un cyber–attack all’auto [di Hastings ] – e non sto dicendo che ci sia stato – penso che chiunque l’avesse fatto probabilmente l’avrebbe fatta franca“.

Hastings, per inciso, era una voce molto critica sul tipo di sorveglianza esercitata dagli Stati Uniti. Poche ore prima della sua morte, inviò una e-mail ai suoi colleghi per informare che era stata avviata una indagine dell’FBI e che sarebbe stato meglio per lui “prendere il largo e allontananrsi dai rada[r]” per un po’.
Nel rapporto del IID, si legge che nello stesso mese, la Food and Drug Administration (FDA) per le pressioni dell’industria medica fece sigillare tutte le vulnerabilità dei dispositivi medici collegati a Internet, come i pacemaker“, che potevano essere intercettati per inviare scosse letali di energia elettrica, o per pompare insulina, in modo da poter riprogrammare e amministrare le dosi e le overdosi“.
Il Daily Beast racconta ancora di un particolare che sembra arrivare direttamente da un film di Hollywood, a luglio del 2013 morì Barnaby Jack, un hacker, programmatore di computer ed esperto di sicurezza neozelandese di 35 anni, appena una settimana prima aveva fatto una presentazione su come un hacker poteva interferire con gli impianti di cuore violando la sicurezza del computer. Nonostante i brontolii che giravano su internet, Jack aveva già dimostrato la possibilità di un “assassinio anonimo“, effettuando il reverse-engineering di un trasmettitore per pacemaker, in modo che potesse erogare scariche elettriche mortali.

La conferenza di tre giorni – Europol-INTERPOL Cybercrime Conference – che si è conclusa presso la sede di Europol all’Aia venerdì scorso ed ha riunito circa 230 specialisti provenienti da forze dell’ordine, del settore privato e del mondo accademico “per rivedere le attuali tendenze e nuovo modus operandi utilizzati dalle reti della criminalità organizzata“
Gli argomenti trattati sono stati prevenzione, scambio di informazioni, ricerca e sviluppo delle competenze, i quattro elementi fondamentali necessari per combattere la criminalità informatica.
Fonte: http://www.globalresearch.ca
8.10.2014
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario