ANNO DOMINI 2012, SPAGNA CAMPIONE D’EUROPA

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E NOI RITORNIAMO NEL NOSTRO ANONIMATO. FATTO DI CRISI, EQUITALIA E GAMBE TESE…DAL GOVERNO !

DI LUCA PAKAROV
rollingstonemagazine.it/

Era scritto così. Che oggi ci fossero 10, 100 oppure 1000 pezzi sulla disastrosa finale degli Europei di calcio. Una cagnara mediatica cominciata settimane fa e da cui nessun addetto ai lavori si è potuto sottrarre, perché è importante che, ognuno, abbia la propria unicissima opinione su quanto visto. Pure Travaglio ci ha rincuorato dicendoci che non avrebbe tifato Italia almeno finché non si sarebbero chiariti i punti oscuri della vicenda scommesse (un tantuccio ripetitivo Marco Travaglio, ma poi chi se ne frega per chi tifa?). O Giulietto Chiesa che paragonava la finale a “una lezione di storia contemporanea” (ah Giuliè, ma facci il piacere, ti ci metti pure te?).

Tutti si sono adoperati per perdere la faccia. Per non parlare dei giornali che hanno sistematicamente travisato il significato di una partita di calcio in un confronto politico, una risposta di questi due paesi allo sfascio, a un passo dal tracollo finanziario, che sguazzano nella povertà ma che, in campo (per rimanere in banali termini calcistici), hanno risposto duri e incazzosi a un default sempre più vicino.

Come se un pallone dentro una sacca cambiasse qualcosa o ci trovassimo davanti alla Fuga per la vittoria di John Huston. Si voleva una speranza di ripresa, nemmeno troppo velata, data al popolino. Già, il popolo. Perché il calcio è esattamente un movimento popolare che implica preparazione, mobilitazioni di massa, giudizi, tattiche, gioie, lacrime e nel nostro caso disillusioni. Un mix che ha mescolato le scivolate di De Rossi o le cannonate di Balotelli agli eroici comportamenti dei Presidenti-del-consiglio-strozzini-siate-benedetti-violentatori-di-polli che dalla prossima settimana saranno chiamati a fare il gioco sporco, entrate a gamba tesa proprio sul (in teoria certo, perché nel nostro caso Monti non è stato eletto) popolo sovrano (ancora lo chiamano così, ma via!).

Uno sbadato tentativo di sublimare uno degli sport più corrotti del pianeta terra con l’indubbia moralità di chi dice dovrebbe salvarci dai prepotenti, quelli veri, che tengono stretti le redini del pianeta (ovvero loro stessi). Ora, è chiaro che il signor Mario Monti non porti proprio bene, se ne poteva rimanere a casa con la calcolatrice e la partita doppia a preparare i suoi conti di spesa e Mariano Rajoy, comunque lo metti, sotto qualsiasi angolatura, risulta ridicolo. Parliamo con cognizione di causa perché noi di pagliacci siamo esperti.

Se volessimo però vederla in un altro modo si potrebbe dire che 22 tizi nerboruti che corrono dietro a un pallone dentro il nuovo televisore al plasma pagato con le rate usuraie di Findomestic, risultino un favoloso scaccia pensieri degli sciatti pomeriggi di milioni di disoccupati e cassaintegrati, popolo sovrano appunto, costretti fisiologicamente ad avere dei contentini, micragnose festosità passeggere, prima dei dolori autentici. Sono giusto tornato da due settimane trascorse in Spagna e, tutti i miei amici di là, e sottolineo tutti, non hanno un lavoro o sono in “paro”, disoccupati, gli unici che hanno ringalluzzito i loro introiti in questo o quell’altro quartiere grazie alla crisi, sono i pusher, cioè operatori sociali nell’ombra che tentano di far impiegare decentemente le giornate di quei poveri cristi che di futuro non vogliono più sentirne parlare.

Gli altri, e vi parlo di amici con un curriculum ed esperienze lavorative da impressionare anche uno qualsiasi della Camera, sono letteralmente con le pezze al culo. La situazione, senza mezzi termini o frasi fatte, è drammatica. Quasi peggio di noi che però abbiamo la fortuna, con la canicola estiva, di consolarci con trasmissioni pomeridiane educative del tipo Donna Avventura (un gruppo di fichette che viaggiano “per noi” facendoci rosicare) o peggio lo sballo di roba come Malattie imbarazzanti, in cui un’emorroide o una prostata diventano inconsapevoli star della giornata. Un cocktail micidiale che ci rende liquidi fino a sera, fino al grande momento, in cui torniamo tosti e duri come ghiaccioli, in attesa del grande evento.

Cosa c’entra allora Prandelli o Cassano? Una santissima cippa. Io che amo il calcio pure quando è perverso e malarico perché, chi ha indossato scarpette a sei con i chiodi su un prato verde (sul groppone ho ancora un provino per l’Atalanta che magari ora mi avrebbe reso migliore vita – certo, dopo essermi venduto qualche partita almeno) sa e sente soprattutto quella parte dell’essere calciatore che ha a che fare con l’essere uomo e che, quindi, considera vizi e ruberie una manifestazione della più grande scala della società, quella attuale, che esprime il miglior gioco proprio nel delinquere.

Prandelli è un ottimo esempio di sportivo (pure se, diciamocelo, in finale non c’ha capito una sega di quanto stava succedendo a Kiev) e ha ammaestrato due borderline come il ragazzaccio di Bari vecchia e quel rompi coglioni di Super Mario a essere, almeno fin qui, calciatori e uomini. Mica roba da poco. Per non parlare delle prodezze di Pirlo, una vera estasi per il tifoso quanto per il malato terminale. Si arriva alla conclusione che, se il rumore, la spettacolarizzazione e le combine ci costringono a immaginarci una subdola volontà manipolatrice per farci essere altrove, fuori dai problemi, dall’altro, non si può escludere la bellezza estetica del colpo del campione, i sacrifici (pure se troppo pagati, ma è un altro discorso), la signorilità della sconfitta e per un po’, dai, quel sentirsi italiano che certe volte non lede, sono comunque fattori essenziali che vanno oltre la manifestazione.

Ora però, finite le sbronze e le lacrime amare, dovremmo tornare seriamente alle incognite della vita quotidiana magari scendendo ancora in piazza ma senza caroselli. Perché, da qui in avanti, terminato di gozzovigliare, c’è da capire da quale parte ci stanno conducendo e, siamone certi, i bookmaker inglesi hanno alle stelle le quote sulla nostra effettiva capacità di riprenderci. È finita così insomma, male, senza coppa, senza un soldo, e speriamo la piantino di festeggiare pure i coglioni che mi abitano alla porta a fianco che fra qualche ora sarà un altro giorno di merda pure per loro. Per lo meno fino alla ripresa della tappa del Tour de France, le Olimpiadi e le notifiche di Equitalia.

Luca Pakarov
Fonte: www.rollingstonemagazine.it
Link: http://www.rollingstonemagazine.it/politica/notizie/anno-domini-2012-spagna-campione-deuropa/55110
2.07.2012

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